Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: TonyCocchi    10/11/2015    2 recensioni
La nostra Ymir, nella sua partita per il cuore dell’adorata Christa, ha deciso di giocarsi la carta alcool: con l’aiuto di un goccetto spera di rendere la ragazza dei suoi sogni ancora più “affettuosa” del solito, e chissà che da cosa non nasca cosa… Ma forse ha fatto male i suoi conti: gli effetti dell’alcool sono pericolosi e imprevedibili, e lei non si aspetta certo sia in grado di far uscire addirittura “un’altra persona” sopita dentro la dolce biondina…
[YumiKuri – Ymir x Christa/Historia]
Genere: Comico, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Christa Lenz, Ymir
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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snk ymir christa

Salve a tutti! Sono felice di aver iniziato a scrivere su Attacco dei Titani: si sta rivelando davvero un terreno fertile! Finora mi sono dato essenzialmente al romanticismo e alla drammaticità, ma il genere con cui ho cominciato, che più mi rilassa e fa scorrere veloci le dita sulla tastiera, è la comicità, e infatti le mie prime idee per fanfic su questa serie sono state di tal genere.

Ecco a voi quindi quella che mi auguro verrà accolta come una divertente commedia sentimentale su un’altra delle coppie da me favorite ma su cui ancora non avevo avuto il piacere di scrivere ^__° E spero anche di essere in un certo senso “educativo”, visto l’argomento U__U

Spero vi piaccia, buona lettura!


Avviso:

In realtà non so l’esatto punto a cui è arrivata la pubblicazione del manga in Italia, ma per sicurezza ho comunque optato per inserire la dicitura “Spoiler” nella descrizione.

Più che veri e propri spoiler troverete dei “riferimenti” a dettagli spoiler, anche di scans abbastanza recenti, degli accenni che spero sarete in grado di cogliere ^__°

 

 

 

Ymir, si autocelebrò la ragazza, sei una vera volpe! Gioca bene le tue carte e questa sarà una serata da incorniciare! 

“Grazie per avermi invitata ad uscire!” –disse la compagna dai capelli d’oro che camminava per la strada al suo fianco.

“Figurati, mi fa molto piacere! A te fa piacere?” –la punzecchiò.

“Certo!” –arrossì lei al protendersi dell’amica verso il suo viso.

Quel giorno era stata concessa, in via eccezionale per i buoni risultati generali conseguiti in addestramento, una serata di licenza per tutti i cadetti del 104°esimo corso, e Ymir non si sarebbe certo lasciata sfuggire una simile occasione di avere una chance con la carinissima Christa Lenz. Già il fatto di essere riuscita ad organizzare una serata solo per loro due, lontane da tutti gli altri (in special modo da quegli infoiati dei ragazzi…), era per lei un bel successo, ma il meglio doveva ancora venire.

Il suo piano era a dir poco diabolico, ma si sa: in nome dell’amore si possono compiere i peggiori crimini, e lei di sicuro non era mica una tipa che ci andava per il sottile!

<< Mia dolce e ingenua Christa, stasera ti libererò dai freni inibitori che ti impediscono di cadere dritta tra le mie forti e lesbiche braccia, lo giuro sulle mie lentiggini! E lo farò grazie alla pozione magica che apre tutte le porte, da quella della sincerità a quella dell’amore: l’alcool! >>

Come un agnellino ignaro condotto da un macellaio travestito da pastore, Christa la seguiva in quella che pareva una innocente passeggiata serale in città tra commilitone e migliori amiche, ignara della tappa obbligata in una taverna lì vicino che la attendeva. Una volta lì, convincere una persona timida e remissiva come lei a darci dentro in compagnia sarebbe stato un gioco da ragazzi per Ymir: con l’aiuto dell’alcool (che avrebbe sbevazzato allegramente anche lei) avrebbe abbattuto le sue difese come si abbatte un Wall Maria, e a quel punto i suoi titanici sentimenti sarebbero sciamati su di lei, nel suo cuore, e, perché no, nelle sue mutandine…

<< Uh uh uh, chissà come andrà a finire? Magari se ho molta fortuna anche così! >> -pensò dando briglia sciolta all’immaginazione.

 

“Ah, che caldo! Forse ho bevuto un po’ troppo!” –ansimò l’accaldata Christa della sua fantasia, facendosi aria allargando il colletto della camicia, in cui, manco a dirlo, i suoi occhi subito si tuffarono come falchi in picchiata!

“Uh uh uh, perché non te la sbottoni un altro po’ allora?”

“Ah! Ymir… Per favore, non dirmi certe cose adesso!” –nascose il suo viso arrossato tra le bianche e morbide manine- “L’alcool mi ha fatto effetto e potrei anche… finire col dire cose strane…”

“Tipo?” –incalzò lei senza pietà.

“T-tipo… Tipo che io… Io… Che io ti adoro Ymir! Ecco l’ho detto! Mi piaci tantissimo! Tantissimissimo!” –confessò ai quattro venti, lanciando il boccale per aria per poi saltarle addosso- “Sposiamoci subito e adottiamo un orfanotrofio di bambini!”

“Naturalmente, mia dolce Christa! Non c’è cosa che io desideri di più!” –rispose lei, già col vestito da cerimonia bianco con fiore all’occhiello, mentre lo sfondo, manco fossero a teatro, si trasformava da un bar a una chiesa addobbata a festa!

Tra un gioioso eco di campane che risuona nell’aere, eccole sfilare tra due ali di amici festosi, con quel bastardo di Reiner a rosicare piangendo in un angolino e quelle due schiappe di Armin e Jean lanciare il riso al loro passaggio!

“Umpf!” –rise lei sollevandole con delicatezza il viso per suggellare la loro nuova felicità (e ribadire ai maschietti che la loro “dea” era sua e solo sua!) con un bacio appassionato!

Gli occhi di Christa luccicavano come diamanti: “Oh… Ymir…”

 

“YMIR! PERDI SANGUE DAL NASO!”

<< Uh uh uh uh uh! Siiiii! >> -continuava incurante a ridere nei suoi pensieri mentre due righe rosse parallele le adornavano la faccia fino al mento!

Pronto e scattante, un bianco fazzoletto sbucò dalla tasca di Christa: “Sta ferma, lasciati pulire!”

Inutile dire che il tocco premuroso della biondina sul suo viso non servì certo a far battere con meno forza il cuore della bruna, semmai a farle scalpitare e ribollire il sangue ancora di più!

<< Ah, Christa, sei così gentile e amorevole, sempre desiderosa di aiutare e soccorrere gli altri: sei così buona che forse esageri… Eppure quando fai così ho ancora più voglia di stringerti. Come ti prendi cura delle persone, io voglio prendermi cura di te, voglio essere l’unica a farlo, l’unica: voglio restare al tuo fianco e proteggerti, metterti al riparo da tutte le cose brutte del mondo, farti da scudo e sostegno da tutta la cattiveria che c’è in giro… Lo farò Christa, vedrai. >>

“Fatto, però ti si è macchiata la maglietta… Forse hai accumulato dello stress?”

“Credo di aver accumulato qualcos’altro…” –esternò guardandola come si guarda un succulento budino da ottenere a qualsiasi costo- “Uh uh uh uh uh!”
A Christa scese un confuso gocciolone dietro la nuca. La sua amica era molto strana (più del solito…): se la tensione accumulata era stata tale da causarle un epistassi, quell’uscita rilassante non poteva farle che bene, pensò ingenuamente.

Chi, piuttosto, l’avrebbe messa al riparo proprio da lei e dal suo furfantesco proposito di quella sera?

Ymir si rendeva conto della contraddittoria perfida dei suoi propositi; però non aveva comunque alcuna intenzione di approfittarsi di lei, né di farla sentir male a causa sua, solo per provare ad allungare un po’ le mani. Avrebbe solo visto come si sarebbero messe le cose: se una Christa alticcia si sarebbe lasciata andare tra le sue braccia, chi era lei per scacciarla? Se poi non fosse stato così pazienza, l’avrebbe riportata al campo e, lungi dall’arrendersi, avrebbe ritentato l’assalto alla sua muraglia in un’altra occasione.

E poi, chi è senza peccato scagli la prima pietra: non era mica l’unica ad aver mai ordito un piano simile per rendere più dolce e “disponibile” la propria compagnia, no?

 

In una taverna lì vicino…

Levi sospirò e posò il bicchiere vuoto sul bancone: “E con questo siamo cinque pari. Direi che possiamo concluderla qui questa sfida, no?” –domandò, senza nascondere il proprio disappunto per quella sciocca gara di bevute cui l’aveva suo malgrado costretto la donna occhialuta seduta accanto a lui.

“Uh uh uh uh! Cosa c’è? Già ti ritiri?” –lo schernì la voce allegra e malferma di una ben più che brilla Hanji Zoe!

Il suo, corpo altrettanto ondeggiante, si piegò verso di lui: “Dì la verità, sei già ubriaco, eh? Sta iniziando a farti effetto, eh? << Hic! >>”

Levi si allontanò di qualche centimetro dal suo sorriso sguaiato e dal suo fiato ad alta gradazione: “Direi che ne hai avuto abbastanza, e anche io.”

“Ah ah ah, cosa c’è? Perché così pollo tutto a un tratto? Temi forse che ti abbia fatto venire qui col preciso scopo di farti ubriacare apposta?”
“Non è così?” –chiese lui in tutta calma.

“ECCOME SE È COSÌ! MUAHAHAHAH!” –rise malvagiamente l’ormai partita poveretta, rivelando il suo terribile e fallito piano- “E ora che sei sbronzo sei in mano mia! Potrò usarti per i miei esperimenti! Ah ah ah ah! Paura, eh?” Stai tremando, Levi! Dovresti vedere la tua faccia! Ah ah ah!”

Levi sapeva bene che la sua faccia era sempre la solita, ma per non darle un dispiacere si limitò a lasciarla fare le facce più buffe che le avesse mai visto: un po’ fastidiosa ma divertente in fondo.

“Oh, Levi, sei uno spasso! Ti voglio tanto bene!”

Esternato quel che c’era da esternare, Hanji crollò e si distese a ronfare sulle gambe di lui, con la faccia rossa e soddisfatta di chi era già nel mondo dei bei sogni.

“Il conto prego.” –chiese Levi alzando il dito.

 

In un’altra taverna lì vicino…

Annie vuotò con un lungo sorso il resto della sua pinta e poi poggiò il boccale sugli altri due già finiti, componendo così una bella piramidina di vetro. Rivolse alla sua opera un neutro sguardo di soddisfazione e poi si poggiò al bancone coi gomiti.

“Allora, abbiamo finito qui?” –chiese annoiata senza guardare il triste spettacolo dei due che l’avevano trascinata lì.

“Reiner…” –fece Berthold con voce impastata, facendo strane smorfie col volto per impedire alla vista di sdoppiarsi- “Senti, quel tuo piano di bere insieme ad Annie per poter trovare il coraggio di dichiararmi a lei… Beh, ho l’impressione che stia funzionando solo in parte…” –fece scoraggiato vedendo come la ragazza non fosse cambiata di una virgola rispetto al solito, quasi come se anziché essere stato l’alcol a darle alla testa fosse stata lei a darle all’alcool!

“Reiner?” –si girò alla sua sinistra non ricevendo risposta.
Il suo gigantesco compagno stava pulendo il bancone con la propria faccia, del tutto privo di sensi!

“……”

Maledetto ammasso di muscoli pettorali! Lui e i suoi piani!

“Beh, buon divertimento, ragazzi.” –fece il suo obiettivo lasciando i soldi e alzandosi- “Io me ne vado.”

“A-aspetta!” –cercò di fermarla il povero Berthold, afferrando però con la mano la Annie sbagliata delle due che aveva davanti- “N-non te ne andare, Annie, dai, la notte è ancora giovane! E… E… C’è… una cosa che vorrei dirti!”

Grazie alcool, per il coraggio!

“Uh? Ossia?”

“Ossia… Ossia…”

Al diavolo alcool, per i tuoi effetti collaterali!

“D-dov’è il bagno?”

“In fondo a destra. Ci vediamo.” –e si accomiatò, salutando il corpo in coma etilico di Reiner con una pacca sulla schiena.
“Sigh!” –pianse lo sconfitto Berthold scappando via, con una mano davanti la bocca, prima di combinare un macello davanti a tutti!

 

“Stasera la città è proprio piena di vita, non trovi?” –fece Christa, rinfrancata dall’atmosfera che le circondava.

“Tsk, glielo faremo vedere noi chi è pieno di vita, Christa! Diamoci alla pazza gioia tra ragazze!” –alzò un pugno, suscitando in lei una risatina divertita col suo entusiasmo.

<< E a fine serata scoprirai com’è la vera “pazza gioia tra ragazze”! Uh uh uh! >>

Lo sguardo di Ymir fiammeggiò quando l’obiettivo fu a pochi passi: era il momento di dare il via al piano!
“Guarda, Christa! Di quel posto me ne hanno parlato molto bene, servono dell’ottima roba!” –in realtà ci era già stata, e sapeva benissimo che era il locale col miglior rapporto tasso alcolico/prezzo di tutta Trost!

“Prendiamoci qualcosa, dai!”

La prima cosa che prese fu proprio la sua mano per trascinarla nella taverna da lei puntata col dito.

“V-va bene!” –cercò di tenere il passo l’altra: era davvero ansiosa di provare quel posto, pensò. Di solito lasciava volentieri contagiare dal suo entusiasmo, purché questo non rischiasse di strascicarla per terra!

Il posto era davvero bello, altrimenti non avrebbe certo portato lì la sua Christa: la pulizia e il profumo di legno ne indicavano l’ancora recente apertura, e il numero dei frequentatori che effettivamente la qualità del servizio non fosse in discussione. Le due ragazze si diressero al bancone, accolte dal saluto del barista, e presero posto su due sgabelli dalla comoda imbottitura.

Mentre Ymir puntò subito la lavagnetta del menù di bevande, decisa ad ordinare per entrambe, la timida Christa si guardava intorno nervosa: “Non daremo un po’ troppo nell’occhio?”

Senza contare il fatto fossero uscite in divisa, la gran parte delle persone lì, se si escludevano le ammiccanti cameriere, d’obbligo per assicurarsi una buona base di clientela, erano maschi: non era certo una frequentatrice di taverne, ma sapeva bene che non è solo cibo e vino che gli uomini cercano in posti del genere.

Naturalmente i suoi timori non vennero disattesi e, come fossero spuntati due nuovi bei fiori nel prato, subito le api presero ad arrivare.

“Buonasera, non si vedono spesso ragazze così carine in questo locale!” –la colse di sorpresa un giovanotto belloccio dal pizzetto biondo, appoggiandosi al bancone approfittando del posto libero alla sua destra.

Impreparata agli abbordaggi e a complimenti tanto spudorati (non provenienti da Ymir almeno), Christa andò subito nel pallone.

“Oh, ehm, d-davvero?”

“Lasciatelo dire, sei davvero uno splendore! Sei qui tutta sola?”

“No, veramente…”
“Come ti chia…”

La frase gli venne troncata come da un colpo di cesoie. Indubbiamente quella ragazza tanto piccola e carina, coi capelli d’oro e gli occhi azzurri, era un bel bocconcino per cui valeva la pena di farsi avanti; ma la sua compagna che, da dietro le sue spalle, lo stava guardando con le pupille dilatate come oscuri abissi senza fondo e i denti digrignati tanto acuminati da non sembrare nemmeno del tutto umani, gli suggeriva caldamente di tenersi a dieta per quella volta…

“B-b-buona serata, dolcezza!” –salutò defilandosi, e un secondo dopo la faccia di Ymir tornava normale, prima che Christa si accorgesse di alcunché!

“Che strano, è sbiancato di botto. Che gli sarà preso?” –non poté fare a meno di chiedersi, malgrado il sollievo, colei che aveva la risposta alla sua domanda esattamente di fianco!

“Bah, lascialo perdere!” –fece Ymir mettendole un braccio intorno le spalle- “Tipico degli uomini, cialtroni ed inaffidabili. Noi donne stiamo più che bene tra di noi senza di loro a rompere le scatole, dico bene Christa?”

“Ymir, ma allora Eren, Armin e tutti gli altri?”
“Passabili loro…” –concesse con aria da sufficienza, impegnata a carezzarle il braccio. Meno che Reiner… Quello la guardava in un modo che non le piaceva affatto, quasi volesse sposarsela la sua Christa!

“Suvvia, Christa, basta pensare a quelli là: la nostra sarà una grandiosa serata tra donne! Perciò, cominciamo subito a darci dentro! Ho già preso da bere!”

“Oh, a questo proposito Ymir…” –picchiettò nervosa le dita sul lucido bancone- “Ecco, io non sono esattamente una gran bevitrice. Anzi, l’alcool non mi piace molto ad essere sincera.”

Bella mossa, Christa, pensò Ymir con un lampo negli occhi: ma l’aveva prevista!

Contromossa numero uno: << bisogna saper stare in compagnia >>!

“Andiamo, che divertimento c’è senza un bel brindisi? Non siamo qui per divertirci insieme, sole, io e te?” –chiese calcando in maniera seducente il “sole” e l’”io e te”…
“S-si, mi voglio divertire, però so che fa anche male alla salute, e…”

Contromossa numero due: << faccia triste e occhi languidi >>!

“Quindi… vuoi dire che non ti va di brindare con me? Credevo ti avrebbe fatto piacere lo stesso…”

“N-n-no, voglio brindare con te! È solo che…”

Contromossa numero tre: << entusiasmo impossibile da deludere >>!

“Allora perfetto! Sarà grandioso: brinderemo, sparleremo degli assenti, rideremo come matte, e da brave amiche donne ci confideremo l’una con l’altra su tutto, ma proprio tutto quel che ci passa nella testa, senza censure!”
“Senza cosa?!”

<< E se ci sarà tempo ci faremo una epica pomiciata nel bagno di questo posto! Uh uh uh! >> -badò bene di non dire…

La sua opera di colpevolizzazione ebbe successo, tanto che l’amica si diede persino della guastafeste a farsi tanti problemi per una bevutina. Non le piaceva l’alcool ed era stata abbordata appena entrata, ma era con Ymir, e al suo fianco si era sempre sentita più forte, in grado di fare ciò che la solita Christa Lenz da sola non potrebbe mai fare. Era per questo che le voleva tanto bene, e avrebbe fatto del suo meglio per non deluderla.

“D’accordo!” –alzò le braccia al cielo- “Brindiamo alla faccia  di tutti! Giganti, istruttori severi e farfalloni!”
“Così mi piaci! Guarda, ecco che arrivano le nostre ordinazioni!”
“Ecco a voi, ragazze!”

Il contrasto tra il sorriso cortese dell’oste e il pallore disperato di Christa quando questi le poggiò davanti un boccale di bionda alto quanto la sua testa era stridente, ma di quel dramma nessuno parve accorgersene. Neanche a dirlo, Ymir aveva richiesto la misura più grande che avessero!

“Whoa! Quanto sono grandi! Questa si che è vita!”

“Y-Ymir…” –gemette lei, mentre specchiava la sua faccia imbambolata nel traboccante liquido chiaro davanti a sé: quella non era affatto una << bevutina >>!- “C-credo che per me sia un tantino troppo!”

“Mi spiace, Christa, ma da questi parti questa è la quantità standard!” –si contrì la bruna, incrociando le dita dietro la schiena.

Deglutì: “Ma… non ce la farò mai!”
“Oh, si che ce la farai, su! Prendi un bel respiro e giù, senza pesarci! D’un fiato!”
“D’UN FIATO?! Ma Ymir, mi verrà un colpo!”

“Non temere, mia Christa!” –si avvicinò col viso al suo, le palpebre strette in uno sguardo ammiccante e la voce suadente- “In tal caso mi prenderei cura di te come prima tu ti sei presa cura di me… Mi prenderò molta buona cura di te…”

“P-p-però non c’è mica bisogno di bere così velocemente! N-non vogliamo mica la nostra serata finisca subito?”
“Uhm, qui ti do ragione in effetti.” –del tempo come quello, in serenità, era prezioso e voleva trascorrerne il più possibile: chissà quando i giganti sarebbero tornati a farsi vivi, e allora chissà cosa sarebbe potuto esserne di loro…

La fantasia di Christa, stuzzicata da un certo istinto di sopravvivenza, partorì un piano che le consentisse di soddisfare il desiderio di divertimento dell’amica e al contempo di salvarsi la pelle: “Ho un’idea! Perché non facciamo un gioco?”

“Gioco?”
“Si, del tipo che chi perde deve bere! Qualsiasi cosa, tipo carta-forbici-sasso!”
“Ehi, non è una cattiva idea! Vai!”

Ymir invocò la buona sorte, ma le sue forbici subirono una rocciosa sconfitta.

“Umpf, tocca a me!” –fece spallucce e bevve un sorso. Poco male, aveva solo avuto un contrattempo, ma non dubitava si sarebbe fatta viva molto presto.

“Ah ah! Carta! Tocca a te, Christa!”
“Accidenti!” –si finse dispiaciuta per poi dare il primo sorso.

Le due andarono avanti così per un po’, senza fretta, cambiando gioco di tanto in tanto, provando anche con gli indovinelli e le imitazioni. L’imitazione di Armin fatta da Christa fu ritenuta così somigliante che Ymir si sentì di bere due volte! Altrettanto, con correttezza fece l’altra quando l’amica si esibì in una perfetta riproduzione di una delle crisi di rabbia isterica anti-giganti che ogni tanto venivano ad Eren.

Tra una risata e l’altra, quel tempo prezioso trascorse in una bellissima, tranquilla leggerezza fino a svuotare i loro boccali come fossero clessidre.

Christa, che forse in una sola volta aveva bevuto più alcol che in tutto il resto della sua vita, avvertiva un cerchio alla testa, ma tutto sommato poteva dire di stare ancora bene (e di essere ancora in sé): il suo buonumore compensava ampiamente quei piccoli capogiri!

“Fiuuu! Christa, questa è stata la bevuta più bella di sempre!” –rise Ymir, tenendosi la testa appesantita con un gomito poggiato sul bancone.

“Mi fa piacere!”

Non era stato poi così male alla fine, tutto quel calore ad infiammarle il viso, il loro ridere per ogni stupidata, le spintarelle, le carezze in testa, le perdite di equilibrio in cui ognuna cercava l’altra per non ruzzolare a terra e ridere ancora più sonoramente.

Aveva sbagliato a preoccuparsi. Chiuse gli occhi e sospirò, pensando a quanto fosse bello passare del tempo così con lei, e quando li riaprì, il suo boccale era come per magia di nuovo pieno.

“……”

Un’allucinazione? Purtroppo no!
“Sotto col secondo round!” –esultò la mostruosa Ymir, lesta a chiedere al barista un nuovo giro mentre lei era ferma a riprendersi!

“YMIR!” –si passò le mani tra i capelli esasperata! Va bene che erano soldatesse, ma quelle birre avevano proporzioni davvero “titaniche”, e chissà come ce l’aveva fatta con la prima!

“Che c’è? Avevo ancora un po’ di sete!”
“I-io no però…”

“Suvvia, non si dovrebbe bere da soli, fa male allo spirito!” –disse attaccandosi poi al boccale.

“Sigh!”

Il suo spirito avrebbe avuto di che dissentire! Gemette e, per non darle un dispiacere, bevve un altro po’.

“Uaah… Povera me…”

 

Poco dopo, quando Ymir ebbe finito di vuotare il suo secondo bicchiere non era più tanto spavalda e spudorata: le palpebre le ricadevano pesanti sugli occhi, sentiva come se le avessero estratto il cervello per sostituirglielo con del piombo, e avvertiva uno sgradevole formicolio alle punte delle dita.

<< Cavolo, due di queste sono un bel colpo anche per me… Non sono così resistente come credevo… >>

Si era lasciata andare troppo: non avrebbe certo potuto godersi al meglio i risultati del suo piano se si riduceva in quel modo. Per sedurre Christa le servivano tutto il suo charme e la sua lucidità, e se la seconda era tutto sommato ancora in piedi, Christa rischiava di crollare ai suoi piedi non per ardente passione, ma per la testata che avrebbe rischiato di rifilarle provando a baciarla! Si prese a schiaffi e ritrovò un briciolo d’equilibrio.

<< Beh, se ha fatto effetto a me, certamente l’ho fatto anche a Christa! Vediamo un po’ se è in vena di coccole! >>

Prese un bel respiro e si girò: “Chri… ?!?!?”

Lo spettacolo era tale che la mente le si snebbiò appositamente per ammirarlo. Christa era circondata da una terrificante aura oscura che si sprigionava da lei. Se ne stava immobile, a fissare, corrucciata, il boccale mezzo vuoto di fronte a sé: anche le sue palpebre erano cadenti, chiaro segno dell’annebbiamento alcolico, ma sotto di esse, dinanzi i suoi begli occhioni azzurri, era ora calato un sinistro velo che tingeva la sua espressione, di solito radiosa e cordiale, di un disinteresse e una freddezza che mettevano i brividi.

<< Forse ho esagerato… >>

Non reagì neppure al suo confuso fissarla per un minuto intero.

“Ehm… C-Christa?” –racimolò il coraggio per chiamare quell’essere apparso lì al suo fianco- “È tutto a posto? Come ti senti?”
“Vuota dentro…” –fu la sua risposta.

<< Ho decisamente esagerato! >>

Non si sarebbe mai aspettata un cambiamento così repentino, né una risposta così drammatica. Continuava ad evitare il suo sguardo, e ad Ymir venne un nodo allo stomaco: forse si sentiva male per colpa del troppo alcool e ce l’aveva con lei per questo? Se lo sarebbe meritato dopotutto…

“?!”

La palpata sul sedere che avvertì l’attimo dopo era forse un segnale che non era esattamente così? E come faceva una manina così piccola ad avere una presa così salda e bramosa attorno la sua chiappa? Davvero incredibile quanto una sbronza potesse rendere “audace” una persona…

“Ehm… Christa, in un certo senso sono lusingata da questa cosa…” –disse Ymir, mentre la candida manina di lei si infilava diabolica dentro il suo pantalone, in contrasto col suo sguardo apatico fisso in avanti.

“P-però al contempo… mi stai spaventando un po’!” –rabbrividì sentendola palpare sotto le mutandine- “Sicura vada tutto bene, Christa?”

“Io non sono Christa.”

Era proprio partita, pensò Ymir: “E… chi sei allora?”

La bionda, quasi a prendere spunto da lei e le sue ripetute violazioni del suo spazio vitale, si protese col corpo verso di lei, fino a fermare il suo viso a un palmo dal suo: Ymir poteva specchiarsi nei suoi occhi, che la tenevano immobilizzata come catene, il suo respiro si abbatteva sulla sua faccia lentigginosa, ed era luppolato, calmo… e rovente!

“Vieni con me in bagno e te lo mostro…”

“……”

Come trovarsi dinanzi la forza e la spietatezza di mille titani: non aveva scampo!

 

Qualche minuto dopo l’atmosfera della taverna era identica a quelle di tante altre sere, riempita fino a tracimare di rumore di piatti e di brindisi, passi concitati di cameriere e scoppi di risa di clienti…

“KYAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHH!!!!”

“?!?!?!?!?!?”

Quando tutto questo si fermò al risuonare da un capo della sala all’altro, dal pavimento al soffitto, di un grido mai udito prima! I presenti al completo si voltarono verso la sua origine: la porta del bagno delle donne.

Quando questa si spalancò, apparve loro il terrificante spettacolo di una piccoletta bionda dagli occhi di ghiaccio che finiva di abbottonarsi la camicetta; e poco dopo, una spilungona castana con la coda con gli occhi sbarrati da un’esperienza traumatica appena subita, si trascinò dietro la prima, sulle gambe oscillanti e malferme, fino al bancone.

Si risedettero, mentre il bisbigliare e il vociare si riaccendeva attorno a loro.

La bionda che sembrava essere Christa si risistemò i capelli con solennità quasi regale ed esternò la propria soddisfazione con un sospiro.

Ymir si limitava invece a restare ferma, rigida come un palo, tremante da capo a piedi: al rossore della sbronza si era sostituito un pallore spettrale.

“Allora?” –si sentì domandare.

“N-non ho parole… per descriverlo…”

Non era certo così che se l’era immaginata!

La non-Christa bevve un altro po’ della sua birra e poi si girò verso di lei: “Tutto a posto, Ymir? Forse non ti è piaciuto?”

Sobbalzò al sentirsi addosso quel suo sguardo: meglio non contraddirla!

“N-no, anzi! È stato… sorprendente?”

Annuì e si voltò di nuovo: “Bene, allora appena finisco questa partiamo col secondo round.”

“Se… Se… Secondo round?!”

Oh, crudele ironia! Aveva voluto strafare e rabboccare, aveva voluto chiedere ancora di più a una serata già splendida, e quella era la sua giusta punizione divina!

I suoi occhi supplichevoli si rivolsero alla sua piccola dea, ma il modo osceno in cui questa, ricambiando il suo sguardo, si leccava le labbra, non le lasciava alcuna speranza di pietà!

“……”

<< STONK! >>

Fortuna che quegli ultimi sorsi fecero in fretta a completare l’opera, facendola cascare nel mondo dei sogni con una capocciata sul bancone!

Salva per un pelo!

Ymir le poggiò la testa sulle sue più comode gambe e alzò timidamente il dito: “Il conto… per favore…”

 

 

Il mattino dopo, Christa si ridestò piano da un sonno senza sogni tra le lenzuola del proprio letto, senza nemmeno rammentare come ci era finita. Se provava a ricordare la sera precedente, da un certo punto in poi si trovava di fronte a un vuoto totale, e visto che lo sforzo le acuiva il bel mal di testa che aveva, decise di lasciar perdere.

Si tirò su e si mantenne la testa tra le mani, come potesse caderle dal collo e ruzzolare sul pavimento come una palla. Era un bernoccolo quello che sentiva sotto le dita?

<< Così sono questi i famosi “postumi”… Ohi… >>

Il pensiero di Ymir la attraversò come una scossa: che fine aveva fatto? Si guardò intorno: tutti gli altri letti del dormitorio femminile erano vuoti, e avrebbe fatto meglio a tirarsi su anche lei se non voleva presentarsi in ritardo all’adunata mattutina, ma non poteva fare a meno di preoccuparsi per l’amica, se anche lei fosse riuscita a tornare al dormitorio sana e salva dalla loro notte brava, se anche lei si sentisse male quanto lei, se non peggio visto che doveva probabilmente aver bevuto anche più di lei.

Risistematasi la giacca della divisa, piombò fuori al passo più svelto che i giramenti e la nausea potessero permetterle.

Nel cortile antistante le camerate, gli altri cadetti si erano già tutti riuniti, e, di buon umore dopo la serata d libertà, si raccontavano come l’avevano trascorsa.

“Io e Connie siamo stati in un posto fantastico!” –fece Sasha con l’espressione beata e le mani sulla pancia gonfia, allo stesso modo dell’amico.

“Abbiamo mangiato fino a scoppiare!”

Nell’esporre fuori dal suo locale il cartello << Prezzo fisso: tutto quello puoi mangiare >>, quell’innocente ristoratore divenuto loro vittima di certo non aveva mai sentito parlare di Sasha Blouse, un nome che non avrebbe mai più dimenticato…

“Come siete scontati a volte voi due…” –commentò Eren.

“Tsk! Ah, si?” –ribatté piccato Connie- “Lasciami indovinare, scommetto tu hai trascorso la serata a cercare di staccarti di dosso Mikasa, caro il mio Signor Poco Scontato!”

“Urgh!”

Aveva proprio la faccia di chi aveva dovuto fare una fatica immane per farcela!
“Colpito…” –commentò eloquente Armin, mentre Connie e Sasha battevano il cinque!

“Grrr! Non è giusto!” –rosicò Jean, che manco a dirlo il giorno prima aveva ricevuto l’ennesimo rifiuto dalla bella ma maniacale sorella di Eren.

“Ehi, Jean!” –lo chiamò proprio questi, provando a riscattarsi su di lui- “Tu come l’hai passata la serata di licenza? Trottando? Brucando il prato?”

“Bastardo!”

I due si afferrarono a vicenda per il bavero, ma malgrado lo sprizzare di scintille, Connie e Sasha adocchiarono qualcosa di più interessante, o meglio, qualcuno!

“Ehi, Ymir!”

Le furono subito addosso, lui da un lato e lei dall’altro, a punzecchiarla con gomitate, domandine e sorrisi scemi.

“Dì, come è andata ieri sera?”
“Tu e Christa siete state viste girare insieme, non affannarti a negarlo!”

“Dove siete state sole solette voi due? Eh eh eh!”
“Tsk! Fuori dai piedi, non intendo parlarne!”

“Ymir!” –la chiamò la sua voce, tanto soave e cristallina, quanto capace di farla sbiancare in un istante!

“C-Christa…”

Connie e Sasha si fecero da parte, ma solo per restare sullo sfondo con le orecchie ben tese, sprizzanti occhiolini e gesti d’incoraggiamento!

“Ymir, meno male, eccoti qui.” –si avvicinò, notandola però fare viceversa due passi indietro- “Meno male, siamo riuscite entrambe a tornare: ho un vuoto di memoria, abbiamo proprio esagerato ieri!”
“S-si, soprattutto tu…”

“Come stai? Ti senti bene?”

“… No! Sigh!” –abbassò lo sguardo, passando dal pallido come un cencio a rossa come una tenera giovincella che è stata insidiata e disonorata da uno spudorato casanova- “Christa, come? Come hai potuto?”
“Fare cosa?” –inarcò un sopracciglio la bionda.
“T-TU MI HAI… VIOLATA! UAAAAAAAAH!”

E corse via in lacrime sollevando un nuvolone di polvere che scompigliò tutti i presenti!

“Violata?” –restò a bocca aperta Connie, non riuscendo e non provando neanche ad immaginare che volesse dire!

“… Ma che le è successo?” –domandò Sasha.
“Io non…” –cominciò a dire Christa, per poi serrare i pugni e assumere un’espressione grave- “Anzi, lo so! È stato l’alcool! Ieri Ymir ha esagerato e questo è il risultato: poverina, deve sentirsi proprio male per comportarsi così!”

Gli altri, incuriositi da quella strana reazione, si erano tutti avvicinati, e Christa ne approfittò per squadrarli tutti con severità, come una brava maestrina che vuol dare la lezioncina ai suoi alunni discoli.

“Questo deve servire di lezione a tutti noi: ecco cosa succede quando ci si vuole divertire nel modo sbagliato. Anche se mi vergogno, lo ammetto: io ed Ymir ieri abbiamo bevuto troppo, e se ora siamo ridotte male è solo colpa nostra…” –finì massaggiandosi la testa scossa da saltuarie fitte- “Con gli amici ci si può divertire a prescindere che si beva o meno, quindi perché rovinarsi la salute visto quanto può fare male?”

“Concordo…” –alzò la mano il redivivo Reiner, ancora con gli occhi pesti e le mani sullo stomaco nauseato.

“Quindi dobbiamo impegnarci tutti per non cadere mai in una simile sciocchezza come ubriacarsi, non siete d’accordo?”

Nemmeno a dirlo, quel discorso non faceva che rafforzare la sua immagine “divina” dinanzi ai suoi tanti ammiratori che l’avevano ascoltata estasiati.

“Che sagge parole…” –si commosse Armin.

“È proprio una dea…” –strinse il pugno Jean.

“Sposami!” –avrebbe detto Reiner se non avesse dovuto correre subito dietro un cespuglio.

“Brava, Christa!” –applaudì Sasha.

La loro dea, a quei complimenti, fece sciogliere i loro cuori con un imbarazzato sorrisino, e nessuno di loro avrebbe mai potuto sospettare di essere di fronte al mostro alcolizzato responsabile del profondo trauma della loro compagna dalle lentiggini. Dietro quella classica “brava ragazza” si nascondeva ben altro di sorprendente!

 

L’affranta Ymir corse finché non trovò, rannicchiati contro un muretto, quel perticone di Berthold e l’irriducibile Mikasa, ginocchia al petto e sguardo triste al suolo.

“Posso?” –chiese.

“Prego…” –concessero i due.

Si sedette e si unì al coro: “SIGH!”

 

 

 

Mi raccomando quindi lettori, date ascolto a Christa (quella dolce e carina, non l’altra, di cui quelli che seguono le scans conosceranno sicuramente il nome… ^__°): andateci sempre piano. Io per primo sono il tipo che pensa che non ci sia nulla di meglio di una birretta in compagnia, ma bisogna essere consci di non dover oltrepassare i limiti, e soprattutto che non vale la pena di ubriacarsi tanto per divertirsi.

Con la nostra Ymir nell’angolino degli sconfitti si chiude questa storia di loschi piani d’amore e doppie personalità XD

Mi auguro sia stata di vostro gradimento! Sotto coi commenti! Alla prossima!

  
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