Characters: Stiles Stilinski; Derek Hale;
Pairing: DerekxStiles { sterek };
Rating: nc-14
Genre: Commedia; fluff; slice of life;
Words: 1.277
Warning: slash;
Prompt di: Bacinaru Efp ~ Teen Wolf, Derek/Stiles, Stiles odia la
barba di Derek e no, non ha nessun problema a farglielo notare.
Disclaimers: I personaggi di Teen Wolf appartengono a chi di diritto.
Scritta per il Rom-Com/Cliché Day della
Winter is Coming Week @We
are out for prompt
È un bacio interrotto dalla
smorfia di Stiles, un broncetto infantile che timido si manifesta al primo
sfiorarsi di labbra e presto gli arriccia il naso, gli incurva gli angoli della
bocca e gli mette addosso le più stupide espressioni che Derek abbia mai avuto
il (dis)piacere di vedere. Il mannaro non ha mai nemmeno pensato che una persona
potesse muovere così tanti muscoli facciali tutti in una volta – non che
lui sia un esperto, di espressione, ne possiede tre e vogliono dire tutte la
stessa cosa: Stiles, hai rotto i coglioni.
«Cosa.»
Derek si è sforza di chiederlo, anche se il punto interrogativo viene masticato
tra i denti e la domanda finisce per prendere le connotazioni di un'intera
frase, con tanto di insulti e minacce di morte verso il ragazzo.
Seduto sulle sue gambe, Stiles è ancora impegnato a smorfieggiare. Sia ben
inciso, è quasi tenero a modo suo – oltre che stupido, per le facce che continua
a fare, certo – e avercelo addosso, con le gambe che continuano a strusciarsi
contro quelle di Derek e le dita, incapaci di stare ferme, che continuano a
passare tra i capelli del mannaro, arruffandoli e grattandone la nuca a
strappargli sospiri di piacere, non sono un problema, tutt'altro. Il problema al
massimo sorge quando il ragazzo apre bocca.
«Dovresti raderti.»
I problemi nascono sempre quando Stiles apre bocca.
Derek sembra rifletterci, ma, per preservare la propria sanità mentale, scarta
immediatamente l'ipotesi di approfondire l'argomento, chiudendolo con un «No.» e
facendosi nuovamente avanti con il volto, per riprendere dal bacio interrotto.
È un bacio fatto di denti il suo, fatto dell'istinto predatorio di un animale
affamato della propria preda e in cui a morsi, mano a mano più avidi, si fa
largo contro le labbra di Stiles. E Stiles ne è sempre meravigliosamente
succube, in quel modo tutto suo in cui il corpo si agita, freme colto da una
paura a propria volta istintiva, che infine si trasforma in gemiti e in
strofinii del bassoventre contro il bacino di Derek.
Se solo Stiles fosse sempre così – zitto! – il mondo sembrerebbe un posto
migliore anche agli occhi di Derek, che gli circonda la vita in un abbraccio e
apre una mano al suo fondoschiena. Purtroppo il mondo è quello che è e Stiles è
incapace di stare in silenzio per più di qualche secondo o potrebbe andarne
della sua vita.
Ha gettato il capo indietro, infatti, gemendo più forte e, nel movimento la
propria guancia si è scontrata con quella di Derek, solleticata dalla sua barba.
«Ok è deciso: non può funzionare.» commenta, accarezzandosi la guancia.
«Dio. Stiles.»
«Stiles, senza "dio", lo sai che quando siamo soli non c'è bisogno di essere
formali.»
«Stiles.»
Ora che lo ripete, non suona più così bene e il sorriso che stava nascendo sulle
labbra di Stiles, sparisce in fretta, lasciando spazio ad un lampo di paura
negli occhi e al suo pomo d'Adamo che sale e scende, deglutendo rumorosamente.
«Non è colpa mia se la tua barba mi dà fastidio! Guarda com'è ispida, ogni volta
che mi baci non riesco a pensare ad altro, scommetto che anche lei non vede
l'ora di tagliarmi la faccia.»
«Che diavolo…»
«È la tua barba, quindi è per forza violenta come te. Ed io ho la pelle
sensibile!»
Derek sta cercando di capire come ha fatto il discorso a prendere una piega
tanto ridicola. Le mani hanno abbandonato da un pezzo i fianchi e il
fondoschiena di Stiles per potersi massaggiare le tempie.
Serra i denti, inarca un sopracciglio e cerca di infonderci tutta la cattiveria
di cui è capace.
«…hai la pelle sensibile.» ripete in un tono meccanico, per nulla gentile.
«Sì. Sono tutto sensibile, Derek!»
È tutto scemo, vorrebbe dirgli, ma poi significherebbe mettere insieme
un'altra frase di più di due parole (solitamente composta da verbo e "Stiles"
più o meno sottinteso) e non può permetterselo, ha una certa reputazione da
mantenere, lui. Così finisce per lasciare la parola al ragazzo e a
pentirsi di essere nato, di averlo conosciuto, di essersi… no, innamorato no,
che schifo, si tratta pur sempre di Stiles, ma vorrebbe portarselo a letto,
questo sì: scoparlo, affondare nel calore del suo corpo, scoprire dove gli piace
essere toccato e farlo finalmente suo – che non significa lo voglia perché ne è
innamorato, assolutamente no.
E intanto Stiles parla, si lancia in un trattato sugli effetti negativi che la
barba ha sulle persone, sul fatto che gli uomini con la barba creano delle
aspettative assurde nelle ragazze perché non tutti ci stanno bene, lui per
esempio ci ha provato a farsela crescere, ma è stato un disastro e Scott ha riso
per una settimana. Parla così tanto che Derek non ricorda più perché avesse
finalmente preso il coraggio di invitarlo a casa sua (invitarlo nel senso di
avercelo strattonato a forza, con l'aria torva di un serial killer e senza
proferire una parola) ed alla fine, semplicemente gli sbatte una mano sulla
bocca, obbligandolo al silenzio.
Ma far tacere Stiles, ancora una volta, è impossibile: ci sono gli occhi che
parlano per lui, due enormi occhioni espressivi che lo fissano impanicati,
confusi ed eccitati.
«Invece di continuare ad infastidirmi con le tue idiozie, inizia a fidarti di
me, idiota.»
Quindici parole; la reputazione di Derek è appena andata a farsi fottere.
Deve averlo capito anche Stiles perché nonostante sia appena stato redarguito in
merito alle cazzate, inizia una serie di «Mhmmm!» lamentosi che sbattono contro
il palmo del più grande, costringendolo a liberargli la bocca.
«Sei un mannaro è ovvio che non mi fidi di te!»
Non c'è nessuno in questo momento, che Derek odi più di Stiles, forse
nemmeno gli Argent.
«Il tuo amico Scott è un mannaro.» ribatte e il sopracciglio inarcato, se
possibile, si fa ancora più malvagio.
«Già e lo incateno come un salame nelle notti di luna piena, perché non voglio
diventare il suo spuntino notturno. È questa la vera amicizia.»
«D'accordo, allora facciamo così: o la smetti o ti sbrano.»
Finalmente Derek deve aver premuto il tasto giusto: inorridito, il ragazzo tace
di colpo e lui può tirare un sospiro di sollievo.
«Ed ora chiudi gli occhi.» continua. La sua reputazione di Lupo Nero, Cattivo e,
soprattutto, Muto, sempre più distrutta.
Stiles almeno obbedisce; si stringe nelle spalle e strizza gli occhi come se da
quello potesse dipendere la decisione di sbranarlo o meno. Continua a
strizzargli anche quando il tempo passa e non accade niente, anche quando inizia
a temere che il più grande si stia prendendo mentalmente le misure per
recidergli la giugulare in un unico colpo. Forse dovrebbe risollevarne almeno
uno, ma prima che possa farlo, il calore di Derek è tornato a circondarlo.
Non lo bacia questa volta, lo sfiora soltanto, con la punta del naso contro la
sua e la lingua che gli bagna appena le labbra, ne solletica la voglia che
Stiles ha di lui, facendolo tremare d'aspettativa. Poi, quando lo vede allungare
disperatamente il collo per poter ottenere di più, si tira indietro e lo lascia
annaspare nell'attesa. Gli torna addosso con tutta calma, la stessa che ci mette
per strofinare la propria guancia a quella del ragazzo, in un ampio gesto
animale, in cui ruota il collo, per strofinarvi anche il mento.
E a quel contatto inaspettato, Stiles inarca la schiena e si tende tutto, mentre
i peli corti della barba di Derek gli pungolano la pelle in un piacere ruvido
che finisce in basso, tra le gambe.
Il bacio che infine segue non è mai stato così perfetto.
«La… la barba è approvata… è approvatissima… guai a te se te la radi…»