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Autore: Daphne BS    03/11/2015    1 recensioni
3 novembre 1995. Grimmauld Place n. 12, Londra. Sirius Black riceve una strana visita...
Niente di che, volevo scrivere qualcosa per il compleanno di Sirius Black, uno dei miei personaggi preferiti. L' ho scritta di getto, ma mi sono divertita a scriverla. Grazie in anticipo a coloro che leggeranno!
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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L' ultimo compleanno. La pioggia batte insistemente sul mio capo scoperto, si appiccica al mio mantello nero. Cammino lentamente per vicoli senza nome, con passo sicuro, incurante degli occasionali passanti che mi fissano terrorizzati. Come può, mi chiedo sempre, una vecchia come me incutere paura? Molti uomini mi temono e cercano di evitarmi in tutti i modi, ma io sono più furba di loro, e, più veloce del vento, li trovo e prendo da loro ció che mi spetta. Ma ci sono anche molti disgraziati che mi invocano perché io li liberi. Ma non posso farlo, no, almeno finché non arriva l' ora prescritta. Ecco, la giustizia di questo mondo. Chi chiede non riceve. Chi implora non viene accontentato. Com' è che mi disse un tale, che accompagnavo durante il suo ultimo viaggio? Ah certo: "Beati gli assetati di giustizia, perché saranno giustiziati". E sapeste, quanti ne ho raccolti di tali! Molti sono esplosi con le bombe, altri sono stati riempiti di piombo, altri ancora bruciati, torturati, affogati... Ma stasera mi devo recare da uno di questi, che sta affogando nel vino, da solo, nella vecchia casa paterna. Devo andare da lui perché la sua ora non è giunta.Vuole morire, il poverino, perché si sente inutile. È prigioniero delle vecchie mura che gli fecero da casa fino ai 16 anni, perché lo stanno cercando, dicono che sia un assassino. Che idiozie. Siamo tutti degli assassini: uccidiamo, oltre che con le pistole, con le parole e con i pensieri. Tutti, nessuno si salva. Ecco la casa: è piuttosto malridotta dall' ultima volta in cui ci sono stata. La vecchia padrona era una delle donne più odiose e sofferenti che io abbia mai conosciuto: quando sono strisciata nella sua stanza per prenderla di sorpresa nel sonno, lei si è svegliata di colpo, e, Dio mi salvi, mi ha fatto paura. Mi ha guardato supplichevole e con quella vecchia voce gracchiante mi ha chiamata. "Portami via". Amici, la sofferenza di quella vecchia! La vita le aveva tolto tutto: suo marito, il suo onore, i suoi figli. L' ho presa per mano con disgusto e l' ho trascinata via da quella stanza maleodorante di piscio e medicinali. Apro la porta della vecchia casa senza farla cigolare. Avanzo imperiosa lungo il corridoio ammuffito, ascoltando i respiri dei quadri addormentati. Bene, non si sono accorti di me. Striscio lungo una scala di pietra che porta in cucina: là, accasciato sul lungo tavolo di ebano, mezzo addormentato, c' è Sirius. Cammino lentamente verso di lui, appoggio la mia vecchia mano sui suoi capelli troppo lunghi, e lo chiamo. Lui non risponde, ma lo so che mi ha sentita. Sa chi sono. Ci siamo intravisti tante volte, ad Azkaban. Lo chiamo ancora, con la dolcezza di una madre. Sirius tiene ostinatamente la testa chinata. "Vattene" ringhia. Io rido. "Non sono venuta per prenderti. Sono venuta per dirti che ancora non puoi venire." Lui emette uno strano verso che sembra una risata. "Io non ti ho chiamata." "È quello che credi." rispondo gelida. Ci sono abituata a trattare con questo genere di persone, talmente orgogliose da non ammettere che mi hanno invocato in un momento di sconforto. "Sono venuta per ricordarti che devi resistere. Ricordati che qui ci sono persone che hanno bisogno di te. Che non possono vivere senza di te." Lui finalmente alza il capo. Come è cambiato: quella bellezza che faceva sospirare tutte quelle ragazzine a scuola è quasi del tutto svanita. Al suo posto sono rimasti due occhi enormi e spiritati ficcati con forza su un volto scarno; la barba nera nasconde le sue labbra asciutte. Ghigna: "E a chi sarei così indispensabile? Con o senza di me, il mondo girerebbe lo stesso." Io faccio passare qualche secondo di silenzio. Mi piace essere teatrale. "Harry. Remus. Come vivrebbero senza di te?". Vorrei anche fare il nome di Pettigrew, raccontare i sensi di colpa del suo ex amico, ma non è ora. Non ancora. Ma tanto Sirius non lo perdonerà mai comunque. Sirius, alle mie parole, si irrigidisce. Volge lo sguardo distrattamente verso il camino, dove gli ultimi tizzoni si stanno estinguendo. Sta pensando a James, lo so. Alla promessa di badare a suo figlio, se lui non fosse sopravvissuto. Il mio compito è finito. Ora devo andare. La notte è ancora giovane, devo accompagnare molta gente all' altro mondo. La notte... il mio regno. Sirius sta ancora osservando il fuoco, rammentando il passato. Non voglio interferire in questi rari momenti di felicità. Ha un vago sorriso trasognato sulle labbra. Faccio per uscire, ma mi blocco sull' uscio: "Ah, quasi dimenticavo... buon compleanno Sirius. Cerca di non affogare nei ricordi."
   
 
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