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Autore: Niglia    03/11/2015    4 recensioni
[Gaston/Belle; Gaston!centric]
Non capiva perché, invece di ostinarsi a guardare tutte quelle parole stampate, non ammirasse lui.
Scritta per il 'Drabble Weekend Event' indetto dal gruppo FB "We are out for prompt".
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Gaston
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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 WE ARE OUT FOR PROMPT – 30 OTTOBRE / 01 NOVEMBRE 2015


Titolo: Positively Primeval
Personaggi: Gastone/Belle
Prompt ©Ornella della Rovere: Non capiva perché, invece di ostinarsi a guardare tutte quelle parole stampate, non ammirasse lui.
Generi: Introspettivo, Romantico
Avvertimenti: Probabile OOC
Note: Il titolo è il famoso insulto di Belle che Gaston prende come un complimento (“Gaston, sei decisamente primordiale!” / “Ah ah ah, grazie, Belle!”); Gaston mi piace come personaggio, credo che con un minimo di “lucidatura” avrebbe potuto avere tanto potenziale… Oppure è solo la mia incapacità di scrivere di personaggi stupidi e maschilisti a parlare. In ogni caso, spero apprezziate questo breve curiosare nella sua mente!


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Positively Primeval






“Belle, it's about time you got your head out of those books
and paid attention to more important things.
Like me.”
[Gaston, Beauty and the Beast]

Tutte le volte che posava lo sguardo su di lei, Belle aveva quel suo grazioso naso all’insù sepolto tra le pagine ingiallite di qualche vecchio volume preso in prestito dalla biblioteca del villaggio – suo padre non era abbastanza ricco da permettersi di gettare denaro nei passatempi inutili della figlia, e lei si doveva adeguare.
Qualsiasi cosa facesse, ovunque andasse, che piovesse o ci fosse il sole, Belle se ne andava in giro con un libro ben stretto tra le mani o riposto nel cestino tra compere e vivande, come se fosse materialmente impossibile per lei uscire di casa senza.
Gaston stava giusto uscendo dalla drogheria – più povero di qualche moneta d’argento, con il borsello appesantito da nuovi proiettili e una fresca ricarica di polvere da sparo – quando la ragazza protagonista dei suoi pensieri gli passò accanto, arrivando persino a sfiorarlo con l’orlo del suo vestito, senza mai sollevare gli occhi dal libro e, neanche a dirlo, senza accorgersi di lui.
Aggrottando la fronte e sistemando i suoi acquisti all’interno della borsa che gli pendeva dalla cintura, Gaston si affrettò ad andarle dietro, per nulla intenzionato a farsi ignorare.
Fu così che si accorse di quello che sarebbe potuto diventare uno spiacevole incidente: Belle, come suo solito, si stava apprestando ad attraversare la strada senza far caso al mondo che la circondava – che cosa diavolo poteva mai esserci, in quei fogli vecchi e scribacchiati, di così interessante da farglieli preferire alla vita vera che le scorreva attorno senza che lei vi prendesse parte? – e dunque non si avvide del carro che veniva verso di lei a passo sostenuto, né del rumore degli zoccoli del cavallo che pestavano furiosi il selciato.
Gaston sgranò gli occhi, e agì d’impulso. Senza emettere un suono – non sarebbe servito a nulla chiamarla, se non a farla spaventare e terrorizzare ancora di più la bestia già di per sé agitata – scattò in avanti e le circondò la vita sottile con un braccio, strappandole un urlo soffocato e attirandola bruscamente contro di sé giusto in tempo a levarla dalla traiettoria del carro. Il conducente lanciò loro un’occhiataccia e un avvertimento a fare più attenzione a dove camminavano, prima di proseguire per la sua strada come se niente fosse.
Passata l’euforia e lo shock del momento, Gaston si accorse che stava ancora tenendo la ragazza premuta contro il proprio petto; e, per quanto la sensazione di quel corpo piccolo e morbido contro il fascio solido di muscoli che era il suo fosse a dir poco deliziosa e allettante, il giovane cacciatore si costrinse ad allentare la presa e indietreggiare di un passo per porre una distanza più rispettabile tra loro. Si limitò a tenerle un gomito in caso non avesse ben recuperato l’equilibrio, e la osservò mentre sollevava i suoi grandi occhi castani su di lei, palesemente terrorizzati.
«Stai bene, Belle?» Le chiese, mascherando la sua preoccupazione con un tono burbero.
Lei batté le palpebre, rilasciò un respiro che non si era accorta di aver trattenuto, e annuì piano. «Uh, sì, Gaston, grazie, io… Quel libro era – oh, mio Dio! Il libro!» Esclamò tutto ad un tratto facendolo sobbalzare, guardandosi freneticamente intorno fino a che i suoi occhi non si posarono su ciò che era rimasto del volume in mezzo alla strada – e che le ruote del carro e gli zoccoli del cavallo avevano irreparabilmente distrutto.
«Oh, il libraio sarà così arrabbiato…» Mormorò dispiaciuta, correndo in mezzo alla strada per raccogliere i resti del libro – incurante di aver rischiato di essere travolta appena pochi secondi prima.
Gaston restò sul marciapiede, irritato e perplesso insieme, a guardarsi intorno per evitare che qualcos’altro decidesse di provare a investire la ragazza che aveva tuttora ogni intenzione di sposare. Certo, avrebbe preferito che le sue attenzioni fossero interamente riversate su di lui – di sicuro non avrebbe dovuto competere con quegli inutili ammassi di carta straccia ancora per molto tempo, no? – ma fin quando Belle non fosse stata pronta ad accettare la sua proposta si sarebbe limitato ad osservarla da lontano, e a pregare qualche entità superiore che la gente smettesse di stampare libri.
Quando tutti i fogli furono ritirati da terra e riposti dentro il cestino della ragazza, Gaston fece un passo in avanti e le porse una mano, aiutandola senza fatica a rialzarsi. Belle si passò una mano tra i capelli per ritirarsi i ciuffi che le erano ricaduti in faccia, e il giovane volle cullarsi per un attimo nell’illusione che quel delizioso rossore sulle sue guance fosse stato in qualche modo causato da lui.
«Grazie, Gaston», sospirò, scrollandosi poi la gonna e le mani dalla polvere della strada.
Con un piccolo guizzo della mascella, Gaston trattenne un sorriso – dubitava che Belle lo stesse ringraziando per averle salvato la vita. In realtà, dubitava persino che la ragazza si fosse resa conto del pericolo che aveva appena corso.
«Hn», grugnì in qualche modo affermativamente. «Stavi tornando a casa?»
La ragazza posò gli occhi su di lui come se lo stesse vedendo per la prima volta. «Eh? Ah, no, voglio dire, , ma ora è meglio che vada a spiegare l’accaduto al libraio, non vorrei che… oh, e questo libro sembrava così interessante, e ora non saprò neanche come andrà a finire…»
Gaston allargò le narici nel prendere un profondo sospiro e chiedere pazienza all’universo. «Dovresti leggere di meno e prestare più attenzione a ciò che ti circonda, Belle», ribatté con tono inaspettatamente severo, inarcando un sopracciglio e incrociando le braccia sul petto.
Lei roteò gli occhi, sorridendo indulgente. «Mi hai già detto diverse volte che cosa ne pensi, Gaston, non serve ripetere le stesse cose ogni volta che ci incontriamo.»
Il giovane aggrottò la fronte – aveva l’impressione che avesse preso le sue parole per un insulto, e di certo non era quella la sua intenzione. «Volevo solo farti notare che è pericoloso–»
«Scusami, Gaston, ma devo proprio andare adesso! Devo sbrigare altre commissioni prima di rientrare», lo interruppe frettolosamente, battendogli gentilmente una mano sull’avanbraccio. «Ci rivedremo di sicuro. Buona giornata!» Esclamò, scappando e sparendo inghiottita dalla folla.
Gaston rimase immobile sul ciglio della strada, lo sguardo incredulo posato sul punto in cui Belle era scomparsa, e una richiesta di maggior buonsenso bloccata in gola.
«Che diavolo di ragazza», sibilò a denti stretti. Uno di quei giorni le avrebbe chiesto che cosa accidenti avessero quei libri da offrirle più di lui – il suo sguardo cadde distrattamente sul vetro di una finestra lì vicino, e la superficie gli restituì il proprio aitante riflesso che lui non poté fare a meno di approvare mentalmente; ma fu la strana espressione irritata e intenerita che gli adornava il viso a farlo impensierire.
Scuotendo il capo e scrollandosi di dosso certe imbarazzanti idee, Gaston girò sui tacchi e tornò ai propri affari.



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One-shot: 1123 parole.
   
 
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