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Autore: DavidCursedPoet    06/11/2015    0 recensioni
Questa è semplicemente una riflessione che ho fatto un po' di tempo fa. Riflette su quello che è, come dire...Il potere dei sogni...
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi è venuta voglia di scrivere. Ora. Ma non so cosa, no, non lo so. Scriverò solo quello che mi viene in mente. Su qualsiasi cosa, in qualsiasi momento.

Purtroppo, la mia capacità di parlare non è tra le migliori. Non sono bravo ad intrattenere le persone con la mia voce, ahimè; questa capacità mi manca, vorrei avercela: esistono persone che riescono ad ammorbare coloro che li circondano con la sola inflessione della voce, a prescindere da ciò che stanno dicendo. Preferisco scrivere. Nella scrittura c'è sempre la possibilità di cambiare, tornare indietro e correggere gli errori. Non si può mica fare così nella vita, che banalità.

Uno sciocchissimo cartone giapponese mi ha portato a questa pagina di Word. Mi ha sconvolto.

Un pianista innamorato di una ragazza.

Lei a sua volta è innamorata di lui.

Non glielo dice.

Muore. 
 

Non è tanto il fatto che sia morta a sconvolgermi. No, non lo è. Perché non dirlo? Stupida. Perché non godere degli ultimi momenti della tua vita? Forse, il semplice e puro idealismo romantico.

-Un attimo fa, mi sono alzato, ho camminato dalla mia camera al ripostiglio, irrequieto, incapace di star fermo, l'agitazione sul mio volto palpabile: la maschera dell'inqiuetudine-

Tornando al discorso precedente, certo: è chiaro che si voglia dare un'idea pura dell'amore, pulita, scevra da ogni malignità, dopotutto stiamo parlando di quattordicenni. Un'idea bianca. Tutto il cartone, alla fin fine, è stato concepito per questo scopo. Le atmosfere chiare, i luoghi, i colori, la musica, gli abiti della ragazza, i ciliegi in fiore, la primavera. Penso siano tutti luoghi comuni degli shoujo (cartoni animati a tematica spesso romantica, generalmente indicati per un pubblico femminile). Non sono abituato a guardarne. Per questo adesso mi sento straziato.

Di fatto, il problema fondamentale è un altro. L'idealizzazione fatta in questo anime, ha fatto emergere una condizione sottintesa all'anime stesso: il fatto che il pubblico sia estraneo a quei sentimenti che al suo interno vengano raccontati. Forse sto scrivendo altre cose banali.

Quanto più un elemento manca nella vita di qualcuno, tanto più esso è agognato, voluto, desiderato. Una semplice legge del comportamento umano. Il tutto viene aggravato dalla presenza di altri individui che hanno ciò che manca.

Il colpo di grazia consiste nel cercare in un cartone giapponese (vi dirò, il cartone è solo un esempio) il rimpiazzo alla mancanza: si crea empatia tra pubblico e personaggio, tra pubblico e vicenda.

E così vien fuori l'immedesimazione nei confronti di un personaggio non esistente, di qualcun altro. "Vorrei essere...". "Come sarebbe bello se non fossi vissuto in questo mondo ma lì...". "Oh, se solo avessi avuto la sua stessa possibilità non avrei fatto il suo errore. Perché sempre agli altri e mai a me?" sono frasi che ci siamo ripetuti centinaia e centinaia di volte.

Giorno dopo giorno,

Dipingo un castello dai colori variopinti.

Prima disordinato, vago,

Impalpabile, ineffabile

-Tra le nubi immerso-

Più ordinato, organizzato,

Splendido, luccicante, infine.

Il palazzo reale dei miei desideri.

Tra frammenti di correzioni

Passate,

Diamanti di speranze

Future.

Mi rispecchio al loro interno

E chiedo:" Che ci faccio qui?

Io sono altrove."

Sì, credo che ognuno si sia creato il mondo perfetto nella propria fantasia. Un mondo ristretto e profondamente limitato, pervaso dall'egoismo, in cui io- o chi per me- regno sovrano da protagonista assoluto. Il "Castello del desiderio". Da ora in poi lo chiamerò così, questo mondo immaginario.

Questa scelta non è affatto casuale, il castello non è altro che una costruzione tipica della fantasia: nei castelli si incontrano principi, principesse, mostri e chi più ne ha, più ne metta, nei castelli ci si perde. E poi, il desiderio...Sì. Il materiale di costruzione del castello è il desiderio. Tutto ciò che non possiamo avere ma che non ci rassegniamo ad abbandonare. Il "non essere" è una componente fondamentale del Castello. Tra le sue stanze troviamo persone abbandonate o perse nel corso degli anni, baci mai dati, frasi non dette, frasi dette che sarebbe stato meglio non dire, menzogne a fin di bene. Tutto ciò che ipoteticamente poteva essere e che non è stato. Ciò che era. Ciò che forse sarà ma che non riusciamo ad aspettare. Tutto ciò che ipoteticamente poteva essere e che non è stato. 

 In questo momento ne sto forse facendo un'elogio esagerato, perché ammetto che non mi dispiacerebbe trovarmi lì piuttosto che qui.

Credo che esistano persone ostinate a negare l'esistenza di un livello "mentale" del genere. Dopotutto, coloro che si abbandonano alla fantasia ed al desiderio, sono dei deboli, forse. Deboli, persone che hanno fallito e che quindi cercano di rifarsi nella loro mente. Persone alimentate solo dal rimpianto e dalla speranza. Eppure, in un cantuccio, sento che tutti hanno la necessità di desiderare e di costruirsi una piccola utopia segreta e personale.

-Lì, nei nostri pensieri, siamo profondamente liberi, solo lì-mi dico- mi sento simile ad un Dio creatore. Questo mondo è il mio!- 

Chissà se tutti la pensano come me e se tutti hanno creato un proprio mondo immaginario. Nel mio mondo c'è il gelsomino notturno(ovviamente non solo quello, ma tanto altro). L'esempio più sciocco ad essermi venuto in mente, ridete pure, ridete se avete capito quel che intendo.

Sì, dopotutto l'intimità è qualcosa di profondamente unico, ed io con questo piccolo testo provo "a raggiungere l'intimità dell'animo di chi legge", una pretesa assurda, sì. Forse non devo puntare così nel profondo. Mi limiterò a sperare di avervi dato qualche secondo di riflessione sul vostro "Castello dei desideri". 

   
 
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