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Autore: _talia_    24/02/2009    8 recensioni
Può risultare banale come introduzione, ma... Non c'è due senza tre... LETTERALMENTE, ehm! Ecco a voi il terzo capitolo della trilogia "Someone call a doctor"!
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Ginny
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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SCAD III nvu

Someone call a doctor! III

Arrivate ad un certo, cruciale punto della propria misera e faticosa vita, trascorsa all’ombra scellerata di soprusi familiari, gioie o dolori amorosi, sconfitte o schiaccianti vittorie esistenziali, ogni donna (o quasi) realizza il senso di ogni suo peregrinare, in uno di quei pittoreschi pomeriggi assolati e dedicati all’ascetismo.
Il mio non è esattamente un pomeriggio assolato, ed è dedicato all’addobbo del mio albero di Natale, ma questi sono dettagli insignificanti. Sta di fatto che io, Ginevra Weasley, sono arrivata a QUEL punto della mia misera e faticosa vita. Nello strano passaggio dalla zitellitudine più totale, alla tragicità della patologia da tradimento cronico, ad una profonda interazione con un bellissimo rappresentante dell’universo maschile, l’ho capito.
Così, mentre mi appresto ad appendere una graziosa pallina rossa scintillante a un rametto stitico del mio abete, realizzo l’obiettivo ultimo a cui tende la mia spassionata ricerca della felicità, in un glorioso sprazzo mistico parecchio Janeaustiano.
Io voglio sposarmi.
E voglio farlo subito, avete capito bene.
La cosa sconvolgente è che io ho sempre alimentato una marea di pregiudizi sul matrimonio, su tutte quelle stupidaggini sull’amore eterno, sulla procreazione e sulla famigliola felice.
Ed ora mi trovo scandalosamente desiderosa di sguazzarci, nella famigliola felice! E di bearmi del mio amore eterno, con una montagna di mocciosi adorabili attorno.
Voglio i fiori, voglio la mia chiassosa famiglia, voglio dire di “sì” in lacrime, voglio fare quei dieci stupidissimi passi davanti a tutti avvolta in un chilometro di tulle bianco, voglio la mia meravigliosa luna di miele, voglio le lucette, e la musica, e voglio anche i paggetti, accidenti.
Voglio tutto questo e solo questo, con Draco. Per sempre. Sempre.
Il perché non chiedetemelo, non lo so.
Perché?
Idiota.
Forse è perché la mia vita sta iniziando a somigliare paurosamente ad un film, o ad una di quelle pubblicità patinate e allegre. Ecco l’arrivo del mio perfetto uomo, che torna a casa la sera, stanco ma felice di aver salvato la vita di molte persone con il suo nobile lavoro. Io, fidanzata premurosa e massaia di professione, addobbo il nostro grande albero di Natale con amore ed eleganza, indossando un delizioso grembiulino a fiori, mentre Draco Malfoy (lui sì assomiglia a quei divi assurdamente affascinanti della tv, anzi. È meglio) non urla “Donna, che c’è da mangiare?!” come un rude e bruto montanaro, ma si avvicina silenzioso a me, dandomi uno di quei baci che ti tolgono il respiro e anche il cuore. A questo punto, dovrebbe venire fuori la scrittina rossa in sovrimpressione con una frase del tipo: “Sono fortunata, ahn?”. E noi, abbracciati e sorridenti, ci guardiamo per un istante intenso, e lui mi sussurra: << … >>.
Che mi dovrebbe sussurrare?
<< Ginny, mi vuoi sposare? >>. E io, più felice di qualsiasi mortale, gli rispondo di sì, mille e mille volte. Poi cedo alla mia debole carne. Il bollino rosso? Eccolo, sì…
Un bellissimo film, e come vanno a finire i film? Se non state guardando cadaveri squartati e sparatorie, siete nel MIO film. Ed è un film romantico, quindi armatevi di fazzolettini e pop corn, ragazze.
Ci sarà un matrimonio. Ma il mio film non finirà qui, con un’insignificante frasetta sdolcinata e un sospiratissimo THE END! No, inizierà qui, con un altro appassionante capitolo della serie.
Non verrà una cosa eterna e immutabile stile Centro Vetrine, vero?
Questa non è una domanda degna di risposta.
Intanto, avrà sempre un’audience elevatissima, perché c’è Draco che attira l’universo delle telespettatrici pettegole e avvilite. E poi perché io, affascinante e divertentissima protagonista, ammalierò i telespettatori dagli zero ai dieci anni.
Nel mio film sono sostanzialmente più bella, intelligente e sexy.
Forse sono una piccola, sciocca, ragazzina illusa perché, statisticamente, secondo mia madre ho più probabilità di essere vittima di un attacco terroristico e perire tra atroci sofferenze che riuscire a strappare una proposta di matrimonio a “un povero cieco” entro i trent’anni.
Mi ha sempre voluto tanto bene, vero?
Eppure, per qualche ingiusta motivazione, ha tutta la ragione del mondo, quella diabolica donna.
Perché non è sano, nemmeno un po’, desiderare di sposare una persona dopo solo SEI mesi di innamoramento. E Draco non me lo chiederà mai. Perché sono brutta, grassa e stupida.
SO che in fondo dovrei avere un po’ di fiducia in me stessa, ma non ce la faccio proprio. Fisicamente. Quando ti allevano con un’autostima a livello del piano di calpestio, ti risulta difficile persino riuscire a guardarti allo specchio la mattina.
Infatti è una cosa che evito accuratamente.
Maledizione a me, non posso fare a meno di sperarci, come una povera cretina, ogni volta santissima che lo vedo.
Ci sto così male che quasi quasi glielo chiedo io. Solo che il mio profondo rispetto per il sacro dogma femminile “chi è l’uomo?!” me lo impedisce.
<< Ginny… perché te ne stai immobile in mezzo al salotto con una pallina in mano? >> una certa voce, a metà tra il divertito e il sarcastico, mi fa trasalire.
<< Io… non sono qui da molto >> sussurro dopo una buona eternità, ancora imbambolata, voltandomi a guardarlo e infondendo un po’ di vitalità al mio braccio, fermo a mezz’aria in una posa assurda. Lui mi sorride, e io ricambio. Il mio povero cuoricino inizia a sbatacchiare i ventricoli in modo non molto musicale.
<< E’ da venti minuti che sto qui ad osservarti >> obietta lui, staccandosi dalla parete a cui era appoggiato. Arrossisco vergognosamente.
<< Che occupazione interessante >> farfuglio mentre Draco mi si avvicina, lento e fluido, con uno sguardo scintillante.
È sconvolgente che io desideri così ardentemente di guardare quel sorriso e solo quello per il resto dei miei giorni. E baciare solo quelle labbra, e ascoltare solo quella voce.
Così, mentre mi toglie la pallina frutto della mia illuminazione dalle mani, so di per certo che è LUI. E non è colpa del mio inaffidabile sesto senso, o delle vocine stressate che mi rimbombano in testa. No, lo so perché è così. Io voglio sposare Draco Malfoy.
Come ad approvazione divina, sento un piccolo attorcigliamento in zona ventre. E non sono le solite farfalle… è qualcosa di serio, stavolta. Un segno superiore, senza dubbio.
Ok, magari mi sto cimentando in arti interpretative azzardate… Non sbuffare tu, subdola vocina!
<< Quindi, a cosa stavi pensando con così tanto impegno? >>.
Stavo progettando di rapirti e sposarti senza il tuo consenso. Violenza personale e sequestro di persona.
<< Stavo… ehm… progettando la collocazione di questo… addobbo… >> rispondo con estrema credibilità.
<< Davvero? E dove pensavi di appendere questa preziosissima sfera vermiglia? >>.
<< Be’, è difficile… non lo so ancora… qui! >> strillo istericamente scegliendo un posto a casaccio.
<< Va bene, non me lo vuoi dire… >> sorride con aria indifferente.
<< Eh no. Troppo imbarazzante, credo >> balbetto con molta sincerità.
<< Non indagherò >> sussurra lui.
Ti prego, ti prego, fallo! Indaga e scopri che voglio sposarti, subito. Adesso!
<< Ok… >> commento sconfortata.
<< Me lo dirai anche se non indago? >> mi scontro con due occhioni luccicosi e irresistibili.
Pensaci Ginny, ora o mai più. Confessa il tuo inconfessabile segreto, fatti ridere in faccia, fatti mollare, cadi in depressione, poi fatti suora.
<< No, assolutamente no >> ribadisco con più fermezza, totalmente atterrita al solo immaginare la sua reazione.
<< D’accordo… ti devo chiedere una cosa, amore >> AMORE! TI DEVO CHIEDERE UNA COSA… WAAA!
Datti una calmata, maniaca.
Inizio automaticamente a sognare.
<< C-erto. Di-immi >> lo incoraggio in tono mooolto incoraggiante. Se c’è qualcuno lassù, che mi aiuti!
Dopo un secolo di esitazione, mi guarda fisso negli occhi. Forse potrei prenderlo per un buon segno, ma sono totalmente terrificata. Sbaglio o sta per inginocchiarsi…?
Poi, lo dice, in tono speranzoso, preoccupato, dolce…
<< Ti piacerebbe passare il Natale con i miei genitori? >>.
E qui, sento una significante parte di mondo crollarmi addosso.
Niente proposta di matrimonio, stupida anche solo a sperarci!
E sì, proposta di cenone natalizio con la famiglia degli orrori. Ex-Mangiamorte. Entrambi.
Giusto un paio di punti di merito per aver partorito il più magnifico uomo della terra.
<< Mi andrebbe proprio! >> rispondo, e il mio tono stranamente non è tremolante o inespressivo. Suona addirittura sincero. Grazie!
Prego.
Lo vedo, è felice. E mi basta che per ringraziarmi della mia scelta da martire della patria mi dia uno di quei suoi baci meravigliosi.
<< Grazie… ti amo >>.
Mi confonde sempre quel suo sorriso. E be’, quelle due stupidissime parole mi mandano totalmente in trance.
Vorrei poter dire qualcosa di molto plateale e romantico in risposta, ma mi esce solo un rantolo, seguito da un sorriso ampissimo e radioso. Spero capisca lo stesso, perché al momento ho le corde vocali attorcigliate dallo stupore dell’udire quella frase, pronunciata solo per me.
Mi abbraccia più stretto e mi mormora con un riso argentino: << Credi che Molly si offenderà? >>.
<< Al momento non me ne importa un accidente di quello che farà mia madre >> rispondo ridendo, e lo bacio ancora un po’, felice anche se non ho ottenuto alcuna effettiva proposta di matrimonio.
D’accordo, al momento non sono per niente preoccupata, ma sicuramente (in questo potete confidare con assoluta certezza, care lettrici pettegole) arriverà il momento del panico più totale e inaffrontabile.
Però, da brava donnina insicura e spaurita, gioco d’anticipo, cadendo preda dello sconforto.
Cioè! A cena con i suoi genitori! È una cosa troppo ufficiale! E se poi non gli piaccio? Se mi trovassero un’insignificante sciattona figlia di poveracci eremiti? E poi, come mi vesto? Sembro una pattumiera ambulante con tutto! E come li saluto? Probabilmente inciamperò sullo zerbino o mi uscirà qualcosa dal naso, anzi di SICURO! Sono troppo imbranata perché non accada niente del genere… e vogliamo mettere l’insignificante dettaglio…
<< Ginny, andrà tutto benissimo >> mi assicura Draco, a rimostranza che devo aver lasciato trasparire un po’ di sano terrore dal mio visino innocente.
<< Ce-erto. Tua madre non assomiglia alla mia, vero? >> balbetto.
<< No, è esattamente il contrario >> risponde lui sorridendo.
<< Quindi è gentile, raffinata, dolce e assolutamente adorabile? >> chiedo con un vago sospetto.
<< Ho preso tutto da lei, mi sa >>.
<< Ah, be’… allora. Sarà la suocera più perfetta del mondo >> replico con leggerezza.
Silenzio.
Cosa ho detto di male?
<< Suocera >> ripete Draco in un sussurro, in un tono che non VOGLIO definire.
Ho detto suocera. Ma quanto sono cretina da uno a mille? Tremila?!
<< Io… non volevo dire… scherzavo. >> butto lì con la stessa sicurezza di una cozza.  
Visto? Non me lo chiederà! È terrorizzato all’idea.
Silenzio. Odioso silenzio.
Ansia, sconforto, frustrazione.
Di’ qualcosa! Ginny, di’ qualcosa. Blatera. Lo sai fare a meraviglia. Blatera!
Di cosa si può sempre blaterare?
<< Fa freddo oggi, sentito? Nevicherà di certo… o pioverà… che nuvoloni… eh sì… se nevica… saranno zero gradi… sì… speriamo che… le strade siano agibili… la neve… il ghiaccio… un sacco… di… disagi ehm… sarà bello, però… la neve… a Natale… ha ha… con le lucette e tutto il resto… gli addobbi… Babbo Natale… >>.
Patetico.
<< Ginny, stai tranquilla >> commenta lui dopo un po’ con un sorriso a cinquemila denti.
<< Ma io sono tranquilla! >>. Tua nonna! Sei più agitata di una medusa.
<< Sì, si vede… >> ride piano, con quella sua risata…
Con cosa vuoi che rida?!
Sbatacchio le palpebre un paio di volte. È troppo stupendo per essere vero, accidenti a me!
<< Ginny, ti senti bene? >> chiede lui, apprensivo per non so che ragione.
Ora che ci penso no, non sto bene per niente.
<< In effetti mi gira un po’ la testa… >> sussurro sedendomi.
<< Colpa mia, vero? >> ride ancora…
Con la sua risata…
<< Questo è poco ma sicuro… >> confermo io.
<< Ah sì? Come mai…? >> è un po’ confuso, e non mi faccio problemi a spiegarglielo. Tanto, non ho niente da perdere.
<< Sei troppo bello >> sospiro quindi con leggerezza.
Rimane interdetto.
<< Be’, se io sono bello… tu cosa saresti? >>.
<< Fortunata, direi >>.
<< Anche… sei splendida, Ginny >> mi guarda negli occhi. E vorrei sbuffare, dire che non è vero ma… il suo sguardo è così sincero che non posso non vacillare.
E allora mi domando: dove l’ho trovato uno così?
Un capogiro mi fa stramazzare come un’anatra mongola su Amanda. Non mi succede mai, corbezzoli! Proprio oggi…
<< Oh oh oh… tutto bene? >>. Draco mi afferra con delicatezza e mi spalma sulla mia sofà.
<< Non lo so, ad essere sincera >>.
Si fa pensieroso e squadra avvilito l’orologio che ha al polso.
<< Va bene… adesso riposati, mangia qualcosa di dolce >> i miei occhietti puntano speranzosi dritti verso la credenza << Purtroppo devo andare all’ospedale… l’ultimo turno… dovrei tornare alle otto… mi raccomando, basta decorazioni per oggi! >> che tono professionale seducente! Persino quando parla di lavoro.
<< Va bene, dottore >> mi scocca un bacio nostalgico e si Smaterializza con un piccolo pop.
Quindi mi elevo a fatica e deambulo a zombie verso Ciocco. Afferratane una quantità esorbitante (non c’è mai penuria di cacao a casa mia) faccio ancora rotta verso il salotto.
Disgraziatamente passo davanti allo specchio del corridoio… mi guardo con la solita indifferenza stoica. Anzi, no! Inorridisco.
<< Oddio! Ma da quando sono così… tonda?! >> strillo istericamente.
Tonda è un eufemismo.
Gentile vocina consolatrice, ciao!
Un altro giramento di testa mi prende alla sprovvista e mi fa barcollare scompostamente. Lancio un’occhiata sconsolata allo specchio. Poi a Ciocco. Quindi ad Amanda. Allo specchio. Ancora Ciocco.
<< Al diavolo! >> sibilo, e lo addento con forza.
Ah, celestiale glucosioooo.
 
 
Per la prima volta nella mia vita, Ciocco ha fatto cilecca. È sempre stato, fin dalla più tenera età, la mia ancora di salvezza in qualsiasi situazione: dalle brucianti delusioni amorose, ai film tristi e deprimenti, alle filippiche della mia cara Molly… SEMPRE! Ed ora invece, dopo averne ingurgitato mezza fabbrica, sono nello stesso identico pietoso stato di prima, sfatta come un letto e smontata come un mobile dell’Ikea, giusto per rimanere in tema.
E la cosa mi preoccupa alquanto. Insomma, il fatto che abbia la nausea e i capogiri, e tutto il r…
Oddio.
Che schifo. Hai vomitato.
Non dirlo a me!
È paradossale. Perché io ho una salute di ferro, e l’influenza non me la prendo! MAI. Capito?
Sono quattro maledetti giorni che sto accasciata su Amanda, in uno stato seriamente pietoso.
Che diavolo è? Un’epidemia di peste bubbonica? La febbre del Nilo?
Ovviamente, non appena Draco si avvicina, resuscito per miracolo e riesco addirittura a coordinare un paio di movimenti semplici da essere bipede, solo che lui non mi crede quando mentisco spudoratamente e con scarsissima credibilità sul mio stato di salute attuale.
Il punto è che non voglio farlo preoccupare per nulla, e mi rifiuto puntualmente di farmi visitare, il mio orgoglio me lo impedisce con fermezza. Meglio, lo stupido orgoglio dei miei anticorpi, che a dire il vero ultimamente battono un po’ la fiacca.
Forse dovrei chiamare in causa Hermione, che ha una formazione professionale praticamente su qualsiasi cosa, ma davvero non ne ho la minima voglia. Sarò autolesionista e masochista, ma non ho la forza fisica per convocare al mio cospetto il santissimo aggeggio celluCoso, là… e disturbare una donna in carriera a cui devo già una marea e mezza di favori e per di più dotata di due piccoli infernali pargoli.
Dovrai guarire entro… due giorni, lo sai vero?
E perché mai dovrei desiderarlo? Sto così bene mezza morta!
Be’, fra esattamente due giorni sarà…
Natale.
Porca paletta.
Ma sì, ce la farò senz’altro a togliermi il rullo compressore dallo stomaco, il trapano che cerca di trovare il mio cervelletto e l’adorabile sensazione di affrontare perennemente un tête-à-tête con mia madre.
No, è una missione impossibile!
QUALCUNO CHIAMI UN DOTTOREEE!
Volontari?
Bene, lo chiamo io, ingrati.
Draco è da escludersi.
Conosco altri dottori?
Mmm… Sì!
Lo so, lo so che è strano che tutti i Serpeverde siano finiti alla facoltà di Medimagia. Però adesso sembro un clochard e ho assoluto bisogno di qualcuno che mi curi, che mi dia una bottiglietta magica, una pillolina, mi faccia una puntura. Quelle cose lì. Quindi lo chiamo.
Chiamo il migliore amico di Draco.
Tenetevi forte. Un altro dottore. Blaise Zabini.
Sembra che lo facciano apposta, vero?
In ogni caso, non sono in grado di Smaterializzarmi bene come al solito, e rischio sul serio la morte se solo mi avventuro oltre il sacro e inviolabile perimetro di Amanda… indi per cui:
<< Accio affarino chiamatutti >> biascico puntando a casaccio la mia bacchetta, e subito un aggeggietto inutile babbano schizza da chissà quali recessi della mia borsa direttamente nelle mie manine sante e venerabili.
Non ci crederete mai, ma riesco addirittura a consultare una rubrica, non solo a premere i numeretti e poi il pulsantino verde! Sono un genio, ahn?
Assecondatela.
Dunque dunque dunque… giù giù con la freccetta… B… B… eccolo! Blaise Zabini. Adesso. Seleziona. Ok. Opzioni. Perfetto. Chiama. Waaa. Schiaccio vittoriosa il tasto corrispondente.
Squilla. Squilla.
Non ho mai parlato molto con Blaise, in effetti. Solo che c’è una strana empatia tra di noi. Mi sta simpatico, è una persona molto piacevole, davvero. Sarà che l’ho detto subito io!
Cosa?
No, non te lo posso dire! Se è un segreto è un segreto! *voce cospiratrice*
<< Sì, pronto? >> una voce profonda mi sveglia dai miei tenebrosi pensieri.
<< Ciao Blaise >> saluto col mio miglior tono da moribonda. << Sono Ginny >> rettifico, sempre timorosa di non venire riconosciuta al telefono.
<< Ehi, come stai? >> chiede lui cortesemente. Proprio la domanda che aspettavo.
<< Per la verità mi sento uno straccio, ma grazie del pensiero. E tu? Scusami se ti disturbo, ma avrei urgente bisogno di una consulenza medica >> tossicchio io.
<< Oh, certo… va bene… posso venire anche adesso se vuoi… >> è un po’ confuso.
<< Sarebbe meraviglioso… Ti ringrazio >>.
<< D’accordo, allora. Il tempo di prepararmi e arrivo >> fa lui allegro.
<< A prestissimo! >> saluto sorridendo. Mi mette sempre di buon umore. Per quanto stia sputando fuori circa metà dei miei liquidi interni, in un viscidume di cui vi risparmio la descrizione.
Mi rassetto giusto un po’, per rendermi presentabile. I dentini me li sono già lavati, sì! Ma chi siete?! Mia madre?!
Dopo cinque minuti di dolorosa attesa qualcuno compare alla porta, suonando con garbo il campanello. Io, da perfetta malata, la apro con un semplice incantesimo e mi scuso dell’estrema scortesia.
<< Non fa niente, tranquilla >> assicura Blaise con la sua consueta e adorabile urbanità, mentre compare silenziosamente accanto ad Amanda. Mi sorprende la sua incredibile memoria… insomma, sarà venuto qui nel mio umile antro muffoso al massimo due volte!
Mi sorride con aria terribilmente professionale. Forse tutti i dottori Serpeverde hanno quel non so che di affascinante quando ti scandagliano l’apparato digerente o ti radiografano i polmoni… proprio non lo so.
<< Dunque, come ti senti, di preciso? >> chiede con tranquillità.
<< Be’, non sono mai stata così male… poco fa stavo per svenire, ed ho una continua sensazione di nausea… anzi, ho anche sputacchiato l’anima prima >> rispondo io in termini strettamente tecnici, e lui apprezza la mia spiegazione dei sintomi con una risata.
<< Dunque >> mormora mentre porta una mano alla fronte in segno di riflessione. Aggrotta le sopracciglia concentrato, mentre pronuncia un incantesimo di cui non conosco la formula. Respiro pianissimo, in un silenzio che sfiora il ridicolo. Sto davvero male. Sì, sì. 
Dopo qualche attimo, osservo con sgomento il suo viso. Passa dal confuso, al sorpreso, al preoccupato e al sorridente in una frazione minima di tempo.
<< Blaise… che cosa… ? >> biascico senza capirci nulla.
Continua ad ascoltare con attenzione ostinata qualcosa senza rispondermi. Mi zittisco mentre la mia mente inizia a lavorare febbrile, congetturando e scartando milioni di ipotesi. Insomma, non farebbe tutte queste storie per un’influenza del cavolo, giusto?
Certo che tu ti fai un sacco di seghe mentali, però.
Eh sì, vabbè! Vuoi stare tu al mio posto, eh?!
<< Ginny… >> che tono è quello?
<< Sì? >> non so per quale assurda ragione, sono preoccupatissima.
Silenzio.
<< Hai sempre avuto un ciclo mestruale regolare? >>.
Che domanda è…? Cosa c’entra…?
<< Ginny? >>.
<< S-s-ì… >> rantolo fissandolo.
<< Sicura? >>.
<< Nn…o…o…o o >>.
Tutti sanno dove questo discorso va a parare.
TUTTI!
Inizio a contare mentalmente…
Ora con le dita, come un’odiosa bambinetta delle elementari.
Deglutisco.
Non è possibile.
<< Due settimane e mezzo di ritardo >> bisbiglio più a me stessa, incredula e spiazzata.
Non so per quale stupidissimo motivo, Blaise sorride.
<< E non te ne sei accorta? >> ridacchia. Questo è un atteggiamento poco medico davvero.
A questo punto, ufficializziamo la cosa, per piacere. Sono davvero idiota! Eh, ovvio.
Va bene sbadata, smemorata, rincitrullita, e il resto. Ma questo N-O. Questa è pura e semplice degenerazione neuronale.
<< No… >> sospiro prendendomi la testa fra le mani.
<< Be’… tecnicamente… il tuo stato attuale… i tuoi malesseri sono sintomi piuttosto comuni di… >>.
<< Dillo e basta >> lo interrompo rassegnata.
<< Sei incinta >>.
 
 
Forse aspettate che vi dica qualcosa. Vorreste sapere come mi sento. Magari neppure quello. Ma un po’ di curiosità l’avrete di certo. In fondo siete delle lettrici pettegole, no?
Vi meritereste anche qualche particolare in più, ma proprio non ce la faccio.
Probabilmente non ho elaborato ancora cos’è successo, e per ora fisso un punto a casaccio, senza neppure sbattere le palpebre. Perché dovrei sentire la mia testa ronzare insistente, piena di domande a cui non so rispondere, di ansie, di paure, magari una gioia sconfinata e irrazionale.
Ma c’è uno strano silenzio.
Troppo raro e prezioso perché trovi il coraggio di spezzarlo.
C’è questa curiosa sensazione di pace che mi ha invasa in maniera del tutto inaspettata.
Sento il mio respiro lento e regolare. E me ne sto in ascolto, così.
Lo so di cosa.
Ascolto.
Un battito impercettibile dentro di me. Forse me lo sto solo immaginando. Ma sa di vita. Ne ha il sapore, il suono. In ogni sua vibrazione, e sfumatura. Sa di vita.
È il rumore del mio universo. Lo spazio dentro il quale sconfina la mia speranza.
E il sapere di portare e accarezzare il frutto dell’amore fa traboccare il mio cuore di una dolcezza infinita e immutabile. Mi sento completa, irragionevolmente completa. E quel sussurro dentro di me dona significato, forza alla mia esistenza, che si ridimensiona, si fa piccola, o grande come quel battito.
La mia mano si sposta sul mio grembo, istintiva e… materna. Com’è strano sentirsi… non provo neppure a spiegarlo, è davvero troppo eccezionale per essere affidato alle mie parole.
Che sono troppo effimere, troppo poche, troppo inutili.
Avverto il mio amore amplificarsi, e il mio cuore aprirsi in un abbraccio più ampio per accoglierlo, felice ed incantato dalla sua bellezza.
E il mio primo pensiero corre a Draco. Sono felice di scoprire che nulla è mutato, che il mio povero spirito sostiene ancora la straordinaria consapevolezza di appartenergli. Che ciò che cresce dentro di me è parte di lui. Una parte dal valore incalcolabile e pieno.
Che è un miracolo. Che è nostro. Nostro. Nostro.
Rimango immobile, paralizzata dall’insostenibile meraviglia di quella scoperta.
E poi iniziano a riaffiorare, crudeli, i pensieri che tanto avevo cercato di allontanare.
Come la prenderà?
Perché le soluzioni sono soltanto due. E se fosse un misogino stronzo alla fine? Se non volesse neppure più vedermi? Se mi abbandonasse?
Che farei?
Già.
No, mi rifiuto anche solo di pensarci. Draco non è così, lui… lui… un terrore orribile mi attanaglia lo stomaco.
Andrà tutto bene, mi rassicura qualcuno di poco noto nella mia coscienza.
Sono IOOOOOO!!
Davvero? Grazie.
Un figlio/a.
Accidenti.
Diventerò madre.
Io, mamma.
Che so a malapena badare a me stessa. Incredibile, sconvolgente. Io, proprio io, con la mia sbadataggine cronica, la mia decomposizione cervellosa. IO. Che non mi accorgo neppure se l’adorato ciclo evita di bussare alla mia porta per due settimane e mezzo.
Io, ingenua, giovane, fortunata e rimbambita donna.
E non so assolutamente cosa provare. Se essere felice, preoccupata, o semplicemente confusa. Forse è tutto questo insieme.
E poi, scusate, com’è successo?! Cioè, tecnicamente lo so. Ma… oddio, che argomento imbarazzante. Lo so che non ve l’ho detto! Mi dispiace ma… era una cosa molto personale, capite?
Ehi, siete davvero così perverse? Figuriamoci… adesso fate finta di niente, ma me lo volevate chiedere! Vi conosco, infide!
Sì, è bravo. Contente?!
Toglietevi quei sorriseti idioti, per piacere. Bene, grazie.
Sta di fatto che… ora aspetto un bambino.
E ripensarci continua a farmi un effetto strano, imprevedibile.
C’è solo una cosa che so con assoluta e disarmante certezza.
Lo voglio, con tutta me stessa, senza riserve.
Lo sento mio. Mio.
È un dono inestimabile. Il simbolo di ciò che provo per Draco. E lo desidero, proprio come l’aria, o l’acqua.
E so, adesso, di amarlo.
 
<< Congratulazioni >> esclama Blaise entusiasta e la sua voce ha lo strano e nefasto potere di riportarmi sulla disgraziatissima Terra.
Rantolo un “grazie” automatico e inaspettatamente sorrido.
C’è silenzio.
Blaise mi guarda, con un’espressione compassionevole e dolce.
È l’unica persona che conosce il mio nuovo segreto. E sento l’intenso impulso di riversare su di lui ogni mia inquietudine e gioia.
<< Ginny, sarà meraviglioso >> sussurra lui, calmo e gentile. Sarà vero?
Sì.
Non sapevo avessi figli.
Che ne so, mi viene da ridere.
E lo faccio, con un’allegria spontanea e insopprimibile. IO sono FELICE. Adesso.
È che mi viene anche da piangere.
Ve lo giuro, non mi sono mai sentita così… spiazzata.
Così piango e rido assieme, in un miscuglio inascoltabile di singhiozzi, singulti e singultini gioiosi.
Blaise mi abbraccia, fraterno. Ricambio con forza. Ho bisogno di lui. Di qualsiasi persona.
<< Diglielo presto >> mi consiglia lui e annuisco semplicemente, grata. Alzo lo sguardo, sorridente, ma non incontro il suo. È voltato verso la sua destra, un’espressione sconcertata e colpevole.
Mi giro lentamente.
Mi si forma una specie di ancora nella gola. Blaise si stacca da me alla velocità della luce.
<< Draco, ciao… >> dice, in uno strabiliante tono “non è successo niente”.
<< Ciao >> biascico anche io di seguito. Guardarlo mi fa un effetto stranissimo.
Silenzio.
Ti prego, di’ qualcosa.
Non oserei mai dirlo… Ma davvero non è come sembra!
È stralunato, incredulo. Forse sospettoso.
Ma dai?
<< Blaise… come mai qui? >> chiede con finta indifferenza dopo un po’, rigido, senza muovere un muscolo.
Blaise… scusa alla velocità della luce!
<< Ginny non si sentiva bene, purtroppo. E… non se la sentiva di disturbarti >> risponde nel tempo giusto e in tono perfettamente innocente.
<< Ah >> commenta Draco e mi osserva. Provo a sorridergli.
<< Non è nulla di grave… ho soltanto un principio di… >> Cavolo, sono incinta, Draco. << Di… >> Svengo. Giuro, svengo. << di… >>
<< E’ influenza australiana… C’è ne è parecchia in giro ora… Tipicamente babbana >> continua Blaise, senza battere ciglio. Ma quanto è bravo a recitare?
<< Ti ringrazio, Blaise >> replica Draco asciutto, ma sembra vagamente più rilassato.
Andiamo, non è il caso di fare scene di gelosia.
Stavi sbracciandicchiando il suo migliore amico, scusa eh.
<< Grazie >> mormoro anche io, mezza moribonda.
<< Non c’è di che… ora vado >> annuncia, allegro. Ci salutiamo con freddissimi convenevoli.
Poi… pop. E silenzio.
Vai Ginny. Dai. Agisci.
Gli corro incontro. Tipo gli salto addosso.
Ha ancora il capotto e la sua valigetta di cuoio. È impalato, fisso.
<< Draco… scusami… io… avrei dovuto chiederlo a te, ma proprio... sai come sono fatta… sono proprio fatta male. Ecco >> lo abbraccio.
<< Non è successo niente di niente, Ginny >>.
Ah no?
Ho una gran voglia di prenderlo a pugni, non fosse il padre di mio figlio. Niente di niente?
Ma se sei livido di rabbia, verde di gelosia, ti si vedono pulsare le arterie!
Maschi.
Mi allontano di mezzo millimetro, incredula.
<< Devo finire delle cose a casa… io… vado >> dice velocissimo, senza lasciarmi il tempo di guardarlo. Mi scocca un bacio a fior di pelle sulla fronte.
No, sulla fronte baci tua nonna.
<< Draco… >> abbassa lo sguardo.
Pop.
Fantastico.
Sono incinta ed ho appena ‘non litigato’ con Draco.
Davvero. Fantastico.
 
 
Inutile precisare il fatto che sono le 3.21 e non ho ancora chiuso occhio. Che fisso l’oscurità senza vedere un cavolo: a) perché è buio; b) perché ho pianto come una disperata; c) perché… ho un’altra persona dentro la pancia.
È che non ci capisco assolutamente niente.
Sono successe troppe stramaledettissime cose insieme, oggi. Devo ancora assimilare il tutto.
E sono agitata, da morire. Perché Draco non reagisce come le persone normali. Non esplode, si tiene tutto dentro, e poi spiega le sue ragioni al momento giusto, con estrema pacatezza. È elegante anche quando è incazzato. Scusate il turpiloquio. E al momento giusto mi dirà: << Ginny, tesoro mio bello, ti sei imbraciucchiata con Blaise durante le mie assenze lavorative. Addio >>.
No, non ci posso pensare.
Mi faccio troppi castelli. Vero?
Vero.
Urgono spiegazioni, chiarificazioni.
Ma come faccio?!
Se gli confessassi il mio piccolo segreto… cosa farebbe? Se, mettiamo il caso, avesse già intenzione di piantarmi in asso… perché sono un’odiosa brutta grassona, cosa dovrei dire?
Come potrei andare lì e… : << Draco, stai diventando padre >> ?. È un gentiluomo, non mi lascerebbe sola e derelitta. Starebbe con me per forza, contro i suoi sentimenti, condannando entrambi alla più assoluta infelicità.
Lo amo troppo per costringerlo a…
Idiota, il figlio è suo!
Sì, ma…
Devi dirglielo, e presto anche.
Non ce la farò, ok? Così come sono messe le cose ora…
Ma come sono messe?! Non mi risulta nessun: << Ginny, addio >>.
Eh, sì… ma lo conosco! È geloso marcio. Sospetta.
Cosa?
Blaise e io, ovvio. Lampante.
Corri troppo.
Stavolta no, ok? Sono sicura.
Sicura. Come le altre volte, certo.
E allora? Tu non sbagli mai?
Raramente.
Mpf.
Ginny, diglielo.
Ho paura.
Lo so, ma… ce la facciamo, ok?
Non è che stiamo diventando amiche o una cosa del genere, vero?
Mai.
Perfetto. Ce la facciamo.
Ah, non è vero che sei grassa.
Figuriamoci.
No, sul serio.
Ok, grazie…
Buonanotte.
Buonanotte.
 
 
Ero riuscita a stare quasi meglio, ad allontanare un po’ di funesti presagi. Ma mi sono tornati tutti, tutti quanti questa mattina. E le cose non migliorano, visto che i miei occhi si sono gonfiati come due canotti.
Mi osservo sconcertata allo specchio.
<< Ma che cavolo >> protesto, avvilita. Mi sembra di essere stata investita da una squadra di Quidditch mentre mi trovavo casualmente in mezzo al campo durante la finale di coppa. Investita. Più volte.
Il mio sguardo scorre appena più giù. Ed ecco.
Mi giro di profilo. Mi sembra sul serio di essere più tondeggiante.
Perché sei più tondeggiante.
Ma sei ieri sera hai detto…
Ssh.
<< Dovrei andarlo a trovare, secondo te? >> chiedo ad alta voce, tralasciando il semplice fatto che… be’, è una vocina del subconscio.
Uhm. Proviamo.
<< E’ il caso che mi dia una sistemata >> sospiro rivolgendo un’occhiata sconsolata alla mia bacchetta. Pronuncio mentalmente un piccolo incantesimo.
Sono nel bel mezzo di una delicata operazione estetica quando il mio cellulare (ho imparato come si diceeee) inizia a squillare con insistenza diabolica. Corro a frugare nella mia borsa, agitatissima. Probabilmente è Draco. Chissà…
<< Sìpronto? >> urlo trafelata.
<< Ciao Ginny >> sprofondo in un baratro di tristezza e delusione.
<< Ciao Blaise >>.
Il dottore sospira lievemente all’altro capo del telefono.
<< Devi dirmi qualcosa? >> lo incoraggio, desiderando che Amanda mi inghiottisca.
<< Io… Draco… è venuto da me stamattina >> inizia lui stancamente << Avrai già capito che sospetta le cose sbagliate >>.
Oddioooo.
<< E’ venuto da te? >> domando, sempre più atterrita.
<< Sì, era abbastanza sconvolto >> conferma Blaise.
<< E cosa ti ha detto? >>.
<< Lui… voleva che ammettessi… abbiamo litigato. Io… gli ho detto che… avresti dovuto dirglielo tu, e che non era affatto ciò che lui immaginava… non mi ha creduto >>.
Grazie tante.
<< Mi dispiace di averti messo in mezzo a questa storia, Blaise… e grazie, per quello… che hai fatto >> odio piangere.
<< Figurati, Ginny >> bisbiglia lui impercettibilmente.
Silenzio.
<< Glielo dirò presto >> annuncio sforzando un minimo di allegria.
<< Sì, fallo… >>.
<< Blaise… >> rantolo in lacrime.
<< Andrà tutto bene, conosco Draco… non sarà così stupido da lasciarsi sfuggire te… >> tenta di rassicurarmi.
Ed è lì che accade.
Pop, e vorrei scomparire. Morire. Quello che volete.
<< Cosa mi dirai presto? >> Draco ha un tono pacato, ragionevole. Mi volto di scatto, lasciando cadere il cellulare.
Lo trovo a fissarmi, ha un’espressione indecifrabile. Sembra dolore.
Abbasso lo sguardo, prudente. Il cuore inizia a battere furiosamente. Ha qualcosa in mano, una scatola. Non ci faccio caso.
<< Schiarisciti le idee, Ginny >> dice semplicemente.
<< Non ho bisogno di farlo >> rispondo, stranamente pronta.
<< A me sembra di sì. Non mi cercare >> stringe il pugno finché non si vede il bianco delle nocche.
<< Non mi cercare? >> ripeto, attonita. Trovo la forza cinetica di alzare lo sguardo. Piange anche lui.
<< Draco… non puoi dirmi una cosa del genere… lo sai benissimo che senza di… >> balbetto.
<< Ci sarà Blaise >> sorride amaro, prima di dissolversi nell’aria.
 
 
Due elementi sono più che sufficienti per alimentare questo tipo di sospetti, no? Per arrivare a pensare che la tua ragazza esce di nascosto con il tuo migliore amico? Per farla morire di pianto su un divano sgangherato per la milionesima volta? E incinta, per di più? Di tuo figlio?
Mi dispiace sul serio per voi, perché effettivamente tutto quello che vi scrivo non deve essere la fiera della gioia.
Inizio sempre così bene. E poi, guardate: finisco sempre qui, su Amanda, con il solito camion di kleenex in mano. Lo facessi apposta, almeno, capirei. È la seconda volta che rischio di perderlo, e ve la ricordate l’altra? Le lezioni di ballo.
Tocca una volta per uno essere gelosi, no? Logico. Solo che stavolta non credo lui mi verrà a recuperare nella stanza degli scatoloni, non mi dirà nemmeno un ‘ti amo’, né tantomeno faremo pace come i comuni innamorati. Dio, quanto è bravo a fare pace pacetta.
Mi odio, davvero. Un giorno mi è bastato a rovinare il sogno della mia vita. Secondo voi sono stupida o sfortunata? O entrambe?
Entrambe le opzioni, grazie.
Dovrei prendere la laurea, in “distruzione delle storie d’amore”. Inizierò a scrivere gli episodi della mia vita che mi hanno condotto a capire che sono una sciocca fallita (perché è questo che sono), ci farò un film. E il finale non sarà di sicuro un matrimonio.
Di come sono riuscita a farmi lasciare dall’uomo più famoso del Mondo Magico, e di come sia riuscita a non vedere mai più quello più perfetto, dopo aver passato assieme momenti indimenticabili.
Non mi cercare.
Non mi ama piùùù.
Ma figurati. Andrai a cercarlo, invece.
Ricordo che non è esattamente come nei romanzi rosa. Dopo una serie di complicazioni e incomprensioni la protagonista non verrà accolta a braccia aperte dal principe azzurro.
Basta tornare nel momento giusto.
È già troppo tardi.
Che dici?! Sono passate solo sette ore dal disastro.
Domani sarà Natale.
E quindi?
Dovevo cenare a casa dei suoi genitori stasera.
Intanto, smettila con queste crisi di pianto. Secondo: puoi ancora salvare il tutto, dolcezza.
Come, di grazia?
Uffa! Vai a cercarlo. A casa dei suoi ge…
Sei pazza!
Mi hai proprio rotto! Ginevra Weasley! Farai quello che ti dico io, è chiaro?!
Ho alternative?
NO! Vai da Hermione.
Sì, padrona.
Così come sono mi Smaterializzo. Voi non ci credete, ma quella vocina è autoritaria sul serio. È l’Hitler della mia coscienza.
In un attimo mi ritrovo davanti Hugo. È terrorizzato. Sta mangiando con aria circospetta una merendina. Evidentemente non voleva venire scoperto.
<< Hugo, tua mamma? >> chiedo, sforzandomi di apparire allegra e rassicurante.
Il mio nipotino ingurgita l’ultimo boccone e, mentre si prodiga a nascondere le prove della sua colpevolezza, indica il soggiorno.
Non faccio in tempo a incamminarmi verso il salotto che Hermione compare sulla porta della cucina.
<< Ginny! >> esclama, sorpresa << Mi pareva di averti sentito arrivare >>. Hugo trasale, impaurito.
<< Sì, sì… >> balbetto.
<< Dimmi… che sei venuta a fare? >>.
Che sono venuta a fare?
Chiedile aiuto, ti serve un vestito decente.
<< Mi serve il tuo aiuto >> voce accorata, preoccupata, intonazione perfetta. Hermione si irrigidisce immediatamente.
<< Hugo, via >> ordina. Il bambino non se lo fa ripetere due volte e se la dà a gambe con insospettata celerità.
<< E’ l’ultima volta che accetto di vederti in questo stato per colpa di Draco Malfoy >> dice solo questo, non chiede null’altro, e io le sono immensamente grata. Mi scappa persino un sorriso.
<< Grazie >> mormoro e l’abbraccio.
<< Che ti serve? >> ricambia e mi lancia un’occhiata critica.
<< Un vestito… decente… >>.
<< Uhm >>.
Mi squadra con il suo sguardo perforante.
<< Ho quello che ti serve >> sospira dopo un po’. Afferra la mia mano e mi trascina nel suo guardaroba, sotto lo sguardo curioso di Rose, che mi saluta con la manina prima che Hermione le chiuda la porta in faccia.
Inizia a frugare di qua e di là ad una velocità inumana.
È decisamente sconvolgente. Ha milioni di vestiti. Tutti catalogati alla perfezione.
<< Da quando in qua hai sviluppato quest’insana passione per la moda? >>.
<< Be’, la mia insana passione ti salverà la vita >> ribatte vagamente infastidita.
Quante cose si scoprono delle persone.
<< Questo >> mi sbatte tra le mani un bellissimo vestito blu scuro.
<< Con queste >> (decolté).
<< Vestiti >> aggiunge, concentrata. Eseguo gli ordini.
Hermione azzecca in pieno qualsiasi cosa. Il vestito mi sta alla perfezione. << Voltati >>.
<< Eccellente, sei bellissima >> approva, telegrafica.
<< Trucco >>.
La mia salvatrice pronuncia qualche formula mai sentita prima (e sì che di incantesimi me ne intendo) e impugna con paurosa destrezza un attrezzino babbano.
<< Che cos’è? >> chiedo, tra il curioso e il diffidente.
<< Mascara >> Hermione corruga la fronte in un cipiglio serissimo. Mi applica quella cosa lì sulle ciglia, sibilando qualche irritato ordine.
Estrae da una trousse qualche altro strumento non identificato e svolazza attorno alla mia faccina perplessa e divertita per un buon quarto d’ora. E senza mai degnarsi di farmi verificare i risultati su una superficie riflettente, ovviamente.
<< Ok, finito >> annuncia poi con malcelata soddisfazione. Continua a fissarmi con un sorrisetto diabolico. Quindi, scostata l’anta di un armadio, mi fa osservare la mia stessa figura su uno specchio enorme.
Boccheggio.
<< Che ne dici? >> domanda lei, eccitata.
<< Io… >> di solito non mi faccio i complimenti << Sono davvero uno schianto >>.
<< Già >> commenta lei annuendo.
<< Grazie di cuore Hermione >> farfuglio senza staccare gli occhi dalla meravigliosa ragazza comparsa dal nulla.
<< Non c’è di che tesoro. Ora vai, eh >> mi incoraggia, raggiante.
Andare.
Sospiro.
 
 
Che ore sono?
Ehm… le 20.16.
Bene, datti una mossa ragazza.
Hai idea di cosa dovrò dirgli, così per curiosità?
Sì, sì, adesso vai.
No, non voglio… ho paura. Ma tu sai che cosa rappresenta Malfoy Manor nell’immaginario collettivo?
Terrore e distruzione?
Esatto.
E allora? Muoviti.
Mettiamo il caso non sia lì?
Aggiungerai un’altra figura da chiodi al tuo immenso campionario.
Ah, be’ allora.
Mi si contorcono le budella. Dovrò solo incamminarmi per questo grazioso vialetto ghiaioso, a piedi, morendo di freddo, con le scarpe col tacco, evitando le pozzanghere, al buio, senza alcuna speranza di riuscire nell’impresa, con il fine di dire al mio ragazzo, la vigilia di Natale che be’… sono incinta, confidargli che lo amo alla follia e che voglio sposarlo e passare con lui il resto della mia infelice vita, e che quindi non hanno alcun senso le sue stupide gelosie su una del tutto immaginaria tresca con il suo migliore amico.
Ce la posso fare.
Ma sto davvero male.
No, ce la faccio. Un passettino alla volta, così Ginevra.
Meno centotredici passi, meno centoundici, centodieci…
Senti, se mi volesse lasciare definitivamente?
Non lo farà, cammina.
Ma…
Niente ma! Dacci un taglio, siamo intesi? Sei super favolosa, lui è innamorato di te, basterà spiegargli la situazione e tutto si sistemerà nel migliore dei modi. Basta con queste assurde e tremolanti indecisioni, sembri tua zia Mildred! Basta basta bastaaaaaa!
Zia Mildred. Che c’entra?
Zitta.
Di solito ti zittisco io.
È triste sentirsi sottoposti ad una qualsiasi delle voci che senti nel sottovuoto cerebrale del tuo cranio. Però ha ragione, devo avere un po’ più di autostima. Siete d’accordo?
Come sarebbe “è da secoli che lo diciamo?”?!
Cinquantasette, cinquantasei, cinquantacinque… ma quanto è lungo questo vialetto?
Vi annoio?
Mettetevi un po’ nei miei panni, non so!
Oddio. Solo quindici passi.
Inizio a intravedere il campanello… e ci sono delle luci! Luci luci! Accese.
È davvero una casa enorme, accidenti. Querce secolari nel giardino, tre piani, stile liberty – grottesco – casa Adams.
Sono in prossimità dello zerbino. Un passettino, Ginny.
Mentre allungo la mano verso il campanello (che è dentro la bocca di un gargoyle) chiudo gli occhi, tremando come una stupidissima foglia.
La porta si apre di scatto, e muoio per la sorpresa, visto che il mio santo dito è ancora sospeso a mezz’aria.
<< L’ho vista dalla finestra, signorina. Buonasera >> saluta cordiale un vecchio ed elegante signore in livrea. Arrossisco come una vongola. Che bello, ha osservato la mia camminata di mezzora lungo il vialetto della pazzia!
<< Buo… nasera >> balbetto, alzando lo sguardo sul suo viso rugoso e gentile. Almeno, non è un volto ostile.
<< Desidera il signor Malfoy? >> domanda facendomi cenno di entrare.
Entro in un ingresso stranamente luminoso e ampio.
<< Er… sì, se possibile >>. Imbarazzatissima, ovviamente.
<< I signori non hanno ancora cenato… la presento subito, è d’accordo >> Subito?!
<< D’accordissimo >> sputo, ansante. Il maggiordomo prende il mio cappotto e, indirizzatosi verso un armadio d’ebano sulla parete e appesolo su un gancio, si volta nuovamente e mi indica con un radioso sorriso la porta alla mia destra.
Apre la porta.
<< Signor Malfoy >> intravedo una testa bionda sollevarsi << C’è una signorina per lei >> rumore di sedia che si scosta…
Silenzio.
Passi lenti e misurati.
Ho un capogiro. Vedo tutto a pallini.
Alzo lo sguardo.
<< Draco >> chiama il signore alto e bellissimo che ho di fronte con un sorriso sornione << E’ per te >>. Lucius Malfoy mi guarda con interesse e accenna a un galante inchino, ma mi è morta la voce in gola.
Altri passi.
Adesso svengo sul serio.
<< Ginny? >> Oddio.
<< Draco io… volevo… >> Lucius se ne va, silenzioso, chiudendosi la porta alle spalle. Il maggiordomo sparisce.
<< Parlarti >> concludo e lui annuisce, serio.
Quindi mi squadra, meravigliato. Svengo, sul serio.
<< Io… >> barcollo e si avvicina di un passo << io… ti >> inizio, ma tutto si fa improvvisamente buio, e non sento più nulla.
 
 
Un bip bip regolare e insistente sveglia i miei sensi intorpiditi. Proviene da un piccolo macchinario non identificato alla mia destra, da cui spuntano un paio di tubi di plastica.
Una luce forte mi ferisce gli occhi.
Dopo un po’ realizzo di essere dentro una spoglia stanza d’ospedale. Il mio vestito è piegato perfettamente su una sedia dall’aspetto sgangherato. Indi per cui sono vestita di un camicione a fiorellini rosa e verdi.
Mi volto a sinistra e trovo un viso meravigliosamente bello fissarmi con gioia.
<< Buona Natale >> sussurra Draco, e sistema la sua sedia vicino al lettino.
<< E’ davvero un buon Natale >> commento senza l’ombra di un sorriso. Che è successo?
<< Ieri sera… sei svenuta >> spiega.
<< Ah, che novità >>. Mi sistemo meglio sui tre cuscini dietro la mia schiena.
Silenzio.
<< Senti >> inizio con un sospiro debole << Ieri sera stavo per dirti… >>.
<< Lo so >> mi interrompe con un sorriso strano << Lo so >>.
<< Io avrei dovuto dirtelo prima… poi è successa tutta quella confusione con Blaise che tra l’altro è gay, quindi non c’era motivo che tu sospettassi nulla tra di noi, e ieri sera ho passato un’ora di torture con Hermione per rendermi vagamente presentabile, poi ho scalato il tuo maledetto vialetto, ho fatto una delle mie solite figuracce con il tuo cortesissimo maggiordomo, ho conosciuto tuo padre per sbaglio solo per dirti che, in effetti, sei un’idiota che amo troppo persino per dirti che aspetti un figlio da me. E ti amo così tanto che… non so, forse sono io l’idiota, perché l’unica cosa che voglio nella mia vita è poter passare il resto dei miei giorni con te, in ogni secondo, e sarei disposta a chiederti di sposarmi se non sapessi che… >> dico tutto d’un fiato, senza fermarmi, in un misto di rabbia, amore e lacrime pauroso.
<< Quindi amen! Adesso lo faccio, e stai zitto >>.
Per una volta nella mia vita, me ne strafrego di sembrare ridicola.
Mi alzo e mi inginocchio ai suoi piedi, guardandolo dritto negli occhi. Mi schiarisco la voce, e la mia mano inizia a tremare. Lui mi osserva sconcertato.
<< Draco, mi vuoi sposare? >> dico con voce decisa.
Per tutta risposta, cerca di farmi sedere, ma io oppongo una fiera resistenza.
<< Ti prego, Ginny… potresti... farti male >> guarda preoccupato in direzione della mia pancia. 
Ma guarda te cosa va a pensare. Mi scende una piccola, minuscola, lacrima. Cedo e gli consento di farmi alzare in piedi. Avvicina il suo viso al mio e io proprio non resisto.
Lo bacio. Con tutte le costole incrinate che ho. Lo bacio perché… perché accidenti a voi, lo amo.
E sono euforica, felice oltre ogni immaginazione. Quanto mi è mancato poterlo sentire così vicino.
<< Come hai capito che aspetto un bambino? >> chiedo, senza fiato perché lui ha appena appoggiato la mano sul mio ventre.
<< Sai com’è… sono un medico >> risponde ridendo.
<< Ah, già è vero >> poggio la mia mano sopra la sua.
Restiamo in ascolto dei nostri respiri.
<< E… Blaise è gay? >> balbetta senza raccapezzarsi dopo un po’. Sorrido, salottiera.
<< Come l’hai capito? >> chiede ancora.
<< Sai com’è… sono una donna >>.
<< Ah, già è vero >>. Ridiamo assieme.
Con la vostra risata.
Veniamo interrotti dal cigolio della porta. Ci voltiamo di scatto.
<< Signor Weasley >> saluta Draco cortese. Osservo mio padre, ammutolendo. A quanto pare la notizia si è diffusa…
Lui sorride lievemente, aggiustandosi gli occhiali di corno. Draco si alza e se ne va dopo avermi scoccato un bacio velocissimo sulle labbra.
Arthur Weasley avanza verso di me.
<< Ciao papà >> tento io, e lui si fa serio.
<< Quel signore lì, proprio quello che è appena uscito… >> inizia papà in tono quasi minaccioso. Cattivo, cattivissimo segno. << E’ venuto da me stamattina per riferirmi alcune cose… sul vostro conto >>.
Eh già papi, sono incinta.
Deglutisco, terrorizzata. Non ho mai visto mio padre così austero. Assomiglia paurosamente alla donna che ha sposato.
Inizio a temere il peggio. Che grandi idee che ha Draco quando si mette d’impegno.
<< Mi ha chiesto… di dargli… il permesso… di sposarti >> bisbiglia lui.
Cosa?
Hai messo puntini a sufficienza.
<< Ha detto anche… che diventerò nonno ancora una volta >> prosegue lui, imperterrito, non dando alcun segno di notare la mia espressione vacua. << Ebbene, la cosa non mi piace affatto >>.
Ecco. Meraviglioso.
<< Sappi che io… >> inizio così una decisa filippica sulla validità delle mie intenzioni, ma mio padre mi ferma immediatamente.
<< Non mi piace per niente >> il suo tono è fermissimo << sono davvero così vecchio, Ginny? >>.
Lo abbraccio non appena realizzo cosa sta accadendo.
<< Papà, non dovresti scherzare in questo modo >> lo rimbrotto.
<< Oh, ma io non scherzo affatto >>. Mi sembrava ci fosse il trucchetto.
Lo guardo, preoccupata.
Silenzio.
Poi sorride, nel suo modo buffo e sbilenco.
<< Tua madre sta già scegliendo gli inviti, e mi chiede se li preferisci dorati o fucsia >>.
Ridiamo, complici.
<< Grazie papà >>.
<< So che è quello giusto per te >> vedo che piange e mi stringe più forte.
Qualcuno bussa leggermente alla porta.
Papà si alza svelto e si asciuga le lacrime levandosi gli occhiali.
<< E’ tutta per te >> sussurra mentre Draco avanza, la gioia negli occhi. La porta si richiude.
<< Quando pensavi di dirmelo? >>. Lo osservo attentamente mentre mi si avvicina.
<< Per la verità… una settimana dopo averti incontrata, ma non ne ho mai avuto il coraggio >> risponde lui, sorridendo.
<< La mia risposta è sì >> gli metto le braccia al collo, scoppiando di felicità.
<< Anche la mia >> risponde lui sorridendo.
<< Avevo anche un anello >> mi bacia, lento. La scatolina!
Poi sentiamo delle risatine sommesse. Mi volto appena e vedo due testoline familiari fare capolino dall’uscio della porta, socchiuso.
<< Mamma mamma, allora il dottore sposa la zia? E hai sentito? Ha anche un anello >> bisbiglia Rose eccitata mentre Hermione li riacciuffa per la collottola e li trascina via richiudendo la porta.
Draco sorride, ma sta guardando me.
<< Devo ringraziare Hermione… >> sussurra lui dopo un po’ << Ieri sera se non fossi svenuta… non credo avrei resistito >> conclude sospirando.
<< Credi di potermi trovare attraente anche con un camicione a fiorellini rosa e verdi? >>.
Mi guarda e sorride.
<< Sinceramente… preferisco un certo pigiama a maialini >>.
  
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