Erano passati sedici anni dall'ultima volta che l'aveva visto. Sedici anni da quando gli aveva lasciato quel dono maledetto. Ripensò al momento in cui partorì: per lei fu una liberazione, una donna del suo rango non poteva mostrarsi in quelle condizioni. La lasciò sul fondo del lago, pensando di ucciderla.
Il suo pensiero tornava spesso a quella piccola bambina dalla carnagione perlacea e i capelli blu. La sognava, ma ne scacciava il pensiero. Non le pesava la propria scelta di ucciderla, ma il fatto di non averne ritrovato il corpo privo di vita. Aveva deciso di non pensarci più, ma l'incubo di ritrovarsela davanti la svegliava spesso la notte. Soprattutto quella notte, quando dal portale cadde una pigna con dentro un messaggio.
"Mia Bellissima, è tempo di riunirsi"
Quel messaggio non l'aveva spaventata, ma l'aveva incuriosita, a tal punto da riuscire a scacciare il pensiero della bambina e da piantarne uno più gustoso: vendetta.
Non ebbe bisogno di stare a lungo a pensarci, decise subito di andare all'incontro. Mise il suo più bel vestito dorato, che le fasciava le curve senza risultare però troppo volgare e andò al portale per vivere una delle sue poche uscite dalla Corte. Uscì nel cuore di una foresta irlandese, il luogo scelto per l'incontro. Camminò per poco fino poi ritrovarsi alle sponde di un lago alimentato da una bassa cascata. Nascosta dalle fronde c'era una casetta bassa in legno.
Si avviò a passo sicuro verso l'abitazione ed entrò.
Fu la prima cosa che vide: le spalle larghe, di solito muscolose, ora magre e asciutte. I capelli biondi che alla luce della luna parevano bianchi e gli occhi neri, che invece non riflettevano nessuna luce, volti verso il panorama fuori dalla finestra. Sì voltò e sorrise, gli spigoli del volto accentuati dalla magrezza del viso di un pallore malato.
«Finalmente, Mia Bellissima.» Con un cenno le indicò un divano rosso sangue, posto davanti ad un altro vicino al fuoco, sul quale lei si sdraiò leggiadramente senza smettere di fissarlo un attimo.
«Già, finalmente. Siamo qui da più di un'ora. Capisco che per fasciare certi rotoli ci voglia del tempo, ma questo è esagerato» Troppo presa dalla vista del ragazzo, si rese conto in ritardo della presenza di un'altra figura femminile seduta comodamente nel divano opposto. Anch'essa bionda, occhi verdi e labbra rosso scuro, sulle quali brillava qualcosa simile a un piercing, col suo vestito rosso quasi si mimetizzava col divano. La squadrò e fece una faccia sorpresa: «Ops. Non ti avevo vista, sei così piccola che non ti si nota nemmeno.»
Il ragazzo scoppiò a ridere e si sedette in una poltrona posta a mo' di spartiacque. «Signore, vi prego. Siamo qui per fare accordi, non per litigare.» Le due si scambiarono uno sguardo, per poi rivolgerlo di nuovo verso il ragazzo.
«Ho un accordo da proporvi.»