Why so angst?
Qui Bakura, che con la seconda shot ha già dimostrato a tutto il fandom che se c’è una cosa che ama è
Comunque, se c’è qualcuno più odioso
Ah, per chi di voi mortali non sapesse cos’è il GI Project vi invito a visitare la shot di Malik o la nostra presentazione, dove troverete tutte le spiegazioni in dettaglio. Abayo!
Bakura
La mano è gelida e si stringe a pugno istintivamente. Ma tu non senti più nulla.
È sangue rosso quello che incrosta le nocche, che scivola grumoso nella piega fra le unghie e la carne, che viene divorato avidamente dal terriccio, che si mescola alla pioggia che cade, infetta, a imbrattarne il rosso purissimo.
L’acqua lo dissacra, annega l’odore di tuo fratello e il ricordo di ciò che è stato col suo abbraccio fiacco, inconsistente, trasparente, blando. Li trascina con sé sotto terra, sotto le macerie, li nasconde alla tua vista perché ha paura, ma non c’è più nulla di cui aver paura adesso.
Le molecole leggere sguazzano nelle pozzanghere rosse mentre il sangue schizza via fuggendo verso di te in milioni di microscopici frammenti di goccia. Lo accoglierai, lo nasconderai, ti beerai della sua vista e allo stesso tempo sarà la tua maledizione. Vorresti gettarti in quel colore, lasciare che ti pervada e trapassi da parte a parte, diventare un tutt’uno con esso, lasciarti portare via dall’acqua insieme a lui e nasconderti con lui nelle profondità della terra.
Per un attimo pensi di farlo davvero, aprire la mano e allungarla verso di lui e verso la pozza scura che giace ai tuoi piedi. Ma non puoi farlo, non senti più niente, sei stanco, sei solo, sei in estasi, sei disperato. Sei vuoto. Bianco. Come una tela ancora da dipingere. Una tela graffiata e rotta, che nessun pittore userà mai. La tela che rimane a marcire in fondo a tutte le altre, nell’angolo buio del retrobottega.
Il buio non ti fa paura. Il buio ti permette di dimenticare il vuoto, il tuo colore, la pioggia… è oblio che riempie il tuo silenzio perché il buio non è mai nulla di più che buio e basta. Non aspira alla pienezza di un colore o al vibrare dei sentimenti, li accoglie dentro di sé come in un abbraccio silenzioso e cupo, li tiene stretti e non li lascia andare. Terrà stretta anche la tela bianca che nessuno vuole, la tela rotta.
Ma il bianco… il bianco è diverso. Il bianco è caos di rifrangimento di troppe emozioni tutte insieme, panico, allarme, cecità. Anche tu sei caos, pallido, bianco caos, sovrabbondante di sentimenti e incapace di gestirli. Il rosso ti serve: solo il sangue sarà in grado di tingere la tua tela e a quel punto diventerai una cosa sola con i ricordi, con il dolore, con l’odio.
Volevi morire. Ma sei ancora qui. La mano gelida stretta a pugno, stretta intorno a nulla di più della vuota soddisfazione di aver estirpato la vita di colui che odiavi. Per ora è abbastanza: il rosso che ti macchia la fronte e i vestiti è un colore sufficiente, ma l’acqua lo laverà via. Questa stupida pioggia che continua a scivolarti addosso, questo stupido freddo che nasce dalle ossa e ti artiglia la gola e il nero delle nuvole, solitario e irraggiungibile, a schernirti dall’alto del cielo.
È sangue rosso quello che incrosta le nocche, che scivola grumoso nella piega fra le unghie e la carne, che viene divorato avidamente dal terriccio, che si mescola alla pioggia che cade, infetta, a imbrattarne il rosso purissimo.
L’acqua lo dissacra, annega l’odore di tuo fratello e il ricordo di ciò che è stato col suo abbraccio fiacco, inconsistente, trasparente, blando. Li trascina con sé sotto terra, sotto le macerie, li nasconde alla tua vista perché ha paura, ma non c’è più nulla di cui aver paura adesso.
Le molecole leggere sguazzano nelle pozzanghere rosse mentre il sangue schizza via fuggendo verso di te in milioni di microscopici frammenti di goccia. Lo accoglierai, lo nasconderai, ti beerai della sua vista e allo stesso tempo sarà la tua maledizione. Vorresti gettarti in quel colore, lasciare che ti pervada e trapassi da parte a parte, diventare un tutt’uno con esso, lasciarti portare via dall’acqua insieme a lui e nasconderti con lui nelle profondità della terra.
Per un attimo pensi di farlo davvero, aprire la mano e allungarla verso di lui e verso la pozza scura che giace ai tuoi piedi. Ma non puoi farlo, non senti più niente, sei stanco, sei solo, sei in estasi, sei disperato. Sei vuoto. Bianco. Come una tela ancora da dipingere. Una tela graffiata e rotta, che nessun pittore userà mai. La tela che rimane a marcire in fondo a tutte le altre, nell’angolo buio del retrobottega.
Il buio non ti fa paura. Il buio ti permette di dimenticare il vuoto, il tuo colore, la pioggia… è oblio che riempie il tuo silenzio perché il buio non è mai nulla di più che buio e basta. Non aspira alla pienezza di un colore o al vibrare dei sentimenti, li accoglie dentro di sé come in un abbraccio silenzioso e cupo, li tiene stretti e non li lascia andare. Terrà stretta anche la tela bianca che nessuno vuole, la tela rotta.
Ma il bianco… il bianco è diverso. Il bianco è caos di rifrangimento di troppe emozioni tutte insieme, panico, allarme, cecità. Anche tu sei caos, pallido, bianco caos, sovrabbondante di sentimenti e incapace di gestirli. Il rosso ti serve: solo il sangue sarà in grado di tingere la tua tela e a quel punto diventerai una cosa sola con i ricordi, con il dolore, con l’odio.
Volevi morire. Ma sei ancora qui. La mano gelida stretta a pugno, stretta intorno a nulla di più della vuota soddisfazione di aver estirpato la vita di colui che odiavi. Per ora è abbastanza: il rosso che ti macchia la fronte e i vestiti è un colore sufficiente, ma l’acqua lo laverà via. Questa stupida pioggia che continua a scivolarti addosso, questo stupido freddo che nasce dalle ossa e ti artiglia la gola e il nero delle nuvole, solitario e irraggiungibile, a schernirti dall’alto del cielo.
Note conclusive (perchè io sì che so fare delle vere note)
Greeting mortals!
Qui è Malik che vi parla, perchè solo l'adorabile me sa fare delle note come si deve! Se non fosse per le mie molteplici spiegazioni, che se fosse per Bakura tutto vi sarebbe chiaro come il sole a mezzanotte. Uh Bakura mi ama! Come sei fluff, Fluffy. E comunque non so voi gente, ma io ho un solo commento: Niisan! Why, why WHY?! Rivangare quell'episodio è stato davvero evil da parte tua Fluffy... I like it.
In ogni caso se volete leggere la mia storia e siete stufi della monotonia di Bakura, ho da offrirvi un altro fandom: Death Note! Che troverete esattamente qui.
Passate a farmi visita ed enjoy!
Malik Ishtar