Fanfic su artisti musicali > Mika
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Autore: Lizhp    06/11/2015    3 recensioni
Erano morbide quelle labbra e si erano mosse con dei movimenti così dolci da fargli perdere la testa come niente e nessuno aveva mai fatto prima. Quel profumo di buono, che nemmeno lui riusciva bene a capire di cosa fosse, lo avrebbe respirato per sempre, se solo avesse potuto. Quella sensazione di leggerezza che aveva provato quando la sua mano aveva accarezzato quei capelli biondi e così lisci, la poteva sentire ancora quando pensava a quella riva del fiume, quando pensava solo a Andy che aveva deciso di unire per qualche minuto le loro labbra, senza tener conto di quello che era successo dopo e delle conseguenze.
Mika aprì di scatto gli occhi: le quattro di mattina.
Genere: Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Andy Dermanis
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buooooonasera!
Allora, piano piano sto tornando a scrivere. Ho scritto anche un pezzo per il seguito di You Made Me, ma ancora troppo breve per essere pubblicato, portate pazienza.
Nel frattempo questa sera mi sono ricordata di questa OS che avevo iniziato un po' di tempo fa, ma che era rimasta incompleta. Ho deciso di finirla e beh, eccola qui.
Ho messo insieme un po' di cose:
Innanzitutto un'intervista in cui Mika raccontava del suo miglior bacio sulla riva di un fiume a 17 anni: mi sono presa la liberta di spostare questo evento un po' più in là negli anni, perché sì, mi andava di rifarmi a questa cosa raccontata da lui e quindi me ne sono un po' fregata :P
Altra cosa che ho deciso di utilizzare, anche se sono sicura che non sia andata così, è ancora un racconto suo, in cui afferma di essere stato cacciato di casa dal suo ragazzo alle cinque di mattina proprio mentre Grace Kelly svettava in cima alle classifiche. Anche in questo caso ho preso questo suo racconto e ci ho giocato un po' come volevo io.
Poi ho preso spunto dall'intervista alle Invasioni Barbariche, in cui fa tutto quel discorso sull'amore, dicendo che "l'amore cambia, prima pensi che una persona è orribile, poi...".
E infine ci ho legato una canzone che penso abbiate capito dal titolo ;)
Niente, come al solito fatemi sapere che ne pensate se vi va :D
A presto spero!
Ciao ;)

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Two o'clock in the morning,
Something's on my mind.
Can't get no rest,
Keep walking around.
If I pretend that nothing ever went wrong
I can get to my sleep
I can think that we just carried on.

 
Mika continuava a tenere gli occhi insistentemente chiusi, ma non era ancora riuscito a prendere sonno.
Non sapeva che ore fossero e non era nemmeno sicuro di voler venire a conoscenza di quanto tempo avesse trascorso in quel letto, rigirandosi da un lato all’altro inutilmente.
Nella sua mente si alternavano ricordi e immagini che come protagonista avevano sempre, inevitabilmente, la stessa persona.
Una chioma bionda.
Un paio di occhi azzurri, chiari come il mare.
Una videocamera sempre tra le mani.
Tormentava i suoi pensieri dal giorno in cui l’aveva conosciuto, qualche mese prima, e a quanto pare Mika non aveva nessuna speranza di riuscire a liberare i suoi pensieri dalla sua immagine.
Sospirò, ricordando ancora una volta l’episodio che lo aveva condotto a quella confusione che gli impediva, da qualche giorno, un sonno sereno.
 
-Maaa- iniziò a dire Mika, strascicando le parole e incespicando nei suoi stessi piedi, iniziando poi a ridere di se stesso: sembrava aver scordato come si camminasse.
-Se non stai attento, a casa ti ci riporto con il naso rotto- constatò Andy, iniziando a ridere anche lui, forse un po’ troppo esageratamente per un semplice inciampo.
-Come mai stasera niente videocamera?- chiese infine Mika, continuando a camminare barcollando.
-Non porto la videocamera quando so che poi mi ubriaco- spiegò il biondo, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Erano decisamente ubriachi: il fatto che il barman del locale in cui erano appena stati fosse veramente bravo, li aveva spinti a bere un po’ troppi drink.
Tra l’altro, si erano ritrovati nel pub casualmente, seduti a due tavoli diversi, a bere in solitudine. Solo quando l’alcol aveva iniziato a fare effetto, Andy aveva deciso di alzarsi dalla sua sedia e ciondolare pericolosamente verso quella libera accanto al libanese.
Entrambi non erano a conoscenza del fatto che il motivo che li aveva spinti a bere in solitudine in quel pub, vicino alle case di entrambi, era in realtà lo stesso.
Lottavano entrambi con sentimenti contrastanti; il loro rapporto di amicizia non era proprio iniziato con il piede giusto. Interessi diversi, caratteri completamente differenti e opinioni discrepanti, avevano fatto sì che non si sopportassero a vicenda.
O così almeno dicevano a loro stessi.
Infatti, Mika si ritrovava sempre più spesso a domandarsi perché, nonostante tutto, sentiva la necessità di fermarsi ad osservare i lineamenti del volto di Andy per un tempo più lungo del normale. Addirittura, più di una volta, si era ritrovato a pensare a quanto fosse bello. In un’occasione aveva anche provato il forte istinto di baciarlo; una voglia inspiegabile, per quanto lo riguardava. Lui non era innamorato di quel ragazzo.
Forse.
Andy, dal canto suo, si stava rendendo conto che dentro di lui l’opinione su Mika stava cambiando. I loro caratteri così diversi li avevano portati a bisticciare al loro primo incontro, lasciandolo convinto che mai sarebbero potuti andare d’accordo; in realtà, negli ultimi periodi, Andy usciva solo per vedere il ricciolino, anche se non lo realizzava subito. Ci pensava più tardi, a casa, quando si capacitava del fatto che l’unica cosa che avrebbe voluto era stare un po’ più vicino a quel ragazzo, anche se continuava a ripetersi di non sopportarlo.
Un mix di emozioni, che entrambi facevano fatica a conciliare e gestire.
Ad accettare, soprattutto: l’orgoglio giocava un ruolo molto importante in questo, nessuno dei due avrebbe mai ammesso che, in realtà, con l’altro si trovava bene. Fin troppo, per essere un normale rapporto di amicizia.
Ma di normale, quel rapporto, non aveva mai avuto niente.
Affogare i loro dubbi nell’alcol era sembrata la soluzione migliore ad entrambi. Tutti e due sconvolti di trovare la persona che causava loro questa confusione proprio nello stesso locale, avevano inizialmente deciso di ignorarsi e di scambiarsi sguardi sfuggevoli da lontano.
Poi, una serie di eventi veicolati dal cervello annebbiato dai drink, li aveva portati a passeggiare instabilmente sulla riva di quel fiume.
L’equilibrio di Mika era decisamente più instabile di quello di Andy, tanto che barcollò nuovamente, finendo contro la spalla di colui che, per quella sera, era stato il suo compagno di bevute.
Il biondo, iniziando a ridere, restituì il colpo al ragazzo, spingendolo verso sinistra. Il libanese, volendo vincere quel gioco, prese una bella rincorsa e si scaraventò nuovamente contro Andy, ridendo soddisfatto quando lo vide atterrare nell’erba.
Il greco prese allora un respiro profondo e si rialzò, continuando a camminare accanto a lui.
Dopo due minuti di tranquillità, quando fu sicuro che ormai Mika non si aspettasse più una vendetta, si scagliò con forza contro la spalla del ragazzo.
Il riccio, di riflessi poco pronti, non fece in tempo ad opporre resistenza e venne scaraventato verso sinistra, dritto nel fiume.
Una risata, più simile ad un ululato, riempì l’aria e Andy si accasciò a terra, in ginocchio, tenendosi la pancia con entrambe le braccia, piegato in due dalle risate.
-Tu sei uno stronzo!- ruggì invece Mika, sollevandosi dal bordo del fiume, fortunatamente poco profondo.
Si fece passare le mani sul volto e tra i capelli, strizzando poi la maglietta.
Per fortuna faceva caldo. Inoltre, era troppo ubriaco per arrabbiarsi sul serio con Andy.
Il riccio si fermò poi ad osservare l’amico, che in quel momento era ancora steso a terra a rotolarsi dalle risate e, sentendo quel suono stranamente piacevole per il suo udito, Mika unì la sua risata a quella del biondo.
Si avvicinò alla riva del fiume e tentò di uscire, ma la coordinazione dei movimenti sembrava averlo abbandonato del tutto proprio nel momento del bisogno.
-Andy… Andy- chiamò due volte il nome del ragazzo, ridendo nel mentre -Aiutami- gli chiese poi, tendendo una mano e avvicinando così la manica della maglietta al suo viso. Storse il naso: puzzava di piscio di topo e in quel momento si rifiutò di ipotizzare tutto ciò che probabilmente era stato scaricato nel fiume.
Il biondo placò di poco le sue risate per riuscire ad alzarsi e afferrare la mano di Mika, aiutandolo ad uscire dall’acqua. Di nuovo, si trattava di movimenti troppo complicati per la quantità di alcol che avevano in corpo: Mika riuscì ad uscire dal fiume solo quando Andy lo tirò forte, ma la spinta lo fece finire proprio addosso al ragazzo, al quale si appese con le braccia attorno al collo per non finire a terra. Andy portò le braccia attorno ai fianchi di Mika per sorreggerlo in piedi e inaspettatamente si ritrovarono abbracciati.
Al contrario del ricciolino, Andy profumava di buono. Mika non riusciva a capire che profumo fosse, ma ritrovandosi con la faccia immersa nella sua maglietta si rese conto per la prima volta che quel profumo gli piaceva davvero molto.
-Puzzi da far schifo- sussurrò Andy, non sapendo cosa fare e, soprattutto, non volendo del tutto tirarsi fuori da quella situazione. Lo stava ancora stringendo tra le braccia e la cosa gli creava un po’ di disagio, ma allo stesso tempo non voleva lasciarlo andare.
-E’ colpa tua- replicò Mika, ancora con le braccia attorno al collo del biondo.
Si allontanarono di poco e Mika si fermò, come spesso accadeva, ad osservare il volto di Andy. Questa volta si trovava davvero vicino al suo.
Le guance leggermente arrossate e le pupille dilatate, contornate da quella bellissima sfumatura di azzurro chiaro. I capelli biondi, leggermente lunghi, ricadevano disordinatamente sulla sua fronte, risaltando il colore delle iridi. Si soffermò poi sulle sue labbra, notando che si stava mordendo quello inferiore. Lo vide deglutire, e tornò quindi ai suoi occhi: erano fissi sulla sua bocca.
Fu un attimo e si ritrovò a chiudere gli occhi d’istinto: Andy si era avvicinato a lui ed ora poteva sentire il dolce sapore di quelle labbra che fino a poco prima aveva solo osservato. Non aveva il tempo e la lucidità mentale per domandarsi come mai il biondo avesse deciso di baciarlo, sapeva solo che quel bacio gli stava piacendo, e non poco. Schiuse le labbra, assecondando i movimenti di Andy e facendo così sfiorare le loro lingue. Mika si avvicinò di nuovo a lui, facendo entrare in contatto anche i loro corpi, rabbrividendo di piacere quando sentì la mano di Andy aumentare la stretta sui suoi fianchi. Si fermarono un secondo per prendere un po’ di fiato ma subito dopo Mika riavvicinò nuovamente le labbra alle sue, desideroso di sentire di nuovo le piacevoli sensazioni di poco prima e deciso a non lasciare il tempo necessario affinché potesse aleggiare nell’aria anche solo un pizzico di imbarazzo.
Andy sentì una piacevole fitta alla pancia quando Mika si riavvicinò a lui per dargli un secondo, lungo, bacio. Il biondo non sapeva spiegare razionalmente tutto quello che stava succedendo, sapeva solo che non voleva fermarsi, non quando le labbra di Mika erano così morbide premute contro le sue, non quando, finalmente, riusciva a far passare la sua mano in quei capelli ricci e disordinati.
Ma alla fine, entrambi senza fiato, si fermarono, guardandosi per un attimo negli occhi. Le guance di entrambi assunsero una tonalità molto accesa di rosso, ma questa volta a scatenare quel cambiamento di sfumature sulle loro guance non era stato l’alcol.
-S-scusa… io…- Andy mormorò solo quelle poche parole, prima di voltare le spalle a Mika e avviarsi velocemente verso casa.
-No, Andy!- urlò Mika, cercando di farsi sentire dal ragazzo che si stava allontanando velocemente -Aspetta- ma lui era già sparito dalla sua vista, svoltando l’angolo.
 
Mika aprì gli occhi e si trovò di fronte la sveglia: le due di notte.
Se la situazione fosse stata più semplice, se Andy non fosse scappato a gambe levate, se Andy l’avesse almeno richiamato, avrebbe ripensato a quel bacio solo con una grande felicità in corpo.
Perché sì, in quei giorni in cui aveva avuto modo di riflettere sul ragazzo e sul loro rapporto burrascoso, era arrivato alla conclusione di non poter assolutamente ignorare ciò che gli succedeva in sua compagnia, nonostante si intestardisse a convincere se stesso di non poter proprio sopportare il greco.
Ma Andy non aveva chiamato e non si era fatto vedere e lui, dal canto suo, non riusciva a trovare il coraggio per fare il primo passo.
Rassegnato al fatto che anche per quella notte Morfeo non lo avrebbe accolto tra le sue braccia, Mika si alzò dal letto e iniziò a camminare per la stanza, seguendo un percorso del tutto casuale.
Era ben consapevole che fino al momento in cui non avesse risolto la situazione con Andy, quello sarebbe stato il destino delle sue notti: insonni.
In quei giorni ci aveva ripensato fin troppe volte e anche quella notte iniziò a sentire una strana sensazione di disagio: avrebbe dovuto essere al settimo cielo, proprio in quelle ore Grace Kelly stava finalmente scalando le classifiche di mezzo mondo, permettendo al suo sogno di diventare finalmente realtà.
Eppure, anche quando si sforzava di pensare ai concerti programmati, al tour e al fatto che stesse riuscendo a fare della sua passione un lavoro, l’immagine di un certo biondino e della sua videocamera spuntava immediatamente tra i suoi pensieri sereni, ricordandogli brutalmente che Andy faceva parte del suo team e che quindi, prima o poi, avrebbe dovuto rivederlo.
Mika sbuffò, passandosi una mano tra i capelli e chiudendo gli occhi, facendo poi un respiro profondo.
Qual era il punto di vista giusto per vedere quella situazione? Che significato doveva dare a quel bacio? Era stato il gesto istintivo di due ragazzi un po’ troppo ubriachi?
Mika era giunto alla consapevolezza che per lui non si fosse trattato solo di quello.
Ma per Andy?
Aveva timore di scoprire cosa avesse significato quel bacio per il ragazzo, aveva paura di sentirsi dire che era stato solo un errore, perché ne sarebbe uscito distrutto: era sicuramente il bacio migliore che avesse ricevuto in vita sua.
Pensare a questo non faceva altro che aumentare la sua ansia, così si impose di porsi un freno.
Appoggiò la fronte al muro e chiuse gli occhi: niente in fondo era andato male. Era stato un bacio, un bellissimo bacio, di cui avrebbe conservato il ricordo per tutta la vita.
Nulla di più.
Un bacio, e poi ognuno per la sua strada. Andy magari non si stava nemmeno ponendo tutti i problemi che invece assillavano lui, che senso aveva continuare a farsi del male?
Solo un bacio e loro sarebbero dovuti passare oltre.
Un bacio e basta, questo continuava a ripetersi per cercare di convincersi.
Si rimise nel letto, convinto quella volta di riuscire a prendere sonno.
 
Wake up in the morning,
Stumble on my life.
Can't get no love without sacrifice.
[…]
A little bit of heaven,
But a little bit of hell.

 
Erano morbide quelle labbra e si erano mosse con dei movimenti così dolci da fargli perdere la testa come niente e nessuno aveva mai fatto prima. Quel profumo di buono, che nemmeno lui riusciva bene a capire di cosa fosse, lo avrebbe respirato per sempre, se solo avesse potuto. Quella sensazione di leggerezza che aveva provato quando la sua mano aveva accarezzato quei capelli biondi e così lisci, la poteva sentire ancora quando pensava a quella riva del fiume, quando pensava solo a Andy che aveva deciso di unire per qualche minuto le loro labbra, senza tener conto di quello che era successo dopo e delle conseguenze.
Mika aprì di scatto gli occhi: le quattro di mattina.
Di nuovo era inciampato in quel ricordo, in quelle sensazioni così piacevoli che Andy gli aveva fatto provare, ma che probabilmente non avrebbe mai più risentito sulla sua pelle.
Questo mix di sensazioni piacevoli e paura lo stava lentamente deteriorando e lui non sapeva più come gestirlo.
Un attimo prima pensava al volto di Andy unito al suo, rendendosi conto di quanto quell’immagine gli provocasse ancora la stessa sensazione di leggerezza, e un attimo dopo pensava alla fuga del ragazzo e al silenzio pesante dei giorni successivi, e si sentiva sprofondare in un baratro profondissimo.
Dal paradiso all’inferno nel giro di pochi secondi.
Mika scattò in piedi, sentendosi improvvisamente invaso da un coraggio che in genere non gli apparteneva. Infilò i jeans e una maglietta e, camminando in punta di piedi, uscì di casa stando ben attento a non svegliare nessun componente della sua numerosa famiglia.
Avrebbe affrontato Andy, anche se questo avesse significato dover farsi forza e compiere il primo passo.
Anche se forse sarebbe tornato a casa deluso e ferito; almeno non avrebbe avuto più così tanti dubbi ad impedirgli di dormire la notte.
Era stanco di pensarci continuamente ma di non riuscire mai a risolvere la situazione.
La casa di Andy non era distante, gli bastò camminare per cinque minuti prima di trovarsi di fronte al cancellino della piccola villetta.
 
I feel as if I'm wasting,
And I'm wasting everyday.

 
L’istinto l’aveva trascinato fin davanti al cancellino chiuso della casa, ma Mika non aveva pensato a come avrebbe potuto parlare con Andy; erano le quattro del mattino, citofonare era fuori discussione.
Estrasse il cellulare dalla tasca e cercò il numero del biondo: se avesse avuto fortuna, l’avrebbe svegliato facendo suonare il telefono.
Il cellulare di Andy era acceso, ma si susseguirono numero squilli a vuoto prima che la voce assonnata e stanca del greco sussurrasse -Mika?- con un tono esitante e interrogativo.
-Andy- rispose il ricciolino, facendo poi una pausa, insicuro su come continuare quella conversazione.
-Scendi, per favore- disse poi, con un tono di voce quasi implorante.
L’aveva evitato per tutti quei giorni, ma ora aveva bisogno di parlare con lui. Era stanco di perdere le sue giornate e, soprattutto, le sue nottate, chiedendosi quale sarebbe stato l’epilogo di tutta quella faccenda. Stava solo sprecando tempo.
Era arrivato il momento di affrontare la verità.
-Scendo?- chiese Andy, confuso.
-Sì, sono di fronte a casa tua- spiegò semplicemente Mika, come se fosse la cosa più normale del mondo presentarsi a casa di un amico alle quattro di mattina.
Ci fu un attimo di silenzio, in cui Mika immaginò che Andy stesse processando l’informazione tanto inaspettata.
-O-okay- mormorò dopo, balbettando leggermente -Arrivo- e chiuse la chiamata.
Un minuto dopo il cancellino si aprì e Mika percorse il vialetto fino alla porta di Andy, che si aprì poco dopo, lasciando così al libanese la possibilità di rivedere, dopo giorni, il ragazzo.
Andy indossava un paio di pantaloncini blu sportivi e una semplice maglietta bianca. I capelli portavano ancora i chiari segni del fatto che stesse dormendo, tuttavia questo contribuiva a renderlo ancora più meraviglioso agli occhi di Mika; occhi che si intrecciarono immediatamente con le iridi azzurre del biondo, facendo venir meno il coraggio che aveva spinto il ragazzo a presentarsi a casa sua a quell’ora indecente.
Infatti Andy, leggermente in imbarazzo, sembrava attendere che Mika dicesse qualcosa, ma quest’ultimo aveva improvvisamente perso le parole, come se fossero state risucchiate da quegli occhi profondi che lo scrutavano curiosamente ma anche con un po’ di timore.
-Cosa ci fai qui?- chiese alla fine Andy, vedendo che il ragazzo non sembrava aver nessuna intenzione di parlare e quel silenzio iniziava a pesare.
Mika scosse la testa, come per riprendersi da un sogno.
-Volevo parlare con te- disse poi, con voce esitante.
 
This is the hardest story that I've ever told.
No hope, or love, or glory.

 
-Volevo parlarti… di quella sera- sentì le guance scaldarsi: era arrossito. Quello era uno di quei momenti in cui avrebbe preferito che il suo corpo non mostrasse così evidentemente i segni di ciò che stava succedendo dentro di lui.
-Non c’è niente da dire- e così dicendo, Andy allontanò il suo sguardo dagli occhi di Mika, incapace di sostenerli ulteriormente.
-Io non direi- rispose Mika, cercando di recuperare il contatto visivo, ma fallendo miseramente. Le iridi azzurre fissavano insistentemente i fili d’erba del giardino, come se fosse la cosa più interessante del mondo.
-Eravamo ubriachi, questo c’è da dire-
Mika lo fissava senza parole. Quella di Andy era una reazione schiva, sulla difensiva: proprio quella che lui aveva temuto. Il suo tono di voce era freddo, distaccato.
La sensazione che quella conversazione non sarebbe finita in modo piacevole iniziava a farsi spazio nella mente del libanese, che però non avrebbe lasciato cadere il discorso, non ora che era riuscito ad iniziarlo.
Era forse una delle cose più difficili che si fosse trovato a fare fino a quel momento, un po’ per il rapporto burrascoso che aveva caratterizzato gli inizi del loro rapporto, un po’ perché il fatto che Andy stesse cercando di sminuire l’accaduto lo stava facendo sentire uno stupido. Per lui era stato così difficile riuscire a trovare il coraggio di andare di fronte a casa sua e parlargli, ed ora Andy rispondeva con quel tono di voce così distaccato.
Questo convinse Mika che non ci sarebbe stata nessuna speranza per loro, non si trattava di amore, come lui aveva molte volte sperato e forse l’averci pensato così tanto era stato davvero esagerato.
Era davvero l’unico ad averci riflettuto a lungo? Andy aveva seriamente messo da parte il discorso dicendo a se stesso che erano ubriachi?
-Sapevo quello che stavo facendo, anche se avevo bevuto- confessò quindi Mika, in un sussurro completamente sincero, decidendo quindi di mettere in gioco tutto se stesso.
Tanto ormai, arrivato a quel punto, non aveva senso tenere alte le sue difese, anche se questo avrebbe significato sentirsi ancora più stupido di quanto già non si sentisse dopo aver capito che per il biondo quel bacio non era importante.
 
This is the way that we love,
Like it's forever.
Then live the rest of our life,
But not together.

 
-Non è una scusa- aggiunse Mika, sperando di spronare Andy a parlare seriamente di quel bacio, che nessuno dei due aveva ancora osato nominare direttamente.
L’alcol aveva sicuramente contribuito ad inibire i freni che entrambi si erano posti nei confronti dell’altro, ma quando Mika ripensava a quel lungo bacio, non poteva certo sminuirlo ad un semplice gesto folle compiuto da due ragazzi ubriachi.
Per lui era stato molto di più e lo aveva dimostrato nell’intensità di quel momento; ricordava perfettamente quello che era successo, ricordava il modo in cui anche Andy aveva contraccambiato l’intensità del bacio.
Ricordava quanto quei movimenti fossero stati anche dolci; questo non poteva essere solo una conseguenza dei drink.
Le iridi chiare di Andy fissavano ancora il pavimento, come se stessero cercando di guardare oltre. Non era ancora riuscito a incrociare gli occhi ai suoi.
-Mi dispiace- riuscì a dire alla fine il greco -Avevo bevuto e…-
-Solo questo?- sbottò quindi Mika, interrompendolo, deciso ad avere la conferma di quello che ormai stava pensando. Voleva sentirsi dire chiaramente che per lui quel bacio non aveva significato nulla, poi sarebbe tornato a casa con la coda tra le gambe, ma almeno con la consapevolezza di doversi lasciare tutta quella storia alle spalle.
Il biondo sembrava in difficoltà, ma Mika era stanco di quel gioco di sguardi sfuggevoli, poggiati ovunque tranne che su di lui. Fece un passo avanti e prima che Andy avesse il tempo di arretrare, prese il suo viso tra le mani e lo costrinse a guardarlo, riuscendo finalmente a catturare i suoi occhi.
Ci fu un attimo di silenzio, in cui Mika sentì, di nuovo, venir meno quel coraggio che sembrava abbandonarlo nei momenti meno opportuni.
Si rese conto che quelli erano in assoluto gli occhi che preferiva guardare, ma erano anche quegli occhi che gli facevano abbassare completamente le sue difese, facendolo sentire quasi nudo, trasparente e, in quel frangente, debole.
Per questo ci fu qualche secondo di silenzio ma poi, con voce esitante, Mika riuscì comunque a trovare le parole: -Rispondimi! Solo questo? Un capriccio di un ragazzino ubriaco?-
Andy non rispondeva, ma continuava a fissarlo negli occhi, incapace di parlare. Mika vi scorse forse un minimo di incertezza, ma non lo avrebbe potuto dire con sicurezza.
Quel suo silenzio lo stava facendo impazzire, così il libanese parlò di nuovo, desideroso di riempire quel vuoto fin troppo pieno di significati.
-Non ci credo che era solo per quello, non eri più ubriaco di me, non potevi aver perso completamente il controllo delle tue azioni-
-Mika…- sussurrò lievemente Andy, scuotendo leggermente la testa, ma non aggiunse altro.
Non c’era speranza, ora Mika ne era assolutamente convinto.
Allontanò lentamente le mani dal volto di Andy, portandole lungo i fianchi.
Poi però si fermò a fissare nuovamente il suo volto e cambiò idea.
Per Andy quel bacio non aveva avuto nessun significato, lo aveva baciato solo perché era ubriaco, mentre per lui era stato molto di più. Probabilmente, dal momento in cui Mika se ne fosse andato da quella casa, non lo avrebbe più rivisto.
Così, in un gesto questa volta del tutto irrazionale, con un movimento repentino e inaspettato, ricongiunse le sue labbra a quelle del ragazzo.
All’inizio sentì il biondo, totalmente spaesato, tenere le sue labbra immobili. Poi Andy ricambiò il bacio, provocando una grande sensazione di felicità in Mika e un senso di sollievo nello scoprire che provava le stesse identiche sensazioni che aveva provato quella sera sulle rive del fiume.  
Tutto quello però durò pochissimo. Le labbra di Andy si fermarono improvvisamente e il biondo si allontanò, tornando a fissare l’erba e non più gli occhi del libanese, strappando Mika da quei pensieri e da quelle emozioni piacevoli e facendolo sprofondare di nuovo nel baratro profondo da cui stava cercando a tutti i costi di remergere.
-Vai via Mika, ti prego-
Il libanese non ebbe le forze per rispondere, ancora stravolto dal cambio di rotta che aveva preso quel bacio, e non si mosse nemmeno.
-Mika- ripeté Andy, e il ragazzo lo vide iniziare a torturarsi le dita nervosamente, ma decise comunque di non muoversi da lì.
-Mika, vattene! Ora!- esclamò di nuovo il biondo e, stando ben attento a non alzare gli occhi da terra, girò le spalle al ragazzo ed entrò in casa.
Un lieve sospirò fuoriuscì dalle labbra del libanese, nello stesso momento in cui gli occhi iniziarono a bruciare. Ricacciò indietro le lacrime, permettendosi di pensare, per un’ultima volta, a quell’ultimo bacio che era riuscito a strappargli: così breve, ma abbastanza lungo da fargli capire quanto sarebbe stato bello averlo accanto e amarlo.
Era andato lì per cercare delle risposte e, a quanto pare, le aveva trovate, anche se non erano state quelle che aveva ardentemente desiderato.
Tuttavia era almeno felice di aver fatto qualcosa a cui teneva: l’aveva baciato un’ultima volta con la consapevolezza che poi non l’avrebbe più rivisto ma allo stesso tempo aveva mosso le labbra insieme alle sue come a voler sugellare un silenzioso “per sempre”.
 
This is the way you left me,
I’m not pretending,
No hope, no love, no glory
No happy ending
 
Da dietro la finestra della sua camera, Andy osservava la figura slanciata di Mika che ancora non si decideva ad abbandonare quel marciapiede.
Nei suoi occhi e nell’espressione del suo volto, lesse molto chiaramente tutte le emozioni che anche lui stava provando, cosa che lo ferì doppiamente.
Aveva fatto male a se stesso, ma soprattutto aveva ferito Mika.
Non gli aveva dato quel bacio solo perché ubriaco, era stata una grande bugia, ma inevitabile.
Non era pronto, e forse non lo sarebbe stato tanto presto. Troppi cambiamenti, troppi problemi sarebbero scaturiti da una loro eventuale relazione, troppe cose da accettare con se stessi e troppe cose da dover affrontare con gli altri.
Mika aveva avuto coraggio, lui invece si era nascosto dietro una scusa, offerta su un piatto d’argento dall’alcol e dal fingere che si fosse trattato solo di quello.
Una lacrima stava minacciando di uscire dal suo occhio sinistro, ma la fermò immediatamente con una mano: non aveva il diritto di piangere, era tutta colpa sua.
Mika si era finalmente voltato e si era incamminato di nuovo verso casa.
Così finiva tutto, si ritrovò a pensare Andy.
Mika se ne stava andando così, avendogli confessato che provava qualcosa per lui e con un ultimo, dolce bacio.
Sfiorò il vetro della finestra con una mano, come se in quel modo potesse riuscire a fermare Mika e a richiamarlo indietro, da lui, tra le sue braccia.
Quando si rese davvero conto che ormai non c’era più nulla da fare, che aveva mandato all’aria tutto quanto solo per delle inutili paure, si prese il volto tra le mani sospirando profondamente: non ci sarebbe stato un lieto fine, non per quel giorno almeno.
 
 
      
   
 
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