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Autore: eolide98    03/11/2015    3 recensioni
Questa storia partecipa al contest "Quando il canon non c'è... i crack pairing ballano!" indetto da LikeALullabyInWonderland sul forum di EFP
Questa è la storia di un ladro di cuori...
Ma attenzione, attenzione a quello che sto per dirvi. Perché lo so a cosa state pensando, proprio per questo ci tengo a precisare che questa non sarà una storia d'amore, è, anzi, più simile ad una tragedia...
Questa è la storia di un ragazzo dal cuore spezzato, in grado, con la sua luce, di dare amore a chi non ne ha per se stesso.
Ascoltatela, se potete, pensateci, se volete... ed imparate ad amare soprattutto, ma solo se lo ritenete giusto...
(Una stranissima Connor x Will, venuta fuori da un momento ancor più strano, per un concorso che è l'incredibile somma di tutte le stranezze)
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Connor Stoll, Will Solace
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Nickname EFP: Eolide98
Nickname Forum: Eolide98
Titolo: Storia di un ladro di cuori
Personaggi: Will Solace, Connor Stool
Crack pairing: Will x Connor ( o Connor x Will)
Pacchetto: Salvia
Genere: Romantico, comico, Drammatico
Rating: Verde
Note e avvertimenti: La storia non presenta tematiche assurde, né eccessivamente strane.
NdA (facoltative): Ecco, ci tengo a fare una sorta di apologia in queste note. La storia potrebbe sembrare inverosimile, pazzamente folle. Ma, te lo assicuro, quanto raccontato qui è successo anche ad una persona a me cara. Fondamentalmente credo che ognuno di noi abbia attorno una gabbia di vetro, il segreto sta nel trovare una persona in grado di distruggerla, di modo da ricominciare a provare sentimenti, a vivere, perchè no...
Ti lascio alla storia, non avrai capito molto... quindi ti invito a leggere.
Nella speranza che tu possa gradirla
Patroclo ( E.f.)
 
 
 
 
 
 
 
 
STORIA DI UN LADRO DI CUORI
 
 
 
Questa è la storia di un ladro di cuori...
Ma attenzione, attenzione a quello che sto per dirvi. Perché lo so a cosa state pensando, proprio per questo ci tengo a precisare che questa non sarà una storia d'amore, è, anzi, più simile ad una tragedia...
Questa è la storia di un ragazzo dal cuore spezzato, in grado, con la sua luce, di dare amore a chi non ne ha per se stesso.
Ascoltatela, se potete, pensateci, se volete... ed imparate ad amare soprattutto, ma solo se lo ritenete giusto...
 
Quel giorno il ladro di cuori aveva indossato un'elegante giacca scura. Era bello, con quei riccioli color nocciola e quegli occhi furbi. Faceva freddo, ma lui se ne andava a passeggio, lontano dal suo ufficio. Era un uomo ricco, quel ladro di cuori, non gli mancava davvero nulla. Aveva una bella casa, un ottimo lavoro e perfino una macchina sportiva nuova fiammante. Metteva un passo davanti all'altro dirigendosi verso la sua automobile rossa. L'avrebbe presa per arrivare alla sua residenza in periferia, lontano dalla città dove lavorava, e lì avrebbe trovato il suo cagnolino ad aspettarlo, come ogni giorno. Magari, quella sera, sarebbe anche uscito per andare al pub e con un po' di fortuna sarebbe anche riuscito a portarsi qualcuno a letto.
Connor Stoll, il nostro ladro di cuori, ancora non sapeva che quella notte tutto sarebbe cambiato. Lui semplicemente metteva un passo davanti all'altro, totalmente ignaro di ciò che gli sarebbe capitato.
 
La casa di Connor era grande. Una villetta stile anni '60 completamente tinteggiata di bianco, con un piccolo giardino al di fuori delle mura pieno di rose di tutte le forme e dimensioni.
Aprì il cancelletto d'ingresso e si fece strada fino alla porta principale, fermandosi per un attimo a contemplare la soglia. Quella casa era il simbolo concreto della sua fantastica carriera lavorativa. In effetti non era cosa comune riuscire a diventare un vero e proprio “titano” dell'impero economico delle telecomunicazioni a soli venticinque anni!
Il ragazzo fece girare la chiave nella toppa fino a sentire un “click” familiare. La porta si spalancò e Connor entrò all'interno dell'abitazione.
Si udì un “BAU” estremamente acuto ed un cagnolino, uno splendido Welsh corgi dal pelo fulvo, con un musetto che avrebbe spinto anche i peggiori cattivi delle favole a deporre le armi, gli saltò sulle gambe scodinzolando.
-Ti voglio bene anch'io, Icaro, adesso, per favore potresti smetterla di...- Il cagnolino iniziò a saltellare e a guaire. -E va bene...- Connor afferrò il cagnolino e lo prese in braccio, lasciandosi sporcare lo splendido completo nero. Al diavolo i vestiti! Icaro era un vero e proprio concentrato di dolcezza! I due si diressero verso la camera da letto del ragazzo. Era grande e spaziosa, tinteggiata di fresco. Un grosso letto a due piazze stava di fronte ad una finestra, splendidamente disfatto e disordinato. Per tutta la stanza c'erano piccole pile di vestiti sporchi, calzini di uno o due giorni prima ed anche un paio di boxer bianchi con sopra la scritta “SONO UNA BOMBA SEXY”. Il ragazzo si avvicinò al letto e depose il cagnolino per terra.
Icaro se ne rimase buono, buono sulla soglia, a scodinzolare.
Connor si spogliò in fretta, lanciando via le scarpe ed i pantaloni e sbottonandosi con foga la camicia. Si lasciò poi cadere sul materasso, saltellando un paio di volte a causa delle molle.
-Icaro, credo di uscire questa sera. Magari potrei andare in quel pub, com'è che si chiama? Ah! Certo! “Your Soulmate is here”... sai, tanto per passare la serata...- Il cane, come era comprensibile, non rispose.
-Sì, so a cosa stai pensando-. Connor incrociò le braccia dietro la testa e fletté le gambe, stiracchiandosi. -“Quando ti deciderai ad impegnarti in una relazione seria, Connor? Tuo fratello Travis ha praticamente quasi messo su famiglia!”- Il ragazzo sbuffò, scostandosi una ciocca di capelli ricci dalla fronte. -Hai perfettamente ragione, amico mio... il fatto è... che non credo di aver ancora trovato il ragazzo giusto per me! Per il momento non mi interessa costruire una relazione seria, vorrei soltanto divertirmi un po', capisci cosa intendo?- Icaro latrò in risposta, quasi fosse abituato alle continue chiacchierate solitarie del suo padrone.
Connor non era il tipo di persona alla quale piaceva molto costruire rapporti duraturi. Era più un latin lover della notte, un ragazzo al quale andava di divertirsi. Onestamente, dopo la sua piccola parentesi con Micheal, non sentiva davvero il bisogno di provare qualcosa di più del semplice piacere.
Il ragazzo sospirò, mettendosi seduto sul letto. I boxer grigi incorniciavano i suoi addominali ben definiti, esaltandone i contorni.
“Certo, avere qualcuno da stringere non è poi tanto male” si disse Connor. “Qualcosa di più del sesso. Il restarsene abbracciati mentre fuori è buio. E le leggere carezze sulla pelle, ed i baci lenti e dolci, preziosi. Non quelli passionali, colmi di desiderio, quelli che si danno piano, con tanto tanto affetto ed amore”. Quelli che aveva dato a Micheal, per intenderci. Il ragazzo strinse il lenzuolo spiegazzato tra le dita, ingoiando un sospiro ed una lacrima.
-A che mi serve una stupida storia quando posso avere tutti i ragazzi che voglio? A che mi serve qualcuno con cui stare se posso essere libero?- Il cane, ancora una volta, non rispose. Connor si alzò dal letto e si diresse verso il bagno, asciugamano in spalla, per fare una doccia.
Si rese conto di non aver poi tanta voglia di uscire, quella sera. Se ne sarebbe rimasto a casa davanti alla TV assieme al suo dolce cagnolino, ad aspettare il lunedì in tutta tranquillità.
Afferrò quindi il cellulare e compose velocemente il numero di una pizzeria. Rispose la voce squillante di un ragazzo.
-Buonasera, pizzeria Apollo and sons, desidera?-
-Vorrei ordinare una pizza ai peperoni e formaggio, per favore. Il mio cognome è Stoll ed abito al civico numero 157 di Jackson Street. Entro quanto tempo dovrebbe arrivare la pizza?- Il ragazzo dall'altra parte del telefono impiegò qualche secondo a rispondere, impegnato, probabilmente, a segnare l'ordine su un taccuino. - Sei ancora in linea?- chiese Connor, un pochino seccato.
-Ehm, sì signore... mi scusi... la pizza arriverà entro un quarto d'ora, la porterò io stesso- rispose il commesso piuttosto in imbarazzo.
-Va benissimo, ti aspetto... - Connor concluse la telefonata, un lieve sorriso che gli si dipingeva sulle labbra. Il ragazzo si diresse verso il bagno, dove la vasca piena d’acqua calda lo stava aspettando.
 
Charme, dolcezza e sicurezza in se stesso: queste le doti di quello scaltro, piacente ladro di cuori.
Inganna le sue vittime, le costringe a fidarsi, ad aprirsi, a mostrare il sentimento a loro più caro, fino a quando loro stesse arrivano a suggerire al ladro di rubar loro il cuore.
Centinaia, forse migliaia, i cuori che il ladro aveva collezionato, strappandoli a coloro i quali erano caduti nella sua trappola di seduzione.
Ciò che, però, il nostro ladro di cuori non sapeva, era che, ben presto, le sue abilità sarebbero state messe a dura prova. E che il suo mantello nero, screziato del rosso dei cuori rubati, si sarebbe dissolto.
 
A Connor l'acqua calda piaceva da impazzire. Sentiva i muscoli distendersi, il sapone sui capelli ricci, improvvisamente sottili come corde di violino. Il suo cagnolino stava proprio di fronte alla vasca ad osservarlo, quasi avesse bisogno di accertarsi che il suo padrone stesse bene.
Il ragazzo immerse la testa sotto la superficie dell'acqua e riemerse dopo pochi istanti, completamente fradicio. Fece defluire l'acqua e si sciacquò, tentando di mandar via gli ultimi residui di sapone. Il campanello suonò proprio in quel momento e Connor maledisse se stesso per esser rimasto tutto quel tempo a bighellonare nella vasca da bagno.
-UN ATTIMO!- urlò dal bagno, nella speranza che il fattorino lo sentisse.
Connor avrebbe sul serio voluto infilarsi dei pantaloni (o quantomeno un paio di boxer), purtroppo il rumore del campanello lo spinse a desistere dal suo intento.
Si legò in vita un asciugamano bianco e si diresse verso la porta a piedi nudi.
 
Will Solace stava già avendo una brutta giornata anche prima che un bell'imbusto palestrato gli si parasse davanti. Pochi minuti prima un pitbull lo aveva inseguito per un lungo tratto di strada, poi una signora anziana sui sessant'anni aveva iniziato a parlargli del suo defunto marito e delle loro avventure sessuali… insomma era stata decisamente una serata da dimenticare.
Il ragazzo che gli stava davanti era bagnato fradicio, i capelli gli ricadevano sulla fronte in maniera scomposta, quasi oscurando la lucentezza di quegli splendidi occhi color cioccolato. Lo sguardo di Will si fermò un po' troppo a contemplare il viaggio di una gocciolina d'acqua che stava scivolando sul petto e poi sull'addome del ragazzo.
-Ciao-. Il tipo palestrato gli sorrise, aveva dei denti bianchissimi e delle labbra tremendamente attraenti, carnose, chissà come sarebbe stato poterle baciare...
-Quella è la mia pizza giusto?- Il ragazzo dai capelli scuri curvò leggermente la testa, incerto. Dio quanto era carino!
-Hey...- Will si accorse solo in quel momento di aver detto si e no mezza parola, troppo impegnato a contemplare chi aveva davanti per accorgersi di qualunque altra cosa.
-Piccoletto so di essere carino, ma restare a fissarmi non è una cosa molto cortese...- Avrebbe tanto voluto scomparire sotto terra, essere divorato dal pavimento, o qualsiasi altra cosa. Tutto pur di non rimanere lì. Will arrossì violentemente e porse il cartone della pizza al ragazzo che aveva davanti.
-Ehm, mi scusi signore, mi dispiace infinitamente, la prego di scusarmi...- Il tipo con addosso l'asciugamano prese la pizza dalle mani di Will, passando volutamente le dita sulle sue mani. Piccole scosse elettriche presero ad attraversargli le braccia, fino ad arrivare alla spina dorsale.
-Il mio nome è Connor Stoll-. Il ragazzo sorrise sornione, appoggiando la pizza su un mobiletto di fianco all'ingresso. -E il tuo, piccoletto?- Era già la seconda volta che quel Connor lo chiamava così. Non che fosse molto più grande di lui, a giudicare dall'altezza poteva avere, al massimo, un paio d'anni in più. Magari stava usando quel nomignolo solo per metterlo in difficoltà o forse... no, era impossibile che mister belloccio-pieno-di-soldi stesse flirtando con lui, proprio impossibile.
-Sono sei dollari e novanta- disse Will tutto d'un fiato. Doveva andarsene da quella casa al più presto, prima che fosse troppo tardi.
Connor gli allungò una banconota da venti dollari, sempre sorridendo.
-Tieni pure il resto-. Will lo guardò stranito e fece per andarsene, ma la voce del ragazzo lo trattenne.
-Non mi hai detto come ti chiami!- gli urlò Connor, mentre si avvicinava al motorino.
-Mi chiamo Will... Will Solace- rispose, arrossendo ancora una volta e tentando di mettersi a cavallo del motorino.
-Allora ci si vede in giro, Will!- La porta stava per chiudersi, ma mentre il giovane fattorino tentava di avviare il suo mezzo di trasporto, uno scoppio stranissimo riempì l'aria con il suo rumore.
Il motorino di Will, dopo anni di perfetto servizio, si era rotto. Per di più in una zona di periferia, lontana dal centro abitato. Era anche tardi, la pizzeria avrebbe chiuso a momenti e nessuno dei suoi amici sarebbe venuto a prenderlo fino a casa di quello strano tipo a quell'ora di notte.
-Tutto bene?- si informò Connor, che stava ancora mezzo nudo sulla soglia.
-Ehm... credo che il mio motorino si sia rotto...- Will si portò una mano alla nuca, imbarazzato.
-Oh! Cavolo mi dispiace! Vuoi che chiami la pizzeria o qualcun altro? Posso darti una mano in qualche modo?- Un tuono fendette l'aria alle spalle di Will. Fantastico, stava anche per mettersi a piovere!
-Ehm, in realtà la pizzeria chiuderà a momenti, questa doveva essere la mia ultima consegna. Ed i miei amici abitano parecchio lontano da qui... Credo che dovrò farmela a piedi...- Le prime gocce di pioggia iniziarono a cadere dal cielo, dapprima rade, poi sempre più fitte.
-Will, non ti lascio andare a spasso sotto la pioggia! Se ti va c'è abbastanza pizza per entrambi! Puoi aspettare qui da me fino a quando non smette di piovere, poi, se vuoi, posso accompagnarti a casa con la motocicletta-. Will non avrebbe dovuto accettare. Andiamo, si conoscevano da poco meno di dieci minuti. Ma la situazione era disperata, stava per mettersi a piovere e lui non aveva neanche un cellulare. E poi in casa sarebbe stato asciutto e al caldo. E quel Connor non sembrava poi un così cattivo ragazzo...
-Sicuro che io non disturbi?- chiese a mezza voce il ragazzo, mentre la pioggia iniziava a bagnargli i capelli biondi.
-Certo che sono sicuro! Adesso però entra in casa, piccoletto, altrimenti ti verrà un raffreddore coi fiocchi!- Will, rassegnato, si diresse verso la porta d'ingresso, mentre i suoi pensieri iniziavano a perdere di senso.
 
Ed eccolo a costruire la sua tela.
Una trappola mortale, nera del buio più buio, pronta a catturare quel ragazzo e a rubargli il cuore.
Quale occasione migliore di un temporale?
Lo avrebbe preso nella sua stessa casa. Quel timido ragazzino era una vittima facile, uno di quelli che cadevano immediatamente ai suoi piedi. Il tipico ragazzo sprovveduto che, davanti ad un fisico perfetto e a due occhi penetranti non può che sciogliersi, inevitabilmente.
O almeno, questo era ciò che pensava il ladro di cuori...
 
La porta si chiuse con un tonfo, e Connor si avvicinò velocemente a Will, con un enorme sorriso stampato sulle labbra.
-Allora ehm... che ne dici di metterti comodo mentre io vado a mettermi qualcosa addosso?- L'atrio era esageratamente grande, sul muro erano fissate grosse lampade, mentre un paio di divanetti bianchi erano disposti ad angolo retto in fondo alla stanza. Will prese il ragazzo appena conosciuto in parola. Fiducioso del fatto che il temporale non sarebbe durato poi molto, si andò a sedere sul divano, mentre Connor si dirigeva verso la sua camera alla ricerca di qualcosa da mettere addosso.
 
Will si chiese un paio di volte come mai un completo sconosciuto lo avesse invitato ad accomodarsi in casa sua e lo avesse lasciato completamente solo in una stanza senza il minimo sospetto che potesse rubare qualcosa.
La stanza era larga, le pareti dipinte di bianco tinteggiate di fresco. Una piccola libreria stava appoggiata alla parete che si trovava proprio di fronte al divano sul quale il ragazzo era seduto. La miopia della quale Will soffriva non gli dava modo di vedere i titoli dei libri lì conservati, così il ragazzo decise di alzarsi ed avvicinarsi alla scaffalatura.
Si accorse troppo tardi che i suoi occhi lo avevano tradito per l'ennesima volta.
Gli scaffali erano strapieni di videogame per qualsiasi tipo di console: Wii, Playstation e perfino XBOX. Insomma, era un vero e proprio paradiso per un nerd come Will, che avrebbe potuto passare anche un'intera giornata davanti alla TV senza staccarsi nemmeno per un attimo. Il ragazzo stava per afferrare uno dei contenitori quando un guaito lo spinse a girarsi.
Adesso, per chi non lo sapesse, Will Solace andava letteralmente pazzo per i cani. Adorava qualsiasi tipo di scodinzolante cucciolone, ma quell'animaletto, grasso e paffuto, era una specie di concentrato di dolcezza. Un corgi dal pelo rosso scuro semplicemente adorabile.
-Ma ciao, cucciolo!- Il ragazzo si chinò per accarezzare il cane, che iniziò a scodinzolare furiosamente e gli leccò la mano dolcemente. Will, per tutta risposta, prese a fargli il solletico sul pancino, mentre quello si dimenava divertito.
-Ma che ci fa un bel cagnolone come te in una casa come questa? Connor è il tuo padroncino per caso?- Il cane abbaiò in risposta, scodinzolando ancora e ancora, tanto che la sua coda iniziò a produrre un certo rumorino scontrandosi con il pavimento. -Ma che bravo che sei...- Oramai Will aveva totalmente perso il controllo di se stesso, continuava a parlare a quell'animaletto con un tono stranissimo e ad accarezzargli la pancia ed il collo in prossimità delle orecchie.
 
-Will, è un cane, non dovresti parlargli in questo modo...- La voce di Connor si fece sentire, nitida, attraverso la stanza. Il ragazzo dai capelli biondi arrossì, rendendosi conto troppo tardi di essersi messo decisamente in ridicolo.
-Icaro è un corgi molto maturo. Non è vero piccolo mio?- Il ragazzo batté le mani ed il cagnolino si mise a zampettare nella sua direzione, fino a fermarsi ai suoi piedi.
Aveva indossato una felpa bianca, semplicissima, con la zip alzata fino a sotto il collo che metteva in risalto il suo fisico scultoreo; probabilmente non portava altro che quella. Aveva poi indossato dei jeans chiari che gli fasciavano le gambe alla perfezione, lasciando intravedere appena i muscoli dei polpacci. I piedi, scalzi, aderivano al pavimento.
Tra le mani stringeva una maglietta di colore nero a maniche lunghe, i capelli, ancora bagnati, erano arruffati ed in disordine.
-Ti ho portato una maglietta asciutta- annunciò il padrone di casa. -A me va leggermente stretta, dovrebbe starti a pennello...- Connor lanciò la maglia a Will, che la afferrò al volo. La sua era un po' bagnata e quella maglia sembrava davvero calda, perché non accettare l'ennesima offerta di quel gentile sconosciuto?
Il ragazzo si spostò in un angolo dell'atrio con un sorriso, in modo da essere seminascosto, e lì iniziò a spogliarsi, scoprendo il suo petto largo e le sue braccia flessuose.
Stava proprio per infilarsi la maglia, quando sentì una mano accarezzargli la schiena con lentezza esasperante.
-Perdonami... credevo di aver visto una cicatrice...- Connor gli aveva appena sfiorato la schiena, alias il suo punto più sensibile. Il ragazzo si infilò la maglia scura, mentre i pantaloni diventavano improvvisamente troppo stretti.
 
Quando al solo toccarlo Will era diventato color peperone, Connor era stato certo che farlo cadere ai sui piedi, e quindi rendere quella serata più interessante, sarebbe stato uno scherzo. Si stupì molto, perciò, quando il ragazzo che aveva davanti si ritrasse bruscamente ed ancora di più quando questi, quasi fosse irritato dallo sfioramento di poco prima, si avvicinò alla porta sorridendo e mormorando un “forse è il caso che vada, non vorrei disturbare”.
Era davvero la prima volta che a Connor capitava di non riuscire a stabilire da subito un rapporto particolare con la sua vittima.
-Ma sta ancora piovendo... e poi ormai hai addosso la mia maglia e la pizza è già sul tavolo, tagliata a metà. Non vorrai mica farmela mangiare da solo...- Il ragazzo, ancora un po' stupito dal fallimento del flirt precedente, era subito ritornato all'attacco, ammiccando e socchiudendo l'occhio sinistro. Will arrossì ancora una volta, muovendo un passo e ritrovandosi faccia a faccia con Connor.
-E poi, magari, potremmo guardare un film... conoscerci...- Il ladro di cuori fece scivolare le dita lungo il fianco destro della sua preda, provocandogli forti scariche di brividi. Ma proprio mentre stava per provare a sfiorare le labbra di Will con le proprie, la mano leggermente abbronzata del ragazzo lo bloccò.
-Non sono quel tipo di ragazzo, Connor... e, sul serio, preferirei andarmene piuttosto che restare qui con te che provi continuamente a portarmi a letto...-
 
E quella volta,
a causa di quel piccolo, minuscolo rifiuto,
nella mente del ladro di cuori si fece largo un dubbio antico,
un'opzione che non contemplava da moltissimo tempo. La possibilità che qualcuno potesse non ricambiare i suoi sentimenti, che qualcuno non lo amasse.
Ed in quel momento, a causa di quel rifiuto, uno dei cuori, che il ladro aveva magistralmente sottratto nel corso degli anni, si spezzò, frantumandosi, e perdendosi nel ricordo di un passato dimenticato.
 
-Mi... mi dispiace...- sussurrò Connor piano piano, quasi avesse paura di pronunciarle quelle parole, quasi come se il suo cuore, il suo vero cuore, non uno dei tanti che aveva rubato, avesse improvvisamente ricominciato a battere, mostrandosi nella sua immensa fragilità. -Ma ti prego, resta. Non voglio che tu te ne vada...- Provò a prendere le mani di Will tra le sue, a stringerle, ma il ragazzo gliele negò, sorridendo.
-Perché vuoi che resti?- Il biondino, che da vittima si stava lentamente trasformando in carnefice, sorrise sornione, mentre il padrone di casa diventava rosso, rosso.
-Ehm ecco... io...- Non poteva mica rispondergli che moriva dalla voglia di fare l'amore con lui. No, fare sesso con lui. Connor ricordò a se stesso quanto differenti fossero le due cose... non voleva farci l'amore, non voleva svegliarglisi attaccato o portargli la colazione, o trascorrere del tempo con lui. Voleva soltanto passare una sera in allegria, svuotarsi... svuotarsi.
-Ecco, appunto!- Il ladro di cuori strinse i pugni, tentando di tornare alla realtà. Dopo tante conquiste, tanti desideri e tanti amori catturati, non poteva davvero arrendersi.
 
Ed ecco rompersi un altro cuore rosso, finire in pezzi, come se fosse vetro.
Mentre gli occhi del ragazzo che il ladro aveva davanti si tingevano di ilarità.
Ebbe quasi la tentazione di indagare, scoprire cosa fosse nascosto dietro quegli occhi, ma il suo onore di vero ladro di cuori, gli impediva di mostrarsi clemente con la sua vittima. Voleva quel ragazzo e lo avrebbe avuto, ad ogni costo.
 
Il cagnolino guaì, leccando i jeans di Will, il quale stava per avviarsi verso la porta.
-Almeno prendi questa- disse Connor. Si sfilò la felpa velocemente, restando a petto nudo, e la porse al biondino, gli occhi di Will che vagavano su quella pelle troppo perfetta. -Per proteggerti dalla pioggia!-
 
Fuori il temporale infuriava ancora, anche se la sua intensità non era eccessiva.
Will avrebbe raggiunto casa nel giro di un'oretta, procedendo a passo spedito.
Eppure qualcosa, in quell'assurda richiesta, lo spinse a desistere dal proposito di andarsene. Il ragazzo che aveva davanti voleva portarselo a letto, certo, ma nel suo sguardo, in quegli splendidi occhi scuri, c'era anche dell'altro. Un pallido scintillio che lui conosceva fin troppo bene, la brillantezza che solo gli occhi di chi è stato ferito possono rivelare. E Will decise di restare. Non per il tempo, né per quel fisico perfetto, ma per quegli occhi che avevano tanto, troppo bisogno di essere compatiti, almeno per una volta.
-Magari potrei aspettare un altro po'. Sempre se non ti infastidisce…- Il viso di Connor venne illuminato da un sorriso felice.
-Beh in questo caso andiamo a mangiare! La pizza si fredda!- I due si diressero verso la splendida cucina di casa Stoll. Un ambiente arioso, spazioso e decisamente moderno, dove il colore bianco delle pareti entrava in conflitto con il grigio metallizzato dei mobili e del tavolo. Connor era ancora a torso nudo, la muscolatura in bella vista.
Il ladro di cuori, elegantemente, fece accomodare Will, gli accarezzò distrattamente i capelli e si sedette di fronte a lui, sorridendo come un ebete.
 
Il ladro di cuori provò tutta la sera a toccare la sua povera vittima. Ma ogni suo tentativo risultò vano, complice la misurata freddezza del ragazzo che aveva davanti.
Ogni tentativo di toccargli la mano, le gambe o perfino di incrociare il suo sguardo, veniva prontamente scongiurato.
E ad ogni fallimento, uno dei cuori che il ladro aveva collezionato si spezzava.
Ad ogni tentativo respinto, un altro cuore si infrangeva.
E tanti se ne infransero, durante quella mezz'oretta passata a parlare faccia a faccia, che alla fine il ladro di cuori se ne ritrovò solo un paio.
 
La cena terminò in fretta, un po' perché i due si ritrovarono a mangiare solo mezza pizza per ciascuno, un po' perché entrambi avevano una voglia matta di alzarsi da tavola e porre un fine a quella situazione imbarazzante.
I piatti di carta nei quali Connor aveva messo la pizza vennero buttati nella spazzatura ed i due ragazzi si ritrovarono faccia a faccia, a squadrarsi.
-Forse è meglio che io vada, adesso...- Will tentò di alzarsi, ma un fulmine, quasi lo avesse sentito, illuminò il cielo, seguito dal rumore del tuono, che gli riempì le orecchie.
-Non credo proprio che tu possa muovere anche un solo passo. Senti Will, il temporale potrebbe durare ancora un po', perché non ti fermi qui a dormire? Potrei cederti il mio letto se ti va o, se preferisci, potresti dormire sul divano. Poi domani, con calma, ti accompagnerò a casa... che ne dici?- Will, in fondo, non aveva nulla da perdere.
-E va bene, ma io dormo sul divano e tu in camera tua. E tu ti metti una maglietta addosso, siamo intesi?- Connor annuì mentre un cagnolino panciuto entrava dalla porta della cucina, richiamando l'attenzione di entrambi i ragazzi con un latrato.
-Sì Icaro, adesso papino viene...- Connor si rese conto troppo tardi di aver usato una frase abbastanza imbarazzante e, mentre Will sghignazzava, si affrettò a correggersi. -Ehm... volevo dire: aspetta un attimo, adesso arriviamo!-
-In che senso scusa?-
-Ehm... ogni sera io ed il mio cagnolino ci mettiamo sul divano a giocare ai videogame, ne ho uno bellissimo, pensavo che forse ti andava di giocare-.
 
Il videogame si chiamava “Campo di fragole”, era esageratamente bello e fin troppo dinamico.
In pratica consisteva nel dover uccidere una caterva di zombie tutti macchiati di rosso. Il vero problema era arrivare alla fine del livello senza che questi ti mangiassero il cervello o che una fragola gigantesca ti ostruisse il cammino rotolandoti addosso.
Insomma era un gioco complicato.
-Will, mannaggia, se continui così verremo mangiati entrambi! Vedi di impegnarti! Altrimenti quegli zombie-fragola ci mangeranno il...- Non fece in tempo a finire la frase che un enorme mostro altissimo ostacolò il cammino ai loro personaggi virtuali (un contadino ed un medico incapace armato di stetoscopio). Era alto, brutto e rosa, oltretutto aveva una serie di protuberanze verdognole che gli spuntavano da tutte le parti e che catturavano qualunque cosa gli si aggirasse attorno.
Nel giro di dieci secondi il personaggio di Will era morto, dopo altri venti quello di Connor era stato maciullato.
-Sei un incapace, lasciatelo dire...- Il padrone di casa schernì il ragazzo che stava seduto sul divano accanto a lui, e gli diede una leggera gomitata nel fianco, provocando una reazione assolutamente inaspettata. Will gli franò addosso, senza troppi complimenti.
-Will?- Nessuna risposta. - Will?- Ancora niente. -Will?!- Il ragazzo dai capelli biondi emise un leggero sospiro e si accostò al fianco destro di Connor.
-Oh fantastico! Si è addormentato!- Il nostro ladro di cuori aveva perso la sua ultima speranza per “divertirsi” quella sera. Il che, ovviamente, lo irritò non poco.
Pensò più volte di svegliare Will ma, complice l'espressione beata che gli si era dipinta sul volto, decise di lasciarlo dormire. Si tolse quindi la felpa e gliela appoggiò delicatamente addosso, restando a torso nudo per l'ennesima volta.
-Buonanotte Will...- Connor provò ad alzarsi dal divano, ma i mugolii infastiditi del ragazzo dai capelli color dell'oro lo spinsero a restare. Era caldo, Will. Certo il divano era stretto, certo non si stava comodissimi, ma stargli vicino non poteva essere poi tanto male. E, dopotutto, dormire vicino ad una persona senza averci fatto nulla per Connor rappresentava una novità in senso assoluto.
Il ragazzo si distese sul divano, facendo scivolare un braccio dietro la schiena di Will e stringendolo a sé.
Non era poi una brutta sensazione...
 
E quella, signori miei, fu l'ultima notte del ladro di cuori.
Fu l'ultimo momento nel quale quell'astuto brigante si sentì in grado di strappare amore e sentimenti dal petto di qualcun altro. Perché quel corpo, quel corpo caldo vicino al suo, gli diede qualcosa che mai, prima di allora aveva avuto. E tutti quei cuori che durante la sua vita quel ragazzo era stato in grado di spezzare, rivelarono le vere sembianze del nostro sfortunato protagonista. E la sua maschera, orribile, pregna di vuoto, dolore dovuto ad un amore tradito, si infranse in mille pezzi, rivelando un volto pieno di speranza, di voglia di tornare a vivere, di tornare a star bene, ancora in grado di sognare, una fantastica persona ancora capace di immaginare se stessa in maniera vera, viva! E, calata quella maschera, il ladro, che ormai ladro non era più, mise in mostra il suo cuore, già spezzato da tanto, tanto tempo. E dopo quella notte, passata a tener stretto nel silenzio quel ragazzo sconosciuto dai tratti angelici, comprese di dover lasciare dietro di sé il suo passato.
Ma questa, ricordatevi signori miei, è una tragedia, non certo una storia a lieto fine. Infatti, quella notte, il ladro di cuori morì, ahimè, preda dello sconforto e della luce generate da quell'abbraccio devastante, sconcertante, talmente pieno di affetto da far tremare il cuore.
Perché ci sono braccia, signori miei, che servono proprio a questo, a comprimerti in modo da rimettere a posto i pezzi che si sono staccati, incollare quelli che si sono strappati.
 
Potrei raccontarvi, adesso, di quando il giorno dopo Will si svegliò tra le braccia di Connor, del suo sconcerto, della sua espressione stupita, di Connor che chiedeva il numero di cellulare a Will, della moto che si fermava in aperta campagna, nei pressi di un campo di fragole. E poi potrei anche parlarvi delle ore passate a parlarsi, in attesa di un amico di Will che non arrivò che a tarda sera e di quello che si dissero e del modo in cui il piccolo, fragile Connor si fece spazio nell'armatura di fragile vetro scuro che lui stesso si era imposto.
E ancora di quando, due mesi dopo, quei due ragazzi si baciarono davanti alla TV di casa Stoll, giocando a quello stupido Videogame sui campi di fragole, della loro vita insieme, felice, spensierata. O dei loro cuori che si curarono l'un l'altro, quasi fossero parte dello stesso tutto. Perché, in effetti, altro non erano che due facce della stessa medaglia o, se preferite, due metà dello stesso respiro.
Ma questa è un'altra storia, e la si dovrà raccontare un'altra volta.
 
 
N.D.A. ( Quelle vere)
Ecco, questa storia mi ha salvato.
E voi chiamatemi folle, stupido, pazzo, ma scrivere questa storia, parlare di un argomento come questo, mediante un concorso del genere, distante anni luce dal mio modo di scrivere, mi ha salvato. Perché scrivere salva, non lasciatevi ingannare. Mettere per iscritto i propri pensieri, le proprie ansie, le proprie paure, aiuta ad estremizzarle. Ed io, impegnato com’ero a barcamenarmi tra una scadenza e l’altra, questa semplicissima cosa, il motivo per il quale ho iniziato a scrivere, me lo sono perso per strada.
E ho ripreso a farlo, a farlo veramente, solo adesso, dopo circa due mesi e mezzo di agonia. Ci tengo, quindi, a ringraziare voi lettori, che mi avete accompagnato con dediche, messaggi e recensioni di supporto. Ma soprattutto ringrazio chi mi ha dato lo spunto per scrivere questa storia, che, premetto, non è nemmeno una delle mie storie migliori. Ma, come ho detto, mi ha salvato.
Lasciate un commento se potete.
Vi voglio bene
E.f. ( Patroclo)
   
 
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