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Autore: frabulous    07/11/2015    0 recensioni
Sarebbe una cazzata dire che non lo aspettassi. Tutti si aspettano qualcosa. Anche quando si è già stati delusi, feriti, abbandonati. Anche quando cerchi di ripeterti che è inutile aspettarsi niente da nessuno, che tutto prima o poi finisce, che tutti prima o poi se ne andranno e tu resterai da sola. Anche quando ti convinci che affidarsi solo a sé stessi sia la cosa migliore. Cazzate. Il cuore ancora ci spera. Perché, per quanto possa far male, non possiamo farne a meno. Siamo nati per amare e per provare a farci amare. Ed è proprio quel provare che ci frega.
~tratto dalla storia~
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Welcome to my life

Capitolo 1: Some days, I can't get up
 
 
 

Non potevo crederci. Lui si era soltanto preso gioco di me. Ero stata umiliata davanti a tutti i miei amici da quell’essere viscido. Lo sapevo, avevo fatto male a cedere, a lasciarmi andare. Non avrei dovuto abbassare la guardia. Ma pensare che mi avrebbe tradita persino lei, mia sorella, quello era quasi inconcepibile. Mai avrei creduto di dovermi preoccupare persino di lei, lei che fino ad allora non aveva fatto altro che stare al mio fianco e proteggermi. Eppure quei messaggi parlavano chiaro. Loro due si erano baciati e a poco più di un metro da me.

Continuavo a rileggere quelle poche righe, cercando, sperando, di trovare un qualche segno di pentimento da parte di quella che credevo essere, prima ancora di mia sorella, la mia migliore amica. Quando la notte prima eravamo tornate a casa, sentivo che c’era qualcosa che non quadrava. Lei era insolitamente su di giri e sembrava fresca come una rosa nonostante fossero le cinque di mattina. La stanchezza mi aveva portato però a credere che quello stato di beatitudine in cui era caduta fosse dovuto ai vari drink che aveva bevuto nel corso della serata. Il giorno dopo però era rimasta appiccicata al telefono per tutto il tempo, non faceva altro che scrivere messaggi, molto più del solito. La cosa che mi insospettì più di tutte fu quando la sera mi avvicinai distrattamente a lei, sedendomi al posto accanto al suo su una panchina. Ci eravamo ritrovate con alcuni amici come la sera precedente per fare qualcosa tutti insieme. Nel caos del momento, inizialmente, non mi ero neppure accorta della sua reazione decisamente esagerata alla mia vicinanza a lei, ma quando uno spintone di un ragazzo un po’ sbronzo mi aveva fatto sbattere accidentalmente la testa contro la sua, portandomi a leggere il nome della persona con cui continuava a scriversi insistentemente, aveva sbottato. Si era alzata di scatto, bloccando il cellulare. La cosa più strana era che quella sera lei, patita dell’alcool, non si era fatta nemmeno un cocktail. Era lucida, fin troppo lucida.
La fortuna però era dalla mia. Qualche ora più tardi, come era logico che accadesse, le si scaricò il cellulare. Ci trovavamo a casa di Lucrezia, una ragazza che dire miliardaria era poco, in compagnia di altre cinque persone. Ovviamente, mise il cellulare in carica, ma fece l’errore di sistemarlo nel corridoio vicino al bagno. Non persi tempo e, appena mi accorsi che si era attaccata a un Sex On The Beach, corsi appunto in bagno. Fu lì che venni a conoscenza di tutto.

 

 

Mittente: Riccardo – meglio conosciuto come il Suo migliore amico dai tempi della culla -.
Giulia: All’inizio non volevo perché sapevo quello che era successo l’altra sera tra lui e Ginny…
Riccardo: ah allora lo sapevi! Io pensavo che lei non ti avesse detto niente
Giulia: Non ne abbiamo parlato molto ma comunque qualcosa le è sfuggito
Giulia: però poi alla fine ho detto sti cazzi tanto era la vostra ultima sera e mi sono lasciata andare
Riccardo: sì infatti era solo per divertirsi un po’ dai
Giulia: però non devi dirlo assolutamente a Ginny!
Riccardo: tranquilla tranquilla! Mica vado in giro a raccontare quelle che si fa Adriano
Riccardo: ma perché? Pensi che sarebbe gelosa?
Giulia: grazieeeee no no gelosa no… però penso che se la prenderebbe con me, quindi è meglio se non viene a saperlo
Riccardo: allora dovrai dire anche agli altri di non dire niente. C’erano anche Teo e Chiara
Giulia: sì lo so... Chiara già lo sapeva, ma Teo non so se se ne era accorto
Riccardo: per fortuna che c’ero io! Quando ho visto quello che succedeva ho cercato di coprirle un po’ le orecchie e di non svegliarla! Pensa che gentleman
Giulia: ahahah sì bravo! Ho visto anche come te l’abbracciavi tutta a dire il vero…
Riccardo: beh devi ammettere che Ginevra è uno schianto! Non farlo sarebbe stato un peccato no?


 

Rabbia, umiliazione, paura, tristezza. Non potevo credere che Giulia, la mia migliore amica, nonché mia sorella, potesse davvero agire alle mie spalle in questo modo. Un conto era che lo baciasse credendo che non mi interessasse minimamente, ma io sapevo per certo che lei pensasse che Adriano mi piaceva. Fortunatamente, questo pettegolezzo non era vero. Non so come avrei potuto reagire se si fosse aggiunta anche questa eventualità. Almeno, nonostante tutta l’umiliazione subita, avevo saputo essere forte. Sapevo che avrei dovuto esserlo, altrimenti sarebbe stato anche peggio. Ormai avevo imparato a gestire questo genere di cose, a gestire il dolore, a gestire le mie emozioni, a controllare le mie lacrime. Infatti, non ne versai neppure una. Ebbi appena il tempo di bloccare il telefono e rimetterlo in carica, che vidi un’ombra avvicinarsi. Mi decisi a tornare in soggiorno insieme a tutti gli altri e a passare la serata come se non avessi scoperto nulla. Ora però, osservando Matteo e Chiara che erano lì con noi, non potevo fare altro che chiedermi cosa pensassero di me, se mi considerassero una debole o se credessero che fossi una preda facile per le prese in giro. Mi sentivo uno schifo. Mi sentivo tradita, umiliata ed incredibilmente stupida. Loro sapevano quello che era successo e probabilmente ora mi giudicavano e io dovevo far finta di non sapere nulla. Dovevo. Perché se avessi detto qualcosa probabilmente avrei perso per sempre il rapporto che mi legava a Giulia. E con tutto quello che era successo negli ultimi giorni, una cosa del genere sicuramente non avrei potuto sopportarla. Era l’unica che poteva starmi ancora vicino e dovevo cercare di perdonarla, di sottomettermi agli sguardi giudiziosi dei miei amici e continuare a tenermela accanto. Perché era l’unica persona cara che mi fosse rimasta.

A ben pensare, tutto quello che era successo non sarebbe successo se non avessi avuto così tanti problemi in quei giorni. A partire dal fatto che avevo da poco scoperto che mio padre, dopo aver improvvisamente lasciato mia madre per una donna più giovane, insieme a quella ora aspettava un bambino, fino alla litigata che proprio quella maledetta sera avevo avuto con mia madre, che se ne era poi andata di casa. Era tutto troppo da sopportare e avevo finito per essere consolata da quello sciupafemmine di Adriano. Conoscevo la sua reputazione anche troppo bene e finora, nonostante a volte i nostri giri di amici si incontrassero, tra noi non era mai successo nulla, soprattutto perché io cercavo di tenermi lontana da individui come lui. Ragazzi che si divertono a baciarsi ragazze diverse ogni sera tanto per il gusto di aggiungere nomi alla propria lista di conquiste non dovrebbero neppure essere presi in considerazione. Ma forse per tutta la stanchezza e lo stress che avevo addosso, il fatto che le luci soffuse della discoteca mi avessero dato alla testa più del previsto, o forse perché lui era stato particolarmente dolce e comprensivo, avevo ceduto e non avevo fatto altro che rimetterci, mentre ora lui poteva far figurare persino il mio nome nella sua preziosa lista.

Inutile dire che quella notte non riuscii a chiudere occhio, ma mi stupii di vedere come invece Giulia potesse riposare tranquilla e col sorriso sulla bocca, dopo aver tradito in modo così spudorato la propria sorella. Riuscii a prendere sonno solo verso le sei di mattina, dopo aver guardato e riguardato tutti i miei album di famiglia. Io e Giulia siamo sempre state molto legate, sin da piccole. Credo che il nostro legame si sia intensificato però solo crescendo, quando ci siamo ritrovate a dover contare l'una sull'altra, a causa dei nostri genitori. Gestirci non era mai stato un problema, avevamo sempre saputo dividere tutto ed eravamo molto più migliori amiche piuttosto che sorelle che si scambiavano appena 14 mesi di differenza. Ed era per questo che non potevo permettermi di rimanere completamente sola, né di lasciare sola lei, non ora che nostro padre si stava ricreando una famiglia altrove e nostra madre non voleva tornare a casa. Lei era la mia ultima speranza e non me la sarei lasciata portare via da uno stupido ragazzino.

 

***

 

Quella mattina, quando mi svegliai su un cuscino salato e terribilmente umido, decisi che avrei dovuto distrarmi o ne sarebbe andata della mia salute mentale. Non potevo continuare a rimuginare sul fatto che potessi essere diventata lo zimbello dei miei amici, lo stesso genere di ragazza che io stessa avevo preso in giro così tante volte e che certamente continuavo a non ammirare. Ma dovevo andare avanti, lasciarmi il tutto alle spalle e possibilmente farlo il prima possibile, cercando di nascondere a mia sorella quanto disprezzo provassi nei suoi confronti. Fu proprio quello a spingermi ad accettare l'invito di Lucrezia ad un party di fine estate. La sua casa - o meglio, villa - era immensa, quindi sicuramente ci sarebbe stato da divertirsi e avrei potuto svagarmi e smettere di pensare a tutti i cambiamenti avvenuti in soli tre mesi. Piccolo, insulso particolare? La festa in questione era stata organizzata anche da Adriano. Perché? Perché la mia fortuna non mi permetteva di essere stata invitata alla festa dell'estate, in una villa da favola, con una piscina grande quanto casa mia e contemporaneamente che tutto ciò non si collegasse in qualche modo a Lucrezia e al suo belissimo fratello, Adriano per l'appunto. Proprio così, fratelli. D'altronde, come avrebbero potuto non esserlo? I ragazzi più belli della scuola, i più popolari e non dimentichiamoci i più ricchi. Entrambi avevano dei tratti molto eleganti e decisi, la carnagione leggermente olivastra, alti, slanciati, il fisico asciutto con tanto di gambe chilometriche e toniche di lei e muscoli non eccessivi ma perfettamente scolpiti di lui. Occhi e capelli scuri potrebbero dare l'idea di anonimità, ma posso assicurare che in loro non c'era nulla di anonimo. Le sfumature e le onde dei capelli, la profondità delle iridi così scure da confondersi con il nero della pupilla concedevano loro un carattere così finemente misterioso ed intrigante che corrispondeva a tutto ciò che si potesse ammirare in una donna e amare in un uomo. Ed io provavo una profonda e sincera ammirazione per Lucrezia. Lei non era mai stata di quelle viziate figlie di papà che si danno mille arie solo perché possiedono il dio quattrino. E lei le arie poteva permettersele, eccome! Aveva tutti i ragazzi ai suoi piedi e mi ero sempre stupita del fatto che, per quanti apprezzamenti facesse sui più belli, non si era mai spinta oltre. A quanto ne sapevo, da che era iniziato il liceo aveva avuto sì e no quattro storie, due delle quali con lo stesso ragazzo, e frequentava il quarto anno. Se da una parte, i ragazzi la guardavano con gli occhi a cuoricino, le ragazze spesso la escludevano, probabilmente credendo che si sarebbero solo ritrovate in ombra a starle vicino. Io non ho mai avuto di questi problemi, perché non sono mai stata particolarmente invidiosa. Al contrario, guardavo Lucrezia con profonda ammirazione. Lei aveva tutto, dalla bellezza ai soldi, ma spesso si sentiva dire cose spiacevoli alle spalle. Nonostante tutto mostrava fierezza nel fronteggiare tutti i problemi a testa alta, tanto che spesso ero arrivata ad associarla ad una regina. Lei sarebbe sicuramente stata una regina perfetta: temuta, rispettata, ammirata da tutti.

Immersa in questi pensieri, avevo evitato accuratamente Giulia per tutto il giorno, stando con le cuffiette nelle orecchie per l'intera giornata, persino per spostarmi dal divano al bagno. Tutto ciò la lasciò completamente indifferente. D'altronde, capitava a volte che non ci parlassimo per giorni interi in cui ci dedicavamo esclusivamente a noi stesse ignorando l'una l'esistenza dell'altra. E di questo credo di essere colpevole. Ormai lei mi conosceva e sapeva che c'erano giornate decisamente no per me, in cui avvicinandomi avresti solo scatenato una tigre senza un motivo apparente. Evidentemente, credeva che fossi in una di quelle giornate no: doveva averlo inteso dai miei movimenti bruschi o dal fatto che non canticchiassi nemmeno una parola di tutta la playlist, nonostante ne conoscessi i brani a memoria.

Avevo indossato un costume bianco che mi risaltava la carnagione abbronzata, a cui avevo abbinato un top dello stesso colore che mi lasciava leggermente scoperta la pancia e dei pantaloncini con una fantasia colorata tendente all'arancio, completando il tutto con un paio di sandali estivi con poco tacco. Uscii abbastanza soddisfatta del mio aspetto. Non ero certo all'altezza di Lucrezia e sicuramente a quella festa avrei incontrato ragazze con abbigliamenti più eleganti - per non dire inguinali -, ma tutto sommato mi sarei potuta divertire di più con quei vestiti comodi.
Ovviamente, Giulia non era del mio stesso parere. Io e lei avevamo gusti completamente differenti: bastava sapere cosa piaceva ad una per indovinare automaticamente ciò che l'altra non avrebbe mai osato indossare. Lei era leggermente più paffuta rispetto a me e aveva il seno decisamente più piccolo, oltre ad esser anche parecchio più bassa, ma si sarebbe potuta vestire benissimo se avesse solo avuto il mio stesso stile. Sfortunatamente così non era ed io la rimproveravo spesso delle sue scelte in fatto a vestiti, senza molto successo ovviamente. Aveva scelto una gonna a vita alta rosa e un top fiorato con delle vertiginose scarpe argentate, che lì sotto non ci azzeccavano un gran che. Inutile dire che io e il rosa raramente andavamo d'accordo, che odiavo le fantasie a fiori e che delle scarpe così appariscienti sotto un outfit che lo era altrettanto mi facevano solo girare dall'altra parte. A giudicare dallo sguardo che mi aveva rivolto, anche lei doveva aver provato una certa antipatia nei confronti del mio abbigliamento. Quell'espressione buffa le si addiceva proprio. Facemmo entrambe un grande sforzo per non scoppiarci a ridere in faccia e, prese le chiavi di casa, ci catapultammo nella micro-car soffocando le risate. Sì, nonostante tutto, lei era ancora la mia sorellina preferita.









Notes:
Salve a tutti! Eccomi tornata con il primo capitolo! Sono consapevole del fatto che non sia proprio un granché e soprattutto è moooooolto breve (in confronto a tutti gli altri che ho scritto, almeno) ma mi serviva un po' da introduzione a ciò che succederà dopo. Avrete capito che le due sorelle, Ginevra e Giulia, che io spesso abbreviero con GG per fare prima :)), sono completamente opposte di carattere. Il testo in corsivo che rappresenta lo scambio di messaggi tra Giulia e Riccardo (migliore amico di Adriano) dovrebbe già dare un'idea di quello che è successo tra le due e che scatenerà poi la lite. Ovviamente, Ginevra cercherà di evitare in tutti i modi ulteriori litigi anche con sua sorella, ma la piccola Giulia riuscirà a fare altrettanto? Se non ci riuscirà, vedrete che ci sarà un motivo valido eheh Comunqueee siete curiosi/e riguardo gli outfit che hanno scelto GG per la festa? Metto le immagini qui sotto :)
Baci baci, Fran.


        
 

 
   
 
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