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Autore: Oducchan    08/11/2015    2 recensioni
Atobe è una persona… complicata.
[Tezuka - Atobe]
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Keigo Atobe, Tezuka Kunimitsu
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nick autore: Oducchan
Titolo: Chiaroscuro
Fandom: Prince of tennis
Personaggi: Atobe Keigo, Tezuka Kunimitsu
Pairing: Imperial Pair (AtoTezu)
Genere:  fluff, sentimentale, introspettivo
Avvisi: NN
Rating: verde
Conteggio parole: 608
Note:

Tezuka, per te <3 ù.ù

 
Chiaroscuro
 



Atobe è una persona… complicata.
Non è che ci voglia molto per capirlo. Basta vederselo davanti con le sue camicie piene di pizzi e risvolti e volant e ricami, coi loro colori accesi e sgargianti, o con quel vorticare di petali di rose che paiono seguirlo ovunque. Non c’è bisogno nemmeno di interpellare i suoi compagni di squadra, senza dover incorrere  nei brontolii di Shishido o i sospiri esasperati di Oshitari o le cruente elucubrazioni di Hiyoshi. Quando apre bocca, poi, con quella voce che pare miele che altro non fa che elencare elogi senza senso alla sua persona, non occorrerebbe altro per catalogarlo come un qualcosa di fastidioso, eccessivo, e molto molto seccante.
Poi però scivola fuori dai panni della diva, ed entra nella polo e nei calzoncini bianchi e azzurri della Hyotei, e diventa uno degli avversari più temibili che Tezuka abbia mai affrontato. Kunimitsu non sarà persona da provare un piacere quasi selvaggio nell’affrontare qualcuno che sappia il fatto suo con una racchetta in mano come fa Ryoma, o da esternare la propria fissazione con un determinato giocatore come Sanada, ma non può non riconoscere che i match contro Atobe sono, indiscutibilmente, i momenti migliori delle sue giornate. Per quanto il ricordo vivido di quella stilettata intensa di dolore alla spalla spesso accompagni ancora i loro scambi di smash e voleè, presto viene soffocato dall’ondata di adrenalina che gli inonda le arterie e dall’affinarsi quasi elettrico della propria concentrazione. Gli piace. Molto.
E poi…
Poi c’è quel lato di Atobe che sa, in cuor suo, essere stato visto da così poche persone da farlo sentire, in un certo senso, speciale. Sono gli sguardi fugaci che Keigo gli rivolge mentre gli porge un asciugamano a fine partita; lo sfiorarsi impercettibile dei loro polsi mentre s’incamminano dentro casa; il sorriso tenue, quasi timido e timoroso, mentre lo guida nei suoi luoghi preferiti della villa, la luce che vede accendersi nei suoi occhi blu quando può mostrargli qualcosa a cui tiene immensamente, che sia il suo cane, il nuovo set di racchette, un libro prezioso o una foto. Sono quei piccoli momenti in ci Atobe non è più il navigato figlio dell’industriale più potente del Giappone, e nemmeno il competente capitano di una delle squadre più forti del circuito scolastico: è solamente Keigo, un adolescente che si sta affacciando alla vita adulta circondato da attenzioni fredde e distanti e che cerca disperatamente la sua, di approvazione. Sono momenti un po’… destabilizzanti, quelli, perché nemmeno Tezuka sa come gestire e catalogare le buffe capriole che fa il suo cuore nel petto, o quelle fitte che durano meri secondi che lo bruciano dal desiderio che ha di baciarlo, o prendergli la mano nella sua, o stringerlo forte al petto, o rovesciarlo sul divano più vicino e spogliarlo il più in fretta possibile.
Il problema è che Atobe è una persona complicata, con cui è stancante aver a che fare troppo frequentemente. E spesso Tezuka si ritrova, nel buio della propria camera, con una mano ferma all’addome che non ha davvero il coraggio di intrufolarsi dentro i pantaloni del pigiama ad affrontare quelle fantasie che nel sonno sono scivolate dalla sua mente in mezzo alle gambe, a chiedersi come sia finito per innamorarsi di un tipo del genere.
 
Probabilmente, si risponde un paio di settimane dopo, quando Atobe sbatte le palpebre sugli occhi spalancati di sorpresa e poi si lascia andare a un sorriso ferino e vittorioso che Tezuka non saprebbe come altro definire se non devastante e irresistibile, non avrebbe mai avuto scampo in nessun caso. E allora lo bacia di nuovo, per buona misura, accontentandosi di avere un’emicrania perenne e il cuore in subbuglio per il resto della sua vita.
   
 
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