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Autore: Aeriin    08/11/2015    3 recensioni
Dal testo:
"Gli tremarono le mani e dovette stringere l'orlo della propria tunica per fermarle.
Ad Asgard, nel palazzo del re degli Dei, di suo padre, l'unica persona da cui si era sentito veramente amato era stata sua madre."
I pensieri di Loki quando Thor gli propone un'alleanza per vendicare la morte di Frigga.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Loki, Thor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ad Amestris, la mia beta.


Di rimorsi e vendetta...



Loki era seduto a terra, la schiena contro la parete della cella, gambe e braccia abbandonate scompostamente sul pavimento.
Il capo era reclinato all'indietro, il volto rivolto al soffitto e gli occhi serrati per impedirsi di vedere dove si trovava, di vedere ciò che lo circondava. Per fermare le lacrime.
Aveva saputo cos'era successo durante l'attacco degli elfi oscuri, aveva ascoltato i resoconti della battaglia di diversi soldati e, ancor prima che glielo dicessero, aveva percepito la scomparsa di qualcosa d'importante, qualcosa che avrebbe dovuto esserci ma che all'improvviso era sparito, lasciando un vuoto fin troppo evidente.
Aveva saputo subito della morte di sua madre.
Le prime lacrime gli avevano solcato il viso ancora prima che Malekith fuggisse, quando nemmeno Odino sapeva della morte della moglie.
Con la stessa velocità si era ricomposto, il volto chino tra le pagine di uno dei libri che Frigga gli aveva portato di nascosto. Ma qualcosa dentro di lui si era spezzato per un motivo che lui ancora non conosceva.
Un'ignoranza colmata nel giro di poche ore.
Gli tremarono le mani e dovette stringere l'orlo della propria tunica per fermarle.
Ad Asgard, nel palazzo del re degli Dei, di suo padre, l'unica persona da cui si era sentito veramente amato era stata sua madre.
Odino non lo aveva mai considerato suo figlio, non aveva mai nemmeno avuto l'idea di considerarlo tale... dopotutto lui doveva essere solo un modo per avvicinare due popoli nemici: il re degli Asgardiani che accoglie e alleva in casa sua il discendente del proprio nemico, dimostrando compassione e benevolenza verso gli avversari sconfitti in battaglia. Un gesto unicamente politico.
Neppure colui che era cresciuto come suo fratello lo aveva mai amato. Da bambini lo aveva sempre umiliato, reso l'anello debole della catena, quello da incolpare quando succedeva un disastro, il figlio inutile del Padre Tutto, il ragazzo che portava onta alla famiglia.
Crescendo non erano migliorati.
Lui era vissuto all'ombra della grandezza del fratello, era rimasto il diverso, quello che i compagni guerrieri di Thor prendevano in giro e calpestavano nel fango ad ogni occasione, il divertimento occasionale di quella banda di sbruffoni in armatura.
Ma tutte le volte che inghiottiva le lacrime, che quella rabbia causata dalla vergogna e dalla derisione minacciava di sopraffarlo, sua madre, come un balsamo, veniva a lenire il dolore della sua anima, consolandolo senza mai toccare direttamente l'argomento. Una delicatezza di cui non l'aveva mai ringraziata abbastanza. Un'amica in un palazzo di aguzzini.
Perché l'unica cosa di cui Loki era certo, l'unica cosa per cui - come si dice a Midgard - avrebbe messo la mano sul fuoco, era che Frigga era sua madre tanto quanto Odino non era suo padre.  Quella donna era riuscita ad amare in egual misura un figlio proprio e uno raccattato per compassione sul campo di battaglia, li aveva cresciuti come fratelli e come tali li aveva trattati.
E ora era morta.
Era morta perché quegli stupidi soldati non erano stati capaci di difendere il castello; era morta perché Thor le aveva affidato la protezione della terrestre e poi non era arrivato in tempo per difendere sua madre; era morta perché Malekith voleva l'arma che la terrestre custodiva ed era venuto nel cuore della capitale per prenderla; era morta perché Frigga era una guerriera e non si sarebbe mai arresa al nemico.
Loki aveva passato ore a pensare e ripensare a questo, ma non era servito a lenire il dolore.
Non ora che il solo balsamo capace di aiutarlo aveva abbandonato Asgard per sempre.
Grazie ai suoi incantesimi aveva assistito al funerale della madre. Nonostante fosse un'illusione, aveva lanciato anche lui una candela nel cielo.
Era crollato.
Il dolore, quel dolore che conosceva fin troppo bene, quel dolore che aveva represso per anni, lo travolse, annullando il controllo che aveva sui suoi poteri.
I mobili che Frigga era riuscita a fargli avere, quei pochi arredi che lui aveva il privilegio di possedere, gli ultimi sforzi della donna per aiutarlo a sopportare il dolore, volarono nella sua cella, schiantandosi contro i muri magici e quelli di solida pietra.
Non gli importava nulla. Che lo vedessero sconvolto, che lo vedessero mentre sfogava il dolore per la perdita dell'unica cosa che aveva mai avuto.
Crollò a terra, in quella posizione che ancora adesso manteneva, un pensiero fisso nella mente che sembrava non volerlo abbandonare: Frigga gli aveva perdonato quell'ultima frase?
L'ultima volta che aveva visto sua madre avevano litigato sul perché fosse rinchiuso lì, su come Thor e suo padre Odino non avessero avuto scelta...
Era scoppiato. Sentire la voce di lei dire una tale menzogna lo aveva fatto esplodere.
Aveva urlato contro di lei.
"Lui non è mio padre!"
L'espressione nei suoi occhi lo aveva fatto morire, una tristezza di tale intensità da essere indescrivibile. Ma la sua voce si era a malapena incrinata.
"Allora io non sono tua madre."
Quella volta era morto davvero. Come poteva dire una cosa del genere l'unica persona che aveva mai considerato amica? Come poteva dire questo quando lei era stata a lungo l'unica cosa che gli aveva impedito di impazzire?
Ma qualcos'altro era scattato dentro di lui. Se lei era la moglie dell'uomo che rifiutava di chiamare padre, poteva davvero considerarla sua madre? Lei, dopotutto, lo aveva cresciuto perché Odino le aveva detto di farlo.
"Sì, è così."
Si pentì di aver detto quelle parole non appena finì di pronunciarle.
Come poteva pensarlo davvero? Lei non era stata obbligata a dargli il suo amore, non era stata costretta a consolarlo la notte dagli incubi quando era un bambino, né a considerarlo un figlio proprio, né tanto meno a fargli visita in prigione, quando ormai anche il titolo di principe cadetto gli era stato tolto.
Il suo sguardo fu nuovamente una stilettata.
Lei gli aveva teso una mano, e lui l'aveva sfiorata, desiderando ardentemente che quello nella sua cella non fosse soltanto un ologramma, ma sua madre in carne e ossa.
Mentre questo si dissolveva, gli occhi della regina degli Dei però mostravano qualcosa di diverso dal dolore amaro di poco prima: erano come un sorriso tetro, un misto di compassione per la situazione attuale, rammarico per gli eventi accaduti e rimpianto per quelli che potevano avvenire. Ma in quegli occhi lui aveva visto comprensione: comprensione per un ragazzo che era sempre stato trattato come l'ultima ruota del carro, per un uomo che era impazzito dal rancore e aveva cercato vendetta su coloro che gli avevano inflitto tante sofferenze, per un figlio che aveva scelto la strada sbagliata.
Loki strinse maggiormente gli occhi, nel cuore, quasi una preghiera, la speranza che Frigga gli avesse perdonato quella stupida frase detta in un momento di follia.
Sperò con tutto il cuore che sua madre, nel Valhalla, conservasse un buon ricordo di lui.
Sentì i passi di un uomo lungo il corridoio di pietra e li riconobbe subito come quelli del fratello maggiore. Pesanti e arroganti come colui che li possedeva.
Intrecciò all'istante un'illusione che lo facesse apparire calmo e controllato come prima dell'attacco, che mostrasse la cella come Frigga l'aveva arredata.
Thor lo raggiunse con Mjolnir in mano, il volto tetro di chi è in lutto da poco.
"E così anche il grande Thor è venuto a farmi visita... Perchè?"
Il suo tono aveva lasciato intuire la tempesta interna che lo stava dilaniando. Quella domanda era risultata troppo personale e diretta rispetto a ciò che doveva essere: aveva lasciato trasparire il rancore e lo sconcerto che provava per il fatto di essere stato rinchiuso in quella prigione dorata, ma pur sempre prigione. Sperò che il fratello non cogliesse il significato nascosto della sua voce.
Fortunatamente Thor era troppo ottuso per cogliere certe sfumature. Ma d'altronde lo era sempre stato.
"Basta illusioni, Loki."
Rimase interdetto dall'acume del fratello, ma dopo tanti combattimenti sarebbe stato stupido se non avesse imparato a vedere oltre i suoi inganni.
Annullò l'illusione, permettendogli di vedere come si era ridotto: la veste a brandelli e i piedi sanguinanti per le schegge di legno e vetro che aveva calpestato.
Leggeva negli occhi di Thor un dolore che era certo si rispecchiasse nei propri.
"Ha sofferto?"
Gli era venuto spontaneo chiederlo al fratello. Dopotutto lui aveva visto con i propri occhi.
Il volto del Dio del Tuono si irrigidì "Non sono venuto qui per condividere il mio dolore con te, fratello, ma per offrirti qualcosa di ancora più sacro e appagante."
Loki lo guardò negli occhi, aspettando che fosse lui a confermare ciò che aveva già intuito.
"Vieni con me e guidami attraverso i tuoi sentieri segreti. Mi serve un modo per lasciare Asgard senza che nostro padre lo venga a sapere. In cambio del tuo aiuto ti offro la possibilità di vendicare nostra madre."
La luce che animò gli occhi del Dio degli Inganni gli restituì la forza che possedeva prima di essere rinchiuso: l'occasione per uscire di prigione e quella di vendicare la madre in un colpo solo.  La fortuna era tornata a girare finalmente, e questa volta seguiva la direzione dei suoi piani.
"Sappi che non ti fornirò nessuna protezione. Speravo che in te esistesse ancora mio fratello, ma ora che quella speranza è svanita non avrai nulla da me. Sconfiggeremo Malekith, poi tornerai nella tua cella a scontare la pena che ti è stata assegnata."
Loki abbassò il capo mentre un sorriso scaltro affiorava sulle sue labbra. Non aveva bisogno di riflettere per sapere che quella era l'occasione che aspettava. Poteva farsi perdonare dalla madre, poteva fare qualcosa per lenire quel dolore che gli dilaniava il petto. Poteva fare ciò su cui fantasticava da tempo. Poteva farla pagare a Malekith per avergli sottratto il suo unico e più prezioso avere. Una vendetta cruda e pura, semplice ed efficace.
Thor gli sembrò alla ricerca di altro da dire, ma lui non aveva bisogno di altri incentivi per decidere se accettare o meno.
Tornò a guardare il fratello e rispose "Quando si parte?"

 








Note: 
Ci tenevo solo a dire che questa è la mia primissima storia in assoluto, sia sul fandom che sul sito...

 
   
 
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