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Autore: Sophie_moore    09/11/2015    7 recensioni
Questa storia si è classificata seconda al contest "Un, due... Trash!" indetto da Amahy sul forum di EFP
Dopo aver controllato che tutto fosse al posto giusto, poté proseguire. Un passo dietro l'altro, si avvicinava silenziosa come un felino a caccia. Più procedeva sulla stradina, più sentiva altri scricchiolii, e fu quasi sicura che si trattasse di Hank che cercava di attirare l'attenzione. Si sporse verso la finestra illuminata a sprazzi del granaio e vide suo fratello rinchiuso in una gabbia.
"Ancora?"

Non so neanche bene cosa dire, questa storia è nata così, da un momento di ispirazione e dal mio amore spropositato per le fiabe.
Genere: Avventura, Azione, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia partecipa al contest “Un, due… Trash!” indetto da Amahy sul forum di EFP



Tutto per dei dolcetti.




Gli unici suoni che si sentivano in quella campagna sperduta erano i canti dei grilli, e ciò non faceva che aumentare i punti a suo favore. L'oscurità giocava a suo vantaggio, non poteva lamentarsi. E neanche le scarpe nuove facevano rumore, i sassolini del ciottolato che portava alla fattoria le sgusciavano sotto le suole come se fossero state scivolose.

Se solo quell'idiota di suo fratello non si fosse fatto catturare, e quell'ora sarebbero stati a casa a bere un bicchiere di latte e ci avrebbero inzuppato i biscotti dentro, prima di andare a dormire e sognare dolcetti.

Grace sbuffò, si infilò le mani nelle tasche dei pantaloni subito dopo essersi aggiustata le cinghie che le tenevano appese alla schiena le sue armi.

Hank glie l'avrebbe pagata, eccome se glie l'avrebbe pagata! Almeno con un sacchetto pieno di dolciumi. Un sacchetto al giorno, eh! Se non altro per un mese.

La ragazzina ghignò, soddisfatta della punizione che aveva ideato per suo fratello. Lei odiava i combattimenti corpo a corpo, erano una cosa che proprio non riusciva a concepire. Non era più comoda una freccia nel petto? O un proiettile dritto dritto in fronte? Ma Hank non la pensava così. No, lui amava il rumore che faceva la sua mannaia quando la tirava fuori dalla guaina in cuoio, il suono della lama che tagliava la pelle a pezzetti finissimi ed il sangue che gli schizzava tutto addosso. Certo che lo amava, mica era lui a dover fare il bucato!

Dall'interno della fattoria si sentirono degli scricchiolii e mugolii.

Grace si fermò a pochi metri da essa, aguzzando la vista. Nonostante il buio, i suoi occhi erano abbastanza addestrati, perciò provò a scorgere all'interno dell'abitazione. C'erano delle luci traballanti che non le permettevano di focalizzare la situazione in modo definito, cosa che la fece infuriare e non poco. La pazienza non sapeva neanche dove stesse nel dizionario. Per un paio di minuti rimase immobile sul posto, a riflettere se fosse stato davvero il caso di andare a recuperare suo fratello o lasciarlo lì ancora una notte.

Poi sbuffò. Tolse dalla fondina che teneva legata alla vita una pistola dalla canna lunga e stretta e la caricò di proiettili d'argento. Sì, con tutta probabilità i licantropi non c'erano, ma la prudenza non era mai troppa. E, onestamente, quei proiettili avevano un certo effetto anche sulle streghe e sulle altre creature magiche.

Fece roteare il tamburo dell'arma, osservando i proiettili che rilucevano sotto la luna, e si sentì soddisfatta del suo lavoro. Sulla schiena le pendeva la grossa sciabola di suo fratello, quella di riserva, insieme ad altri ninnoli affilati che avrebbero potuto essere d'aiuto. Se fosse stato solo per lei, avrebbe sicuramente trovato un posto appartato e avrebbe fatto fuori chiunque con il suo fucile. Ma non poteva. Ci voleva troppo tempo, senza contare che le streghe avrebbero eretto una barriera non appena si fossero accorte della prima uccisione. Insomma, era brava, ma non così tanto. Non ancora, almeno.

Si toccò la coscia destra, dalla quale penzolava una fodera consumata che si reggeva per miracolo. Lì stava la sua ultima spiaggia, l'ultima arma a sua disposizione: uno stiletto in ferro battuto, l'elsa decorata con la testa di un lupo bianco. L'unica arma da corpo a corpo che possedeva, perché lei era specializzata nella distanza.

Dopo aver controllato che tutto fosse al posto giusto, poté proseguire. Un passo dietro l'altro, si avvicinava silenziosa come un felino a caccia. Più procedeva sulla stradina, più sentiva altri scricchiolii, e fu quasi sicura che si trattasse di Hank che cercava di attirare l'attenzione. Si sporse verso la finestra illuminata a sprazzi del granaio e vide suo fratello rinchiuso in una gabbia.

Ancora?

Una giovane donna camminava avanti e indietro di fronte a lui.

˗ Perché non ti hanno ucciso?

˗ Cosa vuoi che ne sappia?

Grace si batté una mano sulla fronte, tastandosi poi il corpo: la pistola spara reti, quella era essenziale!

˗ Io non lo capisco.

˗ Neanche io, in realtà. Con mia sorella ne abbiamo fatti fuori parecchi della vostra organizzazione.

La donna digrignò i denti e gli lanciò uno sguardo pieno d'odio e di rancore.

Hank stava seduto a gambe incrociate nella gabbia di ferro, i muscoli delle braccia messi in risalto dalla maglietta strappata.

Un'altra maglietta da buttare, si lamentò mentalmente Grace. Comunque, da lì non poteva entrare. Suo fratello si stava mettendo nei guai a forza di provocare i suoi carcerieri, ma non poteva sperare che non facesse idiozie. Era pur sempre un ragazzo, no?

Si legò i capelli in una coda alta e un po' disordinata, in modo da non aver nulla che ostruisse la sua vista. Sperò che quella donna non decidesse di ucciderlo mentre lei faceva il giro per poterla prendere di sorpresa.

Non morire, okay?, pensò a gran voce. Per quanto non sopportasse suo fratello, spesso e volentieri, era pur sempre l'unica famiglia che le era rimasta. Non poteva permettersi di perderlo per nessuna ragione al mondo.

Prese un paio di respiri e si staccò dalla finestra, pronta per andare alla ricerca di una seconda entrata che non facesse scattare allarmi magici o cose del genere.

La struttura era forte, nonostante fosse vecchia e apparentemente abbandonata. I muri erano in pietra fredda, non limata ma accatastata così, senza un apparente senso.

Eppure il congegno rivelatore di magia che circondava il polso di Grace stava brillando, quindi c'era un senso eccome. Lei era un semplice essere umano, seppur con capacità eccezionali, perciò non riusciva sempre a percepire il pericolo. Il problema veniva ovviato da quegli strani amuleti dati a lei e ai suoi colleghi, permeati di energia magica che si illuminavano a contatto con un loro simile.

Se solo il suo capo avesse saputo… lei non era autorizzata ad uscire da sola di notte per lavori non commissionati da un cliente. La sua agenzia cacciava demoni, streghe, fantasmi, qualsiasi cosa che non facesse parte dell'universo umano e che desse problemi, non si occupava di missioni di recupero e cose simili. Era riuscita a coprire la mancanza del fratello per qualche giorno e le scuse iniziavano a mancare. Mal di pancia, raffreddore fulminante, colpo della strega… doveva assolutamente riportarlo a casa o sarebbe successo il finimondo!

Lungo il perimetro del fienile trovò ben due entrate alternative: dietro la prima porta stava una bestia magica particolarmente potente e fastidiosa da gestire, qualcosa che col corpo a corpo non sarebbe mai riuscita sconfiggere; dietro la seconda stavano invece due entità di minor potenza. Due li poteva reggere: con la sua pistola a canna lunga. Il grosso problema era che se avesse sconfitto quei cosetti, poi la bestia grossa sarebbe dovuta intervenire. E anche la donna che faceva la guardia ad Hank sarebbe entrata in azione, aumentando il rischio di fallimento dell'operazione.

Ma, d'altro canto, sarebbe bastato correre fin dall'altro lato del granaio e liberare in qualche modo suo fratello, alla bestia enorme avrebbe pensato lui da bravo gentiluomo. Sì, così poteva funzionare.

Aspettò che le piccole entità si allontanassero dalla porta per socchiuderla e guardare all'interno. Un granaio, niente di più.

Fieno e paglia ricoprivano il suolo e c'erano svariati box in cui sarebbero dovuti stare dei cavalli o delle mucche. Erano vuoti. Probabilmente servivano per le bestiole magiche.

Espirò e trattenne il respiro per un paio di secondi, poi entrò nel granaio. Subito venne invasa da un odore acre e fastidioso che le fece pizzicare il naso. Si trattenne dallo starnutire, anche perché sarebbe stata scoperta in un attimo.

Sfoderò la pistola e mirò proprio in centro alla nuca del primo marmocchio. Erano odiosi, quei mostriciattoli. Agli esseri umani comuni sembravano dei bambini normali, un po' malconci probabilmente, però comunque dei bambini. A lei, invece, apparivano senza ombra di dubbio come esserini diabolici, venuti fuori chissà dove evocati per dare fastidio all'umanità.

Il dito era sul grilletto. Ci sarebbero voluti due secondi per riprendere la mira e sparare, poteva farcela. Erano esserini idioti, piccoli, ma soprattutto idioti, non capivano spesso cosa stava succedendo.

Premette leggermente, sentendo che la pistola le fremeva tra le mani.

˗ Senti una cosa!

Cazzo.

Grace si affrettò a nascondersi dietro ad una balla di fieno, il cuore che quasi non le schizzava fuori dal petto. Quella donna maledetta aveva parlato all'improvviso, le aveva distrutto la concentrazione.

˗ Sei un essere magico?

˗ No.

˗ E tua sorella?

˗ Neanche lei.

˗ Credi che verrà a salvarti?

˗ Con tutta probabilità no.

˗ Che sorella degenere!

˗ Eh, spiegaglielo…

Ma che cazzo stanno dicendo?

Grace si asciugò il sudore che le colava dalla fronte. Sarebbe dovuta andarsene e abbandonare quel fratello ingrato al suo destino, ma non poteva proprio farlo. Avrebbe voluto, assolutamente. Oh, se avrebbe voluto! Gli avrebbe fatto passare le pene dell'inferno, lo avrebbe schiavizzato e costretto a lavorare per lei!

Però, prima di tutto ciò, doveva recuperarlo.

Strinse i denti, sbuffò ed appoggiò la canna della pistola sulla balla. Per fortuna gli esserini non si erano spostati così tanto dalla loro postazione, quindi non fu troppo difficile replicare la scena di poco prima.

Espirò lievemente e pigiò il grilletto: uno dei due crollò a terra in una pozza di sangue.

Si posizionò di nuovo, pronta a sparare una seconda volta, ma l'altro esserino era scomparso.

Eppure era sicura che fosse lì, ce l'aveva a portata di tiro! Si guardò attorno, alla ricerca di quel demonietto malefico, e se lo ritrovò proprio di fianco.

˗ Ragazzina, non dovresti sparare.

Grace trattenne un urlo di paura, mise mano allo stiletto e lo piantò di fronte a sé. L'esserino non c'era più, per cui trafisse il vuoto.

˗ E neanche giocare con queste cose. Sono pericolose.

Si sentì la schiena più leggera e subito si rese conto che quell'essere aveva sganciato le cinture che tenevano legate le armi di suo fratello.

Doveva pensare in fretta, stava iniziando ad andare in iperventilazione.

Poi, con uno sforzo immane, trattenne il respiro per un paio di secondi e tutto le parve chiaro. Era ovvio che il piano di entrare in silenzio era andato in fumo, per cui aveva solo più l'alternativa del combattimento. Non lo amava, per niente, ma cercò di organizzare tutte le idee che aveva e si lanciò contro il piccolo mostriciattolo, lo stiletto dritto in fronte a sé.

Il bambino dalla carnagione bruciacchiata la guardava confuso, inclinando la testa da una parte all'altra, mentre schivava i colpi della ragazza.

Grace si fermò un attimo: che avesse sottovalutato quel mostriciattolo? Eppure era sicura di poter combattere contro di lui ad armi abbastanza pari! C'era decisamente qualcosa che non quadrava. Era troppo furbo per essere un mostriciattolo del genere.

Strinse forte con la mano libera il medaglione che portava al collo, quello che usava per parlare al fratello e trovarlo nel caso fossero lontani. Non era giusto che lei si facesse il mazzo da sola, Hank doveva escogitare qualcosa.

˗ Queste sbarre non sono così spesse, sai?

Grace sgranò gli occhi nel sentire quella frase. Poco dopo si sentì un forte rumore metallico ed uno sordo nello stesso momento, come se qualcosa di morbido avesse sbattuto contro qualcosa di duro. Ci mise un attimo a capire: un sorrisetto le increspò le labbra fini e vi passò sopra la lingua, pronta a ribaltare la situazione.

˗ E allora distruggile, ˗ sussurrò al medaglione.

I rumori continuarono ed aumentarono di intensità, così da darle una frazione di secondo di tregua. Il mostriciattolo si distrasse, voltando il capo da bambino verso i suoni che improvvisamente avevano riempito il fienile, così che Grace potesse impugnare per bene l'arma e saltargli addosso. Lo infilzò esattamente in centro alla fronte, cadendo insieme a lui sul fieno morbido. Subito questo si tinse di rosso, gli occhi di quel bambino la fissavano e lei si sentì scossa. Solo per poco, comunque, perché il mostriciattolo rivelò la sua vera natura nel momento in cui espirò. La pelle si raggrinzì, gli occhi si inscurirono fino a diventare completamente neri, i vestiti da essere umano si stracciarono e diedero alla luce un mostro verde e scheletrico.

La ragazza si alzò cautamente, si mise a posto i capelli e si asciugò la fronte dal sudore. Alla fine si era dimenticata che non era sola: per quanto quell'imbecille fosse in gabbia, poteva essere utile in un certo senso.

˗ Che stai facendo? Non puoi aprirle, sono magiche.

˗ Dici di no? Neanche se mi impegno?

Si spalmò la mano sulla faccia. Hank era un vero idiota.

Recuperò tutto il suo armamentario, caricò la sua arma, controllò la pistola che lanciava reti e notò con enorme soddisfazione che fosse carica. Ora poteva entrare in azione seriamente.

Lanciò dall'altra parte del fienile un catenaccio probabilmente abbandonato lì dai vecchi proprietari, facendo un gran rumore. Il legno del pavimento scricchiolò, il catenaccio tintinnò con violenza ed il tonfo fu particolarmente sordo.

˗ Cos'è stato?

˗ E che ne so, sono in gabbia.

Grace si sporse leggermente da dietro alla balla di fieno per scorgere cosa stesse succedendo più in là: la donna si era fermata e fissava il punto in cui era caduto il pezzo di ferro.

Vieni a vedere…

˗ Perché non vai a controllare?

Era la voce di Hank. A volte era davvero svelto a capire le situazioni, soprattutto se si trattava di tattiche offensive. Aveva sicuramente intuito come si fosse creato quel frastuono metallico e stava dando una mano alla sorella, a modo suo ovviamente.

˗ Devo fare la guardia a te.

˗ Sì, ma sono in gabbia, io. E di certo non riuscirò a rompere queste sbarre in breve tempo, per quanto mi piacerebbe.

Silenzio. La donna guardava Hank e poi guardava verso Grace senza vederla, indecisa su cosa fare.

Si voltò di nuovo verso Hank e prese un enorme respiro. Sembrava che avesse deciso.

Grace si nascose dietro alla balla di fieno, si sfilò gli stivali per fare il minor rumore possibile e strinse la cinghia che teneva insieme le sciabole e le armi del fratello: non avrebbe permesso a quelle cose tintinnanti di far casino mentre andava a riconsegnarle al legittimo proprietario.

Chiuse gli occhi e focalizzò la via più breve per arrivare dall'altra parte. Doveva riuscire a muoversi senza prendere fiato o avrebbe rallentato; sarebbe poi scivolata davanti alla gabbia del fratello e gli avrebbe dato le armi; avrebbe mirato alla donna e le avrebbe sparato con la pistola, così da poterla immobilizzare e avrebbe anche sparato alla bestia grossa, in modo da rallentare i suoi movimenti mentre avrebbe recuperato le chiavi della gabbia. In tutto avrebbe dovuto metterci una quindicina di secondi. Poteva farcela. Poteva farcela sicuramente.

Si mosse al limite della balla, appoggiandoci le mani sopra.

Attese finché la donna non fosse arrivata proprio di fronte a lei. Era bella, davvero bella, con i capelli castani striati di viola e gli occhi profondi come l'oceano. Come poteva una donna così affascinante essere parte di un'organizzazione criminale? Che peccato, che enorme spreco!

La donna le fu di fronte.

Strinse la mano sull'elsa della pistola a canna lunga ed uscì dal suo nascondiglio, dandosi una spinta che quasi la fece cadere a terra.

Iniziò a correre sempre più veloce, poi sparò alla creatura magica un paio di colpi, e si trovò di fronte alla gabbia del fratello, dove scivolò, esattamente come aveva previsto.

˗ Ce l'hai fatta!

Hank sorrise raggiante, sporgendosi quanto più poteva tra le sbarre.

˗ Certo!

Grace espirò e tossicchiò, portandosi una mano sul petto. No, correre non era per lei.

˗ Sei stata brava.

˗ Lo so.

˗ Adesso devi farmi uscire, ˗ il ragazzo indicò con il capo la serratura della gabbia, ˗ Hai le chiavi?

Grace scosse la testa, sganciandosi le armi del fratello dalla schiena.

˗ Come non hai le chiavi?

˗ Ehi!

I fratelli si voltarono e videro la strega che li fissava, incredula.

La giovane ragazza si batté una mano sulla fronte. Si tastò la cintura e mirò al petto della donna; attese mezzo secondo, il tempo per prevedere la sua direzione, e poi sparò, costringendola in una rete magica dove il suo potere non avrebbe avuto effetto.

Grace raggiunse la strega che scagliava magie contro la rete in cui era imprigionata senza sortire mai l'effetto desiderato.

˗ Dammi le chiavi, devo liberare mio fratello.

˗ Ah, sei tu quindi. No, assolutamente no.

˗ Come assolutamente no?

˗ Sul serio pensi che ti dia le chiavi senza battere ciglio? Ma sei scema? ˗ Hank la rimproverò ad alta voce, dando una leggera testata alla sbarra di fronte a sé.

˗ Che dovrebbe fare? Non può usare la magia, non ha senso che stia lì a pensare di poter fare qualcosa.

˗ Ti rendi conto che il tempo passa ed io continuo ad essere in gabbia?

˗ Non è colpa mia se ti fai catturare mentre esci con le donne!

˗ Ma la senti come mi tratta? ˗ il ragazzo si lasciò cadere a terra, passandosi le mani sul viso, ˗ Prendi quelle cavolo di chiavi!

˗ Io non vi darò le ˗ venne interrotta bruscamente da uno sparo che la fece ammutolire. Grace abbassò piano il braccio, puntando l'arma sulla strega.

˗ Dammi quelle chiavi, ˗ ordinò, con la voce bassa e roca. Sembrava molto più grande di quanto non fosse in realtà con quel tono, suo fratello glielo diceva sempre, ˗ o il prossimo ti finisce in fronte.

La strega rimase in silenzio, basita e terrorizzata. Una pistola puntata alla fronte non era una cosa da tutti i giorni.

La ragazza roteò gli occhi al cielo, puntò di nuovo la pistola al soffitto e sparò, ancora. Tornò col braccio teso verso di lei subito dopo, ˗ Le chiavi. Eppure non mi sembravi sorda.

La donna prese a tremare leggermente, così portò le mani alla cintura e cercò di slacciare un portachiavi in cuoio, dove sicuramente stava quella che apriva il lucchetto.

Un ruggito improvviso ruppe la tensione.

˗ Grace…

˗ È finito il tempo…

˗ Grace!

La bestia magica aveva ripreso conoscenza e si stava dirigendo a passo lento verso la gabbia. Era enorme, marrone, puzzava di carogna e aveva un muso da cavallo che pareva stesse andando in putrefazione. Le braccia oblunghe toccavano a terra e gli ingobbivano la schiena, facendolo sembrare anche un gorilla, con mani possenti e gambe corte e muscolose. Era un qualcosa di obbrobrioso e stava andando a prendere suo fratello.

˗ Hank! ˗ urlò, mentre la bestia prendeva senza problemi la gabbia dove stava rinchiuso e la scuoteva, facendo sbattere Hank da una parte all'altra. Si voltò di nuovo verso la strega, che sembrava confusa almeno quanto lei, ˗ Dammi quelle chiavi o mio fratello morirà e non ne sarai così felice! Forza!

˗ Qui dentro non posso controllarlo, fammi uscire!

˗ Non dire cazzate!

˗ Se mi fai uscire posso salvare tuo fratello!

˗ Dammi quelle chiavi!

Rimasero ad osservarsi in cagnesco, le iridi azzurre di Grace in quelle castano scuro della strega senza nome: era una guerra che nessuno aveva intenzione di perdere, ma la cacciatrice aveva il motivo più grande per non farlo.

˗ Ti do esattamente tre secondi, se non mi dai le chiavi ti sparo in fronte e le prenderò dal tuo cadavere, ˗ minacciò a denti stretti. La strega dovette arrendersi, smanettò un po' con la sua cintura, mentre la ragazza dava occhiate preoccupate al fratello. Aveva smesso di lamentarsi, era un pessimo segno.

Quel mostro aveva ancora la gabbia sulla testa, dando ogni tanto dei morsi alle sbarre inferiori cercando di mangiarsi Hank.

˗ Datti una mossa!

La donna nella rete si slacciò il portachiavi e glielo lanciò quasi addosso, come se volesse liberarsene il più in fretta possibile.

Grace lo raccolse da terra e quasi lo fece saltare tra le mani tanta era l'ansia che provava.

˗ Credi di potergliele lanciare, adesso?

La ragazza diede un'occhiata gelida alla strega, che ammutolì immediatamente. Doveva pensare a come far arrivare quelle chiavi alla gabbia del fratello. L'unica era distrarre il mostro in qualche modo, sperare che Hank si liberasse dalla gabbia e lo facesse secco.

Strinse forte il portachiavi tra le dita, sentendo il cuoio che scricchiolava contro la pelle, mentre con l'altra mano afferrò il medaglione. Sì, aveva piena fiducia in suo fratello. Sarebbe riuscito a farcela.

Espirò per raffreddare il cervello e tutto le fu più chiaro.

Afferrò la pistola a canna lunga, la puntò alla base del collo del mostro ed aspettò il momento giusto: il tempo parve fermarsi, non c'erano più i ruggiti della bestia ed i rumori inquietanti di suo fratello nella gabbia. Si focalizzò sul battito cardiaco, regolare e lento. Tum. Tum. Tum.

Inspirò e vide la traiettoria del proiettile: esattamente dove stava mirando.

Sapeva che l'avrebbe fermato solo per poco. Aveva solo un proiettile, doveva fare tutto in tempi velocissimi o sarebbe morta. E suo fratello dopo di lei.

Sentì le sue dita scivolare sul cuoio e decise che quello era il momento giusto. Sparò al mostro, che barcollò e si voltò verso di lei col suo muso fatiscente. Lasciò cadere la gabbia con un tonfo ferroso, un rumore agghiacciante.

˗ Hank!

Urlò e gli lanciò il portachiavi il più in fretta possibile. Un solo colpo di quell'arma avrebbe fermato il mostro per un paio di secondi, forse tre se aveva preso un nervo.

Sentì il rumore delle chiavi che cadevano a terra e pregò che fossero arrivate vicine abbastanza.

˗ Se quello fosse già morto, moriremo anche noi.

˗ Non è morto.

˗ Come lo sai?

˗ Non è morto.

La strega tacque, sospirando. Forse si stava rassegnando alla morte, ma Grace aveva piena fiducia in suo fratello. Spesso litigavano, si insultavano, ma lui era tutta la sua famiglia, l'unica persona al mondo che sarebbe riuscita ad uscire da una situazione del genere.

Il mostro si riprese lentamente, facendo un paio di passi.

˗ Hank…

la bestia era ormai davanti a Grace e lei sentiva le gambe che iniziavano a cederle. Maledizione a lei che si era sopravvalutata! La strega aveva ragione, sarebbe morta. Magari quella bestia orrenda le avrebbe morso la testa, oppure l'avrebbe stritolata, o magari l'avrebbe sbatacchiata come aveva fatto con Hank…

Il fiato le si mozzò in gola quando sentì una forte pressione attorno al petto. Spalancò gli occhi e si trovò a pochi centimetri dal muso della bestia. Stava soffocando e l'ultima immagine che avrebbe visto era quella cosa schifosa che la fissava con le cavità orbitali vuote, nere come la pece. Era uno dei mostri più orrendi che avesse mai visto, era terrorizzata dall'idea che sarebbe morta con quell'immagine nella mente.

˗ Ehi! Lascia stare mia sorella!

In un secondo Hank aveva piantato una delle sue sciabole nella scapola di quella bestia e la fissava, rassicurante.

˗ Hank… ˗ Grace sussurrò, sia dovuto al fiato che mancava sia perché stava iniziando a piangere. Non credeva che sarebbe stata così sollevata nel vederlo lì.

˗ Ci penso io, ˗ Hank le fece l'occhiolino e si mise in piedi sulla spalla. Sguainò un'altra spada, lunga ed affilata, e cercò di infilarla nel collo, però qualcosa glielo impedì.

La bestia scrollò le spalle per far cadere il ragazzo, ma lui si aggrappò con tanta forza alla sciabola conficcata che questa scese, procurandogli una grossa ferita.

Hank era ancora attaccato alla schiena del mostro e Grace tra le sue mani, eppure non aveva più paura perché suo fratello stava facendo di tutto per salvarla.

La bestia ringhiò ed ululò. Il suo alito era fetido, sapeva di cadavere e Grace trattenne a stento un conato di vomito.

Hank si arrampicò di nuovo, puntò il piede sull'elsa della sciabola e vi si appoggiò con tutto il peso per farla sprofondare quanto più potesse. La bestia strillò e lasciò andare Grace, che cadde a terra sulla paglia.

Il ragazzo tirò fuori un'altra lama, un pugnale che brillava di bianco, e lo conficcò nella cavità oculare, iniziando poi a dimenarlo scompostamente.

˗ Grace, ricarica! Te lo tengo impegnato!

˗ Munizioni…

˗ Che?

Un altro ruggito e una mano della bestia arrivò a prendere Hank alle sue spalle. Il ragazzo si aggrappò e resistette il più possibile, ma ruzzolò al suolo, rotolando per un paio di metri.

Tossicchiò e si batté il pugno sul petto per riprendere fiato.

˗ Munizioni, ho finito le munizioni! ˗ si lamentò Grace, mettendosi in piedi lentamente. Barcollò, si appoggiò alle ginocchia per regolarizzare il respiro. Aveva preso una bella botta e la schiena le faceva un male cane, ma doveva aiutare suo fratello.

Hank imprecò, si rimise in posizione eretta appena prima che l'enorme mano del mostro lo schiacciasse. Schivò di lato, appoggiandosi ad una lama forse troppo sottile per sostenere il suo peso.

˗ Allora dovrò fare da solo?

˗ Come posso aiutarti?

Il ragazzo le lanciò ai piedi la spada fine che lo sosteneva e le sorrise.

˗ Occupati dei suoi piedi, io farò la testa.

˗ Non mi piace usare le lame…

˗ Se ti fossi portata più munizioni, avresti potuto sparare.

˗ Secondo te io potevo sapere che mi sarebbero servite?

˗ Taglia quei maledetti legamenti!

Grace sbuffò impettita, raccolse la spada con la mano destra e la strinse forte, sentendo le mani che scricchiolavano sull'elsa.

˗ Non mi piace usare le lame, ˗ si lamentò, ancora. Però poi osservò la spada: era lunga, elegante, pareva talmente fine da non poter tagliare un bel niente, ma il filo era brillante e liscio. La roteò leggermente e l'aria produsse un suono che la rassicurò molto.

Un ruggito animalesco la riportò alla realtà, facendola sobbalzare.

Si scagliò contro la bestia inferocita mentre suo fratello le scalava la schiena, piantando dei piccoli pugnali lungo tutta la spina dorsale, o quello che il mostro aveva.

A colpi di fendenti, attaccava gli stinchi, le cosce, l'inguine, tutto quello a cui poteva arrivare senza saltare o fare capriole.

˗ Non lo ucciderete così…

La voce della strega fece ringhiare entrambi i fratelli che cercavano di non morire schiacciati, pestati, stritolati.

˗ E come? ˗ urlò Hank, appiattendosi contro la schiena dell'avversario per evitare una manata. Grace saltellò sul posto e schivò un calcio.

˗ Non credo ve lo dirò, ˗ esalò, con un sorriso che le increspava le labbra.

La cacciatrice di streghe puntò la pistola.

˗ È scarica, l'hai detto tu…

Grace la aprì, infilò un proiettile nel tamburo, un proiettile normale, e lo fece girare. Poi puntò di nuovo.

˗ Vuoi giocare?

˗ Non succederà, una pallottola normale non può ˗ venne interrotta da uno sparo a vuoto, che la fece sobbalzare.

˗ Come si ammazza?

˗ Io non ˗ un altro sparo, un altro colpo a vuoto. La strega rimase paralizzata.

˗ Sai, credo di essere fortunata.

˗ Il prossimo è quello giusto? ˗ Hank si sporse dalla spalla della bestia per vedere l'andamento della situazione. Vide solo all'ultimo momento il possente braccio del mostro che si abbassava. Se non avesse fatto qualcosa avrebbe tranciato il corpo di sua sorella di netto, per cui saltò. Fece l'unica cosa che gli venne in mente: saltò sul braccio e lo abbassò, in modo che non beccasse sua sorella.

˗ Fai troppo casino, ˗ brontolò Grace, avvertendo il rumore alle sue spalle.

˗ Cerca di darti una mossa, per cortesia. Non mi sto divertendo molto.

˗ Voi non siete normali, che cosa vi ˗ Grace sparò.

˗ Ahi, era quello sbagliato. Ma ci siamo quasi. Come si uccide? ˗ domandò di nuovo, la stessa aura gelida che l'aveva pervasa prima. Quella ragazza diventava un mostro con una pistola in mano.

˗ Io ˗

Grace mirò ai suoi piedi, poco prima delle scarpe a punta, e sparò. Quella volta ci fu il botto e il proiettile fece un buco nel pavimento del granaio, risuonando nelle pareti ancora per qualche secondo.

˗ Allora?

˗ È un famiglio! Solo la strega che l'ha evocato può distruggerlo o stabilirne la morte!

˗ E l'hai evocato tu?

˗ No! Non sono così potente.

Grace sbuffò e si massaggiò le tempie.

˗ Grace, sta arrivando della gente. Cosa facciamo?

˗ Che ne so io?

Hank saltò giù dalla bestia mentre cercava di tagliarle il collo. Niente, era indistruttibile.

Quella ruggì ancora, ma era un ruggito diverso, più gutturale, più sofferente. Iniziò a gonfiarsi scompostamente, a bozzi pelosi, e continuava a ruggire, e a patire.

Il ragazzo fu il primo a capire cosa stava succedendo.

˗ Via da qui…

˗ Cosa?

˗ Sta per esplodere!

Grace non se lo fece ripetere due volte, iniziò una corsa a perdifiato verso l'altra parte del fienile. Si voltò, sicura di vedere suo fratello, però quello stava prendendo a spalle la rete con la strega al suo interno, cosa che lo rendeva ancora più lento.

Non solo era ferito, si preoccupava pure di salvare qualcun altro!

˗ Hank sei un ˗ urlò, ma tutto poi divenne bianco.


Si svegliò con un fischio fastidioso nelle orecchie, un'insistente bisogno d'aria e un mal di testa martellante. Sembrava che le dovesse scoppiare il cervello da un momento all'altro.

Voleva tossire, voleva mettersi in piedi, o carponi per lo meno, ma non riusciva a muoversi.

Hank.

Dov'era Hank?

Subito il cuore iniziò a batterle forte, le faceva male insieme a tutto il resto del corpo e gli occhi bruciavano ancora, vedeva macchie nere che le danzavano nelle iridi.

˗ Fai finta di essere morta.

Non aveva la forza necessaria per riconoscere la voce, o ribattere, o fare qualsiasi altra cosa, per cui si limitò ad obbedire in silenzio.

Chiuse gli occhi e rimase immobile.

˗ Sono…

˗ Morti, sì.

Erano due voci nuove, due donne. Sembravano più adulte della strega nella rete, quindi probabilmente molto più potenti. Una di loro doveva aver predisposto la morte del famiglio putrefatto.

˗ Ne sei sicura, Medea?

L'altra rimase un attimo in silenzio. Grace si sentì toccare la caviglia con una scarpa. Avrebbe voluto urlare dal dolore, dalla rabbia, dalla frustrazione, però si costrinse a stare immobile e a non reagire. Non avrebbe comunque avuto le energie per farlo.

˗ Sì, sono morti. Tutti.

˗ Povera Tabatha…

˗ Era inutile. Per questo era qui.

Quello era uno dei motivi per cui non sopportava le streghe e non si faceva venire i sensi di colpa per averne uccise a decine. Non avevano sentimenti umani, non avevano niente di umano, quindi se lo meritavano. E più stava in quel posto, a far finta di essere morta, più se ne convinceva.

˗ Bene, possiamo andarcene.

˗ Li lasciamo qui?

˗ Più tardi manderemo qualcuno a ripulire.

˗ Per lo meno, abbiamo due cacciatori in meno.

˗ Troppo pochi.

Le voci se ne andarono, il rumore dei tacchi attutito dalla cenere e dalla paglia bruciata.

La ragazza aspettò ancora un po' di tempo prima di provare a muoversi.

˗ Sono andate.

Adesso riusciva a riconoscerlo: era suo fratello.

Istintivamente, senza neanche rendersene conto, si era messa a piangere come una bambina.

˗ Su piccoletta, dobbiamo andare via di qui.

Si sentì sollevare da terra e trascinare per qualche metro, poi si appoggiò ad una trave rimasta in piedi dopo l'esplosione. Tossì forte e trovò lo slancio per aprire gli occhi. Le macchie continuavano ad offuscarle la vista, ma poteva vedere Hank ricurvo su un corpo, probabilmente quello della strega Tabatha.

˗ È morta…

˗ No, non ancora. Dobbiamo portarla via.

˗ Sei ferito, come fai a portarla via…

˗ Non possiamo lasciare che una persona muoia sotto i nostri occhi.

˗ Hank, è una strega. Noi uccidiamo le streghe.

Il ragazzo scosse la testa a quell'affermazione, e solo allora Grace riuscì a vederlo chiaramente. Il colore della sua pelle era ormai invisibile, era ricoperto di sangue da testa a piedi e aveva una smorfia che non sembrava affatto quella contrariata che aveva sempre quando litigavano. Soffriva, soffriva ad ogni passo, ad ogni respiro, forse ad ogni pensiero se condivideva lo stesso mal di testa.

˗ Lei è diversa, teniamola in ostaggio, cerchiamo di scoprire qualcosa… non deve morire così, non serve.

Grace sospirò e barcollò di fianco a suo fratello. Gli appoggiò la testa sulla spalla muscolosa.

˗ Andiamo via, Hank…

Lui annuì, prese un respiro e si chinò a prendere a spalle la strega, ferita gravemente come loro due.

Uscirono dal fienile cercando di non cadere, ma entrambi dovevano appoggiarsi a qualcosa per rimanere stabili.

La freschezza dell'aria esterna, della notte che li circondava, li fece sentire immediatamente meglio. Non c'era più quell'opprimente odore di fumo e carne bruciata, ma solo un leggero profumo di freddo che aprì i polmoni dei cacciatori. Tossirono ancora, Grace vomitò appoggiata ad un albero, però si sentì quasi viva, subito dopo.

˗ Domani manderemo qualcuno a recuperare le armi… ˗ disse, con la voce che le tremava leggermente.

˗ Domani, sì.

˗ Ah, Hank…

˗ Sì? ˗ lui si voltò verso sua sorella, un piccolo sorriso che si intravedeva attraverso la maschera di sangue.

˗ Mi devi un sacco di dolcetti. Ma davvero un sacco.

Hank ridacchiò e le prese la mano, dandole un bacio sul dorso.

˗ Tutti i dolcetti che vuoi, sorellina.

Grace gongolò mentalmente: erano vivi, avevano un ostaggio che forse non avrebbe passato la notte, e aveva guadagnato una fornitura a vita di caramelle. Cos'avrebbe potuto desiderare di più?








Sophie's space___

Questa è la prima di una serie di storie ambientate nella Londra vittoriana, epoca che mi affascina sempre da morire.

Questa storia ha poco di preciso, in effetti, ma le prossime saranno ben diverse ^^

I due fratelli sono ispirati ad Hansel e Grethel e ci sono diversi riferimenti alla fiaba originale, tra cui le streghe, la gabbia e, non per niente, dei dolcetti!

Non ho idea di quando pubblicherò la seconda storia di questa serie, ma se vi piace, stay tuned!

  
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