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Autore: darkcloud    18/08/2003    0 recensioni
Un anno dopo nel liceo Shohoku...
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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89 a 88.
Urla di gioia da una parte. Pianti a dirotto dall’altra.
Questo era il risultato di una partita di basket e che partita di basket. Le due squadre, lo Shohoku e la Aiwa, si erano affrontate ad armi pari, nessuna prevaleva sull’altra, o se una lo faceva, subito dopo l’altra prendeva il suo posto e così via. Poi a cinque minuti dalla fine, quell’episodio, quella stramaledetta sfortuna: Sakuragi tentando di prendere un rimbalzo, aveva subito fallo ed era caduto a terra. Quella caduta gli aveva procurato un dolore tale alla schiena da non riuscire a continuare la gara, anche se avrebbe voluto farlo ad ogni costo, è sempre stato un testardo. Fu portato fuori in braccio dai compagni e Kogure entrò al suo posto. In quegli ultimi minuti lo Shohoku subì pesantemente l’ondata offensiva dell’Aiwa e seppur con tutta la forza di volontà che i giocatori avevano in corpo non riuscirono mai a recuperare.
La partita finì.
Lo Shohoku aveva perso di un solo punto, uno stramaledettissimo punto. Un canestro mancato aveva infranto sogni di tre anni, i sogni di tutti di vincere il campionato nazionale. I ragazzi dello Shohoku si accasciarono a terra, il loro viso fu rigato dalle lacrime. Disperazione, rabbia e rimpianto. Tanti “se” dominavano la loro mente, ma come sapevano bene i se non valgono nella realtà. Il loro sogno di gloria si era concluso. Dopo tanta fatica erano arrivati fin lì e, seppur con onore, avevano perso. Molti tentarono di rincuorarli con il fatto che era già stato un gran bell’obiettivo quello che avevano raggiunto, ma i loro cuori non volevano ammetterlo. Avevano sognato così a lungo, erano arrivati lì, stavano per toccarlo con un dito, ma gli era stato portato via violentemente. 
Anche Akagi stava piangendo, nessuno lo aveva mai visto in quelle condizioni, in realtà sembrava un tipo forte, un duro, uno che non piange mai, invece... In fondo era anni, dalle elementari addirittura, che sognava la coppa del campionato nazionale, ma ora era lì, aveva perso, aveva perso ogni altra speranza di far avverare il suo sogno. Ormai era in terza e l’anno dopo avrebbe lasciato l’istituto e con esso il suo sogno di gloria.
Mitsui era seduto con la schiena appoggiata al canestro, la testa fra le mani. Ripensava a quello che gli era accaduto durante quell’anno: era tornato nella squadra, aveva ritrovato la sua forma e si era ripromesso di vincere il campionato nazionale insieme alla sua squadra. Tutto questo solo per un uomo: Anzai, l’uomo che stimava di più al mondo. Ma non era riuscito a coronare il suo sogno e neanche quello dei compagni. Si chiedeva cosa pensava di lui l’allenatore. Alzò il viso e guardo nella direzione di Anzai: con la sua solita espressione assente stava cercando di consolare gli altri. Riabbassò la testa e continuò a piangere per quella sconfitta.
Miyagi si trova fra le braccia di Ayako, che cercava in vano di consolarlo. Era un compito arduo quello toccato alla giovane manager della squadra.
Mentre di Rukawa non se ne sapeva nulla. Subito dopo il duplice fischio dell’arbitro era sparito in direzione degli spogliatoi e non si era più fatto vivo.
Sakuragi era disteso vicino alla panchina, anche lui stava soffrendo, piangeva. Continuava a ripetersi che forse avrebbero vinto se lui non si fosse fatto male, poi ripensò ad una scena simile che gli era già capitata: quella volta nella partita contro il Kainan. Ripensò alle parole che gli aveva detto Rukawa: “Sei davvero convinto che sia colpa tua se abbiamo perso l’incontro?.... Non sei stato certo tu a decidere le sorti dell’incontro”. Gli rodeva ammetterlo, ma quella volta aveva avuto ragione e lo stesso discorso vale anche in quel giorno. Nessuno giocatore decide l’esito di un incontro, non è certo un errore o un infortunio che decide l’incontro. E poi, a volte si vince a volte di perde, ma l’importante è saper andare avanti, bisogna imparare a perdere. Un sogno era svanito, ma non si può vivere senza sogni, e ne sarebbe seguito subito un altro da conseguire. Si fece forza, si ripulì il viso dalle lacrime e si alzò in piedi, mostrando il più allegro dei sorrisi.
Si diresse verso il suo capitano e gli porse la mano. Akagi lo guardò per qualche secondo, poi sorrise e, non proccupandosi di mostrare le lacrime sul suo volto, afferrò la mano del rossino, che lo aiutò ad alzarsi.
“Su, andiamo negli spogliatoi” disse dolcemente Sakuragi e aiutò anche gli altri ad alzarsi.
Tutti si chiedevano dove quel ragazzo trovasse tanta forza d’animo, ma in realtà non lo sapeva neanche lui, forse stava maturando.
La squadra mestamente ritornò negli spogliatoi, dove trovarono Rukawa. Era seduto su una panchina, a petto nudo e con il volto coperto da un panno bagnato. L’armadietto accanto a lui aveva impresso su l’impronta di un pugno, era il segno della rabbia del ragazzo. Non amava perdere, specialmente se in quella partita aveva dato tutto se stesso. Rimase in silenzio, senza scoprirsi il viso.
Gli altri si misero a sedere a loro volta, tutti tranne Hanamichi, che prese la parola.
“Ragazzi, abbiamo perso, il nostro sogno è andato in fumo” si fermò un attimo a pensare per cosa aggiungere al suo discorso. Si fece serio in viso.
“Voi, il prossimo anno, non ci sarete” disse indicando Mitsui, Akagi e Kogure “Però noi abbiamo ancora del tempo per coronare il nostro sogno. Quest’anno non ce l’abbiamo fatta, ma l’anno prossimo ce la faremo, anche a costo di dare la vita in cambio. Ve lo prometto, vinceremo, vinceremo per noi e per voi, che non ci sarete più. Ora basta piangere” 
“Oh oh oh” Questo fu l’unico commento che riuscì a fare il vecchio Anzai.
Hanamichi mostrò di nuovo il suo solito sorriso “In fondo avete il genio del basket in squadra, non perderemo più!! Ora venite tutti qua”.
Gli altri incoraggiati dalle parole del ragazzo, avevano smesso di piangere e si erano alzati, raggiungendolo.
Sakuragi allungò la mano, gli altri appoggiarono la loro sopra la sua.
“Shohoku!!!!!!”
E alzarono tutti, contemporaneamente, le mani al cielo.
In quella situazione Hanamichi si era dimostrato davvero maturato, non era più il semplice teppistello di un tempo. Stava diventando il trascinatore della squadra, colui che sa spezzare la tensione in ogni momento, un leader naturale.
Akagi si era sollevato parecchio dopo il discorso del rossino, la promessa che aveva fatto lo aveva reso felice. Anche se l’anno successivo non ci sarebbe stato, sapeva di aver creato una squadra affiatata, che avrebbe portato avanti il suo sogno in sua assenza. Seppur con diverse difficoltà, quello era stato l’anno migliore nella squadra di basket, forse Sakuragi era davvero un genio. Cancellò subito dalla mente quel pensiero. No, no, Sakuragi è soltanto un idiota. Torno a sorridere.
“Ragazzi, per ringraziarvi di questo bellissimo anno, stasera tutti al karaoke, offro io!”
“Evviva il gorilla!” Aveva esultato Hanamichi, ma si calmò subito dopo aver ricevuto un pugno sulla testa.
Aveva ragione, Sakuragi era solo un idiota e patentato oltretutto.
Sakuragi si avvicinò a Rukawa
“Non ti preoccupare, vinceremo l’anno prossimo” gli disse per consolarlo.
“Se ci sarai tu, non credo, idiota!”
“Uno cerca di consolarti e tu lo tratti così?” urlò Hanamichi fiondandosi sul povero Rukawa e iniziando a picchiarlo.
Uff...Questi due non cambieranno mai, pensò fra sè Akagi, ma come farà ad andare avanti questa squadra senza di me? Mi sono illuso. Si avvicinò ai due e li divise.
“Sakuragi, smettila di fare l’idiota! E tu non lo attizzare!” riferendosi a Rukawa.
“ Adesso tutti a farsi una doccia e poi al karaoke!”
Ayako e l’allenatore uscirono dalla stanza e gli altri si buttarono sotto le doccie. Dopo una decina di minuti erano già lungo la via per il karaoke, con le loro borse in spalle e come se niente era successo.

  
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