Ὠ κ ε α ν ό ς
by: _Morgan
A _Lakshmi_ ,
che ormai avrà perso le speranze
nella mia sanità mentale.
Il kahwah
pizzica la lingua ed addolcisce il palato, scivolando sinuosamente
lungo la gola secca per riscaldare il corpo; l'ha preso senza
zucchero, con una punta di miele di timo di Creta per aggiungere un
tocco nostrano al sapore speziato di quel thé esotico – costoso –
offertogli in una delicata tazzina di porcellana cinese, dai sontuosi
decori azzurri.
“La
romperò, ragazzina, e sappi che non vi saranno scuse."
Lei schiude
le labbra rosee in un sorriso e non commenta, conscia che ogni
dibattito iniziato terminerebbe in una sua sconfitta, perché lui, a
parole – nei fatti – è molto più cocciuto e determinato di quanto lei possa mai dimostrarsi,
persino sulle quisquilie; tiene la tazzina fra le mani a coppa ,
vicino al viso così da poter inspirare l'aroma caldo ed avvolgente
della bevanda, mentre osserva il mare alle spalle del Saint cullata
dallo sciabordio del mare, dai movimenti sinuosi delle onde che sono
parte di quel padre primordiale di cui la sua Stella è figlia.
“Nessuna
stella diabolica può aver avuto origine in mare.”
“Ma
l'oscurità è un oceano, i suoi flutti sono tremendi. Il cosmo è un
oceano e, a volte, mi sento annegare.”
Sussurra la
ragazza sorseggiando lentamente, la sua voce è un suono armonico,
lieve come il gentile refolo che le accarezza i lunghi capelli, ma i
suoi occhi, riflette Aspros studiandone la cromia acquamarina, sono
lo specchio delle profondità di cui racconta con noncuranza, come se
disquisisse di belletti ed altre amenità da donne, lei che frivola
non è, e per questo s'attacca con più forza alle sensazioni.
“Cetus
è...” titubante, lascia che le parole si perdano nello sciabordio
lontano, poiché lui ben comprende il peso di quella frase tronca, le
conseguenze derivate dall'essere stati prescelti da una
costellazione lontana e remota, immensa come la vastità di quel
Okeanòs
che
è l'Imago dell'anima di Christinne, in cui lei cerca di non
affondare, mantenendo la propria identità scissa dalla stella che la
governa; lAspros invece percepisce il suo cosmo come un mare sidereo
costellato da scintille di luce, forse stelle, forse le anime di chi
ha avuto la sventura d'intralciare il suo cammino ma, a differenza di
lei, sa ben controllare il proprio potere e non teme che esso possa anientarlo.
'Un
po' d'umiltà in più, forse, aiuterebbe a darti più giudizio' erano le
parole che Chris gli aveva rivolto al termine del loro secondo incontro
su quella stessa terrazza, dopo aver sorseggiato in silenzio un Karno
Gyokuro con tanto di cerimonia del Chado, che gl'aveva fatto storcere
il naso sin dall'inizio; lei, vedendo quell'espressione schifata aveva riso,
afferrandogli la mano per condurlo lungo lo stretto sentiero di terra
e sabbia che collegava la spiaggia alla villetta.
L'aveva seguita in silenzio, scervellandosi sugli infiniti 'perché'
di quei piccoli gesti che le concedeva, come seguirla fra le erbe
selvatiche, in quel cammino iniziatico che pareva un atto di
espiazione, come se si stesse recando a Compostela e non sul
terrazzino d'una casa greca, a bere thé giapponese.
Perché...perché
tornava da lei ogni volta, come la marea, seguendo i cicli lunari ed
umorali guidato da un legame nato mutilo; Chris resterà sempre una Spectre disertrice,
debole e piagnona, eppure è la sua compagnia che Aspros ricerca a
volte, quando è d'umore troppo nero per sopportare chiunque altro, in special modo i suoi 'compagni'.
“L'umiltà
è per chi si piega, Chris, ricordi? Non essere umile e dimentica
l'oceano. Se proprio non puoi, impara a dominarlo. Cetus è la tua
costellazione, la tua forza e la tua...”
“Condanna.”
Termina lei, lapidaria, bevendo una lunga sorsata ora che il
bollore è scemato; l'uomo distoglie lo sguardo ed inghiotte un
imprecazione, voltando il viso verso le acque picchiettate d'oro
dalla luce incandescente del tramonto, inspirando a pieni polmoni
l'aria frizzante dal forte aroma salino, imponendosi l'autocontrollo che gli manca ogni volta in cui la sua logica si scontra con la cocciutaggine di lei.
Nonostante
i modi gentili e posati, vi è una profonda forza radicata nell'animo
di Chris, una volontà solida ed intransigente che a volte emerge,
minando la poca pazienza del Saint; forse è Cetus stessa, o il rovescio oscuro dell'anima che l'ha eletta Stella Diabolica.
Forse, nella sua umiltà, Chris ha davvero accettato la sconfitta come una parte integrante dell'esistenza, inscindibile dalla vittoria; forte non è chi cade, ma chi cade e si rialza.
Stronzate.
Forte è chi piega stelle e scinde oceani, forte è chi resta in piedi contro tutto, contro tutti; non v'è alcuna soddisfazione nella resa, né futuro.
“Nuoti
mai, Aspros di Gemini?” domanda poi, dopo minuti – ore – in
silenzio, attirando l'attenzione del Saint.
“Io
spesso, da quella volta...Ed ogni volta che m'immergo la Stella mi
spinge con forza verso il fondo, ove è buio, ove Hàdes potrà
finalmente avermi. A volte, mi lascio andare e l'assecondo,
ritardando sempre più il contatto con la superficie, ignorando i
segnali che il corpo m'invia, ma poi...è come se fossero le stesse
onde a riportarmi a galla. mi spingono verso l'alto ed io comprendo che non mi sono nemiche.”
Le
labbra di Aspros s'assottigliano in una linea muta, rabbiosa.
“Quando
poi riapro gli occhi ed osservo l'acqua, capisco che è una forza che
non può essere domata o annichilita, ma solo assecondata e sfruttata
nei limiti da essa concessi. Io sono parte di lei, come lei è parte di me. Cetus è
questo, è distruzione e dolore...ma è anche vita. Come ogni cosmo, come ogni infinita possibilità.”
“Génesis
Pàntessi.” Sibila il Saint, ricordando Omero.
“Theon
Génesis.” fa eco Chris, poggiando sul tavolino la tazzina ormai
vuota.
“Se
anche fossi un Dio, Aspros, vi sarà sempre qualcosa che ti
costringerà a piegare il capo, finché, arrogante, crederai di non
poter avere eguali. Un rivale l'hai già, ed è più grande di
qualsiasi altro, infine sarai costretto ad ammettere i tuoi fallimenti.”
Nel
tono sommesso e cantilenante di lei, lui scorge l'eco della profezia
delle Pizie, ed una rabbia cieca dilaga nell'animo; la delicata
tazzina di porcellana cozza contro la superficie in legno del
tavolino, scheggiandosi, mentre l'uomo accoglie le ombre della sera,
svanendo fra i loro veli in perfetto silenzio, come uno spettro.
Gl'occhi
cerulei di Chris s'increspano appena.
Sa che tornerà
ancora e forse, medita osservando le crepe venare la porcellana
dipinta, avrà modo di dirgli la verità; il parlare per
metafore è un modo per nascondere i concetti ponendoli in bella
mostra, l'unico che ha lei per rivelare ciò che davvero prova.
“L'oceano
è ciò che ci separa, Aspros, e se riemergo dai flutti è per te.
Per
mostrarti che non mi sono arresa.”
END
Glossario:
kahwah:
Varietà
di Té verde del Kashmir. Viene bollito assieme a zafferano,
cinnamomo e cardamomo e normalmente è servito con zucchero o miele.
Miele
di Timo:
Miele
greco, prodotto di solito a Creta.
Karno
Gyokuro:
Gyokuro, il
nome è dovuto al colore verde pallido dell'infusione. A differenza
del Sencha (煎茶),
la pianta di tè viene fatta crescere in penombra (coprendo la
piantagione con pannelli di canna di bambù o paglia di riso) per
circa 20 giorni prima della raccolta delle foglie.
Ha
un elevato contenuto in caffeina,
ma il significativo contenuto di L-Teanina
interferisce
con l'assimilazione della caffeina e ne attenua gli effetti. I tipi
principali sono:
-
Kanro Gyokuro (il più raffinato e uno dei più costosi tè giapponesi)
Christinne: Perchè secondo me Chris è un diminutivo^^.
Altra cosa di poco senso, nata mentre leggevo il 12° volume dell'Extra di Lost Canvas su Aspros dei Gemelli, scritta di getto rincorrendo pensieri e sensazioni.
A volte il mio cervello crea pairing assurdi ove non ce ne sono, anche se in questo stralcio, questi due personaggi sono ben lontani da potersi definire 'coppia'.
Sono...boh, un inizio credo. Un primo sassolino gettato, se mi verrà mai voglia di farne seguire un secondo.
Grazie
a chiunque abbia avuto la forza di giungere fin qui^^
Alla
prossima!
_Morgan