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Autore: Sognatrice_2000    07/11/2015    5 recensioni
Sequel di "Dimmi si", sulle note della stupenda canzone "Ti dico ciao" di Laura Pausini.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Heiji Hattori, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama, Heiji Hattori/Shinichi Kudo
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Te ne vai
salutandomi
da quel luogo che
è un luogo senza te
 

Io e Kazuha siamo alla stazione, davanti al treno appena arrivato. Sei venuto anche tu, Shinichi, camminando sempre più faticosamente, accompagnato da Ran. Lei e Kazuha si stanno salutando con un abbraccio, promettendo di rivedersi presto, mentre noi due rimaniamo a fissarci, in piedi l'uno di fronte all'altro. Vorrei dire qualcosa, ma la lingua è come incollata al palato, ferma in una sgradevole sensazione che mi chiude la gola. Non so cosa sia, forse solo un brutto presentimento. Alla fine mi inginocchio e ti scompiglio affettuosamente i capelli, sorridendo. So che ti da molto fastidio, e la tua espressione seccata mi stringe il cuore in una morsa di tenerezza.
"Tornerò il prima possibile, Shinichi." Sussurro, perchè le ragazze alle nostre spalle non sentano. "E la prossima volta spero di aver imparato a cucinare meglio." Sorridi divertito, ricordando probabilmente l'avvenimento di qualche giorno fa.
"Il tuo riso non era così male. Ma la prossima volta voglio assaggiare un piatto più difficile."
"E va bene, mi impegnerò."
"E voglio sapere se ti sei dichiarato a Kazuha." La scintilla maliziosa nei tuoi occhi deve avermi fatto arrossire, perchè ti vedo trattenere una risata.
"Io non sono innamorato di quella rompiscatole." Le bugie con te non funzionano, Shinichi, lo so bene, ma non posso certo dartela vinta.
"D'accordo, d'accordo. Ma voglio rivederti presto, intesi?" La tua insistenza mi commuove quasi. Non hai mai espresso così apertamente la tua amicizia per me. Forse, senti che la fine è vicina. Forse sai già tutto, solo che, a differenza di me, hai abbastanza forza per ammetterlo. Già, tu sei sempre stato più forte di me.
"E' una promessa."Sono le ultime parole che ti dico, prima che Kazuha mi afferri per il braccio, dicendomi che il treno sta per partire.
Mi sorridi con dolcezza, come se sapessi già tutto. Mi guardi a lungo, mentre io salgo sul vagone, girandomi un'ultima volta. Mi imprimo nella mente ogni più piccolo dettaglio del tuo viso, gli intelligenti occhioni azzurri nascosti da grandi occhiali da vista, i ciuffi corvini spettinati ai lati della fronte, le labbra sottili.
Mentre il treno cominciava a muoversi, tu agiti il piccolo braccio per salutarmi, sorreggendoti a fatica sulla stampella, e io ricambio con un piccolo gesto del mano, sorridendoti finchè non scompari dalla mia vista.
Sto tornando a casa, eppure, sento di non essere io quello che se n'è andato, sento di non essere io quello in partenza. E sento un grande vuoto e un'immensa solitudine nel cuore.
 
 
 
Te ne vai da qui
con gli occhi lucidi
che piano si colorano
di bianche nuvole
 

E quando ti stavi allontanando dalla mia vista, avevo visto il tuo sguardo farsi lucido, mentre cotinuavi a farmi ciao con la manina. Sorridevi, ma il tuo sorriso triste e amaro non era che l'inizio di quel calvario di sofferenza che sarebbe seguito poco dopo.
 

Ti dico ciao
ma so che è un addio
c'è molto di te
che sento ancor mio
 

Ci saremmo rivisti, te lo avevo promesso. E io non credevo che quella promessa non sarebbe mai stata rispettata, anche se in cuor mio, sentivo che ti stavo salutando per sempre, che ti stavo salutando per l'ultima volta.
Eppure, mi sembra tutto così assurdo che faccio fatica a crederci. Mi sembra di averti ancora vicino, che ridi divertito, che sbuffi contrariato, che incroci le braccia seccato, che annoiato sbadigli, che sicuro mi dici di aver risolto un altro caso, con gli occhi che ti brillano di gioia e soddisfazione, e il sorriso furbo e un po' saccente dipinto sul tuo viso.
Tutte queste cose le sento ancora mie, ancora parte della mia vita, come se tu non te ne fossi mai andato.
 

Se c'è un paradiso
adesso sei lì
nel cielo di raso
avvolto così
 

Ogni mattina, per un breve momento, credo sia stato solo un brutto sogno. Poi la realtà mi investe, violenta, crudele, spietata, ingiusta. E vorrei piangere, vorrei piangere tutte le lacrime che ho, invece stringo i denti, mi alzo, e con lo zaino in spalle mi dirigo a scuola insieme a Kazuha, come sempre. Ma adesso osservo il cielo, mi fermo e alzo lo sguardo tra le nuvole, convinto che vi sia rimasto impigliato il tuo sorriso beffardo e sicuro, come se tu, anche dall'alto, mi prendessi in giro per la mia debolezza.
 

Te ne vai
lo fai lasciandoci
con quell'ultimo battito
che d'ali diventò
 

Era successo tutto circa due settimane dopo la nostra partenza per Osaka. Ricordo ogni dettaglio, anche il più insignificante di quella giornata. Era pomeriggio, le cinque passate, e il sole stava cominciando a calare dietro l'orizzonte, tingendo il cielo di rosso. Io ero in cucina, insieme a Kazuha. Stavo facendo delle prove per cucinare degli onigiri, e l'avevo invitata perchè mi insegnasse, ma finora mi ero imbrattato tutta la faccia e le mani, suscitando le sue sonore risate.
Mentre eravamo intenti a discutere come al solito, scherzosamente arrabbiati, e io minacciavo di imbrattarla con i resti dei miei maldestri tentativi, il telefono aveva cominciato a squillare. In un primo momento pensavo di non rispondere, dato che ero occupato, ma visto che gli squilli continuavano insistentemente, avevo afferrato la cornetta.
Era Ran. In un primo momento non sospettavo niente, e avevo cominciato a parlare tranquillamente, dicendole che io e Kazuha saremo tornati presto a Tokyo, ma lei mi interruppe. Singhiozzava. E fu allora che capii, ancora prima di sentire le sue parole intrise di lacrime. Shinichi non c'era più.
Se n'era andato, in una calda mattina di maggio, nel suo letto. Ran aveva provato a svegliarlo, ma lui non rispondeva più, non si muoveva, il suo respiro non si sentiva. Il suo piccolo cuoricino aveva smesso di battere, portandoselo via mentre dormiva sereno, forse durante un bel sogno. E insieme al suo, anche i cuori di molte altre persone avevano smesso di battere. Compreso il mio.
Ricordo che, immobile come una statua di pietra, avevo lasciato cadere la cornetta sul pavimento. Kazuha era corsa da me sentendo il rumore, mi aveva chiesto che cosa avessi, e solo allora mi ero risvegliato da quella specie di trance, ed ebbi la forza di provare un'emozione. Anzi, a dire il vero, erano tante emozioni che mi si mescolavano confuse nel petto, e io non so sapevo a quale dare ascolto. Prima l'incredulità. Poi la rabbia. Infine il dolore, cieco e opprimente.
La abbracciai, abbracciai la ragazza che amavo, piagendo per la prima volta davanti a lei, per la prima volta nella mia vita, forse. O almeno, era il primo grande dolore che avevo provato. La mia schiena era scossa dai singhiozzi, e lei mi accarezzava, mi diceva che era vicino a me, e intanto piangeva anche lei, silenziosa, condividendo il mio dolore.
 

Ti dico ciao
e non è un addio
la memoria di te
sovrasta il vocio
 

Al funerale di Shinichi Kudo, conosciuto alla maggior parte delle persone presenti come il piccolo Conan Edogawa, ero venuto a fatica, accompagnato da Kazuha. Non ero sicuro che sarei riuscito a sopportare la vista del suo corpo inerme disteso nella bara, e avevo riflettuto molto prima di assistere a quell'atroce visione. Ma poi mi sono detto che ero uno sciocco, che non ero abbastanza forte, che per lui invece dovevo farlo, dovevo andarci senza nemmeno fermarmi a riflettere, anzi, la mia stessa esitazione era quanto di più vergognoso si potesse immaginare.
Ce l'avevo fatta, nonostante tutto, consolando Ran e Kazuha che piangevano, imprigionando dentro i pugni chiusi tutte le mie emozioni, intrappolandole lì perchè non potessero permettersi di uscire. E mi ero scoperto all'improvviso più grande, più forte, mentre, guardando il tuo volto addormentato per sempre, ero riuscito a sorridere con dolcezza, mentre le lacrime iniziavano a scivolarmi rapide, silenziose sulle guance. Aveva i capelli leggermente in disordine, e io gli avevo preso in mano il ciuffetto più ribelle, quello che gli ricadeva sempre sugli occhi, mettendolo a posto, donandogli una piccola carezza sul viso.
Mi piace pensare che un giorno o l'altro, ci rivedremo. Mi piace pensare che un giorno potrò mantenere quella promessa, che il nostro sia solo un arrivederci. E che finchè tutte le persone che ti hanno voluto bene manterranno vivo il tuo ricordo, continuerai a vivere, sarai sempre qui.
 

Lascia il ricordo
dei consigli tuoi
che adesso rimpiango
che adesso vorrei
 

Sono sempre stato oroglioso, anzi, siamo stati orgogliosi entrambi, Shinichi, troppo timidi per dire che ci volevamo bene, per dire quello che provavamo veramente. Ma anche se non puoi sentirmi più, te lo sussurro all'orecchio prima di allontanarmi. "Ti voglio bene, Shinichi. Sarai sempre il mio migliore amico."
Se fossi stato ancora qui, mi avresti riso in faccia, ne sono certo. Mi avresti detto che le emozioni sono le prime nemiche di un detective, che se volevo diventare un grande investigatore dovevo smetterla di piangere ed essere lucido e freddo.
Ma io non sono come te, Shinichi. Non sono mai stato come te, non sono mai stato in grado di avere il controllo che avevi tu, ho sempre espresso, in un modo o nell'altro, quello che sentivo.
E adesso? Adesso cosa dovrei fare? Te lo chiedo anche se so che non potrai rispondermi, anche se so che non potrò mai più ascoltare i tuoi saggi consigli e i tuoi gentili incoraggiamenti. Ed esco dalla chiesa senza voltarmi indietro, senza più guardare la tua bara, senza pensare a quello che la vita ha voluto togliermi ma a quello che ha ancora da offrirmi.
Forse tu mi avresti detto proprio queste stesse parole.
 

Ti dico ciao
salutami Dio
e digli che tu
sei l'amico mio
 

E' passato più di un anno da quel giorno, ma non smetti di mancarmi, nonostante tutto. Sono cambiate molte cose da quando non ci sei più: ho seguito il tuo consiglio, alla fine, e ho detto Kazuha che ero innamorato di lei. Ci siamo fidanzati, e anche se non possiamo fare a meno di litigare, con lei mi sento felice, ed è l'unica che vorrei al mio fianco.
Oggi siamo andati insieme a Tokyo, diretti all'agenzia investigativa Mouri. Ran era distrutta, dopo la tua scomparsa, ma a poco a poco si è ripresa, anche se non ha perso quella struggente malinconia che si cela sempre nel suo sguardo stanco, più vecchio dei suoi diciotto anni. Credo che abbia capito, nonostante tutto. Credo che sappia con certezza che anche Shinichi non tornerà più. Lei ti amava davvero, sai? E sapeva che in quel bambino troppo sveglio e curioso si celava il ragazzo di cui era innamorata. Non ho mai condiviso la tua scelta di non dirle niente fino alla fine, ma ora mi rendo conto che è stato il tuo ultimo gesto d'amore nei suoi confronti. Hai voluto risparmiarle questo grande dolore, hai voluto proteggerla dalla crudeltà della verità fino alla fine.
Era serena e aveva un dolce sorriso stampato sul volto, mentre ci salutava, forse rivivendo vecchie emozioni sopite, forse avvertendo una fitta di nostalgia.
Mentre lei e Kazuha chiacchieravano in salotto, io ero andato in cucina, e silenziosamente, con impegno, avevo iniziato a lavorare. Quasi un'ora dopo ero uscito con dei piatti di udon, cucinati in un brodo di verdure.
Ran e Kazuha erano sorprese, ma quano hanno cominciato a mangiare, subito mi hanno fatto i complimenti.
"Complimenti, Heiji!" Mi aveva detto Kazuha, sgranando gli occhi. "E' davvero buonissimo! Non credevo che avresti imparato... ma scusa, perchè hai preparato quattro porzioni? Noi siamo solo in tre..."
Avevo sorriso senza dire niente, fissando il posto vuoto davanti a me, dove avevo messo un piatto fumante del mio capolavoro. Un bambino con gli occhiali sta mangiando con appetito, sorridendo stupito e divertito.
"Hai visto, ho mantenuto la promessa."
"Niente male." La sento, la tua vocina limpida e sottile, dolce e un po' sarcastica. "Potrei mettere una buona parola per te quassù."
"Oh, quale onore! Ti ringrazio tanto del pensiero."
E tu mi sorridi sicuro, uno dei tuoi vecchi sorrisi, quelli che ti illuminavano gli occhi e ti facevano sembrare più grande della tua età. "Ti aspetterò. Ma non avere fretta, ci sono ancora tante cose che devi fare. Quando arriverai, voglio che mi racconti di tutti i casi che avrai risolto nel frattempo."
"Contaci." Sorrido anch'io. Adesso sono pronto a lasciati andare.
La tua immagine sfuma sempre di più, e sento ancora le tue parole, in lontanza. "Ti aspetterò, Heiji, quando sarà il momento."
"Arriverò. Scusami se ti sentirai solo, scusami se ti farò aspettare troppo. Ma ci sarò."
"Ne ero sicuro."
 
 
 

Note dell'autrice:
Rieccomi di nuovo, con questo sequel ,spero non troppo pesante, della mia precedente storia "Dimmi si". So che avevo già scritto un'altra song fiction con questa canzone, ma trovavo che calzasse perfettamente con quello che avevo untenzione di scrivere.
Detto questo, spero che vi sia piaciuta, e come sempre accetto qualsiasi tipo di commento, l'importante è avere la vostra opinione.
Grazie a tutti per aver letto, e grazie a coloro che hanno recensito la storia da cui è tratto il sequel, mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate.
Tanti baci,
Sherry2000
v​
 
  
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