Ho sognato di distruggerti [ Catalisi ]
Ieri notte, ho sognato di distruggerti
Crema
di nostalgia e sapore lontano di frattaglie
Non
bastavano a frenare una fluida voglia di reni
Scioglieva
le membra in un immenso stupore, apriva
il petto
Estraeva
il dolore, quel cuore pulsante che mai ci abbandona
Strizzato
urlava di gioia ed amore, strabuzzava gli occhi
Questo
magnifico cuore, piccolo e saldo come un gioiello
Brillava
come un diamante madido di sangue e sudore, piccolo fantastico cuore.
Ieri
notte ho sognato di distruggerti.
Fluide
volavano come fiumi le parole, e giudizi di qualità negativa
Aprivano
come chiavi universali le porte ad ogni imprecazione
Suonava
una dolce musica a quelle parole, come una macabra omelia
L’epitaffio
scritto e cantato di un tempo non ancora arrivato
Partiva
senza pudore uno schizzo di quel malore che avvolge le mie idee
Si
staglierà a giorni sul soffitto della loro benevolenza accennata.
Fluide
percuotono l’aria, le parole, e se non osano pronunciarsi
Lo
sanno, ed evitano ogni dolore.
Ieri
notte ho sognato di distruggerti.
Ci
fu un lampo, ed ancora un bagliore, non vidi nulla
Ma
sentii gridare dalle scale una donna, la vidi e invecchiò
Sentii
imprecare a terra un vecchio, morto come una statua
Riluceva
di ritrovato splendore, una cera lucida e sporca
Il
segreto del mio dolce parlare
Della
mia calma solo pensata
Perché,
cristo, si dovrebbe notare che è simulata.
Ieri
notte, credo di aver sognato di distruggerti.
Probabilmente,
se sono nel giusto, schizzavi sangue e colore
A questo
punto, allora, era fenomeno ciò che vedevo
E
il pensiero qui s’ingannava, sognavo di morire
Una
coppa di vino riempita da Alceo, un giovinetto imberbe forse moriva
Perdevo
quota quando vedevo avanzare una notte vestita di bianco
Talmente
bianco era il visto che, al diavolo, mi sembrava nero.
Portavo
rose scritte col fuoco, lettere che profumano d’olio.
Ieri
notte, non sono sicuro di aver sognato di distruggerti
Perché
sarei stato più agguerrito
Molto
di più avrei tentato, forse mi sarei ribellato
Da questo
malore che prende anche i pensieri già sporchi
Che
se avvince poi porta alla morte, senza riscatto del corpo vissuto
Passa
senza discorsi ad un albero ossuto, è il mio contributo al vivere quieto
All’ignavia
più spinta, alla lussuria perversa, perché io sono amaro
Io
sono amare, io sono puro cogitare, sono un’alba indolore, un tramonto malato.
Sarei
stato più tremendo, se l’avessi sognato, l’avrei ridotto in mille pezzetti
Perché
sono parte del nulla e del tutto, ridiamo che sono intero e distrutto
Uno,
molteplice o trino, sarei stato una tigre, violentata da diecimila stronzi
impazziti
Sono
rinoceronti questi pensieri in fuga, in carica verso una meta fallita
Verso
dove rischiava di finire, la vita.
Stanotte
avrei voluto sognare di distruggerti
Che
sarebbe stato il più amaro dei piaceri, il più dolce degli strazi
Che
non avrei risparmiato un secondo del tempo concesso
Sono
connesso, che posso fare, che posso fare
Che
posso fare, che posso dire? Che posso trovare?
Un
luogo riluce di vita, non sono io
E
questa è smarrita.
Stanotte
non ho sognato di distruggerti.
Infatti, vedo che sono intero.