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Autore: Gru    10/11/2015    1 recensioni
Non basta essere un Eroe per sfuggirle.
Orfeo si gira.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Qualcosa non va.

I capelli scuri aderiscono lucidi alla fronte imperlata di sudore; ci passerebbe il dorso della mano libera se non avesse la testa spaventosamente annebbiata. Si chiederebbe se è questo l’effetto che la piccola canna forata che tiene appesa attorno al collo infonde in ogni creatura che ha tentato di impedire i suoi passi, se il cuore non gli stesse invadendo la gola con il suo pulsare accecante, ostruendogli il respiro e alimentando l’angoscia.

Qualcosa non va, ed è in grado di prevederlo, nonostante gli Dei non lo abbiano dotato di questo particolare dono. Lo sente nell’aria che non arriva fresca e limpida in quel maledetto squarcio della terra che non conosce il riverbero splendente della veste di Febo.

Ce l’ha fatta. Ha affrontato tutto ciò che non avrebbe mai pensato di vedere al di fuori dei nebulosi confini di un sonno tormentato; ha sofferto, molto. Come mai in tutta la sua vita. Ma avrebbe ripercorso ogni singolo passo per il resto dei suoi giorni, miserabili e vuote e polverose giornate, pur di ritrovare la luce con cui riusciva a scorgere la bellezza nel mondo prima che gli fosse strappata via, a costo di poter riempirsene gli occhi solamente durante un unico, ultimo respiro.

Ma ce l’ha fatta, e non capisce perché non riesca ancora a respirare, nonostante stia stringendo l’unico senso della sua troppo lunga esistenza in una mano.

Ha vinto il Fato. Ha dato ogni risorsa, ogni brandello di forza che la sua ibrida e potente natura gli ha concesso. Ma forse

“Orfeo.”

c’è qualcosa

“Cosa sta succedendo?”

che non ha considerato.

La mano della custode della sua stessa vita potrebbe essere esile e vellutata come ricordava – come non avrebbe potuto dimenticare. Ma non può saperlo con certezza, lui- lui non ha la certezza che lo sia. È fredda, e non può stringerla, non ci riesce. La sente a contatto con il proprio palmo sudato, incrostato di fango e attesa e fatica, ma se accenna a premerla contro la propria pelle, contraendo smaniosamente le dita timorose, non riesce a sentirla sua, come se sparisse. Come se non ci fosse mai stata.

Stringe i denti, allora, e pensa di non aver mai sopportato qualcosa di così logorante in tutta quell’esistenza maledetta dalla Moira, che sghignazza spietata e lo addita da una vita intera.

C’è qualcosa che forse imparerà, mentre sente la pelle squarciarsi e le ossa spezzarsi lungo quella salita infinita – e non una goccia di sangue cade nella polvere: gli Dei non hanno limiti neanche nella loro costante derisione – attraverso la terra più nera. Un’ultima lezione appresa troppo tardi, qualcosa con cui gli dei possono lenire la loro invidia nei confronti degli abitanti della Terra.

Non basta essere un Eroe per sfuggirle. È il destino di ogni uomo cadere per mano Sua.

E Orfeo, dopotutto, è un uomo.

“Orfeo.”

La voce di Euridice gli giunge attraverso troppe eternità perché lui possa riconoscerla del tutto, ed è in quel momento che perde la sua ultima, vera battaglia, quando getta le armi ai piedi della Debolezza.

Orfeo muore negli occhi evanescenti e addolorati della sua vita. Sono l’ultima cosa che vede, prima che il suo spirito abbandoni per sempre quel corpo senza più speranze, e non può non sorridere di un’ultima, effimera, folle gioia, in quel lunghissimo istante. Poi l’ultima luce dei suoi occhi lo abbandona, e Orfeo, di nuovo, penserebbe di non aver mai capito di quanta oscurità sono realmente impregnati gli Inferi, se solo il suo cuore smettesse di sanguinare, in cerca di una morte vera che non gli verrà concessa.

Invoca la terra fredda, Orfeo, e sua madre, e suo padre. Grida il nome di Euridice fino a tossire il proprio acido sangue, e infine odia, tutto. Torna indietro cadendo e inciampando nei suoi passi disperati, perduta la vana fierezza, perduta ogni cosa; prega, vende la sua dignità, la sua arte – inutile onnipresente alleata – ma Orfeo è per metà un uomo, e pagherà per i suoi errori.

 
Un morto tornerà comunque dal regno dell’Ade.
 
   
 
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