È
come una stella nella notte.
Se
alzi gli occhi al cielo buio, puoi forse evitare di ammirare la
luminosità
degli astri?
André
non può. Resta a guardarla in cima alle scale, la risata
interrotta al solo
vederla. Credeva di prenderla in giro, credeva di trovarsi davanti un
manico di
scopa.
Invece
Oscar brilla come la luce più luminosa, brilla
nell'oscurità, brilla per lui.
Perché è a questo che André pensa, non
appena è in grado di farlo: lei è bella, ma
è bella per un altro. Un altro che
ora è lontano, un altro che non immagina nemmeno
ciò che vedrà stasera.
André ne è certo.
La
mano si chiude a pugno mentre la accompagna alla carrozza, i pensieri
si
rabbuiano mentre la guida a Versailles.
È
una sera come tante, è la sera del ballo.
André
non può farsi vedere, non può farsi riconoscere.
Oscar non vuole che qualcuno
sospetti che ci sia lei sotto il bel vestito di seta celeste, non vuole
che
qualcuno sappia di cosa si sta macchiando. Passerebbero i mesi, forse
gli anni,
a parlare di questa serata, del Capitano delle Guardie vestito da
donna, del
suo bell'abito, dei suoi capelli perfettamente raccolti.
Segue
tutto da distante André, non può farne a meno.
Non vuole perderla di vista.
Si
nasconde in mezzo alla gente, in mezzo ai nobili, indossa una parrucca
come
loro, beve il loro vino, ascolta i loro pettegolezzi. Sente parlare di
questa
nobildonna straniera, che arriva da lontano, e i mormorii si fanno
eccitati
quando finalmente lei entra.
André
è certo che se lei lo sapesse lì, fuggirebbe via.
Si volterebbe per scappare e
lui non avrebbe più la possibilità di avvicinarla.
È
sicuro che Oscar sia in grado di riconoscerlo, per un momento pensa di
metterla
alla prova, di pararsi davanti a lei e chiederle un ballo.
Sì,
farà così. Un ballo con la donna che ama, un
ballo con la donna che non potrà
mai avere.
La
guarda passare a testa china, in mezzo ai nobili, il ventaglio piumato
a
coprire parte del viso.
È
bella.
André
non può fare a meno di guardarla, non può fare a
meno di volerle restare
vicino.
Fa
un passo. Poi un altro. Le gambe devono portarlo da lei, vuole
chiederle un
ballo.
Solo un ballo.
Sì,
André è deciso più che mai. Stasera la
terrà fra le braccia, la stringerà a
sé,
fingerà di essere un altro.
André
avrebbe sempre voluto essere un altro per lei, ma questo gli avrebbe
impedito
di esserle sempre vicino, di poterla proteggere.
No,
no, non è il momento per certi pensieri.
André
si fa avanti, è a pochi passi da lei.
Oscar
si guarda intorno, come se stesse cercando qualcuno. E André
ha la sgradevole sensazione di sapere chi
sta
cercando.
Non è
il momento,
si ripete facendo quelli che sono gli ultimi passi verso la stella
più bella in
quel cielo notturno, l'unica luce in mezzo a quelle anime oscure.
È
lì, davanti a lui. Basta un movimento, un gesto, e
potrà chiederle di danzare.
Si mostrerà a lei, e anche nella remota
possibilità che Oscar lo riconoscesse,
non potrà negargli un ballo, non potrà fuggire
ora che è in mezzo alla sala.
Sarebbe notata da troppi occhi, e André sa che lei non vuole
essere
riconosciuta.
Respira
a fondo, deve fare un inchino e pararsi davanti alla sua dama.
Sì,
stasera Oscar sarà la sua dama, stasera la terrà
stretta a sé.
Tutti
la stanno guardando, tutti sono rapiti dalla sua bellezza. E come non
potrebbero? A questo pensa André mentre assume un
espressione seria per
superare gli ultimi ostacoli.
Ma
qualcuno è al suo fianco, qualcuno che André
conosce molto bene, qualcuno che
gli fa salire un brivido lungo la schiena.
No...
No,
è davvero Fersen.
Fersen
che si sta facendo avanti, Fersen che gli sta rubando la dama.
André
resta a fissarlo mentre si inchina per chiedere un ballo a Oscar.
È come
sentirsi mancare, è come se tutto il cielo si fosse fatto
ancora più buio
portandosi via la sua stella. Perché Oscar è la sua stella, non di Fersen.
Non
può fare a meno di rimanere immobile e seguirli con lo
sguardo mentre danzano
davanti a lui, mentre le mani e le braccia di Fersen
stringono la donna che
André ama.
È
come morire.
O
forse è anche peggio. Perché da morto non ti vedi
portar via l'unica cosa a cui
tieni.
André
si sente distrutto ogni istante che passa a guardarli, ogni istante che
li
scopre a parlare. Cosa si stanno dicendo? No, non stanno parlando,
è solo
Fersen.
Già,
Fersen che non si è lasciato sfuggire una donna tanto bella,
Fersen che non può
averla riconosciuta.
Ma
poi qualcosa accade.
Tutto
si ferma. André si sente bloccato nel tempo, come se quella
scena avesse
ghiacciato l'intera sala. In realtà gli altri stanno
continuando a danzare, la
musica muove ancora le fila, sono solo loro due, fermi, con la mano di
Fersen
aperta sulla schiena di Oscar. È chinato su di lei, la tira
a sé, e André non
può fare a meno di invidiarlo.
Ma
poi lei fugge via, esattamente come lui aveva creduto avrebbe fatto
appena
entrata.
Sta
fuggendo, sta correndo in mezzo alla sala, in mezzo alla gente che
balla, in
mezzo alla musica dolce che ora dovrebbe cullarla nella danza.
La
vede uscire e non può fare a meno di seguirla nei giardini
di Versailles.
Cos'è
successo? Perché
è fuggita?, si chiede
mentre la cerca nell'oscurità della
notte.
Poi
la vede e tutto torna ad avere un senso.
Oscar
è china sulla fontana, su una grande fontana che sembra
rappresentare il suo
animo: puro com'è lei, triste come adesso deve sentirsi.
André
non ha bisogno di vederla in faccia per capire, non ha bisogno di
sapere cos'è
successo per sapere come si sta sentendo lei ora.
La
sua donna...
Le
arriva alle spalle e lei lo sente, si volta, i loro occhi si incontrano.
Ha
pianto.
Quanto
dolore c'è dietro questa scoperta? Quanto dolore sente
André ora che vorrebbe
solo stringerla come ha fatto Fersen?
Oscar
lo guarda ancora, è fissa nei suoi occhi.
E
il pianto ricomincia.
«Oh,
André!» geme lei prima di voltarsi ancora verso la
fontana.
André
afferra la parrucca e la getta nell'acqua, si fa più vicino,
non può sentirla
piangere, non vuole. La prende per le spalle e la stringe come avrebbe
voluto
fare da tanto, tantissimo tempo.
Sembra
un momento infinito, in realtà dura un istante. Poi lei si
allontana, allontana
la sua mano, allontana lui.
«No...»
sussurra, chinando il volto a terra. «È
sbagliato.»
È
vero,
pensa André. È
sbagliato. Ma non per
questo non si può.
Adesso
è lui a prenderla, come una donna, come la sua
donna. Porta le mani sulla schiena scoperta di Oscar, la accarezza, la
sente
abbandonarsi al pianto.
Non piangere,
Oscar.
Domani potrai dimenticare ogni cosa, ma oggi non piangere. Ci sono io
con te.
Note dell'autrice:
Grazie
per essere arrivati fin qui!
È la prima FanFiction che scrivo su Oscar, è la
prima
FanFiction che scrivo in vita mia. È stato grazie a lei se
ho
trovato questo sito, glielo dovevo.
Celtica