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Autore: Kirale    08/11/2015    6 recensioni
A volte serve allontanarsi da chi si ama per diventare più forti e a volte, perdere qualcuno che si è sempre dato per scontato, può portare a fare chiarezza sui propri sentimenti.
Però non è detto che si sia ancora in tempo per tornare indietro.
Ambientato subito dopo la fine della sesta serie.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Camilla Baudino, Gaetano Berardi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nota dell'autrice.
Salve a tutti! Questa è la mia prima storia e forse anche l'ultima su "Provaci ancora prof!".
Non scrivevo in italiano fanfictions da più di otto anni e devo ammettere di essere abbastanza agitata.
In realtà, avrei continuato a non scrivere nulla se la fine della sesta serie avesse accontentato i decennali fans della prof, ma siccome purtroppo questo non è accaduto - di nuovo aggiungerei - la delusione è stata talmente tanta, che alla fine ho preso coraggio e ho voluto creare una storia per proseguire quel finale.
Sarà una storia a capitoli ed è già quasi finita, probabilmente in tutto saranno una decina. Non vi aspettate un granché, ve lo dico già da ora. Per le dediche e i ringraziamenti ci rivediamo a fine capitolo.
Essendo multichapters, questa è solo una introduzione ed esclusivamente introspettiva, avevo bisogno di far entrare la gente nella testa dei personaggi prima di poter sviluppare la trama, sarà un po' noiosa, lo so, quindi se dopo di questo non volete più leggerla, avrete tutte le ragioni del mondo.


Che altro dire, buona lettura!


Prologo
Looking inside myself



Era luglio.
Ma in realtà per lui poteva essere qualsiasi altro mese dell'anno, non avrebbe fatto alcuna differenza.

Era già luglio.
E proprio in quel periodo, nell'appartamento di fronte al suo, la voce di una vivacissima neonata riempiva le notti in cui non riusciva a chiudere occhio.

Luglio...
A luglio sarebbero stati stati sette mesi dalla notte che aveva cambiato la sua vita illudendolo che forse, anche se non era più un ragazzino, l'amore, quello con la A maiuscola, aveva letteralmente bussato alla sua porta dandogli una possibilità di cominciare a vivere.

Ma ovviamente si era sbagliato.
Avrebbe dovuto capirlo, aspettarselo.

In fondo non era la prima volta che riceveva un rifiuto da lei, ormai era un' abitudine, però adesso, a causa di tutto quello che c'era stato prima, la botta era arrivata talmente forte da rintontirlo e non fargli comprendere con chiarezza cosa stesse succedendo.
Si ricorda il cervello in tilt che tenta di mettere a fuoco quello che lei gli sta dicendo, o meglio sta dicendo a loro, a lui e a Renzo, in un corridoio di ospedale davanti ad una macchinetta del caffè.
Si ricorda aggettivi come "sola", "libera", "indipendente".
E poi, l'interno della stanza di Carmen e Livietta, dove per la seconda volta, gli venne chiesto chi era.
La sua mente, in pochi secondi, aveva cercato disperatamente una risposta, sebbene nel fondo del cuore lui sperasse che Camilla rispondesse a quella domanda.
Ma lei era già impegnata a fare la nonna libera, e se aveva sempre considerato lui come ultima ruota del carro prima, figuriamoci adesso.
E così era uscito quel"amico adottato", confermato dal sorriso della sua prof.
Quel sorriso che tanto amava ma che in quell'istante lo aveva trafitto al pari di una spada affilata, non avrebbe saputo descrivere il dolore dilaniante che gli aveva mozzato il respiro.

E pensare che la sera stessa, mentre da solo in casa affogava nell'alcol quel senso di sconfitta e solitudine, lei lo aveva persino cercato.
Il telefono era squillato e non sentendosela di rispondere era partita la segreteria.
Eccola lì, con quella voce che aveva sentito mille volte e della quale conosceva ormai le più minime sfumature.
La stessa voce che gli diceva che voleva vederlo.
E lui quel tono lo aveva riconosciuto benissimo.
Solo che lei non poteva dire che non erano una coppia, aggiungere che voleva fare la nonna libera e poi cercarlo di nuovo!
Non si era nemmeno disturbata a contestare la sua risposta in ospedale, eppure adesso lo voleva?

"Amico adottato".

Ma da quando si adottano gli amici?
Si adotta un cane, un gatto, ma sicuramente non si adotta un vicequestore.
Più ci pensava e più non capiva come gli fosse venuto in mente di presentarsi in quel modo.
Forse era stato solo un rocambolesco tentativo di sentirsi parte di quel quadro...ma a chi voleva darla a bere?
Lui in fondo non ricopriva nessun ruolo, non aveva una ragione per stare in quella stanza.
Aveva sperato, pregato, dato tutto sé stesso senza risparmiarsi in quella che lui credeva fosse una relazione che sarebbe diventata la più importante della sua vita, ma che invece alla fine per lei non era altro che un modo per uscire da un periodo estremamente negativo, un modo per riprendere le forze e poi continuare da sola.
O magari più avanti con Renzo, o con quel Michele Carpi.
Chi può saperlo.

L'unica cosa di cui adesso era sicuro è che Camilla avrebbe messo tutti, forse persino il loro portiere, prima lui.
No, decisamente Gaetano non faceva parte di quella famiglia, e Camilla non avrebbe mai fatto parte della sua.
Quella foto che continuava a guardare ogni sera, che pochi mesi prima aveva quasi azzardato a sperare potesse diventare realtà, sarebbe rimasta solo una foto.
Tre volti che gli sorridevano, una donna, un uomo e un bambino, un ritratto perfetto.
E pensare che in un angolo del suo cuore, una parte ancora più nascosta di lui si era persino illusa che un giorno, i volti sarebbero diventati quattro...
Basta, basta, si stava facendo del male da solo e doveva smetterla, ecco perché non aveva risposto alla chiamata di lei.

Lo sapeva che non poteva stare senza Camilla, ma aveva anche capito che lei poteva invece fare benissimo a meno di lui e questa situazione doveva cambiare.
La amava troppo per pensare di perderla ma d'altra parte non poteva annullarsi per lei, lasciarle fare e decidere qualsiasi cosa.
Perché questo aveva fatto soprattutto nell'ultimo periodo in cui erano stati insieme.
Aveva il terrore che lo lasciasse e mentre da una parte tentava di cercare conferme, a volte anche in modo un po' troppo ossessivo, dall'altra si scusava appena poteva perché non avrebbe sopportato che lei si allontanasse a lui.
A quanto pare invece si era allontanata lo stesso, quindi alla fine tutto il suo impegno era stato inutile.
Aveva tanto da darle, ma forse quel tanto era diventato troppo e lui non era stato capace di calibrarlo?
Non lo sapeva, e soprattutto non capiva neanche perché dovesse sentirsi come se quello che era successo fosse colpa sua.

L'unica maniera di ristabilire un equilibrio era quella di allontanarsi, non doveva vederla, in qualche modo doveva sparire e quindi, se nei giorni immediatamente successivi aveva accuratamente evitato di incontrarla anche solo in cortile o sulle scale, perché il rifiuto di lei lo aveva ferito quasi mortalmente, ora aveva realizzato che la cosa migliore era continuare su questa linea e che loro non si vedessero proprio più, almeno per un po'.
Ma per farlo aveva bisogno di andar via da lì, da una casa che parlava di lei, che profumava di lei in ogni angolo.
Gli sarebbe costato tantissimo e stava mettendo sul piatto tutto, ma d'altronde ormai non aveva più nulla da perdere.

Sapeva cosa avrebbe dovuto fare, doveva solo trovare il modo per farlo.
 



Luglio era un mese che le piaceva molto.
Le scuole erano finite, lei riusciva a dedicarsi a qualcosa che non fossero i suoi studenti, e proprio in quel luglio, con l'arrivo il mese prima della nipotina, era sempre indaffaratissima tra pappe e pannolini, intenta ad aiutare una veramente troppo giovane Livietta in un compito che persino per lei, quando di anni ne aveva trenta e passa, era stato duro.
Il tempo per pensare era poco, un bambino è come un uragano e cambia tutti i ritmi dei componenti della famiglia.
Oltretutto, quando arrivavano a casa a trovarli anche Renzo e Carmen con il piccolo Lorenzo e i due bambini decidevano di non cooperare con i loro genitori, i decibel si alzavano pericolosamente rendendo poi tutti ancora più esausti.

Alla sera si buttava sul letto quasi a peso morto con Potty sempre al suo fianco, e solo quando chiudeva gli occhi sentiva una specie di dolore sordo, un senso di vuoto, qualcosa che, anche se era veramente sfinita, non le permetteva di riposare serena.
Ogni tanto si voltava a guardare il cellulare durante quei momenti.
Ogni tanto, ma solo ogni tanto, rileggeva quel "Batti un colpo" e sentiva una fitta al petto.
Non aveva avuto il coraggio di cercarlo più dopo quel giorno.

Era giusto, voleva rimanere da sola, lo aveva detto persino lei.

Ma nella sua testa, questo non implicava il non vedersi; ingenuamente la sera stessa al ritorno dall'ospedale, gli aveva telefonato lasciando un messaggio in segreteria e aspettandosi che come ogni volta, lui la richiamasse.
Stavolta però Gaetano non si era fatto sentire e da allora sembrava facesse l'impossibile per evitarla.
Sapeva di essersi andata a cacciare in una situazione difficile, oltretutto Michele si era persino rifatto vivo chiedendole di vedersi, ma dopo la risoluzione del caso, quando l'ansia del cercare il colpevole aveva fatto calare l'adrenalina, lei lo aveva visto per quello che era, e la nebbia provocata dal ricordo del "primo amore" si era diradata, lasciando il posto alla realtà dei trenta anni dopo.
Una realtà che solo adesso era capace di affrontare, dai problemi di mariti traditori e amanti incinte, a quelli di una figlia giovanissima ma ormai già madre e sposata con un dj che potrebbe portarsela via in qualsiasi momento per andare a vivere a Londra.

Eppure Camilla si era resa conto da sola che, se quella notte non fosse andata da Gaetano a chiedergli la camomilla, a quest'ora lei sarebbe ancora a strafogarsi di cibo piangendo abbracciata a Potty, rosa dalla frustrazione e dal risentimento senza potersi lasciare tutto questo alle spalle.

Era sempre stata abituata a non aprirsi, una persona testarda che vuole cavarsela da sola in tutto, e forse proprio per questo era stato molto difficile, una volta avuto il tempo di riflettere, dover ammettere che se aveva superato uno dei momenti più oscuri della sua vita era stato proprio grazie alla presenza del vicequestore.
Neanche lei sapeva come fossero arrivati a questo punto, come da quell'idillio dal quale aveva paura di svegliarsi, fosse passata al desiderio di allontanarlo, di starsene da sola.

Sapeva solo che ora le mancava.

Le mancava ridere con lui, investigare con lui, passeggiare sotto la pioggia e baciarsi incuranti degli occhi della gente in mezzo ad una piazza.
Le mancavano le sue camicie e le sue felpe, quelle che metteva sempre quando andava a casa sua perché adorava venire avvolta dal suo profumo, anche se ovviamente a lui non lo aveva mai detto.
Aveva bisogno di rivedere quegli occhi che in ogni singolo istante in cui si posavano su di lei, le facevano provare un brivido e sentirsi come se fosse la donna più bella del mondo, l'unica per cui valga la pena vivere.

Ma Camilla era molto orgogliosa, e non sapeva chiedere scusa per prima o tornare indietro sui suoi passi.
Ammettere di essersi sbagliata era una cosa che non faceva mai e aveva sperato che, come ogni altra volta, lui avrebbe fatto la prima mossa, ma il tempo passava e anche se viveva di fronte a lei, Gaetano sembrava un fantasma, era scomparso.

Questa situazione non sarebbe potuta andare avanti ancora per molto, avrebbe fatto qualcosa lui, ne era certa, era solo questione di tempo.
Però era lei che voleva rimanere da sola, e lui aveva sempre rispettato, anche troppo, tutte le sue richieste.

Non aveva più nessuna certezza.

Ed era così che si addormentava la notte, con quella sensazione di inquietudine e un peso sul cuore.


Introduzione andata e la sensazione è uguale a quella che provi quando ti tolgono un dente :D
Scusate la enorme introspezione ma mi serviva per spiegare lo stato emotivo dei personaggi, dal prossimo capitolo, che in ogni caso è già disponibile, le cose cominceranno a muoversi. Sempre qualora vogliate continuare a leggere.
Avrei un mondo di gente a cui dedicare quello che ho scritto e fare tutti i nomi sarebbe lughissimo. Mi limiterò a dire che se non fosse stato per un certo gruppo su Facebook, qui non ci starei per cui la mia dedica e il mio ringraziamento va a quelle stupende persone che ne fanno parte e con cui ho condiviso le gioie e i dolori, soprattutto i dolori, di questa sesta serie della prof.
Ci vediamo al prossimo capitolo!!!
   
 
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