Full Metal Alchemist, 'Come l'acqua' di Fenrir

COME L'ACQUA

Mani forti e calde scorrono sulla pelle umida.
Fermano la corsa veloce di gocce salate che scivolano seguendo i lineamenti del viso dell’altra persona, fino al mento: alcune rimangono incastrate, sospese, fra le dita che ne arrestano la discesa, e vengono osservate con tenera curiosità dagli occhi di chi le ha catturate.
Non è vero che l’acqua non gli piace.
Lo fa sentire inadatto quando essa diventa un ostacolo che gli impedisce di proteggere, e sì, non apprezza il grigiore cupo e la fastidiosa umidità delle giornate di pioggia, ma … ci sono anche tanti momenti in cui quel liquido composto da idrogeno e ossigeno si trasforma in qualcosa di bello, inimmaginabilmente dolce e caldo. Come il piacevole tepore di una doccia tiepida dopo il lavoro; o
la pioggia battente che nelle notti solitarie in cui non riesce a prendere sonno, lo distrae da ricordi impregnati di sangue e odore di morte, tranquillizzandolo.
Sono però le lacrime di Riza la forma che più ama dell’acqua. Le ama perché manifestano quella dolcezza nascosta che la contraddistingue e che è la sua vera essenza; perché gli mettono addosso una sensazione di tenerezza che ha un fondo piacevolmente amaro. Lo fanno sentire importante, amato e sì, anche inutile.
Guarda le lacrime che scorrono lungo le guance pallide di lei e in verità si sente in colpa, perché è sempre lui a causarle. Sa che lei non ama piangere - forse se ne vergogna, non le piace mostrare quel lato tenero di sè - quindi vuole imprimerle bene nella propria memoria. Ricorda con precisione le poche occasioni in cui le ha viste.
La prima volta quelle gocce d’acqua sul volto di Riza, erano state cariche di tristezza e sconforto e paura. L’avevano spaventato a quel tempo, per la loro sincerità, e per ciò che implicavano.
La seconda erano arrivate mentre la loro pelle nuda si sfiorava, cariche di Amore e affetto.
“Roy …” La voce della donna è bassa, mozzata dal pianto contenuto ma insistente. Lo riporta al presente.
Di nuovo quella sensazione. Ce ne sarebbero di cose da dire, ma non riesce a trovarne nemmeno una, lui, che di solito è così bravo a parlare. La tiepida tenerezza si sostituisce ad una frustrante sensazione di impotenza. Vorrebbe dirle che è felice, anche se non è tutto perfetto, ma non ci riesce.
Il corpo scatta meccanicamente a quel vuoto di parole, le braccia si stringono intorno alla persona che piange davanti a lui, la avvolgono cercando in qualche modo di comunicarle ciò che non riesce a dire – “ è andata bene, sono felice di averti qui, vorrei piangere anch’io. – e allo stesso tempo di colmare il proprio senso di inadeguatezza.
Le gocce salate non smettono di scendere.
La terza volta le lacrime di Riza erano scivolate lungo le sue guance cariche di felicità per un sogno realizzato, mentre lei lo chiamava Comandante. Comandante supremo Roy Mustang.
E la quarta …
“Non sappiamo proprio goderci un po’ di tranquillità, eh?” Commenta Roy ironicamente. Le labbra di Riza si incurvano per un attimo verso l’alto, in un veloce sorriso.
“Potremmo essere felici, ora.”
Vorrebbe aggiungere lui, ma non se la sente di dirlo. Non che non lo sia – infondo lo sapeva di dover pagare un prezzo e temeva pure che fosse ben più alto – è ancora vivo e libero, e può abbracciare la persona che ama: ora non dovranno nemmeno continua a nascondersi … ma è una felicità dolceamara, la sentenza gli rimbomba ancora in testa. Condannati a lasciare l’esercito, entrambi. E fa male, malissimo perché Roy non sa bene come si fa a vivere, fuori da quel suo mondo fatto di gradi e ranghi, senza una divisa e un orologio d’argento.
… questa è la quarta volta, e le lacrime di Riza rappresentano il sollievo di entrambi, ma anche lo sconforto per la perdita di ciò che era stato il loro sogno. Anche se in verità va bene così. Ishval; la democrazia, hanno fatto tutto quello che dovevano fare.
“Roy … “ Ancora la voce flebile di lei, che va a spegnersi contro il suo petto. Abbassa appena lo sguardo, e ne incontra gli occhi castani.”Mi dispiace.”
Lui si prende un attimo, sospira.
Sarà dura, i primi tempi. Sarà difficile trovare uno scopo nella vita senza essere in cima per proteggere tutti. Ma sa che troverà comunque il modo di fare qualcosa per il suo Paese, che non è finito tutto e ora forse è solo giunto il momento di pensare un po’ di più alla propria felicità, a quella della persona che ha scelto di amare e che in quegli anni l’ha sempre sostenuto, senza mai cedere. E che ha aspettato a lungo e si è nascosta con lui per tanto, troppo tempo.
“è una bella giornata oggi …” Mormora.
Gli viene da pensare che infondo Riza è un po' come l’acqua. Spesso lo fa sentire inadeguato e completamente inutile – come quando vorrebbe consolarla ma non ci riesce, ma è lei che gli ha sempre dato la forza di andare avanti quando le sue sole energie non gli bastavano, che quando riescono a incontrarsi gli assicura un riposo tranquillo con la sua presenza. Riza è il suo punto fermo, la sua certezza. È colei che si prende cura delle sue debolezze.
Le asciuga le ultime lacrime, e sorride con quel suo modo di fare furbo.
“Riza …” La donna spalanca gli occhi, li strofina e sospira.
“Usciamo di casa … insieme?”

Delirio scritto in una nottata di coma post lavoro.
A scanso di equivoci, è ambientata dopo la fine del manga, supponendo che Roy sia diventato Comandante e abbia ripristinato la democrazia ad Amestris … il processo è andato bene, lui e Riza sono stati assolti, ma anche costretti – rimangono sempre esecutori della guerra di Ishval – a lasciare l’esercito. Questo non vuol dire che nella mia mente si sposeranno e avranno dei figli, non ce li vedo proprio onestamente a mettere su famiglia, troveranno sicuramente il modo di farsi ancora del male prendendosi qualche incarico non proprio leggero.
Enjoy!