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Autore: Sayra    03/11/2015    0 recensioni
Dal testo:"Si rese conto solo dopo averlo perso che non gli aveva mai detto "Ti voglio bene, papà."
Suo padre non c'era più, ma nella sua testa poteva ancora udire la sua voce incaricarlo di un ulteriore peso.
Aveva 26 anni, Dean, e sul suo cuore gravava il peso di un segreto che mai avrebbe voluto custodire.
E una canzone risuonava nella sua testa, lontana ed ovattata. Una voce dolce e armoniosa, la stessa che sentiva la notte prima di addormentarsi nel suo letto."
Genere: Angst, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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Hey Jude, don't make it bad,
take a sad song and make it better.
Remember to let her into your heart,
then you can start to make it better.


Aveva 4 anni, Dean, quando la sua vita cambiò.
Sua madre morì lasciandolo solo con un padre sempre più assente e un fratello troppo piccolo a cui badare. Ogni volta che guardava il piccolo Sam si riprometteva che mai nessuno gli avrebbe fatto del male.
Aveva solo 4 anni e la sua infanzia era giunta al termine troppo presto lasciando il posto ad una grande responsabilità.

Aveva 5 anni e l'unico desiderio era un padre che giocasse con lui, un padre che lo chiamasse "figliolo" con voce allegra e fiera, non rauca e stanca. Uno di quelli con cui divertirsi, un padre da abbracciare e sentire odore di pulito, come quelllo delle magliette lavate dalla mamma, e non l'odore dello sporco, del sangue o quello della terra misto ad alcool. Profumo di casa.
Aveva 5 anni e altro non voleva se non suo padre al suo fianco, quel padre che da ormai un anno non c'era più.

Aveva 10 anni, Dean, quando il padre gli insegnò l'uso delle armi da sparo.
Dapprima gli fece una lunga spiegazione sulle creature sovrannaturali,  sulla caccia a quelle cose e sul salvare le persone, poi gli fece vedere come pulire una pistola, a caricarla e infine a sparare.
Bobby aveva esposto il suo punto di vista sulla decisione di John ed era stato più che chiaro nel dire che era un'assurdità; John, d'altro canto, fu irremovibile.
Per il piccolo Dean era solo un modo per poter passere del tempo con il padre e, inizialmente, non prese la cosa sul serio. Quando premette il grilletto il primo colpo andò a vuoto e il bambino cadde all'indietro senza aspettarselo. Dal basso guardò suo padre che assunse un'espressione scura, Dean, in quel momento, giurò di non averlo mai visto così prima. Due lacrime si formarono sulle sue orbite facendo rendendo lucidi i suoi occhi verdi e vivaci, un battito di ciglia e quel segno di debolezza avrebbe cominciato a scorregli sulle guance, ma non lo fecero. 
"Alzati e riprova, ragazzo. Smettila di comportarti come un bambino, è ora di crescere." disse l'uomo con voce piatta.
Dean si alzò su ordine del padre come se fosse un soldato.
"Un giorno tuo fratello potrebbe aver bisogno di te e tu non sarai in grado di aiutarlo. Impara a proteggere la tua famiglia, Dean."
Guardò ancora una volta il padre negli occhi e capì, dal tono di comando, che non ci sarebbe stato verso di ribellarsi. Non c'era punto di ritorno, era una strada a senso unico e lui doveva andare avanti.
Non era così che si era immaginato di passare il tempo con John, ma sapeva che tutto quello che doveva fare era comportarsi da bravo soldato e suo padre sarebbe stato orgoglioso di lui.
Aveva 10 anni la prima volta che rispose a suo padre: "Sissignore."

Aveva 18 anni e, seduto sul letto dell'ennesimo Motel, l'unica cosa che poteva udire era la guerra famigliare.
Sam, da un po' di tempo ormai non faceva altro che ribellarsi al padre e ogni volta scoppiava un grosso litigio che, anni dopo, avrebbe portato alla rottura. 
Tutte quelle urla gli provocavano un dolore straziante al petto, cercava sempre di allontanarle invano. Così, come ogni volta, si intromise nella discussione cercando di mettere un punto di fine a quelle grida.
Cercò con lo sguardo Sam e provò a farlo ragionare, ma il più piccolo non gli diede retta e, anzi, rispose con più rabbia di prima al padre. Dean non aggiunse altro, uscì dalla camera sbattendo la porta e camminò senza meta e senza sosta per quella cittadina sconosciuta mentre una stupida voglia di piangere gli cresceva dentro.
Aveva 18 e dietro sè lasciava soltanto silenzi di cose non dette.

Aveva 26 anni quando suo padre morì lasciando lui e Sammy a portare avanti l'impresa di famiglia.
Ed era stato proprio quel lavoro, quella vendetta tanto cercata a rompere il clima famigliare. 
Certo, Mary non avrebbe mai voluto questo per loro e John lo sapeva bene, eppure non poteva lasciar perdere tutto. Non dopo aver visto sua moglie sul soffitto divorata dalle fiamme. Non si era comportato come un padre modello da quel giorno, lo riconosceva, ma era orgoglioso dei suoi figli anche se lo aveva tenuto nascosto per tanti anni. Orgoglioso di quei ragazzi che erano cresciuti da soli, senza una vera educazione; avrebbe voluto insegnargli così tanto, avrebbe voluto dire loro che gli voleva bene e che erano il dono più prezioso che la vita gli avesse mai fatto. Ed ora era troppo tardi.
Dean, sul letto dell'ospedale, voleva esplodere, dirgli tutto quello che non gli aveva detto in quegli anni, dirgli che voleva soltanto un padre al suo fianco, dirgli che era stato ingiusto con lui e con suo fratello, dirgli che gli voleva bene nonostante tutto, nonostante tutte quelle responsabilità, quei pesi che gli aveva sempre affidato.
Silenzio.
Ancora una volta Dean rimase in silenzio davanti la figura di suo padre, con l'ennesimo groppo in gola, con quella voglia di urlare e sfogarsi. 
John si avvicinò e, prima di andare contro il suo destino, nell'orecchio gli disse "Salva Sam, ma se non ci riesci ... uccidilo."
Fu in quel momento, in quel preciso istante che Dean sentì la terra crollare sotto i suoi piedi. 

Si rese conto solo dopo averlo perso che non gli aveva mai detto "Ti voglio bene, papà." 
Suo padre non c'era più, ma nella sua testa poteva ancora udire la sua voce incaricarlo di un ulteriore peso.
Aveva 26 anni, Dean, e sul suo cuore gravava il peso di un segreto che mai avrebbe voluto custodire.

E una canzone risuonava nella sua testa, lontana ed ovattata. Una voce dolce e armoniosa, la stessa che sentiva la notte prima di addormentarsi nel suo letto:

Hey Jude, don't be afraid,
you were made to go out and get her.
The minute you let her under your skin,
then you begin to make it better.

And any time you feel the pain,
hey Jude, refrain,
don't carry the world upon your shoulders.
Hello boys. Sono anni che non scrivo qualcosa su questo fandom, ma dopo aver visto la 11x04 , mi era tornata una gran voglia di farlo. Che dire, spero che la storia vi piaccia, fatemi sapere la vostre opinione :). Un super ciao e un bacio, Sayra
  
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