Someone call a doctor! III
- Arrivate
ad un certo, cruciale punto della propria
misera e faticosa vita, trascorsa all’ombra scellerata di
soprusi familiari,
gioie o dolori amorosi, sconfitte o schiaccianti vittorie esistenziali,
ogni
donna (o quasi) realizza il senso di ogni suo peregrinare, in uno di
quei
pittoreschi pomeriggi assolati e dedicati all’ascetismo.
- Il
mio non è esattamente un pomeriggio assolato,
ed è dedicato all’addobbo del mio albero di
Natale, ma questi sono dettagli
insignificanti. Sta di fatto che io, Ginevra Weasley, sono arrivata a
QUEL
punto della mia misera e faticosa vita. Nello strano passaggio dalla
zitellitudine più totale, alla tragicità della
patologia da tradimento cronico,
ad una profonda interazione con un bellissimo rappresentante
dell’universo
maschile, l’ho capito.
- Così,
mentre mi appresto ad appendere una graziosa
pallina rossa scintillante a un rametto stitico del mio abete, realizzo
l’obiettivo
ultimo a cui tende la mia spassionata ricerca della
felicità, in un glorioso
sprazzo mistico parecchio Janeaustiano.
- Io
voglio sposarmi.
- E
voglio farlo subito, avete capito bene.
- La
cosa sconvolgente è che io ho sempre alimentato
una marea di pregiudizi sul matrimonio, su tutte quelle stupidaggini
sull’amore
eterno, sulla procreazione e sulla famigliola felice.
- Ed
ora mi trovo scandalosamente desiderosa di
sguazzarci, nella famigliola felice! E di bearmi del mio amore eterno,
con una
montagna di mocciosi adorabili attorno.
- Voglio
i fiori, voglio la mia chiassosa famiglia,
voglio dire di “sì” in lacrime, voglio
fare quei dieci stupidissimi passi
davanti a tutti avvolta in un chilometro di tulle bianco, voglio la mia
meravigliosa luna di miele, voglio le lucette, e la musica, e voglio
anche i paggetti,
accidenti.
- Voglio
tutto questo e solo questo, con Draco. Per
sempre. Sempre.
- Il
perché non chiedetemelo, non lo so.
- Perché?
- Idiota.
- Forse
è perché la mia vita sta iniziando a
somigliare paurosamente ad un film, o ad una di quelle
pubblicità patinate e
allegre. Ecco l’arrivo del mio perfetto uomo, che torna a
casa la sera, stanco
ma felice di aver salvato la vita di molte persone con il suo nobile
lavoro.
Io, fidanzata premurosa e massaia di professione, addobbo il nostro
grande
albero di Natale con amore ed eleganza, indossando un delizioso
grembiulino a
fiori, mentre Draco Malfoy (lui sì assomiglia a quei divi
assurdamente
affascinanti della tv, anzi. È meglio) non urla
“Donna, che c’è da mangiare?!”
come un rude e bruto montanaro, ma si avvicina silenzioso a me, dandomi
uno di
quei baci che ti tolgono il respiro e anche il cuore. A questo punto,
dovrebbe
venire fuori la scrittina rossa in sovrimpressione con una frase del
tipo:
“Sono fortunata, ahn?”. E noi, abbracciati e
sorridenti, ci guardiamo per un
istante intenso, e lui mi sussurra: << …
>>.
- Che
mi dovrebbe sussurrare?
- <<
Ginny, mi vuoi sposare? >>. E io,
più felice di qualsiasi mortale, gli rispondo di
sì, mille e mille volte. Poi
cedo alla mia debole carne. Il bollino rosso? Eccolo,
sì…
- Un
bellissimo film, e come vanno a finire i film?
Se non state guardando cadaveri squartati e sparatorie, siete nel MIO
film. Ed
è un film romantico, quindi armatevi di fazzolettini e pop
corn, ragazze.
- Ci
sarà un matrimonio. Ma il mio film non finirà
qui, con un’insignificante frasetta sdolcinata e un
sospiratissimo THE END! No,
inizierà qui, con un altro
appassionante capitolo della serie.
- Non verrà
una cosa eterna e immutabile stile Centro Vetrine, vero?
- Questa
non è una domanda degna di risposta.
- Intanto,
avrà sempre un’audience elevatissima,
perché c’è Draco che attira
l’universo delle telespettatrici pettegole e
avvilite. E poi perché io, affascinante e divertentissima
protagonista, ammalierò
i telespettatori dagli zero ai dieci anni.
- Nel
mio film sono sostanzialmente più bella,
intelligente e sexy.
- Forse
sono una piccola, sciocca, ragazzina illusa
perché, statisticamente, secondo mia madre ho più
probabilità di essere vittima
di un attacco terroristico e perire tra atroci sofferenze che riuscire
a
strappare una proposta di matrimonio a “un povero
cieco” entro i trent’anni.
- Mi
ha sempre voluto tanto bene, vero?
- Eppure,
per qualche ingiusta motivazione, ha tutta
la ragione del mondo, quella diabolica donna.
- Perché
non è sano, nemmeno un po’, desiderare di
sposare una persona dopo solo SEI mesi di innamoramento. E Draco non me
lo
chiederà mai. Perché sono brutta, grassa e
stupida.
- SO
che in fondo dovrei avere un po’ di fiducia in
me stessa, ma non ce la faccio proprio. Fisicamente.
Quando ti allevano con un’autostima a livello del piano di
calpestio, ti
risulta difficile persino riuscire a guardarti allo specchio la
mattina.
- Infatti
è una cosa che evito accuratamente.
- Maledizione
a me, non posso fare a meno di
sperarci, come una povera cretina, ogni volta santissima che lo vedo.
- Ci
sto così male che quasi quasi glielo chiedo io.
Solo che il mio profondo rispetto per il sacro dogma femminile
“chi è
l’uomo?!” me lo impedisce.
- <<
Ginny… perché te ne stai immobile in
mezzo al salotto con una pallina in mano? >> una certa
voce, a metà tra il
divertito e il sarcastico, mi fa trasalire.
- <<
Io… non sono qui da molto >>
sussurro dopo una buona eternità, ancora imbambolata,
voltandomi a guardarlo e
infondendo un po’ di vitalità al mio braccio,
fermo a mezz’aria in una posa
assurda. Lui mi sorride, e io ricambio. Il mio povero cuoricino inizia
a
sbatacchiare i ventricoli in modo non molto musicale.
- <<
E’ da venti minuti che sto qui ad
osservarti >> obietta lui, staccandosi dalla parete a cui
era appoggiato.
Arrossisco vergognosamente.
- <<
Che occupazione interessante >>
farfuglio mentre Draco mi si avvicina, lento e fluido, con uno sguardo
scintillante.
- È
sconvolgente che io desideri così ardentemente
di guardare quel sorriso e solo quello per il resto dei miei giorni. E
baciare
solo quelle labbra, e ascoltare solo quella voce.
- Così,
mentre mi toglie la pallina frutto della mia
illuminazione dalle mani, so di per certo che è LUI. E non
è colpa del mio
inaffidabile sesto senso, o delle vocine stressate che mi rimbombano in
testa.
No, lo so perché è così. Io voglio
sposare Draco Malfoy.
- Come
ad approvazione divina, sento un piccolo
attorcigliamento in zona ventre. E non sono le solite
farfalle… è qualcosa di
serio, stavolta. Un segno superiore, senza dubbio.
- Ok,
magari mi sto cimentando in arti interpretative
azzardate… Non sbuffare tu, subdola vocina!
- <<
Quindi, a cosa stavi pensando con così
tanto impegno? >>.
- Stavo
progettando di rapirti e sposarti senza il tuo consenso. Violenza
personale e
sequestro di persona.
- <<
Stavo… ehm… progettando la collocazione
di questo… addobbo…
>> rispondo
con estrema credibilità.
- <<
Davvero? E dove pensavi di appendere
questa preziosissima sfera vermiglia? >>.
- <<
Be’, è difficile… non lo so
ancora… qui!
>> strillo istericamente scegliendo un posto a casaccio.
- <<
Va bene, non me lo vuoi dire… >>
sorride con aria indifferente.
- <<
Eh no. Troppo imbarazzante, credo
>> balbetto con molta sincerità.
- <<
Non indagherò >> sussurra lui.
- Ti
prego, ti prego, fallo! Indaga e scopri che
voglio sposarti, subito. Adesso!
- <<
Ok… >> commento sconfortata.
- <<
Me lo dirai anche se non indago? >>
mi scontro con due occhioni luccicosi e irresistibili.
- Pensaci
Ginny, ora o mai più. Confessa il tuo
inconfessabile segreto, fatti ridere in faccia, fatti mollare, cadi in
depressione, poi fatti suora.
- <<
No, assolutamente no >> ribadisco
con più fermezza, totalmente atterrita al solo immaginare la
sua reazione.
- <<
D’accordo… ti devo chiedere una cosa,
amore >> AMORE! TI
DEVO
CHIEDERE UNA COSA… WAAA!
- Datti una
calmata, maniaca.
- Inizio
automaticamente a sognare.
- <<
C-erto. Di-immi >> lo incoraggio in
tono mooolto incoraggiante. Se c’è qualcuno
lassù, che mi aiuti!
- Dopo
un secolo di esitazione, mi guarda fisso
negli occhi. Forse potrei prenderlo per un buon segno, ma sono
totalmente
terrificata. Sbaglio o sta per inginocchiarsi…?
- Poi,
lo dice, in tono speranzoso, preoccupato,
dolce…
- <<
Ti piacerebbe passare il Natale con i
miei genitori? >>.
- E
qui, sento una significante parte di mondo
crollarmi addosso.
- Niente
proposta di matrimonio, stupida anche solo
a sperarci!
- E
sì, proposta di cenone natalizio con la famiglia
degli orrori. Ex-Mangiamorte. Entrambi.
- Giusto
un paio di punti di merito per aver
partorito il più magnifico uomo della terra.
- <<
Mi andrebbe proprio! >> rispondo, e
il mio tono stranamente non è tremolante o inespressivo.
Suona addirittura
sincero. Grazie!
- Prego.
- Lo
vedo, è felice. E mi basta che per ringraziarmi
della mia scelta da martire della patria mi dia uno di quei suoi baci
meravigliosi.
- <<
Grazie… ti amo >>.
- Mi
confonde sempre quel suo sorriso. E be’, quelle
due stupidissime parole mi mandano totalmente in trance.
- Vorrei
poter dire qualcosa di molto plateale e
romantico in risposta, ma mi esce solo un rantolo, seguito da un
sorriso
ampissimo e radioso. Spero capisca lo stesso, perché al
momento ho le corde
vocali attorcigliate dallo stupore dell’udire quella frase,
pronunciata solo
per me.
- Mi
abbraccia più stretto e mi mormora con un riso
argentino: << Credi che Molly si offenderà?
>>.
- <<
Al momento non me ne importa un accidente
di quello che farà mia madre >> rispondo
ridendo, e lo bacio ancora un
po’, felice anche se non ho ottenuto alcuna effettiva
proposta di matrimonio.
- D’accordo,
al momento non sono per niente
preoccupata, ma sicuramente (in questo potete confidare con assoluta
certezza,
care lettrici pettegole) arriverà il momento del panico
più totale e
inaffrontabile.
- Però,
da brava donnina insicura e spaurita, gioco
d’anticipo, cadendo preda dello sconforto.
- Cioè!
A cena con i suoi genitori! È una cosa
troppo ufficiale! E se poi non gli piaccio? Se mi trovassero
un’insignificante
sciattona figlia di poveracci eremiti? E poi, come mi vesto? Sembro una
pattumiera ambulante con tutto! E come li saluto? Probabilmente
inciamperò
sullo zerbino o mi uscirà qualcosa dal naso, anzi di SICURO!
Sono troppo
imbranata perché non accada niente del genere… e
vogliamo mettere
l’insignificante dettaglio…
- <<
Ginny, andrà tutto benissimo >> mi
assicura Draco, a rimostranza che devo aver lasciato trasparire un
po’ di sano
terrore dal mio visino innocente.
- <<
Ce-erto. Tua madre non assomiglia alla
mia, vero? >> balbetto.
- <<
No, è esattamente il contrario >>
risponde lui sorridendo.
- <<
Quindi è gentile, raffinata, dolce e
assolutamente adorabile? >> chiedo con un vago sospetto.
- <<
Ho preso tutto da lei, mi sa >>.
- <<
Ah, be’… allora. Sarà la suocera
più
perfetta del mondo >> replico con leggerezza.
- Silenzio.
- Cosa
ho detto di male?
- <<
Suocera >> ripete Draco in un
sussurro, in un tono che non VOGLIO definire.
- Ho
detto suocera.
Ma quanto sono
cretina da uno a mille? Tremila?!
- <<
Io… non volevo dire… scherzavo. >>
butto lì con la stessa sicurezza di una cozza.
- Visto?
Non me lo chiederà! È terrorizzato
all’idea.
- Silenzio.
Odioso silenzio.
- Ansia,
sconforto, frustrazione.
- Di’
qualcosa! Ginny, di’ qualcosa. Blatera. Lo sai
fare a meraviglia. Blatera!
- Di
cosa si può sempre blaterare?
- <<
Fa freddo oggi, sentito? Nevicherà di
certo… o pioverà… che
nuvoloni… eh sì… se nevica…
saranno zero gradi… sì…
speriamo che… le strade siano agibili… la
neve… il ghiaccio… un sacco…
di…
disagi ehm… sarà bello,
però… la neve… a Natale… ha
ha… con le lucette e tutto
il resto… gli addobbi… Babbo Natale…
>>.
- Patetico.
- <<
Ginny, stai tranquilla >> commenta
lui dopo un po’ con un sorriso a cinquemila denti.
- <<
Ma io sono tranquilla! >>. Tua
nonna! Sei più agitata di una medusa.
- <<
Sì, si vede… >> ride piano, con
quella sua risata…
- Con cosa
vuoi che rida?!
- Sbatacchio
le palpebre un paio di volte. È troppo stupendo
per essere vero, accidenti a me!
- <<
Ginny, ti senti bene? >> chiede
lui, apprensivo per non so che ragione.
- Ora
che ci penso no, non sto bene per niente.
- <<
In effetti mi gira un po’ la testa…
>>
sussurro sedendomi.
- <<
Colpa mia, vero? >> ride ancora…
- Con la
sua risata…
- <<
Questo è poco ma sicuro… >>
confermo
io.
- <<
Ah sì? Come mai…? >> è
un po’
confuso, e non mi faccio problemi a spiegarglielo. Tanto, non ho niente
da
perdere.
- <<
Sei troppo bello >> sospiro quindi
con leggerezza.
- Rimane
interdetto.
- <<
Be’, se io sono bello… tu cosa saresti?
>>.
- <<
Fortunata, direi >>.
- <<
Anche… sei splendida, Ginny >> mi
guarda negli occhi. E vorrei sbuffare, dire che non è vero
ma… il suo sguardo è
così sincero che non posso non vacillare.
- E
allora mi domando: dove l’ho trovato uno così?
- Un
capogiro mi fa stramazzare come un’anatra
mongola su Amanda. Non mi succede mai, corbezzoli! Proprio
oggi…
- <<
Oh oh oh… tutto bene? >>. Draco mi
afferra con delicatezza e mi spalma sulla mia sofà.
- <<
Non lo so, ad essere sincera >>.
- Si
fa pensieroso e squadra avvilito l’orologio che
ha al polso.
- <<
Va bene… adesso riposati, mangia qualcosa
di dolce >> i miei occhietti puntano speranzosi dritti
verso la credenza
<< Purtroppo devo andare
all’ospedale… l’ultimo turno…
dovrei tornare alle
otto… mi raccomando, basta decorazioni per oggi!
>> che tono
professionale seducente! Persino quando parla di lavoro.
- <<
Va bene, dottore >> mi scocca un
bacio nostalgico e si Smaterializza con un piccolo pop.
- Quindi
mi elevo a fatica e deambulo a zombie verso
Ciocco. Afferratane una quantità esorbitante (non
c’è mai penuria di cacao a
casa mia) faccio ancora rotta verso il salotto.
- Disgraziatamente
passo davanti allo specchio del
corridoio… mi guardo con la solita indifferenza stoica.
Anzi, no! Inorridisco.
- <<
Oddio! Ma da quando sono così… tonda?!
>> strillo istericamente.
- Tonda è
un eufemismo.
- Gentile
vocina consolatrice, ciao!
- Un
altro giramento di testa mi prende alla
sprovvista e mi fa barcollare scompostamente. Lancio
un’occhiata sconsolata
allo specchio. Poi a Ciocco. Quindi ad Amanda. Allo specchio. Ancora
Ciocco.
- <<
Al diavolo! >> sibilo, e lo addento
con forza.
- Ah,
celestiale glucosioooo.
- Per
la prima volta nella mia vita, Ciocco ha fatto
cilecca. È sempre stato, fin dalla più tenera
età, la mia ancora di salvezza in
qualsiasi situazione: dalle brucianti delusioni amorose, ai film tristi
e
deprimenti, alle filippiche della mia cara Molly… SEMPRE! Ed
ora invece, dopo
averne ingurgitato mezza fabbrica, sono nello stesso identico pietoso
stato di
prima, sfatta come un letto e smontata come un mobile
dell’Ikea, giusto per
rimanere in tema.
- E
la cosa mi preoccupa alquanto. Insomma, il fatto
che abbia la nausea e i capogiri, e tutto il r…
- Oddio.
- Che
schifo. Hai vomitato.
- Non
dirlo a me!
- È
paradossale. Perché io ho una salute di ferro, e
l’influenza non me la prendo! MAI. Capito?
- Sono
quattro
maledetti giorni che
sto accasciata su Amanda, in uno stato seriamente pietoso.
- Che
diavolo è? Un’epidemia di peste bubbonica? La
febbre del Nilo?
- Ovviamente,
non appena Draco si avvicina,
resuscito per miracolo e riesco addirittura a coordinare un paio di
movimenti
semplici da essere bipede, solo che lui non mi crede quando mentisco
spudoratamente e con scarsissima credibilità sul mio stato
di salute attuale.
- Il
punto è che non voglio farlo preoccupare per
nulla, e mi rifiuto puntualmente di farmi visitare, il mio orgoglio me
lo
impedisce con fermezza. Meglio, lo stupido orgoglio dei miei anticorpi,
che a
dire il vero ultimamente battono un po’ la fiacca.
- Forse
dovrei chiamare in causa Hermione, che ha
una formazione professionale praticamente su qualsiasi cosa, ma davvero
non ne
ho la minima voglia. Sarò autolesionista e masochista, ma
non ho la forza
fisica per convocare al mio cospetto il santissimo aggeggio celluCoso,
là… e
disturbare una donna in carriera a cui devo già una marea e
mezza di favori e
per di più dotata di due piccoli infernali pargoli.
- Dovrai
guarire entro… due giorni, lo sai vero?
- E
perché mai dovrei desiderarlo? Sto così bene
mezza morta!
- Be’, fra
esattamente due giorni sarà…
- Natale.
- Porca
paletta.
- Ma
sì, ce la farò senz’altro a togliermi
il rullo
compressore dallo stomaco, il trapano che cerca di trovare il mio
cervelletto e
l’adorabile sensazione di affrontare perennemente un tête-à-tête
con mia
madre.
- No,
è una missione impossibile!
- QUALCUNO
CHIAMI UN DOTTOREEE!
- Volontari?
- Bene,
lo chiamo io, ingrati.
- Draco
è da escludersi.
- Conosco
altri dottori?
- Mmm…
Sì!
- Lo
so, lo so che è strano che tutti i Serpeverde
siano finiti alla facoltà di Medimagia. Però
adesso sembro un clochard e ho
assoluto bisogno di qualcuno che mi curi, che mi dia una bottiglietta
magica,
una pillolina, mi faccia una puntura. Quelle cose lì. Quindi
lo chiamo.
- Chiamo
il migliore amico di Draco.
- Tenetevi
forte. Un altro dottore. Blaise Zabini.
- Sembra
che lo facciano apposta, vero?
- In
ogni caso, non sono in grado di
Smaterializzarmi bene come al solito, e rischio sul serio la morte se
solo mi
avventuro oltre il sacro e inviolabile perimetro di Amanda…
indi per cui:
- <<
Accio affarino chiamatutti >>
biascico puntando a casaccio la mia bacchetta, e subito un aggeggietto
inutile
babbano schizza da chissà quali recessi della mia borsa
direttamente nelle mie
manine sante e venerabili.
- Non
ci crederete mai, ma riesco addirittura a
consultare una rubrica, non solo a premere i numeretti e poi il
pulsantino verde!
Sono un genio, ahn?
- Assecondatela.
- Dunque
dunque dunque… giù giù con la
freccetta… B…
B… eccolo! Blaise Zabini. Adesso. Seleziona.
Ok. Opzioni. Perfetto. Chiama. Waaa. Schiaccio vittoriosa il
tasto corrispondente.
- Squilla.
Squilla.
- Non
ho mai parlato molto con Blaise, in effetti.
Solo che c’è una strana empatia tra di noi. Mi sta
simpatico, è una persona
molto piacevole, davvero. Sarà che l’ho detto
subito io!
- Cosa?
- No,
non te lo posso dire! Se è un segreto è un
segreto! *voce cospiratrice*
- <<
Sì, pronto? >> una voce profonda mi
sveglia dai miei tenebrosi pensieri.
- <<
Ciao Blaise >> saluto col mio
miglior tono da moribonda. << Sono Ginny >>
rettifico, sempre
timorosa di non venire riconosciuta al telefono.
- <<
Ehi, come stai? >> chiede lui
cortesemente. Proprio la domanda che aspettavo.
- <<
Per la verità mi sento uno straccio, ma
grazie del pensiero. E tu? Scusami se ti disturbo, ma avrei urgente
bisogno di
una consulenza medica >> tossicchio io.
- <<
Oh, certo… va bene… posso venire anche
adesso se vuoi… >> è un
po’ confuso.
- <<
Sarebbe meraviglioso… Ti ringrazio
>>.
- <<
D’accordo, allora. Il tempo di prepararmi
e arrivo >> fa lui allegro.
- <<
A prestissimo! >> saluto
sorridendo. Mi mette sempre di buon umore. Per quanto stia sputando
fuori circa
metà dei miei liquidi interni, in un viscidume di cui vi
risparmio la
descrizione.
- Mi
rassetto giusto un po’, per rendermi
presentabile. I dentini me li sono già lavati,
sì! Ma chi siete?! Mia madre?!
- Dopo
cinque minuti di dolorosa attesa qualcuno
compare alla porta, suonando con garbo il campanello. Io, da perfetta
malata,
la apro con un semplice incantesimo e mi scuso dell’estrema
scortesia.
- <<
Non fa niente, tranquilla >>
assicura Blaise con la sua consueta e adorabile urbanità,
mentre compare
silenziosamente accanto ad Amanda. Mi sorprende la sua incredibile
memoria…
insomma, sarà venuto qui nel mio umile antro muffoso al
massimo due volte!
- Mi
sorride con aria terribilmente professionale.
Forse tutti i dottori Serpeverde hanno quel non so che di affascinante
quando
ti scandagliano l’apparato digerente o ti radiografano i
polmoni… proprio non
lo so.
- <<
Dunque, come ti senti, di preciso?
>> chiede con tranquillità.
- <<
Be’, non sono mai stata così male… poco
fa stavo per svenire, ed ho una continua sensazione di
nausea… anzi, ho anche
sputacchiato l’anima prima >> rispondo io in
termini strettamente
tecnici, e lui apprezza la mia spiegazione dei sintomi con una risata.
- <<
Dunque >> mormora mentre porta una
mano alla fronte in segno di riflessione. Aggrotta le sopracciglia
concentrato,
mentre pronuncia un incantesimo di cui non conosco la formula. Respiro
pianissimo, in un silenzio che sfiora il ridicolo. Sto davvero
male. Sì, sì.
- Dopo
qualche attimo, osservo con sgomento il suo
viso. Passa dal confuso, al sorpreso, al preoccupato e al sorridente in
una
frazione minima di tempo.
- <<
Blaise… che cosa… ? >> biascico
senza capirci nulla.
- Continua
ad ascoltare con attenzione ostinata
qualcosa senza rispondermi. Mi zittisco mentre la mia mente inizia a
lavorare
febbrile, congetturando e scartando milioni di ipotesi. Insomma, non
farebbe
tutte queste storie per un’influenza del cavolo, giusto?
- Certo che
tu ti fai un sacco di seghe mentali, però.
- Eh
sì, vabbè! Vuoi
stare tu al mio posto, eh?!
- <<
Ginny…
>> che tono è quello?
- <<
Sì? >>
non so per quale assurda ragione, sono preoccupatissima.
- Silenzio.
- <<
Hai sempre
avuto un ciclo mestruale regolare? >>.
- Che
domanda è…? Cosa
c’entra…?
- …
- …
- …
- …
- <<
Ginny?
>>.
- …
- <<
S-s-ì…
>> rantolo fissandolo.
- <<
Sicura?
>>.
- …
- <<
Nn…o…o…o o
>>.
- Tutti
sanno dove questo
discorso va a parare.
- TUTTI!
- Inizio
a contare
mentalmente…
- Ora
con le dita, come
un’odiosa bambinetta delle elementari.
- Deglutisco.
- Non
è possibile.
- <<
Due settimane e
mezzo di ritardo >> bisbiglio più a me stessa,
incredula e spiazzata.
- Non
so per quale
stupidissimo motivo, Blaise sorride.
- <<
E non te ne
sei accorta? >> ridacchia. Questo è un
atteggiamento poco medico davvero.
- A
questo punto,
ufficializziamo la cosa, per piacere. Sono davvero idiota! Eh, ovvio.
- Va
bene sbadata,
smemorata, rincitrullita, e il resto. Ma questo N-O.
Questa è pura e semplice degenerazione neuronale.
- <<
No… >>
sospiro prendendomi la testa fra le mani.
- <<
Be’…
tecnicamente… il tuo stato attuale… i tuoi
malesseri sono sintomi piuttosto
comuni di… >>.
- <<
Dillo e basta
>> lo interrompo rassegnata.
- <<
Sei incinta
>>.
- Forse
aspettate che vi dica qualcosa. Vorreste
sapere come mi sento. Magari neppure quello. Ma un po’ di
curiosità l’avrete di
certo. In fondo siete delle lettrici pettegole, no?
- Vi
meritereste anche qualche particolare in più,
ma proprio non ce la faccio.
- Probabilmente
non ho elaborato ancora cos’è
successo, e per ora fisso un punto a casaccio, senza neppure sbattere
le
palpebre. Perché dovrei sentire la mia testa ronzare
insistente, piena di
domande a cui non so rispondere, di ansie, di paure, magari una gioia
sconfinata e irrazionale.
- Ma
c’è uno strano silenzio.
- Troppo
raro e prezioso perché trovi il coraggio di
spezzarlo.
- C’è
questa curiosa sensazione di pace che mi ha
invasa in maniera del tutto inaspettata.
- Sento
il mio respiro lento e regolare. E me ne sto
in ascolto, così.
- Lo
so di cosa.
- Ascolto.
- Un
battito impercettibile dentro di me. Forse me
lo sto solo immaginando. Ma sa di vita. Ne ha il sapore, il suono. In
ogni sua
vibrazione, e sfumatura. Sa di vita.
- È
il rumore del mio universo. Lo spazio dentro il
quale sconfina la mia speranza.
- E
il sapere di portare e accarezzare il frutto
dell’amore fa traboccare il mio cuore di una dolcezza
infinita e immutabile. Mi
sento completa, irragionevolmente completa. E quel sussurro dentro di
me dona
significato, forza alla mia esistenza, che si ridimensiona, si fa
piccola, o
grande come quel battito.
- La
mia mano si sposta sul mio grembo, istintiva e…
materna. Com’è strano sentirsi… non
provo neppure a spiegarlo, è davvero troppo
eccezionale per essere affidato alle mie parole.
- Che
sono troppo effimere, troppo poche, troppo inutili.
- Avverto
il mio amore amplificarsi, e il mio cuore
aprirsi in un abbraccio più ampio per accoglierlo, felice ed
incantato dalla
sua bellezza.
- E
il mio primo pensiero corre a Draco. Sono felice
di scoprire che nulla è mutato, che il mio povero spirito
sostiene ancora la
straordinaria consapevolezza di appartenergli. Che ciò che
cresce dentro di me
è parte di lui. Una parte dal valore incalcolabile e pieno.
- Che
è un miracolo. Che è nostro. Nostro. Nostro.
- Rimango
immobile, paralizzata dall’insostenibile
meraviglia di quella scoperta.
- E
poi iniziano a riaffiorare, crudeli, i pensieri
che tanto avevo cercato di allontanare.
- Come
la prenderà?
- Perché
le soluzioni sono soltanto due. E se fosse
un misogino stronzo alla fine? Se non volesse neppure più
vedermi? Se mi
abbandonasse?
- Che
farei?
- Già.
- No,
mi rifiuto anche solo di pensarci. Draco non è
così, lui… lui… un terrore orribile mi
attanaglia lo stomaco.
- Andrà
tutto bene, mi rassicura qualcuno di poco noto nella mia
coscienza.
- Sono
IOOOOOO!!
- Davvero?
Grazie.
- Un
figlio/a.
- Accidenti.
- Diventerò
madre.
- Io,
mamma.
- Che
so a malapena badare a me stessa. Incredibile,
sconvolgente. Io, proprio io, con la mia sbadataggine cronica, la mia
decomposizione cervellosa. IO. Che non mi accorgo neppure se
l’adorato ciclo
evita di bussare alla mia porta per due
settimane e mezzo.
- Io,
ingenua, giovane, fortunata e rimbambita
donna.
- E
non so assolutamente cosa provare. Se essere
felice, preoccupata, o semplicemente confusa. Forse è tutto
questo insieme.
- E
poi, scusate, com’è successo?! Cioè, tecnicamente lo so. Ma… oddio,
che
argomento imbarazzante. Lo so che non ve l’ho detto! Mi
dispiace ma… era una
cosa molto personale, capite?
- …
- Ehi,
siete davvero così perverse? Figuriamoci…
adesso fate finta di niente, ma me lo volevate chiedere! Vi conosco,
infide!
- …
- Sì,
è
bravo. Contente?!
- …
- Toglietevi
quei sorriseti idioti, per piacere.
Bene, grazie.
- Sta
di fatto che… ora aspetto un bambino.
- E
ripensarci continua a farmi un effetto strano,
imprevedibile.
- C’è
solo una cosa che so con assoluta e disarmante
certezza.
- Lo
voglio, con tutta me stessa, senza riserve.
- Lo
sento mio. Mio.
- È
un dono inestimabile. Il simbolo di ciò che
provo per Draco. E lo desidero, proprio come l’aria, o
l’acqua.
- E
so, adesso, di amarlo.
- <<
Congratulazioni >> esclama Blaise
entusiasta e la sua voce ha lo strano e nefasto potere di riportarmi
sulla
disgraziatissima Terra.
- Rantolo
un “grazie” automatico e inaspettatamente
sorrido.
- C’è
silenzio.
- Blaise
mi guarda, con un’espressione
compassionevole e dolce.
- È
l’unica persona che conosce il mio nuovo
segreto. E sento l’intenso impulso di riversare su di lui
ogni mia inquietudine
e gioia.
- <<
Ginny, sarà meraviglioso >>
sussurra lui, calmo e gentile. Sarà vero?
- Sì.
- Non
sapevo avessi figli.
- Che
ne so, mi viene da ridere.
- E
lo faccio, con un’allegria spontanea e insopprimibile.
IO sono FELICE. Adesso.
- È
che mi viene anche da piangere.
- Ve
lo giuro, non mi sono mai sentita così…
spiazzata.
- Così
piango e rido assieme, in un miscuglio
inascoltabile di singhiozzi, singulti e singultini gioiosi.
- Blaise
mi abbraccia, fraterno. Ricambio con forza.
Ho bisogno di lui. Di qualsiasi persona.
- <<
Diglielo presto >> mi consiglia lui
e annuisco semplicemente, grata. Alzo lo sguardo, sorridente, ma non
incontro
il suo. È voltato verso la sua destra,
un’espressione sconcertata e colpevole.
- Mi
giro lentamente.
- Mi
si forma una specie di ancora nella gola.
Blaise si stacca da me alla velocità della luce.
- <<
Draco, ciao… >> dice, in uno
strabiliante tono “non è successo
niente”.
- <<
Ciao >> biascico anche io di
seguito. Guardarlo mi fa un effetto stranissimo.
- Silenzio.
- Ti
prego, di’ qualcosa.
- Non
oserei mai dirlo… Ma davvero non è come
sembra!
- È
stralunato, incredulo. Forse sospettoso.
- Ma dai?
- <<
Blaise… come mai qui? >> chiede con
finta indifferenza dopo un po’, rigido, senza muovere un
muscolo.
- Blaise…
scusa alla velocità della luce!
- <<
Ginny non si sentiva bene, purtroppo. E…
non se la sentiva di disturbarti >> risponde nel tempo
giusto e in tono
perfettamente innocente.
- <<
Ah >> commenta Draco e mi osserva.
Provo a sorridergli.
- <<
Non è nulla di grave… ho soltanto un
principio di… >> Cavolo, sono incinta, Draco.
<< Di… >>
Svengo. Giuro, svengo. << di… >>
- <<
E’ influenza australiana… C’è
ne è
parecchia in giro ora… Tipicamente babbana >>
continua Blaise, senza
battere ciglio. Ma quanto è bravo a recitare?
- <<
Ti ringrazio, Blaise >> replica
Draco asciutto, ma sembra vagamente più rilassato.
- Andiamo,
non è il caso di fare scene di gelosia.
- Stavi
sbracciandicchiando il suo migliore amico, scusa eh.
- <<
Grazie >> mormoro anche io, mezza
moribonda.
- <<
Non c’è di che… ora vado
>>
annuncia, allegro. Ci salutiamo con freddissimi convenevoli.
- Poi…
pop.
E silenzio.
- Vai
Ginny. Dai. Agisci.
- Gli
corro incontro. Tipo gli salto addosso.
- Ha
ancora il capotto e la sua valigetta di cuoio.
È impalato, fisso.
- <<
Draco… scusami… io… avrei dovuto
chiederlo a te, ma proprio... sai come sono fatta… sono
proprio fatta male.
Ecco >> lo abbraccio.
- <<
Non è successo niente di niente, Ginny
>>.
- Ah
no?
- Ho
una gran voglia di prenderlo a pugni, non fosse
il padre di mio figlio. Niente di niente?
- Ma
se sei livido di rabbia, verde di gelosia, ti
si vedono pulsare le arterie!
- Maschi.
- Mi
allontano di mezzo millimetro, incredula.
- <<
Devo finire delle cose a casa… io… vado
>> dice velocissimo, senza lasciarmi il tempo di
guardarlo. Mi scocca un
bacio a fior di pelle sulla fronte.
- No,
sulla fronte baci tua nonna.
- <<
Draco… >> abbassa lo sguardo.
- Pop.
- Fantastico.
- Sono
incinta ed ho appena ‘non litigato’ con
Draco.
- Davvero.
Fantastico.
- Inutile
precisare il fatto che sono le 3.21 e non
ho ancora chiuso occhio. Che fisso l’oscurità
senza vedere un cavolo: a) perché
è buio; b) perché ho pianto come una disperata;
c) perché… ho un’altra persona
dentro la pancia.
- È
che non ci capisco assolutamente niente.
- Sono
successe troppe stramaledettissime cose
insieme, oggi. Devo ancora assimilare il tutto.
- E
sono agitata, da morire. Perché Draco non
reagisce come le persone normali. Non esplode, si tiene tutto dentro, e
poi
spiega le sue ragioni al momento giusto, con estrema pacatezza.
È elegante
anche quando è incazzato. Scusate il turpiloquio. E al
momento giusto mi
dirà: << Ginny, tesoro mio bello, ti sei
imbraciucchiata con Blaise
durante le mie assenze lavorative. Addio >>.
- No,
non ci posso pensare.
- Mi
faccio troppi castelli. Vero?
- Vero.
- Urgono
spiegazioni, chiarificazioni.
- Ma
come faccio?!
- Se
gli confessassi il mio piccolo segreto… cosa
farebbe? Se, mettiamo il caso, avesse già intenzione di
piantarmi in asso…
perché sono un’odiosa brutta grassona, cosa dovrei
dire?
- Come
potrei andare lì e… : << Draco,
stai
diventando padre >> ?. È un gentiluomo, non mi
lascerebbe sola e
derelitta. Starebbe con me per forza, contro i suoi sentimenti,
condannando
entrambi alla più assoluta infelicità.
- Lo
amo troppo per costringerlo a…
- Idiota,
il figlio è suo!
- Sì,
ma…
- Devi
dirglielo, e presto anche.
- Non
ce la farò, ok? Così come sono messe le cose
ora…
- Ma come
sono messe?! Non mi risulta nessun: << Ginny, addio
>>.
- Eh,
sì… ma lo conosco! È geloso marcio.
Sospetta.
- Cosa?
- Blaise
e io, ovvio. Lampante.
- Corri
troppo.
- Stavolta
no, ok? Sono sicura.
- Sicura.
Come le altre volte, certo.
- E
allora? Tu non sbagli mai?
- Raramente.
- Mpf.
- Ginny,
diglielo.
- Ho
paura.
- Lo so,
ma… ce la facciamo, ok?
- Non
è che stiamo diventando amiche o una cosa del
genere, vero?
- Mai.
- Perfetto.
Ce la facciamo.
- Ah, non è
vero che sei grassa.
- Figuriamoci.
- No, sul
serio.
- Ok,
grazie…
- Buonanotte.
- Buonanotte.
- Ero
riuscita a stare quasi meglio, ad allontanare
un po’ di funesti presagi. Ma mi sono tornati tutti, tutti
quanti questa
mattina. E le cose non migliorano, visto che i miei occhi si sono
gonfiati come
due canotti.
- Mi
osservo sconcertata allo specchio.
- <<
Ma che cavolo >> protesto,
avvilita. Mi sembra di essere stata investita da una squadra di
Quidditch
mentre mi trovavo casualmente in mezzo al campo durante la finale di
coppa.
Investita. Più volte.
- Il
mio sguardo scorre appena più giù. Ed ecco.
- Mi
giro di profilo. Mi sembra sul serio di essere
più tondeggiante.
- Perché
sei più tondeggiante.
- Ma
sei ieri sera hai detto…
- Ssh.
- <<
Dovrei andarlo a trovare, secondo te?
>> chiedo ad alta voce, tralasciando il semplice fatto
che… be’, è una
vocina del subconscio.
- Uhm.
Proviamo.
- <<
E’ il caso che mi dia una sistemata
>> sospiro rivolgendo un’occhiata sconsolata
alla mia bacchetta.
Pronuncio mentalmente un piccolo incantesimo.
- Sono
nel bel mezzo di una delicata operazione
estetica quando il mio cellulare (ho imparato come si diceeee) inizia a
squillare con insistenza diabolica. Corro a frugare nella mia borsa,
agitatissima.
Probabilmente è Draco. Chissà…
- <<
Sìpronto? >> urlo trafelata.
- <<
Ciao Ginny >> sprofondo in un
baratro di tristezza e delusione.
- <<
Ciao Blaise >>.
- Il
dottore sospira lievemente all’altro capo del
telefono.
- <<
Devi dirmi qualcosa? >> lo
incoraggio, desiderando che Amanda mi inghiottisca.
- <<
Io… Draco… è venuto da me stamattina
>> inizia lui stancamente << Avrai
già capito che sospetta le cose
sbagliate >>.
- Oddioooo.
- <<
E’ venuto da te? >> domando, sempre
più atterrita.
- <<
Sì, era abbastanza sconvolto >>
conferma Blaise.
- <<
E cosa ti ha detto? >>.
- <<
Lui… voleva che ammettessi… abbiamo
litigato. Io… gli ho detto che… avresti dovuto
dirglielo tu, e che non era
affatto ciò che lui immaginava… non mi ha creduto
>>.
- Grazie
tante.
- <<
Mi dispiace di averti messo in mezzo a
questa storia, Blaise… e grazie, per quello… che
hai fatto >> odio
piangere.
- <<
Figurati, Ginny >> bisbiglia lui
impercettibilmente.
- Silenzio.
- <<
Glielo dirò presto >> annuncio
sforzando un minimo di allegria.
- <<
Sì, fallo… >>.
- <<
Blaise… >> rantolo in lacrime.
- <<
Andrà tutto bene, conosco Draco… non
sarà
così stupido da lasciarsi sfuggire te…
>> tenta di rassicurarmi.
- Ed
è lì che accade.
- Pop, e vorrei scomparire.
Morire. Quello che volete.
- <<
Cosa mi dirai presto? >> Draco ha
un tono pacato, ragionevole. Mi volto di scatto, lasciando cadere il
cellulare.
- Lo
trovo a fissarmi, ha un’espressione
indecifrabile. Sembra dolore.
- Abbasso
lo sguardo, prudente. Il cuore inizia a
battere furiosamente. Ha qualcosa in mano, una scatola. Non ci faccio
caso.
- <<
Schiarisciti le idee, Ginny >> dice
semplicemente.
- <<
Non ho bisogno di farlo >>
rispondo, stranamente pronta.
- <<
A me sembra di sì. Non mi cercare
>> stringe il pugno finché non si vede il
bianco delle nocche.
- <<
Non mi cercare? >> ripeto,
attonita. Trovo la forza cinetica di alzare lo sguardo. Piange anche
lui.
- <<
Draco… non puoi dirmi una cosa del
genere… lo sai benissimo che senza di…
>> balbetto.
- <<
Ci sarà Blaise >> sorride amaro,
prima di dissolversi nell’aria.
- Due
elementi sono più che sufficienti per
alimentare questo tipo di sospetti, no? Per arrivare a pensare che la
tua
ragazza esce di nascosto con il tuo migliore amico? Per farla morire di
pianto
su un divano sgangherato per la milionesima volta? E incinta, per di
più? Di tuo
figlio?
- Mi
dispiace sul serio per voi, perché
effettivamente tutto quello che vi scrivo non deve essere la fiera
della gioia.
- Inizio
sempre così bene. E poi, guardate: finisco
sempre qui, su Amanda, con il solito camion di kleenex in mano. Lo
facessi apposta,
almeno, capirei. È la seconda volta che rischio di perderlo,
e ve la ricordate
l’altra? Le lezioni di ballo.
- Tocca
una volta per uno essere gelosi, no? Logico.
Solo che stavolta non credo lui mi verrà a recuperare nella
stanza degli
scatoloni, non mi dirà nemmeno un ‘ti
amo’, né tantomeno faremo pace come i
comuni innamorati. Dio, quanto è bravo a fare pace pacetta.
- Mi
odio, davvero. Un giorno mi è bastato a
rovinare il sogno della mia vita. Secondo voi sono stupida o
sfortunata? O
entrambe?
- Entrambe
le opzioni, grazie.
- Dovrei
prendere la laurea, in “distruzione delle
storie d’amore”. Inizierò a scrivere gli
episodi della mia vita che mi hanno
condotto a capire che sono una sciocca fallita (perché
è questo che sono), ci
farò un film. E il finale non sarà di sicuro un
matrimonio.
- Di
come sono riuscita a farmi lasciare dall’uomo
più famoso del Mondo Magico, e di come sia riuscita a non
vedere mai più quello
più perfetto, dopo aver passato assieme momenti
indimenticabili.
- Non
mi cercare.
- Non
mi ama piùùù.
- Ma
figurati. Andrai a cercarlo, invece.
- Ricordo
che non è esattamente come nei romanzi
rosa. Dopo una serie di complicazioni e incomprensioni la protagonista
non
verrà accolta a braccia aperte dal principe azzurro.
- Basta
tornare nel momento giusto.
- È
già troppo tardi.
- Che
dici?! Sono passate solo sette ore dal disastro.
- Domani
sarà Natale.
- E quindi?
- Dovevo
cenare a casa dei suoi genitori stasera.
- Intanto,
smettila con queste crisi di pianto. Secondo: puoi ancora salvare il
tutto,
dolcezza.
- Come,
di grazia?
- Uffa! Vai
a cercarlo. A casa dei suoi ge…
- Sei
pazza!
- Mi hai
proprio rotto! Ginevra Weasley! Farai quello che ti dico io,
è chiaro?!
- Ho
alternative?
- NO! Vai
da Hermione.
- Sì,
padrona.
- Così
come sono mi Smaterializzo. Voi non ci
credete, ma quella vocina è autoritaria sul serio.
È l’Hitler della mia
coscienza.
- In
un attimo mi ritrovo davanti Hugo. È
terrorizzato. Sta mangiando con aria circospetta una merendina.
Evidentemente
non voleva venire scoperto.
- <<
Hugo, tua mamma? >> chiedo,
sforzandomi di apparire allegra e rassicurante.
- Il
mio nipotino ingurgita l’ultimo boccone e,
mentre si prodiga a nascondere le prove della sua colpevolezza, indica
il
soggiorno.
- Non
faccio in tempo a incamminarmi verso il
salotto che Hermione compare sulla porta della cucina.
- <<
Ginny! >> esclama, sorpresa
<< Mi pareva di averti sentito arrivare >>.
Hugo trasale, impaurito.
- <<
Sì, sì… >> balbetto.
- <<
Dimmi… che sei venuta a fare? >>.
- Che
sono venuta a fare?
- Chiedile
aiuto, ti serve un vestito decente.
- <<
Mi serve il tuo aiuto >> voce
accorata, preoccupata, intonazione perfetta. Hermione si irrigidisce
immediatamente.
- <<
Hugo, via >> ordina. Il bambino non
se lo fa ripetere due volte e se la dà a gambe con
insospettata celerità.
- <<
E’ l’ultima volta che accetto di vederti
in questo stato per colpa di Draco Malfoy >> dice solo
questo, non chiede
null’altro, e io le sono immensamente grata. Mi scappa
persino un sorriso.
- <<
Grazie >> mormoro e l’abbraccio.
- <<
Che ti serve? >> ricambia e mi
lancia un’occhiata critica.
- <<
Un vestito… decente… >>.
- <<
Uhm >>.
- Mi
squadra con il suo sguardo perforante.
- <<
Ho quello che ti serve >> sospira
dopo un po’. Afferra la mia mano e mi trascina nel suo
guardaroba, sotto lo
sguardo curioso di Rose, che mi saluta con la manina prima che Hermione
le chiuda la porta in faccia.
- Inizia
a frugare di qua e di là ad una velocità
inumana.
- È
decisamente sconvolgente. Ha milioni di vestiti.
Tutti catalogati alla perfezione.
- <<
Da quando in qua hai sviluppato
quest’insana passione per la moda? >>.
- <<
Be’, la mia insana passione ti salverà la
vita >> ribatte vagamente infastidita.
- Quante
cose si scoprono delle persone.
- <<
Questo >> mi sbatte tra le mani un
bellissimo vestito blu scuro.
- <<
Con queste >> (decolté).
- <<
Vestiti >> aggiunge, concentrata.
Eseguo gli ordini.
- Hermione
azzecca in
pieno qualsiasi cosa. Il vestito mi sta alla perfezione.
<< Voltati
>>.
- <<
Eccellente, sei bellissima >>
approva, telegrafica.
- <<
Trucco >>.
- La
mia salvatrice pronuncia qualche formula mai
sentita prima (e sì che di incantesimi me ne intendo) e
impugna con paurosa
destrezza un attrezzino babbano.
- <<
Che cos’è? >> chiedo, tra il
curioso e il diffidente.
- <<
Mascara >> Hermione corruga la
fronte in un cipiglio serissimo. Mi applica quella cosa lì
sulle ciglia, sibilando
qualche irritato ordine.
- Estrae
da una trousse qualche altro strumento non
identificato e svolazza attorno alla mia faccina perplessa e divertita
per un
buon quarto d’ora. E senza mai degnarsi di farmi verificare i
risultati su una
superficie riflettente, ovviamente.
- <<
Ok, finito >> annuncia poi con
malcelata soddisfazione. Continua a fissarmi con un sorrisetto
diabolico.
Quindi, scostata l’anta di un armadio, mi fa osservare la mia
stessa figura su
uno specchio enorme.
- Boccheggio.
- <<
Che ne dici? >> domanda lei,
eccitata.
- <<
Io… >> di solito non mi faccio i
complimenti << Sono davvero uno schianto
>>.
- <<
Già >> commenta lei annuendo.
- <<
Grazie di cuore Hermione >>
farfuglio senza staccare gli occhi dalla meravigliosa ragazza comparsa
dal nulla.
- <<
Non c’è di che tesoro. Ora vai, eh
>> mi incoraggia, raggiante.
- Andare.
- Sospiro.
- Che ore
sono?
- Ehm…
le 20.16.
- Bene,
datti una mossa ragazza.
- Hai
idea di cosa dovrò dirgli, così per
curiosità?
- Sì, sì,
adesso vai.
- No,
non voglio… ho paura. Ma tu sai che cosa
rappresenta Malfoy Manor nell’immaginario collettivo?
- Terrore e
distruzione?
- Esatto.
- E allora?
Muoviti.
- Mettiamo
il caso non sia lì?
- Aggiungerai
un’altra figura da chiodi al tuo immenso campionario.
- Ah,
be’ allora.
- Mi
si contorcono le budella. Dovrò solo
incamminarmi per questo grazioso vialetto ghiaioso, a piedi, morendo di
freddo,
con le scarpe col tacco, evitando le pozzanghere, al buio, senza alcuna
speranza di riuscire nell’impresa, con il fine di dire al mio
ragazzo, la
vigilia di Natale che be’… sono incinta,
confidargli che lo amo alla follia e
che voglio sposarlo e passare con lui il resto della mia infelice vita,
e che
quindi non hanno alcun senso le sue stupide gelosie su una del tutto
immaginaria tresca con il suo migliore amico.
- Ce
la posso fare.
- Ma
sto davvero male.
- No,
ce la faccio. Un passettino alla volta, così
Ginevra.
- Meno
centotredici passi, meno centoundici,
centodieci…
- Senti,
se mi volesse lasciare definitivamente?
- Non lo
farà, cammina.
- Ma…
- Niente
ma! Dacci un taglio, siamo intesi? Sei super favolosa, lui è
innamorato di te,
basterà spiegargli la situazione e tutto si
sistemerà nel migliore dei modi.
Basta con queste assurde e tremolanti indecisioni, sembri tua zia
Mildred!
Basta basta bastaaaaaa!
- Zia
Mildred. Che c’entra?
- Zitta.
- Di
solito ti zittisco io.
- È
triste sentirsi sottoposti ad una qualsiasi
delle voci che senti nel sottovuoto cerebrale del tuo cranio.
Però ha ragione,
devo avere un po’ più di autostima. Siete
d’accordo?
- Come
sarebbe “è da secoli che lo diciamo?”?!
- Cinquantasette,
cinquantasei, cinquantacinque… ma
quanto è lungo questo vialetto?
- Vi
annoio?
- Mettetevi
un po’ nei miei panni, non so!
- Oddio.
Solo quindici passi.
- Inizio
a intravedere il campanello… e ci sono
delle luci! Luci luci! Accese.
- È
davvero una casa enorme, accidenti. Querce
secolari nel giardino, tre piani, stile liberty – grottesco
– casa Adams.
- Sono
in prossimità dello zerbino. Un passettino,
Ginny.
- Mentre
allungo la mano verso il campanello (che è
dentro la bocca di un gargoyle) chiudo gli occhi, tremando come una
stupidissima foglia.
- La
porta si apre di scatto, e muoio per la
sorpresa, visto che il mio santo dito è ancora sospeso a
mezz’aria.
- <<
L’ho vista dalla finestra, signorina.
Buonasera >> saluta cordiale un vecchio ed elegante
signore in livrea.
Arrossisco come una vongola. Che bello, ha osservato la mia camminata
di
mezzora lungo il vialetto della pazzia!
- <<
Buo… nasera >> balbetto, alzando lo
sguardo sul suo viso rugoso e gentile. Almeno, non è un
volto ostile.
- <<
Desidera il signor Malfoy? >>
domanda facendomi cenno di entrare.
- Entro
in un ingresso stranamente luminoso e ampio.
- <<
Er… sì, se possibile >>.
Imbarazzatissima, ovviamente.
- <<
I signori non hanno ancora cenato… la
presento subito, è d’accordo >>
Subito?!
- <<
D’accordissimo >> sputo, ansante.
Il maggiordomo prende il mio cappotto e, indirizzatosi verso un armadio
d’ebano
sulla parete e appesolo su un gancio, si volta nuovamente e mi indica
con un
radioso sorriso la porta alla mia destra.
- Apre
la porta.
- <<
Signor Malfoy >> intravedo una
testa bionda sollevarsi << C’è una
signorina per lei >> rumore di
sedia che si scosta…
- Silenzio.
- Passi
lenti e misurati.
- Ho
un capogiro. Vedo tutto a pallini.
- Alzo
lo sguardo.
- <<
Draco >> chiama il signore alto e
bellissimo che ho di fronte con un sorriso sornione <<
E’ per te
>>. Lucius Malfoy mi guarda con interesse e accenna a un
galante inchino,
ma mi è morta la voce in gola.
- Altri passi.
- Adesso
svengo sul serio.
- <<
Ginny? >> Oddio.
- <<
Draco io… volevo… >> Lucius se ne
va, silenzioso, chiudendosi la porta alle spalle. Il maggiordomo
sparisce.
- <<
Parlarti >> concludo e lui
annuisce, serio.
- Quindi
mi squadra, meravigliato. Svengo, sul
serio.
- <<
Io… >> barcollo e si avvicina di un
passo << io… ti >> inizio, ma
tutto si fa improvvisamente buio, e
non sento più nulla.
- Un
bip bip
regolare e insistente sveglia i miei sensi intorpiditi. Proviene da un
piccolo
macchinario non identificato alla mia destra, da cui spuntano un paio
di tubi
di plastica.
- Una
luce forte mi ferisce gli occhi.
- Dopo
un po’ realizzo di essere dentro una spoglia
stanza d’ospedale. Il mio vestito è piegato
perfettamente su una sedia
dall’aspetto sgangherato. Indi per cui sono vestita di un
camicione a
fiorellini rosa e verdi.
- Mi
volto a sinistra e trovo un viso
meravigliosamente bello fissarmi con gioia.
- <<
Buona Natale >> sussurra Draco, e sistema
la sua sedia vicino al lettino.
- <<
E’ davvero un buon Natale >>
commento senza l’ombra di un sorriso. Che è
successo?
- <<
Ieri sera… sei svenuta >> spiega.
- <<
Ah, che novità >>. Mi sistemo
meglio sui tre cuscini dietro la mia schiena.
- Silenzio.
- <<
Senti >> inizio con un sospiro
debole << Ieri sera stavo per dirti…
>>.
- <<
Lo so >> mi interrompe con un
sorriso strano << Lo so >>.
- <<
Io avrei dovuto dirtelo prima… poi è
successa tutta quella confusione con Blaise che tra l’altro
è gay, quindi non
c’era motivo che tu sospettassi nulla tra di noi, e ieri sera
ho passato un’ora
di torture con Hermione per rendermi vagamente presentabile, poi ho
scalato il
tuo maledetto vialetto, ho fatto una delle mie solite figuracce con il
tuo
cortesissimo maggiordomo, ho conosciuto tuo padre per sbaglio solo per
dirti
che, in effetti, sei un’idiota che amo troppo persino per
dirti che aspetti un
figlio da me. E ti amo così tanto che… non so,
forse sono io l’idiota, perché
l’unica cosa che voglio nella mia vita è poter
passare il resto dei miei giorni
con te, in ogni secondo, e sarei disposta a chiederti di sposarmi se
non
sapessi che… >> dico tutto d’un
fiato, senza fermarmi, in un misto di
rabbia, amore e lacrime pauroso.
- <<
Quindi amen! Adesso lo faccio, e stai
zitto >>.
- Per
una volta nella mia vita, me ne strafrego di
sembrare ridicola.
- Mi
alzo e mi inginocchio ai suoi piedi,
guardandolo dritto negli occhi. Mi schiarisco la voce, e la mia mano
inizia a
tremare. Lui mi osserva sconcertato.
- <<
Draco, mi vuoi sposare? >> dico con
voce decisa.
- Per
tutta risposta, cerca di farmi sedere, ma io
oppongo una fiera resistenza.
- <<
Ti prego, Ginny… potresti... farti male
>> guarda preoccupato in direzione della mia pancia.
- Ma
guarda te cosa va a pensare. Mi scende una
piccola, minuscola, lacrima. Cedo e gli consento di farmi alzare in
piedi. Avvicina
il suo viso al mio e io proprio non resisto.
- Lo
bacio. Con tutte le costole incrinate che ho.
Lo bacio perché… perché accidenti a
voi, lo amo.
- E
sono euforica, felice oltre ogni immaginazione.
Quanto mi è mancato poterlo sentire così vicino.
- <<
Come hai capito che aspetto un bambino?
>> chiedo, senza fiato perché lui ha appena
appoggiato la mano sul mio
ventre.
- <<
Sai com’è… sono un medico
>>
risponde ridendo.
- <<
Ah, già è vero >> poggio la mia
mano sopra la sua.
- Restiamo
in ascolto dei nostri respiri.
- <<
E… Blaise è gay? >> balbetta senza
raccapezzarsi dopo un po’. Sorrido, salottiera.
- <<
Come l’hai capito? >> chiede
ancora.
- <<
Sai com’è… sono una donna
>>.
- <<
Ah, già è vero >>. Ridiamo assieme.
- Con la
vostra risata.
- Veniamo
interrotti dal cigolio della porta. Ci
voltiamo di scatto.
- <<
Signor Weasley >> saluta Draco
cortese. Osservo mio padre, ammutolendo. A quanto pare la notizia si
è diffusa…
- Lui
sorride lievemente, aggiustandosi gli occhiali
di corno. Draco si alza e se ne va dopo avermi scoccato un bacio
velocissimo
sulle labbra.
- Arthur
Weasley avanza verso di me.
- <<
Ciao papà >> tento io, e lui si fa
serio.
- <<
Quel signore lì, proprio quello che è
appena uscito… >> inizia papà in
tono quasi minaccioso. Cattivo,
cattivissimo segno. << E’ venuto da me
stamattina per riferirmi alcune
cose… sul vostro conto >>.
- Eh
già papi, sono incinta.
- Deglutisco,
terrorizzata. Non ho mai visto mio
padre così austero. Assomiglia paurosamente alla donna che
ha sposato.
- Inizio
a temere il peggio. Che grandi idee che ha
Draco quando si mette d’impegno.
- <<
Mi ha chiesto… di dargli… il permesso…
di
sposarti >> bisbiglia lui.
- Cosa?
- …
- …
- …
- …
- …
- …
- …
- Hai messo
puntini a sufficienza.
- <<
Ha detto anche… che diventerò nonno
ancora una volta >> prosegue lui, imperterrito, non dando
alcun segno di
notare la mia espressione vacua. << Ebbene, la cosa non
mi piace affatto
>>.
- Ecco.
Meraviglioso.
- <<
Sappi che io… >> inizio così una
decisa filippica sulla validità delle mie intenzioni, ma mio
padre mi ferma
immediatamente.
- <<
Non mi piace per niente >> il suo
tono è fermissimo << sono davvero
così vecchio, Ginny? >>.
- Lo
abbraccio non appena realizzo cosa sta
accadendo.
- <<
Papà, non dovresti scherzare in questo
modo >> lo rimbrotto.
- <<
Oh, ma io non scherzo affatto >>.
Mi sembrava ci fosse il trucchetto.
- Lo
guardo, preoccupata.
- Silenzio.
- Poi
sorride, nel suo modo buffo e sbilenco.
- <<
Tua madre sta già scegliendo gli inviti,
e mi chiede se li preferisci dorati o fucsia >>.
- Ridiamo,
complici.
- <<
Grazie papà >>.
- <<
So che è quello giusto per te >>
vedo che piange e mi stringe più forte.
- Qualcuno
bussa leggermente alla porta.
- Papà
si alza svelto e si asciuga le lacrime
levandosi gli occhiali.
- <<
E’ tutta per te >> sussurra mentre
Draco avanza, la gioia negli occhi. La porta si richiude.
- <<
Quando pensavi di dirmelo? >>. Lo
osservo attentamente mentre mi si avvicina.
- <<
Per la verità… una settimana dopo averti
incontrata, ma non ne ho mai avuto il coraggio >>
risponde lui,
sorridendo.
- <<
La mia risposta è sì >> gli metto
le braccia al collo, scoppiando di felicità.
- <<
Anche la mia >> risponde lui
sorridendo.
- <<
Avevo anche un anello >> mi bacia,
lento. La scatolina!
- Poi
sentiamo delle risatine sommesse. Mi volto
appena e vedo due testoline familiari fare capolino
dall’uscio della porta,
socchiuso.
- <<
Mamma mamma, allora il dottore sposa la
zia? E hai sentito? Ha anche un anello
>> bisbiglia Rose eccitata mentre Hermione li riacciuffa
per la
collottola e li trascina via richiudendo la porta.
- Draco
sorride, ma sta guardando me.
- <<
Devo ringraziare Hermione… >>
sussurra lui dopo un po’ << Ieri sera se non
fossi svenuta… non credo
avrei resistito >> conclude sospirando.
- <<
Credi di potermi trovare attraente anche
con un camicione a fiorellini rosa e verdi? >>.
- Mi
guarda e sorride.
- <<
Sinceramente… preferisco un certo pigiama
a maialini >>.