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Autore: passiflora    09/11/2015    1 recensioni
Giorgia, Shine, Felicity e Aurora. Quattro ragazze legate tra loro dal destino e dal misterioso fato dei fratelli Reed, che scomparvero senza lasciare traccia duecento anni prima ma che ora, misteriosamente, sono tornati. E con loro una minaccia.
---Della terra dei Franchi è la maga dell'Aria, dalla notte al giorno è la maga dell'Acqua, la maga di Terra è figlia d'artista e la maga del Fuoco è la bestia più bella---
[Con questa storia voglio tentare il progetto NANOWRIMO, che in sostanza consiste nello scrivere un romanzo -una bozza, ovviamente- di almento 50000 parole entro fine mese. Chissà se ci riuscirò! Nel frattempo, volete dare una possibilità al mio lavoro e farmi sapere che ne pensate? ;) ]
Genere: Dark, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Violenza
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1.

Giorgia e la sua famiglia lasciarono la loro casa alle dieci del mattino del ventinove ottobre. Alle dodici e trenta salirono tutti e tre su un aereo, classe economica, e alle due e un quarto del pomeriggio atterrarono all'aeroporto di Londra. Attesero le valige senza scambiarsi una sola parola, tesi ma allo stesso tempo eccitati, e imboccarono la porta contrassegnata con "Uscita Arrivi". Una ragazza giovane prese a sbracciarsi per salutare qualcuno alle loro spalle, una serie di uomini in giacca e cravatta alzarono i loro cartelli plastificati o i loro tablet ed iniziarono ad urlare il nome di chi stavano aspettando.

Giorgia e i suoi genitori sgusciarono tra i turisti e le famiglie e i manager d'azienda arrivati dagli Stati Uniti in prima classe e si diressero al parcheggio dei taxi, dove un furgoncino giallo li stava attendendo.

Fuori dall'aeroporto il vento soffiava impetuoso e Giorgia si strinse il più possibile nel piumino; il vento però entrava dal basso e lei sentiva ugualmente freddo.

Una volta caricati i voluminosi bagagli, la famiglia entrò nel taxi e si lasciò condurre per strade sconosciute, grige arterie autostradali uguali un po' in tutto il mondo salvo per il fatto che lì la gente guidava al contrario.

Il padre di Giorgia, in fatti, al momento di salire in macchina si era trovato al posto del guidatore e il tassista si era messo a ridere.

 

La città si fece vedere dopo un tempo che a Giorgia parve infinito.

In realtà si trattava della periferia della città, niente di grandioso. Il taxi si addentrò tra le case, villette carine ma anonime, e scivolò lungo vialetti silenziosi e pieni di foglie cadute per almeno un quarto d'ora per poi fermarsi di fronte ad una villa.

Nella penombra del nuvoloso pomeriggio la casa appariva grigia, austera e spettrale. Era una villa vera, un edificio imponente e squadrato, con molte finestre. Quelle al piano terra erano strette e lunghe e terminavano in un arco, quelle dei piani superiori avevano dimensioni normali ma le imposte erano evidentemente di ferro battuto nero e creavano una trama a nido d'ape. Il vetro appariva spesso e opaco.

Giorgia non poté fare a meno di spalancare la bocca stupita. Dove aveva trovato una casa simile suo padre?

 

Il tassista li aiutò a scaricare le valige e una volta ricevuto il suo compenso se ne andò lasciandoli soli di fronte alla loro nuova casa.

"E così, questo è il mio nuovo inizio" pensò Giorgia.

Suo padre era stato trasferito a Londra per lavoro e si era trascinato dietro sua moglie, lei e pure il gatto, che ora rabbrividiva nella sua gabbietta. Giorgia aveva appena terminato il liceo e voleva iscriversi all'università ma aveva dovuto ritardare la decisione. Quando aveva saputo di ciò che l'attendeva aveva deciso di lasciar perdere i progetti universitari per un anno e di trovare un lavoretto in quel di Londra per poter impratichirsi con l'inglese e poi partire più agevolata.

Suo padre ridacchiò soddisfatto alla vista della loro nuova dimora e spiegò per l'ennesima volta che aveva fatto un enorme affare, che la villa era stata messa in vendita solo di recente dopo essere rimasta per almeno due secoli a marcire. Era sopravvissuta alle guerre, ai bombardamenti e ai vandali e ora qualcuno le dava nuova vita e splendore. Il padre di Giorgia aveva assicurato all'agenzia di accollarsi le spese per eventuali restauri e loro si erano premurati di far trovare ai nuovi inquilini un ambiente privo di polvere, ragnatele, insetti, topi e piccioni. Avevano anche fatto sostituire alcuni vetri rotti. Per il resto, tutto era rimasto uguale.

 

La porta venne aperta utilizzando una grossa chiave di metallo scuro e presto scoprirono che la luce elettrica non c'era. L'agenzia aveva lasciato un biglietto sopra un mobile di legno vicino all'entrata e il cartoncino bianco e blu spiccava esageratamente nella penombra polverosa e fredda della casa.

 

"Purtroppo in questa casa manca la luce elettrica. All'interno di questo mobile sono contenute alcune torce elettriche e delle lampade a olio. In salotto potrete trovare della legna da ardere e potrete usarla per scaldarvi e per cucinare. I nostri migliori saluti", diceva il cartoncino.

 

Il padre di Giorgia si mise a ridere, estasiato da quella nuova esperienza. Lasciò la valigia all'entrata, prese una torcia e corse in una stanza attigua ululando come un bambino a Natale.

La madre di Giorgia sospirò sentitamente, prese un'altra torcia ed entrò nella stanza opposta.

Giorgia invece rimase impiantata all'ingresso, osservando ogni particolare. Il pavimento era di legno ma le assi erano vecchie e sconnesse. Alcuni tappeti erano arrotolati e appoggiati ad una parete dove la carta da parati spessa resisteva ancora, per la maggior parte intatta. Percorrendo il corto corridoio che fungeva da ingresso ci si trovava in uno spazio molto ampio al centro del quale partiva una grande scala che poi si biforcava per salire ai piani superiori. Molte porte si aprivano a quel livello e numerosi arredi erano coperti da teli impolverati. Giorgia prese a toglierli uno per uno e rivelò la statua di una giovane seminuda, un divano stile impero, una chaise longue, un tavolino basso con intarsi dorati, una serie di quadri raffiguranti ritratti di nobili del passato e uno scrittoio. Complessivamente, pensò, sembrava di stare in un museo e quei mobili, quell'atmosfera, tutto quello che riguardava quella casa sembrava essere coperto dal fascino del tempo come doveva essere stato coperto da due secoli di polvere.

 

Un attimo dopo abbassò gli occhi sul mucchio di ritratti. Quello che capeggiava su tutti raffigurava tre giovani seduti proprio sul divano che stava alle sue spalle: una ragazza dai capelli neri e la carnagione pallida, con le gote rosee e le labbra rosse come una ciliegia, stava seduta al centro e al suo fianco sedevano due giovani. Il primo aveva i capelli neri stretti in una coda, fieri occhi neri, spesse sopracciglia e un'espressione molto decisa, niente a che vedere con i soliti, molli fanciulli nobili che Giorgia era abituata a vedere nei quadri racchiusi nei musei. L'altro ragazzo aveva stampata in volto la stessa espressione seria e decisa dell'altro, ma aveva capelli e occhi chiari e il pittore gli aveva disegnato labbra rosse e femminee come quelle della fanciulla. Il ragazzo biondo rientrava maggiormente negli standard di raffigurazione maschile dell'epoca ma Giorgia rimase ipnotizzata dall'espressione dei suoi occhi. Non guardavano l'artista, come quelli degli altri due, ma un punto imprecisato alla sua sinistra, come se fosse stato distratto durante lo scatto di una fotografia. E quegli occhi erano impregnati di curiosità ma anche di rabbia e...

 

« Sono i fratelli Reed » disse la voce di suo padre, sopraggiunto in quel momento.

« Chi? » chiese Giorgia.

« I fratelli Reed. Gli ultimi proprietari di questa casa furono i conti Reed e quelli sono i loro figli. Quei poveri ragazzi scomparvero tutti e tre, uno dopo l'altro nel giro di poco tempo e i genitori li seguirono non molto dopo » .

« Sono morti giovani, allora » disse Giorgia e improvvisamente si sentì triste per quei tre ragazzi.

« Probabilmente sono morti, uccisi da qualcuno, forse dai loro stessi genitori. Ma la leggenda dice che i tre siano scomparsi, letteralmente. Un giorno c'erano e il giorno dopo non c'erano più senza che nessuno abbia mai visto o sentito nulla, senza che qualcosa suggerisse la possibilità di un avvenimento macabro » spiegò lui.

« Capisco » .

 

Quella notte i tre dormirono di fronte al camino acceso, avvolti in più e più strati di coperte. Il camion dei traslochi sarebbe arrivato il giorno seguente e con esso i materassi e gli arredi più moderni che avevano ordinato. Quella notte, Giorgia sognò i tre fratelli Reed. Cavalcavano tre destrieri neri e una voce chiamava orgogliosa i loro nomi. « Florian! Eoden! Johanna! ». Improvvisamente, uno per uno, i tre vennero inghiottiti dalla terra stessa insieme al cavallo che montavano.

Quando Giorgia si svegliò, la mattina dopo, volle appendere il quadro raffigurante i tre ragazzi sopra il caminetto della sala da pranzo.

   
 
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