Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Vika_I_Love    08/11/2015    0 recensioni
La vita di Molly Sue è una lotta continua, ha lottato nel Bronx, ha lottato in carcere, ha lottato per ricevere amore ed ora lotta per farsi spazio nella WTA.
Le sue convinzioni vacillano quando il suo percorso incrocia quello di una ragazza, Molly ha paura di Emily, ha paura di diventare “umana”, Emily è l’unica a non avere paura di Molly, l’unica che riuscirà a cambiarla.
Molly non sa che Emily per lei sarà un tornado.
Il tornado passa violentemente e prende tutto, tutto ciò che vuole.
“Lo sguardo della più piccola era perso nel vuoto, il cuore le batteva a mille, le faceva male, le bruciava dentro al petto come se da un momento all’altro dovesse scoppiare.
Emily invece era decisa, la guardava dritta negli occhi, cercava di captare qualcosa che andasse oltre le apparenze, cercava di capire realmente chi fosse Molly Sue.
Molly non poteva essere la ragazza viziata e senza sentimenti, non poteva essere come la descrivevano i giornali, lei non aveva il cuore di pietra.
Portò le mani sul viso della bionda, riuscì a catturare il suo sguardo, l’accarezzò delicatamente.
-Sei troppo bella per non farti male
Storia rivisitata
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai, Yuri, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Sei troppo bella per non farti male

Guardami ora che sono come il Sole


Cosa fareste la sera prima di un esame?
Come passereste la sera prima di un giorno importante?
Quali pensieri vi vieterebbero il sonno la sera prima del giorno più importante della vostra vita?
 
Le 4 del mattino del 29 giugno, esattamente 5 ore prima che il primo match del grande Slam inglese apriva i battenti alle successive 2 settimane di vero spettacolo tennistico.
Le 9 del mattino del 29 giugno non era solo l’inizio di Wimbledon, ma anche una data storica per il torneo stesso: per la prima volta una ragazza con la fedina penale sporca avrebbe messo piede nel campo centrale.
Molly lo sapeva, sapeva che tutti i giornalisti avrebbero parlato della sua vita dietro le sbarre, avrebbero parlato dei numerosi piercing, avrebbero parlato dei tatuaggi ma nessuno avrebbe parlato del suo stile di gioco.
Era già successo all’Australian Open, primo turno di qualificazioni, e la ragazza troppo distratta dai numerosi flash e dalle battute poco gentile che udiva dagli spalti, non era mai entrata in campo, non era riuscita neanche a mettere a segno un singolo vincente.
Ricordava perfettamente quei momenti, voleva solo ritornare negli spogliatoi e farsi una doccia per cacciar via tutte quelle facce e tutte quelle risatine che sentiva ad ogni suo plateale errore.
Ricordava soprattutto Vera, la sua coach, era delusa, era arrabbiata.
“Abbiamo lottato tanto, abbiamo superato troppi esami per arrenderci così, perché ogni tuo errore è un mio errore, a me non piace sbagliare, non mi piace tanto quanto non piace a te, cosa cazzo è successo là fuori Molly? Dove cazzo eri? Te lo sto chiedendo perché non eri in campo. Io non ti permetto di arrenderti, se vuoi farlo di nuovo, devi vedertela con me, aspettiamo questo momento da 3 anni Molly, io non ti permetto di mandare tutto a puttane.”
A peggiorare le cose ci pensò la conferenza stampa, nessun giornalista aveva azzardato ad una domanda sulla partita, tutte le domande erano destinate a scavare nella vita privata della ragazza, era stata chiusa in carcere per 4 anni e mezzo, era la baby-girl del rapper del momento, nessuno era interessato ai suoi errori, tutti credevano che lei fosse troppo bella per limitarsi al tennis, era destinata a fare ben altro, avrebbe sicuramente funzionato nel mondo dello spettacolo, minorenne e con una vita frustante alle spalle, frequentava un uomo più grande di lei,viveva più di notte che di giorno tra locali e discoteche,  ed era la donna dei desideri della maggior parte dei uomini.
 
Molly alle 4 del mattino, abbandonò la sua camera e scese una ventina di piani a piedi, la sua mente era annebbiata dai pensieri, si recò più d’istinto che per voglia al bar dell’hotel, non poteva mettere piede fuori dall’edificio, troppi paparazzi desiderosi di immortalarla.
 
Arrivò a destinazione, si sedette sullo sgabello in fondo al bancone, ed aspettò la barista per fare la sua ordinazione.
-Allora signorina Sue, ore piccole?- la ragazza non degnò di uno sguardo Molly, parlava con lei ma comunque non le rivolse lo sguardo, era quasi disgustata dalla cliente nottambula.
Molly sorrise scuotendo la testa, era abituata a quel genere di commenti, la sua faccia era su tutti i giornali di gossip, tutti credevano di conoscerla, ma si sbagliavano.
-Una tequila-
Pochi minuti dopo era stata servita, e pochi secondi dopo il bicchiere era nuovamente vuoto.
Molly battè lo stesso velocemente due volte sul bancone, era un segnale che solo pochi baristi capivano, la ragazza riprese la bottiglia di tequila e riempì il bicchiere per la seconda volta.
-Non vorrei sbagliarmi, ma credo che tu domani sia impegnata-
La ragazza dietro il bancone ironizzò sulla partita importante che a breve Molly avrebbe dovuto affrontare, quest’ultima si alzò dallo sgabello, dirigendosi dietro il bancone, prese la bottiglia interessata e si riempì da sola il bicchiere, lo bevve tutto d’un sorso.
Si voltò verso la ragazza alle sue spalle allibita dall’atteggiamento che aveva assunto Molly.
Si avvicinò di qualche passo, con calma incrociò le braccia –Credi che io non lo sappia? Tra meno di cinque ore starò in piedi sull’erba più prestigiosa di questo mondo, avrò di fronte la miglior giocatrice di questo torneo, la più esperta, la più cinica, la più pericolosa, so benissimo cosa dovrò fare tra cinque ore-
Molly si sedette sul bancone, riprese la bottiglia e riempì di nuovo il bicchiere, fece un lungo sorso e posò il bicchiere.
La barista era quasi impaurita da quella ragazza, la strafottenza che mostrava era ingiustificabile, impugnò la bottiglia di tequila e la posizionò al suo posto, la voce di Molly catturò la sua attenzione
-Tra cinque ore devo distruggere l’ego della Smith, tra cinque ore lei pregherà Dio affinché la partita finisca presto, tra sei ore lei piangerà di fronte i giornalisti, perché mi servirà un ora per buttarla fuori dal torneo, ecco cosa succederà ed ecco cosa dovrò fare-
Molly scese dal bancone e si diresse verso l’ascensore –Spero che verrai a vedere lo spettacolo-
-La Smith è la mia preferita, non tiferò per te-
-Allora mi spiace, sarai delusa-
Molly sorrise e andò via.
 
Vera entrò prepotentemente in camera della sua atleta, la meraviglia si leggeva nei suoi occhi, Molly era vestita e docciata, stava preparando il borsone.
-Hey Coach, come sta stamattina?-
Vera sorrise amorevolmente come una mamma sorride ad una figlia durante i suoi primi passi
-bene, come mai già sveglia?-
Molly caricò sulle spalle il borsone, sorrise divertita –Voglio fare colazione con te, dobbiamo parlare di cose importanti-
La donna abbandonò il sorriso e cercò di nascondere la preoccupazione che si dipinse in viso, abbozzò un si e le due si diressero al bar.
 
Erano sedute su un divanetto, e il tavolino di fronte era bandito di cibo e bevande energetiche.
Molly cercò il succo d’arancia una volta trovato riempì il bicchiere fino all’orlo, fece un paio di sorsi e poi addentò un pancake.
Vera sorseggiava il suo solito caffè macchiato, guardò la ragazza in attesa di quello che le doveva dire, fu accontentata solo quando del pancake non c’erano più tracce.
-Ieri mi hanno chiamato gli assistenti sociali, devono darmi in affidamento almeno fino a quando non avrò 18 anni, a quanto pare mia zia è morta per overdose e mia nonna è morta dopo un infarto, non ho più parenti-
Era talmente fredda e distaccata nel parlare della sua famiglia da incutere terrore.
Sfilò delle carte dal borsone e le consegnò alla propria coach, guardò l’orologio e poi si alzò –Ora è tardi, vado al campo, tra 5 minuti devo entrare-
Caricò di nuovo il borsone sulle spalle, notò il viso pallido di Vera per poi rassicurarla –Non sei obbligata, è una mia idea, se non te la senti, non importa-
La figura di Molly sparì pochi attimi dopo.
Vera lesse le carte, erano carte importanti, parlavano di adozione, Molly in modo ovvio le aveva fatto capire che lei doveva adottarla, solo così potevano continuare ad allenarsi insieme, 16 ore al giorno, come facevano da tre anni a questa parte. La ragazza aveva appena compiuto 17 anni, Vera ripose le carte in borsa e anche lei si recò al campo centrale.
 
 
Non c’era un posto libero, gli spalti erano pieni, Molly entrò tra i fischi, la Smith era inglese, era di casa, tutti tifavano per lei, Molly era solo una ragazzina da battere facilmente per loro.
La Smith si avvicinò alla sfidante della giornata –Alle 7 ho un appuntamento importante, sei pronta a finire come gli Australian Open teppistella-
-Prontissima- Molly sorrise e con tono di sfida continuò la provocazione –Tranquilla, alle sei sarai libera-.
La Smith non aveva mai avuto belle parole nei suoi riguardi, ogni volta che le domandavano di Molly, lei si divertiva a prenderla in giro definendola un’omicida a piede libero talmente presuntuosa da pensare di vincere uno slam prima o poi.
Molly la odiava, tra colleghe ci dovrebbe essere rispetto, bisognerebbe difendersi almeno sul lato del gioco, invece la Smith si divertiva a fare la bulla di fronte i giornalisti, questo Molly non lo sopportava, era cresciuta nel Bronx, era abituata a difendersi.
Venti minuti dopo la partita iniziò.
Molly era al servizio, e senza molti problemi riuscì a portarsi a casa la battuta.
Il secondo game era durato 13 minuti, era andato ai vantaggi, la Smith non era molto lucida e sembrava molto stanca, i punti conquistati erano errori di presunzione di Molly e una palla ben giocata da lei, ma la più giovane correva, correva tanto, giocava palle presuntuose, era arrogante in campo, non sembrava mai stanca, si allenava dalle 13 alle 16 ore al giorno, era abituata a certi ritmi, un passante consegnò il break di vantaggio a Molly.
Dopo un ora e venti minuti, la partita finì, Molly era riuscita a mettere a segno 42 vincenti e 16 errori non forzati, correva talmente tanto ad una velocità talmente elevata da portare alla Smith una crisi di nervi, gli ultimi 4 game erano tutti a favore di Molly. 6-2 6-3, la Sue aveva superato il primo turno e tutti i tifosi della Smith sorpresi dallo stato fisico della ragazzina del momento si alzarono e applaudirono, avevano appena visto la partita più spettacolare della WTA degli ultimi tempi, e questo grazie ad una Molly capace di reggere il confronto con una forma fisica e una perfezione dei colpi invidiabile e ad una Smith che non si arrendeva mai, neanche quando era sotto 5-3 con due brack di svantaggio.
 
Molly sorridendo guardò la sua coach, non festeggiò molto, si avvicinò alla rete per il consueto saluto, ma la Smith si limitò ad una pacca sulla spalla per poi liberare immediatamente il campo.
L’inviata del torneo era pronta per l’intervista, era tradizione intervistare il vincente del match di fronte il pubblico.
-complimenti per la partita, hai giocato bene, credi di andare avanti nel torneo? Hai battuto la favorita-
Molly portò le mani ai fianchi, notò la barista di qualche ore prima, stava scuotendo la testa, sorrise alla sua direzione e schiacciò l’occhio, poi si ricordò della domanda anche se per lei era talmente stupida da non meritare una risposta
-Io partecipo ad ogni singolo torneo e scendo in campo per ogni singola partita per vincere, non per far vincere. Mi spiace per i fan della Smith, ma io ho fatto quel che dovevo-
-Battendo la numero due del ranking ora hai partite più semplici sulla carta-
Molly guardò Vera, la sua espressione facciale non lasciava dubbi, non sapeva cosa dire, alzò le spalle ovvia
-Nessuna partita è facile, lo pensava la Smith ed ora… -
-Non hai l’aspetto della classica tennista, piercing e tatuaggi padroneggiano il tuo corpo, AJ ti ha dato qualche idea per qualcuno di loro?
La ragazza scosse la testa divertita –Non rispondo a domande pertinenti alla mia vita fuori dal campo-
Caricò il borsone sulle spalle e andò via.
Passarono 8 giorni, Molly riuscì ad arrivare agli ottavi di finale.
Tornò nella sua camera d’albergo, si gettò sul letto esausta, era stanca mentalmente, aveva bisogno di distrarsi.
Il telefono vibrò, la ragazza lesse il messaggio, sorrise e si alzò di scatto dal letto, corse alla porta per poi aprirla velocemente.
AJ era in piedi di fronte a lei –Lo so, ci saremo dovuti vedere a torneo finito, ma mi mancavi troppo-
Molly saltò tra le braccia del suo fidanzato, lui non perse tempo, portò le mani sui fianchi della ragazza e chiuse la porta alle loro spalle.
-Mi sei mancato anche tu- AJ sorrise, continuò a baciare con trasporto la ragazza.
Il loro rapporto era soprattutto fisico, litigavano spesso, il loro modo di fare pace, era il sesso, facevano più sesso che passeggiate, il loro rapporto era principalmente composto dalla passione.
Lei aveva 17 anni, era la musa dello stilista più celebre del decennio, era comparsa in qualche pubblicità per la sua linea di profumi, dopo svariate richieste aveva accettato di fare qualche spot pubblicitario, non era altissima, era poco più bassa di 1.65, aveva occhi grandi e grigi, i capelli lunghi e di un biondo dorato, ma questo più grazie alla bravura del parrucchiere che proprio per uno spot pubblicitario le tinse i capelli da castano chiaro a biondo dorato, il viso marcato e sempre un sorriso beffardo dipinto sul suo viso, stava cambiando il sistema senza saperlo, più di qualche stilista la desiderava alle proprie sfilate, portando in passerella una taglia 42, ma lei aveva sempre declinato l’offerta, senza saperlo stava rivoluzionando le cose, la sua ingenuità accoppiata alla sua popolarità le sarebbe costata cara solo dopo qualche anno.
AJ era conosciuto da qualche anno, era riuscito ad incidere il suo primo CD di successo a 28 anni, ora a 34 anni era sulla cresta dell’onda, tutti volevano duettare con lui, era un vero talento per quanto riguardava il rap. Era molto noto anche per la sua campagna per legalizzare le droghe leggere, ma nessuno a parte Molly e pochi altri sapevano delle droghe pesanti di cui faceva uso quotidianamente.
Vera lo odiava, aveva il doppio dell’età di Molly, per colpa sua, la sua protetta non riusciva a non perdersi una festa, beveva e fumava, questo non andava bene per un’atleta professionista, Vera non riusciva a contenerla, come poteva accettare di farle da madre anche solo raggirare la burocrazia.
 
La porta della camera si aprì.
Molly sentendo la porta aprirsi, si spostò frettolosamente e con la stessa velocità si infilò il tanga che era finito ai piedi del letto, AJ capendo la situazione, raccolse i suoi box da terra e corse nel bagno per non farsi vedere.
La ragazza lentamente si scorse dalla porta per capire chi fosse entrata nella sua camera, notò la barista del bar dell’albergo, fece un sospiro di sollievo, anche se era sorpresa di vederla nella sua camera.
Molly entrò nel salone dove la barista si stava aggirando mentre stava cercando qualcosa
-Che cazzo ci fai qui?- Molly le urlò contro, una crisi di nervi la stava per assalire, lei non riusciva a contenere la rabbia, il bronx e poi il carcere non l’avevano aiutata di certo.
La ragazza si voltò imbarazzata, più dalla vista di Molly con solo un tanga che le copriva ben poco che per la situazione
-Oddio, scusa, non sapevo che questa fosse la tua camera-
Molly si passò una mano sul collo, quasi per calmarsi –Bhè, ora lo sai- poco dopo si sedette sul divano, prese una felpa piegata e la indossò –Che ci fai qui?-
La barista era rimasta sull’uscio della porta che era chiusa alle sue spalle, guardò la giovane tennista
-Il capo mi ha chiesto di andare nella stanza 358 per recuperare le chiavi della 367, la tua coach le ha dimenticate qui stamattina, quindi eccomi qua- allargò le braccia imbarazzata.
Molly si alzò, sparì per qualche secondo per poi ritornare con le chiavi di Vera tra le mani
-Come ti chiami? Dovrei saperlo se non vuoi farti chiamare barista per il resto della settimana-
-Emily e comunque complimenti per il piercing sul seno e per le scarpe del tuo ragazzo-
Indicò le Jordan accanto al divano sorridendo prendendosi in giro della ragazza.
Molly scosse il capo sorridendo, -Tranquilla non lo dirò a nessuno-
La bionda la guardò ironica –Delle scarpe o del piercing?-
Emily sorrise, prese le chiavi tra le mani di Molly e andò via.
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Vika_I_Love