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Autore: Ghillyam    10/11/2015    6 recensioni
[Non ho specificato il periodo in cui si svolge la storia perchè non lo so nemmeno io, quindi lascio spazio alla vostra immaginazione]
Due figure avvolte da una luce viola comparvero davanti ad una villa all'apparenza diroccata.
Una delle due liberò un raggio di energia che sfondò la porta e annullò l'incantesimo illusorio che circondava l'edificio, tant'era la rabbia che aveva alimentato quel gesto. [...]
«Potrai ingannare gli altri con i tuoi discorsi, ma non funzionano con me. Lei...se ne è andata.»
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Trix
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Not Trix anymore

 


Due figure avvolte da una luce viola comparvero davanti ad una villa all'apparenza diroccata.
Una delle due liberò un raggio di energia che sfondò la porta e annullò l'incantesimo illusorio che circondava l'edificio, tant'era la rabbia che aveva alimentato quel gesto; la seconda figura si affrettò a ripristinare la copertura della casa, prima di afferrare l'altra per un braccio «Devi calmarti. Non è questo il momento...»
«È esattamente questo il momento! - la interruppe bruscamente la prima - Come puoi, tu, restare calma?!»
«Non lo sono, Icy, ma dobbiamo riflettere, dobbiamo trovare un modo per... - la voce fu spezzata da un singhiozzo soffocato - C'è sempre un modo e noi lo troveremo.» conclusa la strega.
«Sta zitta! Potrai ingannare gli altri, ma i tuoi discorsi non funzionano con me. Lei... se ne è andata.»
Detto questo, Icy entrò nella villa e si rinchiuse nella sua stanza, lasciando dietro di sè una Darcy sconvolta e con le lacrime agli occhi.

 

*


Erano passati tre giorni e nessuna delle due aveva più parlato con l'altra o, meglio, Darcy aveva cercato di avvicinare la maggiore, ma Icy non aveva voluto saperne e tutto ciò che la strega delle illusioni aveva ottenuto era stata una porta sbattuta in faccia.
La sorella di mezzo, però, non voleva darsi per vinta e per la prima volta nella sua vita aveva permesso alla speranza di farsi strada dentro di lei, doveva trovare un modo per riportarla da loro; anche il pensiero della vendetta era rimasto sullo sfondo rispetto al desiderio di riaverla indietro. Aveva sfogliato ogni tipo di volume della biblioteca che possedevano, ma ancora non era riuscita a trovare qualcosa di anche lontanamente utile. In quel frangente, Darcy, sentiva di avere bisogno di qualcuno che stesse al suo fianco, non poteva affrontare tutto da sola; si alzò dal letto e buttò da parte l'ennesimo libro che aveva passato l'intera notte a sfogliare. Aprì la porta della sua camera e attraversò il corridoio che la separava da quella di Icy; non riuscì a trattenersi dal guardare quel poco che si vedeva della stanza in fondo al corridoio e dovette trattenere a forza una lacrima che minacciava di sfuggire al suo controllo. Non appena fu abbastanza vicina alla camera della sorella, Darcy avvertì un brivido di freddo attraversarle la schiena. Lentamente aprì la porta e ciò che vide la lasciò senza fiato per un tempo che le parve infinito, lo spettacolo che le si presentò davanti era terrificante e al tempo stesso meraviglioso: ogni cosa all'interno era interamente coperta da ghiaccio e neve. Quest'ultima ricopriva il pavimento, mentre dei bianchi fiocchi, creati dal nulla, andavano a posarsi sopra gli stati già presenti; dal soffitto pendevano numerosi ghiaccioli appuntiti, mentre pareti e mobili erano contornati da brina e cristalli. Lasciati da parte, in un angolo, numerosi volumi e manoscritti antichi, posti l'uno sopra l'altro, erano rinchiusi in un blocco di ghiaccio.
Ciò che impressionò di più la mora, però, fu la vista di Icy, immobile, al centro della stanza: la strega emanava un'aura potentissima, era circondata da una forte luce azzurra e dalle sue mani scaturivano scintille che si tramutavano in cubetti gelati non appena si manifestavano. Icy indossava ancora gli stessi abiti che portava tre giorni prima, il trucco era sbavato, ma si potevano notare due profonde occhiaie, i capelli erano spettinati e gli occhi fissavano il vuoto, mentre le scene della battaglia le si ripresentavano, prepotenti, davanti.


Le Winx erano in volo, l'incantesimo di convergenza magica quasi completo.
Icy, Darcy e Stormy, di fronte a loro, stavano lanciando gli incantesimi più potenti che conoscevano contro le sei fatine, ma la barriera creata dalla convergenza era troppo potente per essere superata.
«Non vincerete mai, Trix!» urlò Bloom.
Bloom, la peggiore tra tutte le fate. Dio, quanto la odiavano! Un insopportabile insetto che per puro caso aveva scoperto di essere la custode di un immenso potere, sarebbero riuscite a sconfiggerla un giorno.
«Sorelle - esclamò Stormy - Lasciate fare a me.»
Icy e Darcy videro la strega delle tempeste evocare due cicloni alle spalle delle Winx, mentre lei, girando su se stessa, ne creava un terzo. Questo, però, data la presenza della Trix al suo interno, liberava tutt'intorno numerose saette che distruggevano qualunque cosa venisse a contatto con esse; nel frattempo un fortissimo vento si era alzato e, impetuoso, cercava di far disperdere le fate.
Le due maggiori si scambiarono uno sguardo, misto tra soddisfazione e una punta di preoccupazione per la sorella.
Nel preciso momento in cui le Winx stavano scagliando l'incantesimo, i tre vortici, e Stormy con quelli, colpirono il gruppo; tutto ciò che le due streghe sentirono fu una potente esplosione e le grida delle fatine, scagliate lontano. Non appena la luce, creata dall'impatto violento, si affievolì sul volto delle Trix comparvero dei sorrisi intrisi di malvagità.
«Finalmente hanno avuto quello che si meritano - disse Darcy, accennando ad una risata - Sei stata grande, sorella.»
Le parole le morirono in gola quando vide che Stormy non era con lei e la maggiore.
«Stormy!» la chiamò la strega del ghiaccio. Nessuna risposta.
«Stormy!» ripeterono all'unisono. Ancora niente.
«Ma dov'è finita?» chiese Darcy.
«Non lo so, ma non è divertente.»
Il viso di Icy divenne una maschera di cera, mentre i suoi occhi fissavano un punto sotto di loro. La mora seguì lo sguardo della sorella e divenne più bianca di un fantasma.
Entrambe volarono verso terra.
«Stormy!» urlarono contemporaneamente, mentre si chinavano sul corpo inerme della più piccola. La scossero, chiamarono il suo nome, provarono a rianimarla con degli incantesimi. Niente.
«N-non respira» balbettò la strega delle illusioni, quanto avrebbe voluto che fosse semplicemente una di quelle, un crudele scherzo del destino.
Icy sembrava una delle sue statue di ghiaccio. L'ossigeno pareva rifiutarsi di arrivarle ai polmoni, non riusciva ad immagazzinare aria, mentre il corpo senza vita di Stormy le sbatteva davanti la cruda verità; una delle sue peggiori paure aveva appena preso forma: sua sorella era morta.
Due urla disumane squarciarono l'aria, mentre una tempesta di ghiaccio si abbatteva su Selvafosca e un'onda di energia oscura copriva il sole, portando le tenebre su Magix.



«Icy - la chiamò Darcy - Icy, sono io.»
Spinta da una forza maggiore di qualunque sentimento negativo, la mora strinse in un abbraccio la strega dai capelli color del ghiaccio. Con quel gesto, Darcy riuscì a far reagire Icy, il cui primo istinto fu quello di ritrarsi dalla stretta, ma l'altra non glielo permise e, per la prima volta, la Trix dal cuore più gelido della Dimensione Magica si lasciò andare completamente, ricambiando l'abbraccio e gettando fuori tutto ciò che non aveva avuto ancora il coraggio di dire.
«Ce l'hanno portata via! L'hanno uccisa. Le hanno strappato la vita!»
Icy stava urlando, le emozioni che per anni aveva imparato a controllare stavano prendendo il sopravvento su di lei e senza che se ne accorgesse numerose lacrime le bagnarono il viso; Darcy non ricordava di averla mai vista piangere, credeva non ne fosse capace eppure, in quel momento, mentre un dolore più grande di loro gli stava lacerando il cuore e l'anima, si rendeva conto che piangere era l'unica cosa che potessero fare. Forse dal giorno dopo avrebbero potuto cercare vendetta, ma non adesso.
«Era nostra sorella, era la più piccola. Avremmo dovuto fermarla. È colpa...»
«Non ti azzardare a dirlo - la bloccò la mezzana, decisa - Non.Devi.Dirlo. Chiaro? Non è colpa nostra, non è mia e di certo non è tua. L'unica colpa ce l'hanno quelle fate maledette.»
Icy si separò da quell'abbraccio per guardare Darcy: la conosceva da anni, erano fuggite insieme da quel posto che mai avrebbero chiamato casa, si erano lasciate tutto alle spalle e dopo aver incontrato Stormy avevano dato vita alle Trix: una famiglia mascherata, tre ragazze unite come sorelle decise più che mai a scalare la gerarchia di fate e streghe per posizionarsi in cima alla piramide e farsi rispettare dalle persone che le avevano rifiutate e derise. Fino ad ora non aveva realizzato quanto fossero state fondamentali nella sua vita, i pilastri portanti di tutto quello che aveva fatto. Adesso che uno dei due era crollato rimettere insieme i pezzi sarebbe stata una vera e propria impresa, per questo era grata a Darcy di essere rimasta forte, almeno fino a quel momento, di aver lasciato che fosse lei la prima a cedere, a permetterle di rompersi come una delle sue lastre di ghiaccio per poi rimettersi in piedi e riprendere in mano la sua... le loro vite.
«Grazie.»
Quell'unica parola racchiudeva ogni cosa, tutto ciò che avrebbero voluto dirsi, ma che sapevano non avrebbero detto, era un riassunto passato e futuro del loro legame. Darcy accennò un sorriso, sapeva che non le sarebbe ricapitato presto di sentire quella parola pronunciata da Icy, ma era certa che quel "grazie" non fosse rivolto solo a lei, che in quel ringraziamento ci fossero le ultime parole che non avevano potuto rivolgere a Stormy, alla sorella impulsiva e testarda che molte volte gli aveva fatto alzare gli occhi al cielo per l'aggressività che non riusciva a controllare, che doveva indirizzare verso qualcuno e che la portava a distruggere chi o cosa le stesse intorno, ma non loro che erano sempre state la sua ancora, che le avevano impedito di cadere come altre volte lei stessa aveva fatto con loro; senza la strega delle tempeste non sarebbero più state le Trix perchè le Trix non potevano esistere se una parte fondamentale del gruppo non c'era più, ma restavano comunque quello che erano sempre state, fin dal giorno in cui avevano stretto il patto di sangue che le univa indissolubilmente. Rimanevano sorelle e avrebbero fatto ciò che sapevano Stormy avrebbe fatto se si fosse trovata nella medesima situazione: avrebebro vendicato la sua morte.



NdA: dunque, da cosa devo cominciare? Per prima cosa vi ringrazio se avete letto fino a qua e mi congratulo con voi, io sono un mare di lacrime, non so ancora come abbia potuto scrivere una storia simile, il solo pensiero mi traumatizza e, sì, so che può sembrare un controsenso perchè è stata mia questa spregevole,ignobile,miserabile idea, ma avete capito cosa intendo, no? Chiedo perdono se Icy e Darcy risulatno OOC, soprattutto alla fine, ma (a parte il fatto che ho sempre immaginato che le Trix si vogliano un gran bene) penso che chiunque di fronte ad una perdita del genere possa reagire in modo diverso da quello in cui reagirebbe di solito perciò capitemi. Grazie ancora per aver letto la mia fan fiction e, se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate e se c'è qualcosa che posso migliorare ;)

   
 
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