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Autore: Fraywood_Granger    04/11/2015    3 recensioni
Jace e Clary. Alec e Magnus. Cosa succederebbe se Jace, convinto di rappresentare un male per Clary, decidesse di lasciarla? E se una cosa simile, anche se per motivi diversi, succedesse anche al nostro stregone glitterato e al nostro Shadowhunter gay preferito? Cosa succederebbe se, infine, Alec e Clary decidessero per vendicarsi dei loro ex e per tenere insieme i pezzi di...
Il titolo è ispirato alla bellissima sitcom degli anni '80 "Tre cuori in affitto"!
Spero di avervi incuriosito! Baci
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Due cuori in affitto

 

a Mortal Instruments fanfiction
 

1. Fire and ashes

 

New York, dicembre 2009

 

“Tu...” Clary è incapace di profferire parola. “Davvero?”

Jace non incrocia mai il suo sguardo. “Sì. Mi dispiace di averti deluso.” I suoi occhi ambrati fissano l'asfalto.

All'improvviso, Clary è scossa da un moto di rabbia. Rabbia contro Jace, che la sta lasciando dopo tutto quello che hanno passato, che non ha neanche il coraggio di guardarla, che la tratta in quel modo, incurante, senza tanti complimenti, senza cercare di essere gentile, come se di lei, delle sue reazioni, nulla gli importi più; rabbia contro il mondo intero; ma, soprattutto, rabbia contro se stessa, per averci creduto davvero. “GUARDAMI!” strilla alla fine. Jace sobbalza e i suoi occhi corrono a lei, oro e verde insieme. Lei trema, non sa nemmeno se per la rabbia o per il dolore. Prima era sotto shock; ora inizia a capire che non è un sogno, che sta succedendo sul serio, e inizia a reagire. Sente che il colore inizia pian piano a defluirle dal volto, lasciandolo freddo e bianco. “Sei... sei...” non trova le parole adatte.

“Un emerito stronzo?” Jace fa un sorriso sarcastico e Clary scatta avanti, mollandogli uno schiaffo. Sente i polpastrelli bruciare. Indietreggia. “Vaffanculo, Jace” dice.

Gira i tacchi e corre via senza guardarsi indietro, con le lacrime che iniziano a scorrere sul suo viso.

***

Il viso di Magnus è triste e incredulo. “Oh, Alec. Come hai potuto?”

Alec, agitato e nervoso, sente montare la nausea. Sente che sta perdendo Magnus, il vero amore della sua vita, ma avverte anche qualcos'altro, qualcosa di profondamente sbagliato, che lo rende teso, pronto a slanciarsi contro l'altro. “Magnus, io-”

“Io mi fidavo, mi fidavo di te.”
“Non è vero!” scatta all'improvviso lui, quasi gridando. Magnus indietreggia stupito. “Io mi fidavo di te! Io mi sono sempre fidato. Ti ho detto tutto di me, tutto quello che pensavo, quello che provavo, i miei desideri, i miei dubbi, i miei sentimenti, ti ho raccontato ogni cosa, ogni scemo singolo istante della mia vita insignificante! Tu, invece, non mi hai mai voluto dire niente: né come ti chiami veramente, né dove sei nato, quale è stato il primo viso che hai amato. Io ci ho provato. Forse nel modo sbagliato, hai ragione, ma ci ho provato. Io ho bisogno di sapere chi è la persona che mi dovrebbe rimanere accanto.” Magnus fece per parlare, ma Alec lo bloccò, proseguendo a voce più alta. “Questa è una relazione sentimentale... E io, perdonami se mi trovi così stupido e sdolcinato, l'ho sempre pensata come se dovesse essere un rapporto paritario fra i due. Io so, e lo sai anche tu, Magnus, che noi non siamo così. E come potrebbe essere, se tu sai tutto di me e io non so niente di te? È ovvio che vada in questo modo. E io mi ci sono sempre adattato; mi bastava che mi amassi, alla fine. Dopo un po', però, ho capito che da chi mi fosse rimasto accanto mi serviva anche qualcos'altro, qualcosa che tu non mi avevi mai dato. La fiducia.” Alec indietreggia, uno, due, tre passi, cercando di ricacciare indietro le lacrime. Si sente un po' meglio ora, dopo essersi sfogato; lo stregone rimane a guardarlo, immobile come una statua. “Addio, Magnus. Perdonami per quello che ho fatto. Anche se penso che, forse, lo rifarei.” Si gira lentamente ed inizia ad allontanarsi.

***

Clary è ferma, immobile e bianca, seduta sul suo letto. Non si è neanche tolta i vestiti. L'unica cosa che ha fatto è stato entrare in casa schivando le domande di sua madre e di Luke per poi chiudersi a chiave nella sua stanza. Convulsamente, le sue dita continuano a tormentare la lana del golfino. È freddo ormai, Natale si avvicina. Clary sospira, pensando a com'era bello quel periodo quando non c'era nulla di anormale, solo lei, Luke, sua madre e Simon.

All'improvviso sente qualcosa grattare sui vetri della finestra, quasi come se fossero unghie di qualcuno.

L'unica cosa che possa scuoterla in questo momento.

Suo fratello.

È venuto a prenderla.

Lo sapeva!

Troppo spaventata per guardare, sgancia lentamente un pugnale dalla cintura. Lo stridio sul vetro continua impaziente. Con aria disinteressata, rapida come un serpente, lancia il coltello contro la finestra. Il vetro si infrange, sente un grido. In un caos di frammenti, Clary si decide a guardare, correndo avanti.

“Simon!”

“Che diamine, Clary! Ma che ti è successo?” L'amico è in mezzo a mille pezzi di vetro.

“Oh, merda Simon, scusa... Credevo fosse Sebastian!” Clary si china immediatamente, tendendogli la mano. Lui la accetta, alzandosi e spazzolandosi via dai vestiti la polvere del vetro rotto.

“Perché, ultimamente ha preso l'abitudine di saltare dentro la tua stanza dalla finestra?”

“Se è per questo, nemmeno tu l'hai mai fatto! Stai bene?”

Simon alza gli occhi al cielo. “Sono un vampiro, Clary” risponde. “Ovvio che stia bene.”
“Scusa, scusami davvero... Devo essere un po' fusa oggi. Ma che ti è saltato in testa? Sei sempre ben accetto qui, non c'era bisogno che scavalcassi la finestra.”

“Sì, lo so, ma tua mamma mi ha detto che non volevi parlare con nessuno e che ti eri chiusa a chiave in camera tua e avevi messo anche una Runa di Chiusura. Sai, sbarazzarti dei tuoi amici non è tanto facile quanto non parlare con i tuoi. Quindi, a mali estremi... E poi, Twilight a quanto pare sostiene che per i vampiri sia cosa di tutti i giorni saltare dentro e fuori dalle finestre.”

“E da quando tu leggi Twilight?”

“Io non l'ho mai letto. È Maia che l'ha fatto.”

“Ah.” Rimangono un attimo in silenzio entrambi.

“Clary?” Simon prende la mano dell'amica, guidandola fino al letto. Si siedono assieme, vicini, ignorando i frammenti di vetro e la corrente di aria fredda che ora entra dentro la stanza.

“Dimmi.”

“Cos'è successo?” Clary sfila di scatto la mano da quella dell'amico. Conta fino a dieci, poi risponde.

“Jace mi ha lasciata.”

Sente Simon espirare di sorpresa. “Oh, Cla.”

“Non fa niente.”

“Sì, invece.”

“No. È solo uno stronzo.”

Clary sente una mano fredda stringere la sua. “Mi dispiace.”

Lei pensa a quello che le disse Jace il primissimo giorno che vide l'Istituto: Solo i mondani dicono mi dispiace intendendo condivido il tuo dolore per qualcosa di cui non hanno colpa.

“Non è colpa tua.”

“No. È vero.”

“La colpa è mia, mi sono fidata come una scema.”

“Tutti credevano facesse sul serio, non solo tu...”
“Forse faceva sul serio, all'inizio, ma poi oggi ha detto che per lui alla fin fine ero anche piuttosto noiosa e che non mi amava più come prima.”

Simon sospira.

“Sai? Forse è meglio così. Perché essere tristi per qualcuno che mi ha mollato e che mi ha detto che con me non stava bene? Prima o poi non avrebbe fatto più star bene nemmeno me. Dolore evitato.”

“Hai ragione, forse. Solo...”
“Solo?”
“Solo che io ti conosco, Clary, e so che tu non sei così.”

“Così come?”

“Oh, andiamo, lo sai.”

Clary rimane in silenzio.

“Così insensibile e-”

“Cinica? È questo che stavi per dire?”

“Beh, sì.”

“Insensibile e cinica. Questo significa che sono una sentimentale, giusto? Sono messa bene... mi sa che ormai appartengo a quella categoria di ragazze sdolcinate con cui una volta non avrei mai fatto amicizia, non è vero?”

“Non ho detto questo.”

“Sì, invece.”

“Cla!” sbotta Simon esasperato. “Smettila!”

“Beh, hai iniziato tu” ribatte Clary, facendo suo malgrado un mezzo sorriso.

Simon alza gli occhi al cielo, tirandole addosso un cuscino.

***

“L'ho lasciata.”

Alec, pallido e con il morale a terra, è sdraiato sul suo letto, il blocco degli schizzi sulle ginocchia, una matita nella mano. È sempre stato un suo passatempo, fin da che ha memoria, almeno. Quando Clary era arrivata nel loro mondo dalla nebbia mondana che li circondava, Alec l'aveva odiata dai più profondi recessi del suo cuore; eppure, c'era sempre stata in lui una minuscola parte che persisteva ostinata a cui quella strana ragazza andava piuttosto a genio, fin da quando aveva saputo che era una disegnatrice accanita quanto lui.

Jace, bianco e col volto impassibile, è appoggiato al comò, e lo sta fissando. “Alec!” esclama, riscuotendolo dai suoi pensieri.

Lui sobbalza e la matita scorre involontariamente sul foglio, rovinando un ritratto di Magnus quasi finito. Alza lo sguardo blu indispettito per incontrare una disperazione controllata negli occhi dorati dell'altro. Tutto il fastidio che ha provato un attimo fa svanisce. “Cos'è successo, Jace?” chiede cauto.

“Ho lasciato Clary.”

Jace sonda le emozioni che si accavallano sul volto dell'amico. Incredulità. Stupore. Perplessità.

“Perché? Credevo l'amassi alla follia.” Ma anche mentre lo dice, Alec ricorda un altro paio di occhi, occhi felini color verde dorato, e, con essi, anche le parole con cui ha distrutto ogni cosa soltanto poche ore fa.

Non sempre l'amore è tutto.

“Io dovevo” dice Jace con voce angosciata. Si siede su una poltrona vicino al letto.

“Puoi parlarmene?”

Jace rimane in silenzio. Alec aspetta paziente. Fissa sconsolato gli occhi da gatto che ha disegnato. Accarezza lentamente la carta, in attesa di una risposta.

“No” risponde alla fine il suo parabatai, frustrato.

“Suppongo che allora tu non possa dirmi nemmeno il perché non puoi raccontarmi il motivo per cui l'hai fatto” sospira Alec. Non è una domanda, è un'affermazione.

“No.”

“Tu la ami ancora, vero?” Il ragazzo Lightwood si mette a sedere, attento.

Osserva il suo migliore amico, meditabondo, con lo sguardo critico dell'artista che tante volte ha visto rispecchiato nelle iridi verdi di Clary, cosa che, per quanto lo riguarda, è il suo miglior pregio. Il suo sguardo si impiglia fra i riflessi dorati dei capelli, degli occhi, nella sfumatura color miele della pelle, nel nero dei marchi. Un tempo aveva creduto di amarlo. Ora sa che era una semplice infatuazione, svanita nel giro di poco, ma ricorda ancora ciò che provava ogni volta che lo guardava. Ricorda l'orrore di quella prima volta in cui capì di essere gay, buio, profondissimo, senza fine, in cui credette di annegare, di morire, ricorda le farfalle nello stomaco, i tuffi al cuore, i sensi di colpa che lo aggredivano e atterravano nei momenti più disparati e negli attimi in cui non se l'aspettava, ricorda le volte in cui di notte si alzava in silenzio per andare a vomitare, disgustato da se stesso, ricorda tutto.

“Certo che la amo” Alec sobbalza ancora una volta al suono della sua voce. Oggi si perde nei pensieri più spesso di quanto vorrebbe. Forse è la conseguenza dell'aver appena lasciato la persona di cui è innamorato. Forse sta cercando un rifugio in un mondo che non esiste.

Siede più vicino all'amico. “Mi dispiace tanto, Jace.”

“Non hai nulla di cui dispiacerti.”

Lui fa un sorriso amaro, amarissimo. Jace lo guarda, un po' stupito. “Tu credi davvero?” ribatte l'altro.

***

“Ehi, ti va di andare a mangiare una pizza? Chiamo Izzy e Alec?”
“Se vuoi. Basta che non si portino dietro-”

“Jace. Lo so; tranquilla. Lo dirò ad Iz.”

“Va bene.”

Simon traffica qualche istante col suo cellulare. “Izzy? Ti va di venire a prendere una pizza?” Una pausa. “No, Iz, non penso ci sarà un dopo. Vedi, è un'uscita tra amici. Cosa vuol dire che non sono più innamorato di te... Io intendevo solo che mi piacerebbe uscire tutti insieme, io, Clary, te e Alec. Anche Magnus, se vuoi... No? Perché?” Simon rimane qualche istante in silenzio. “Cosa? No, Jace no. È Clary... Anche loro si sono lasciati. Sì, Clary e Jace. Non lo so. Allora, tu e Alec ci state? Va bene, chiamami quando sai se vuole venire. Certo, certo. Ciao.” Chiude di scatto il telefonino. Ha un'espressione strana in viso. Clary lo guarda. “Beh? Che c'è?”

“Alec ha rotto con Magnus.”

Clary è incredula. “Sul serio? Alec ha lasciato Magnus? Perché?”
“Penso che stasera lo scoprirai. Izzy ha accettato, verrà con noi. Ha detto di salutarti e di dirti che Jace a volte sa essere uno stronzo di prima categoria.” Sul volto di Simon aleggia un sorriso che alla fine contagia anche Clary. “Grazie, anche se lo sapevo già. E Alec? Viene o no?”
“Iz ha detto che glielo chiedeva e poi ci chiamava.”

“Ah. Okay. Povero Alec” mormora Clary.

“Perché povero? L'ha lasciato lui.”

“Sì, ma c'era qualcosa che non andava. Non ti sei accorto come lo guardava ogni volta?”
“No, come?”

Clary alza gli occhi al cielo. “Con rabbia, con amore e con tristezza. Deve essere brutto sapere che il tuo compagno ti sopravviverà e poi si innamorerà inevitabilmente di qualcun'altro, mentre tu invecchi, non sei più né bello né affascinante né interessante, mentre lui rimane con l'aspetto di un diciottenne. E sapere che per lui è così, è normale, che tu sei solo un amichetto del momento, non il primo, non l'ultimo.”

“Per Magnus non era così. Lui amava Alec.”

“Sì, sì, non sto dicendo che a lui non importasse niente di Alec – solo che è abituato a perdere chi ama, e, alla fine, si riprenderà. Andiamo, Simon. Con questo non intendo che alla morte di Alec Magnus dovrebbe suicidarsi; è solo che... Lui si metterà senza dubbio con altri. Lo hai sentito. E all'inizio penserà spesso a lui, ai suoi sorrisi, ai suoi occhi, al suo viso, poi sempre meno, passerà il tempo, e, alla fine, dimenticherà persino il suo viso. Magnus è una costante in un mondo di mutamenti. Alec no. Siamo tutti presi dalla corrente, che ci trascina via; ma questo non accade per... per voi immortali.”

“Io non mi dimenticherò mai di te.”
Clary lo abbraccia. Inspira forte il suo profumo; sa di colla e di sapone, come quand'era piccolo. “Magnus era la costante di Alec; tu sei la mia. La mia costante. E so che non mi scorderai, quando non ci sarò più” dice. “Ti voglio bene, Simon. Grazie di tutto.”

“Anche io ti voglio bene, Clary.” Simon la stringe forte, abbassando le palpebre.

Clary ha gli occhi chiusi; è per questo che non può vedere le lacrime sanguigne che stanno scorrendo piano sul viso d'avorio dell'amico.

 

Estratto dal capitolo 2, "Dawn":


“Ma sei fuori?!” strilla Alec quando Izzy inizia ad investirlo lanciandogli una serie interminabile di vestiti apparsi magicamente dal suo armadio, senza neanche guardarlo. Lui li afferra tutti il più velocemente possibile, ma il cumulo fra le sue braccia sta diventando sempre più grande e non riesce quasi più vedere.

“E piantala Gideon” dice lei ridendo. È sempre stato un suo modo per coccolarlo, usare il secondo nome a mo' di vezzeggiativo, cosa che però ha smesso di fare da tempo, molto, molto tempo... Forse l'ultima volta che l'ha sentita chiamarlo così lui aveva otto anni e lei sei-sette. Secoli prima.

Non era in programma, ma inizia a sorridere suo malgrado. “Sophia Lightwood, quando ti deciderai a mettere la testa a posto?” dice abbastanza dolcemente.


Come risposta, un maglioncino rosso gli colpisce la faccia.
  
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