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Autore: tinalebonwski    03/11/2015    1 recensioni
Jenna sta tornando a casa dopo le vacanze . Qualcosa nella sua valigia non va bene dovrà dare spiegazioni a un agente dall'aspetto familiare...
Incontra una persona che le riapre una ferita profonda al cuore...riuscirà a farla rimarginare o le spezzerà totalmente il cuore?
"Si avvicinò alla vetrata e si rese conto che nel frattempo era diventato buio . Le luce delle piste e degli aerei le ricordavano un paesaggio di mare come una città affacciata sul golfo. È strano come l'asfalto brilli anche alla luce della luna assomigliando al mare. Lui le si avvicinò gli occhi nei suoi riflessi nel vetro. Le si secco' la gola le vennero in mente diversi scenari e diverse soluzioni per quella perquisizione ma certe cose non accadevano davvero."
Genere: Malinconico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Collin Jennings, Jenna Hamilton
Note: Cross-over, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Aeroporto

 
La vacanza per Jenna era finita.
Tutto sommato a parte qualche piccolo intoppo era andata bene.
Adesso in aeroporto con il suo prezioso bottino in valigia, sperando non aumentasse di troppo
 il peso del suo bagaglio a mano, ripensava già con malinconia ai giorni appena trascorsi. 
Soprattutto ripensando a lui…a Brian.
Finalmente era arrivato il suo turno, vaschetta con dentro braccialetti, collane, la borsa 
e il bagaglio a mano, tutto sul rullo trasportatore. Passando sotto il metal detector e la testa fra le nuvole. 
"Signorina"
I pensieri e i ricordi di quell’estate la staccarono dalla realtà.
 "Signorina dico a lei, si metta da parte"
L'addetto al controllo parlava con lei ma l'attenzione era altrove.
Al terzo richiamo la prese per un braccio ed ebbe tutta la sua attenzione. 
"Signorina per favore prenda le sue cose e si appoggi su quel tavolo e attenda " 
Che stava succedendo? Che fosse reato avere una trousse di make up ben accessoriata? 
Si appoggiò al tavolo e attese. L'addetto che ,somigliava a qualcuno che Jenna aveva già visto, 
tornò poco dopo un paio di occhi verdi/azzurro le si piantarono nei suoi. 
Un fremito passò lungo la schiena. 
L'uomo in divisa blu e rossa le chiese di seguirla senza dare alcuna spiegazione. 
Le persone passavano distratte accanto a loro e lei sentì come se si fosse creato il vuoto. 
Prese la valigia e borsa e lo seguì in silenzio. Le spalle larghe e la vita stretta delineate dalla divisa camminavano
 davanti a lei. La accompagnò in una stanza spartana, un tavolo due sedie due grandi vetrate. 
Una doveva essere uno specchio pensò, doveva essere proprio nei guai e non capiva il perché.
"Prego si accomodi " Secco distante professionale freddo. 
Lei si sedette cercando di mantenere la calma, anche lui le si sedette di fronte gli occhi fissi nei suoi.
“Ci conosciamo?” chiese Jenna.
“Sì Jenna…” disse lo sconosciuto.
“E chi sei?”
“Prima o poi ti verrà in mente piccola”
Piccola? Ma come si permette!?
Rimasero a fissarsi e lui le sfiorò la guancia.
Quel tocco…inizia a mancare l’aria in quella stanza
 "Signorina, ha dimenticato di dichiarare qualcosa. ..."
A cosa si riferiva? 
"Apra la valigia e ne vuoti il contenuto se collabora sarà più facile per tutti"  disse l’addetto.
Ma se ci conosciamo perché continua a darmi del lei?
"Agente io non capisco cosa ci possa essere nella valigia che non va" "Apra"
Si alzò e aprì la piccola valigia rossa stipata di vestiti arrotolati, scarpe, trucchi, accessori, 
costumi da mare, telo mare e diversa biancheria intima. 
Lo sguardo di lui si posò infine proprio su quest'ultima e sorrise ma tornò serio posando lo sguardo sul telo .
 "Apra bene il telo mare"
 "Ah di quello parliamo? Guardi c'è stato un malinteso credo!!"
"Questo sarò solo io a deciderlo"
 Lei aprì il telo mare lo srotolò e da esso ne uscì una sorta di mattonella di colore grigio
"Ecco vede? È solo.."
 "Silenzio mi faccia osservare"
Lei si scostò e lasciò che egli verificasse con i suoi occhi.
Lui si avvicinò con il braccio sfiorò la spalla della donna e fu pervaso da un aroma
 delicato appena accennato e si infiammò.
Improvvisamente la stanza sembrò più piccola e satura.
Cercò di mantenere il suo solito distacco e cominciò ad esaminare la strana mattonella. 
Era fredda apparentemente sembrava di pietra ma era piuttosto friabile. 
Quindi non poteva essere un enorme panetto di hashish come aveva sospettato l'addetto ai raggi X.
"Cosa crede di farne Hamilton?"
"Guardi è argilla semplice argilla non so cosa pensiate possa essere ma è del tutto innocua. 
La spiaggia dove sono stata in vacanza ne era piena, in mare e sulle rocce non ho rovinato nessun ecosistema! "
L’agente Jennings era in imbarazzo era evidente. Nessun reato era stato commesso ora come giustificare questo fermo?
"Questo è da stabilire Signorina, adesso si volti appoggi le mani sul vetro e divarichi le gambe 
devo controllare che non porti altri oggetti non idonei addosso"
Era difficile poter nascondere alcun che con il suo vestitino nero e corto di pizzo senza spalline. 
Ma nulla poté per evitare la perquisizione.
 Si avvicinò alla vetrata e si rese conto che nel frattempo era diventato buio . 
Le luce delle piste e degli aerei le ricordavano un paesaggio di mare come una città affacciata sul golfo. 
È strano come l'asfalto brilli anche alla luce della luna assomigliando al mare.
 Lui le si avvicinò gli occhi nei suoi riflessi nel vetro. 
Le si secco' la gola le vennero in mente diversi scenari e diverse soluzioni per quella perquisizione ma certe cose non accadevano davvero.
“So chi sei!” si illuminò Jenna.
“A davvero?E chi sono allora?” chiese incuriosito l’agente
“Tu sei Collin…lo stronzo che mi ha preso per il culo non amandomi” sputò Jenna.
“Lasciami spiegare piccola…io ti amavo ma tu non mi hai fatto spiegare è tutta colpa di 
Angelique io volevo mollarla ma suo padre mi ha minacciato di farmi arrestare per uso di droghe
 e rischiavo di star dentro anche 15 anni e allora ti ho spezzato il cuore
….mi dispiace Jenna perdonami!” disse Collin con le lacrime agli occhi.
“Devo rifletterci con calma” rispose trattenendo le lacrime ma una 
di loro non ubbedì e scese lungo il suo viso ma prontamente Collin la fermò con un bacio.
“Ti prego non piangere….”la supplicò
“Ci provo…ehm vai pure avanti”
“Ok, apri le gambe e piegati leggermente” le ordinò.
Lui le si avvicinò e le diede un colpo al sandalo destro per divaricarle ancora di più le gambe. 
Iniziò lentamente cominciando dai fianchi. Le sue mani erano bollenti. 
Dal punto vita salirono lateralmente sfiorandole leggermente il seno,
le spalle e il collo cominciando a riscendere di nuovo verso il punto vita 
passando leggere sulla curva delle natiche. Il calore la stava devastando, 
le arrivava ad ondate non capiva se venissero da lei o no.
 Lui si piegò i avanti e il suo respiro le solleticava dietro l'orecchio infiammandola sempre più.
 Era umida. Fradicia. Che situazione. Non amava le dimostrazioni di potere ma stranamente questa sottomissione la stava devastando. 
A mala pena respirava. Due colpi alla porta fecero tornare entrambi alla realtà. 
"SI!!" 
Egli restò nella sua posizione a pochi millimetri dal suo orecchio . 
Era seccato e guardò con rabbia verso la porta.
 "Signore la compagnia aerea chiede se la signora potrà viaggiare con loro oppure se è da ritenere in fermo" 
Si scostò da lei e sembrò risucchiare l'aria. 
"Non ti muovere di un millimetro" 
Lei non lo fece, non voleva farlo. Con due falcate, lui attraversò la stanza e dischiuse poco la porta.
 "Fermo e non disturbare più" Poi fu buio . La luce entrava solo dall'esterno. L'effetto panorama era ancora più suggestivo . 
Lui arrivò veloce come un predatore e lei si lasciò divorare.
  
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