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Autore: Bet__ta    03/11/2015    0 recensioni
Ciao, mi chiamo Eve Donovan, ho 17 anni, è appena iniziata l'estate ed è pomeriggio e in questo preciso istante i miei genitori mi stanno portando in un centro di reabilitazione, perché? Si lo ammetto sono una tossicodipendente e i miei lo hanno scoperto da qualche giorno, ma solo adesso hanno deciso cosa fare.
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Ciao, mi chiamo Eve Donovan, ho 17 anni, è appena iniziata l'estate ed è pomeriggio e in questo preciso istante i miei genitori mi stanno portando in un centro di reabilitazione, perché? Si lo ammetto sono una tossicodipendente e i miei lo hanno scoperto da qualche giorno, ma solo adesso hanno deciso cosa fare.

Sono quasi due ore che viaggiamo e finalmente siamo arrivati a Rainbow place, il centro di disintossicazione più vicino a casa e anche la mia per i prossimi mesi. Mio padre parcheggia l'auto e scendo per andare a recuperare le mie cose, ma quando mi avvicino al portabagagli, mia madre mi precede e incomincia a parlarmi

"Tesoro lo so che questa è stata una scelta difficile, sia per te che per noi e che lo stiamo facendo solo per il tuo bene e-"

"Spero che tu capisca e bla bla bla... si questo discorso me lo avete ripetuto fino alla nausa in questi ultimi giorni e l'ho capito!" la interruppi in modo un po' sgarbato ma... ehi sono consapevole di quello che ho fatto e non ho bisogno di qualcuno che me lo ribadisca

"Ok ragazze è ora di entrare" intervenne mio padre prima che iniziassimo a litigare in un parcheggio dove c'era altra gente e avremmo fatto una figura di merda.

Mio padre prese le valigie e ci avviammo all'interno della struttura, i muri erano grigi e la vernice si stava staccando, c'erano infermieri e telecamere ovunque, molto felice il posto, poi vidi il banco dell'accoglienza dove c'era la segretaria, ci avviciniamo ma l'impiegata era al telefono e ci fece cenno di aspettare un minuto.

"Arrivederci e buonagornata... buongiorno in cosa vi posso aiutare?"ci chiese cortesemente

"Lei è mia figlia Eve Donovan e ho chiamato stamattina" rispose mio padre.

Incominciarono a firmare fogli e parlare di cose burocratiche quando finirono arrivò il momento dei saluti

"Ciao ma, ciao pa" dissi abbracciandoli fortemente sapendo che mi sarebbero mancati

"Ciao tesoro mi mancherai tantissimo" disse mia madre stringendo ancora di più, invece mio padre era zitto perchè sapeva che se avrebbe parlato sarebbe scoppiato a paingere. Anche se a malincuore dovetti sciogliere l'abbraccio perché l'infermiera che doveva scortarmi a fare il giro turisctico semprava spazientita.

Presi in mano le pesanti valigie e seguì la donna davanti a me, che intanto aveva aperto una di quelle porte "solo il personale autorizzato", mi voltai per salutare un ultima volta i miei genitori con la mano, mi rigirai ed antrai nella porta lasciandomeli alle spalle.

"Io sono Stephany e sono la responsabile" si presentò la donna, era sulla cinquantina, alta più o meno quanto me ma anche di più, capelli lunghi neri raccolti sopra la testa con uno shignon e magra, quasi schelettrica

"Io sono Eve piacere".

Mi portò in una stanza dove c'erano altre due infermiere e un tavolo. Posai le valige sul tavolo e incominciarono a perquisire tutto. Controllato tutto quanto, me compresa, il tour prosiguì.

Mi fece vedere tutto l'edificio, dalla mensa alla sala ricreazione, dal "giardino" alle camere dove ci fermammo alla stanza 105

"Ecco signorina questa sarà la tua stanza, puoi sistemare le tue cose e la cena è alle 18.00" si congendò e socchiuse la porta.

Il letto era al centro con a lato un comondino con una abat jour, c'era anche una finestra ovviamente con le sbarre e sotto un comò, adestra c'era un armadio abbinato a tutto il resto della camera e a sinistra c'era un altra porta.

Quella porta mi incuriosì e mi avvicinai e l'aprì.. per fortuna avevo il mio bagno con la mia doccia, ho sempre odiato i bagni publici, non andavo nemmeno in quelli della scuola. Vidi il mio riflesso nello specchio, i miei capelli rossi erano in disordine e la frangia anche, per fortuna avevo ancora i miei dilatatori, il septum, l'eyebrowl, il monroe, il bridge e il labret, tutto era ancora lì. Ritornai in camera e incominciai a disfare le valigie, l'intimo nel primo cassetto, le maglie nel secondo, i pantaloni nel terzo e le felpe e le camicie nell'armadio insieme alle scarpe, presi le cose da bagno e le misi al loro posto, poi vidi infondo alla valigia due cornici contenenti delle foto: una era io da piccola con la mia famiglia, e l'altra eravamo io e Charlie in gita l'anno scorso ad Edimburgo. Mi ricordo ancora quando avevamo scattato questa foto, avevamo litigato perché io non riuscivo a veder oltre le mura e ammirare il paesaggio dal castello quindi Charlie mia aveva sollevato e stavo quasi per cadere di sotto, mi ero così spaventata che non parlammo fino a quando non mi aveva chiesto di scattarci questa foto. Mi scese una lacrima al solo pensare di Charlie.

"Chi è? Il tuo ragazzo?" esordì dietro di me una voce sarcastica, mi girai di scatto posando la cornice e asciugandomi il viso. Era una ragazza, una finta bionda lo si capiva dalle sopracciglia nere, era decisamente più alta di me e puzzava di fumo, anche se ero distante lo si sentiva, indossava una maglia nera con la stampa di un teschio, leggins neri e converse alte anch'esse nere

"Da quando bussare è diventato un optional?" chiesi indispettita

"Io sono Bridgett della stanza qui di fronte, tanto piacere di conoscerti nuova arrivata" disse sempre con quel tono sarcastico fissandomi le tette, lo so che sono grandi, oserei dire esageratamnte enormi, ma questo no le dava il diritto di guardare, mi stava già sui nervi

"Non mi pare di averti invitata ad entrare"le dissi spazientita, ma sembrava che non mi ascoltasse, infatti si accomodò sul mio futuro letto, ora la odiavo

"Non sei molto socevole vero?"

"Lo sarei se non mettessi le scarpe sul mio letto" le risposi, come fai a sdraiarti sul letto di qualcuno che non conosci mi domando, basta ora la uccido

"Non mi hai ancora detto il tuo nome"

"Ma ascolti mai la gente quando ti parla? Non ti voglio qui!" esasperata la la presi per un braccio a la sbattei fuori dalla stanza. Odio quando la gente invade il mio spazio personale senza il mio permesso, mi fa sentire debole.

Mi stesi sul letto e tempo neanche di rilassarmi un attimo che qualcuno stava già bussando alla mia porta

"Avanti" risposi scazzata, volevo solo stare tranquilla

"Permesso.. ciao, sei Eve?" chiese la donna appena entrata

"In carne ed ossa"

"Sono Jade Smith e sono la caposala se hai qualche problema dimmi pure", era una donna sulla sessantina capelli grigi lunghi lasciati sciolti sulle spalle, indossava una di quelle solite divise da infermiera con tanto di cappello,

"Salve"

"Ho visto Bridgett sabttere la porta"

"Ė lei che ha incominciato"

"Lo so lei è fatta così, un impicciona, lo fa con tutti quelli nuovi"

che bello qualcuno di cortese qua dentro

"Comunque cosa ci fa lei qui?" le chiesi

"Sono venuta a conoscerti, mi piace presentarmi a tutti i pazienti". Mi chiese della mia storia e gliela raccontai a grandi linee perchè odio parlare dei fatti miei a degli emeriti sconosciuti.

Ormai era ora di cena e mi recai alla mensa, mi diressi al banco dove servivano e cercai un posto isolato dove sedermi. Scrutai ogni singolo angolo della stanza e... bingo! Trovato, un posto nell'angolo a destra, mi ci sedetti e mangiai il mio pasto tranquilla finchè non fui raggiunta da un gruppo di ragazze che si sedettero la mio tavolo, tra di loro c'era anche Bridgett che si sedette proprio davanti a me

"Ciao io sono Julia" si presentò la ragazza di fianco a me

"Eve, Eve Donovan" ricambiai

"Allora lo hai un nome" esordì la finta bionda

"Certo, solo che io con le maleducate non parlo" le dissi, lei si offese si alzò dal tavolo e mi si mise di fianco

"Senti nana, nessuno ti ha mai insegnato a non giudicare?" disse strafottente

"Certo che mi è stato insegnato, ma tu rimani comunque una maleducata!" le risposi a tono

"Sentiamo allora perchè secondo te sarei una maleducata?" disse puntandomi la forchetta con il boccone che poi mise in bocca

"Allora per incominciare sei entrata in camera mia senza bussare, mi hai fissato le tette per tutto il tempo, ti sei straiata sul mio letto con le scarpe e mi hai appena chiamata nana!"

"Quanto sei schizzinosa!" mi rispodette, a quel punto con ci vedetti più dalla rabbia e le saltai addosso, incominciai a tirarle i capelli el ei incominciò a tirare i miei, incominciammo a pestarci selvaggiamente come se non ci fosse un domani, inervennero gli infermieri che ci separarono a fatica. Io mi dimenavo gridando di lasciarmi, mentre in mano avevo una ciocca dei suoi capelli

"Che ti pettini adesso stronza!" le urlai

"Vieni qui che finisco di spaccarti il culo!" mi urlò lei.

Gli infermieri mi portarono in camera e mi ci chiusero dentro, tirai una calcio alla porta

"Ahia!" dissi, mi portai contro la porta e scivolai fino a sedermi a terra, piansi. Dopo una buona mezz'ora mi rialzai andai in bagnoe mi guardai allo spacchio, avevo un labbro rotto, i capelli tutti arruffati e un occhio nero. Presi la spazzola e incominciai a spazzolare la mia chioma, quando finii sentì la porta aprirsi, tornai in camera per vedere chi era: la caposala

"Eve che cosa combini? Sei qui da meno di 24 ore e già dai di matto?"

"È lei che ha incominciato!"

"Si ma sei stata tu ad incominciare la rissa!"

"Va bene ho incominciato io la rissa ma è stata lei a provocarmi!"

"Ti stai arrampicando sugli specchi signorinella! Smettila!"

"Lei non è mia madre non può dirmi che cosa fare!" le urlai addosso incazzata

"Josh! Sam! Portatela nella stanza della riflessioni!" disse e due energumeni entrarono nella stanza, probalilmente stavano aspettando fuori

Mi presero per le braccia e quasi mi trascinarono per tutto il corridoio, arrivammo davanti ad una stanza con un letto e una finestrella in alto, dove quasi nessuno sarebbe riuscito ad arrivarci, e dico quasi perché Charlie ce l'avrebbe fatta, era 2 metri.

Mi buttarono dentro a quella stanza chiudendola a chiave, ero sola, sola con me stessa e i miei pensieri, che navigavano tra i ricordi con la mia famiglia e quelli con Charlie, mi venne in mente quando ci conoscemmo, ero davanti a scuola e sentì uno skateboard arrivare e mi scansai ma non bastò perché Charlie mi cadde addosso, da allora fummo inseparabili. Piansi ancora, perché tutto mi riporta a Charlie...

   
 
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