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Autore: Mikirise    10/11/2015    2 recensioni
Hazel crede troppo nell'Amore, per poter avere un ragazzo con cui accontentarsi.
Calypso ha un ragazzo che non ama, ma al quale vuole bene.
Leo la ragazza non ce l'ha. E forse questo dice tutto.
Frank ha confuso affetto con amore e si ritrova a seguire i consigli di Percy sul valore di un uomo.
Poi c'è la luna piena, un locale segreto e il fascino del mistero. Tante ragazze che amano spettegolare. Persone che non credono in quel che dicono. Balli d'altri tempi. Canzoni antiche. Vini pregiati. Consigli che non consigliano.
E chissà se l'Amore Vero trionferà.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Calipso, Frank Zhang, Hazel Levesque, Leo Valdez
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
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A volte le storie tornano… (chiedo scusa a chi già la seguiva e se l'è vista strappare via. Mi farò perdonare. Giuro.)


 
 

Prologue

 
 

Forse il tutto era dovuto al troppo Uomini e Donne, o alle telenovelas in tv, che il papà non voleva che lei vedesse, perché troppo da adulti.
Forse era colpa del fatto che aveva studiato a casa e che ogni persona che incontrava pensava fosse così affascinante, diversa da lei, da sentirsi innamorata.

Forse era dovuto al fatto che lei, di grandi amori, non ne aveva mai avuti poi così tanti. Anzi, era forse da considerare una novellina nelle relazioni amorose e dei ragazzi.

Forse era per questo che Calypso era finita per essere la ragazza di Frank Zhang. Che poi, lui era un ragazzo diverso per davvero, da tutti quelli che aveva incontrato.

Sempre dolce. Sempre gentile. Sempre disponibile. Sempre leggermente imbarazzato. Sempre adorabile.

Vederlo la faceva sorridere. Parlargli la faceva sorridere. Accarezzargli le guance con quella che le sembrava essere una mano troppo piccola la faceva sorridere.

E forse con Frank Zhang Calypso poteva essere felice.

Probabilmente lo sarebbe stata. Se non avesse letto tutti quegli stupidi romanzi d'amore. Se non avesse pianto in tutti i film romantici. Se non avesse maturato quelle considerazioni secondo le quali l'amore è una scintilla.

L'amore è una scintilla che ti accende nel bel mezzo della notte. Un aprire gli occhi improvviso che ti fa sentire sensazioni forti, vere, coinvolgenti e strazianti. L'amore era, nella sua testa, non la pacifica convivenza che aveva con Frank, sempre uguale a se stessa, senza ritmo, senza pepe. L'amore e l'Innamorarsi dovevano essere uno scoppio. E con Frank non c'era stato nessun bum!, solo un aww.

E probabilmente un aww poteva essere anche offensivo per un ragazzo. Ma lo aveva preferito a quello strano vuoto che suonava come uno zzz, nella sua testa.

Con la testa inclinata, appoggiata sulla spalla di Frank, lei guardava distratta la televisione, che trasmetteva l'ennesima commedia romantica. Nessuno dei due stava rivolgendo la sua attenzione realmente alla televisione, presi dai loro pensieri e i loro viaggi mentali.

Calypso voleva seriamente che la storia con Frank funzionasse. Non voleva seriamente ferirlo. Non voleva vederlo stare male a causa sua. Per questo continuava a voler credere a quello che stavano cercando di costruire. E probabilmente così faceva anche Frank.

Accomodandosi meglio, contro la spalla del ragazzo, sotto la coperta che condividevano, a causa del freddo glaciale, le uscì una frase che non pensava le potesse uscire dalle labbra: "Oggi mi è arrivata una lettera."

Calypso era una delle poche persone a detestare le email. Amava la carta intestata, la cura delle lettere stampate e la sorpresa di dover uscire fino in giardino per ottenere un qualcosa che reputava talmente personale da non lasciare che neanche suo padre guardasse cosa le arrivava.
C'era un'anima antica che risiedeva nel suo corpo. O forse, sempre quella strana istruzione, che le aveva impartito il padre, la rendeva diffidente dai nuovi marchingegni, che reputava senz'anima.

"Una tua amica di penna?" Frank soppresse il suo naturale sorriso, tanto dolce e tanto vero. Calypso pensò che voleva assolutamente far funzionare le cose tra loro. Se non per lei, per lui. Cosa aveva potuto fare di male un ragazzo come Frank per meritarsi che Calypso lo trattasse come lei era stata trattata?

"Una lettera del bar" spiegò lei, alzando il mento e poggiandolo sul petto del ragazzo. "Una mappa segreta per un luogo nascosto." La ragazza sorrise al pensiero di qualcosa che le era sembrato tanto eccitante e appoggiò la mano chiusa sul petto di lui, che sbatteva le palpebre confuso. "Potremmo andare a cercarlo. Oggi. Domani non hai scuola, no?"

Frank si mordicchiò le labbra, alzando lo sguardo verso destra. "Potremmo" disse, infine, riportando i suoi occhi in quelli scuri di lei, impreziositi da un luccichio vivace. "Ma oggi?"

"Oggi è il domani di ieri" sorrise Calypso, iniziando a togliersi di dosso le coperte e saltellando verso le sue scarpe aperte, anche in pieno inverno.

Frank sospirò. Era sabato. Stava per calare il sole. Lui non era un tipo da feste di notte. Avere una ragazza sembrava essere più impegnativo di quanto credesse. Non voleva deludere le aspettative della sua ragazza.

Però. Era un pensiero che molte volte lo faceva sentire un cattivo ragazzo.

Percy gli aveva spiegato che il valore di un uomo si misurava nel modo in cui questo tratta la sua ragazza. Perché la sua ragazza dovrebbe essere la cosa -passate il termine- più importante nella sua vita.

Frank non cercava di rendere felice Calypso per vedere il suo sorriso -ecco, quello: bianco, brillante, bello-, ma per determinare il suo valore. E forse quello non era amore, ma era il sentimento più vicino a quello che lui avesse mai provato.

"Mi fai mettere la giacca?"

La ragazza rise leggermente, portandosi una mano davanti alla bocca, con fare elegante. "Non vorrei mai che ti ammalassi" disse, alzandosi in punta di piedi e alzando il mento, nel tentativo di arrivare alla guancia rosa di lui. "Oggi andiamo a giocare ai pirati."

Frank sorrise.

Poteva non essere amore, per entrambi, ma, almeno, si volevano bene.

 
 
 
 
 
 
 

🌸🍂🍀
 
 
 
 
 
 
 
"Avvicinati di nuovo a Hazel e ti spezzo le gambe."

Leo fece svolazzare la mano in segno di non curanza, mentre Nico alzava il pugno al cielo e ringhiava quasi rabbiosamente.

La verità era che nessuno dava molta retta a quel che diceva quel moro da, più o meno, quando era arrossito la prima volta davanti a un mago un po' troppo carino. Aveva perso la sua aura da cattivo ragazzo-barra-fantasma, che pensava potesse tenere tutti lontani da lui. Quindi Leo gli sorrise, mandandogli un bacio da lontano e salutandolo con la mano, appoggiato al bancone, proprio davanti ad una Hazel che alzava gli occhi al cielo.

"Smetterai mai d'infastidire mio fratello?"

"Quando smetterà di essere così dannatamente divertente." Leo sorrise mentre afferrava un bicchiere di Coca-cola con la stessa grazia di un motociclista e le guance da criceto. "E poi, chi dice che sto flirtando con te per finta?"

"Io." Hazel prese lo straccio per pulire il bancone, come una brava barista avrebbe dovuto fare in ogni sitcom americana. "Quando ti ho detto che qui non c'è trippa per gatti."

Come non ce n'era per nessuno. Ma non perché Hazel fosse una suora, chiusa davanti alla possibilità d'amare. Era perché Hazel aveva un'idea d'amore troppo alta, per così dire. Aspettava le farfalle nello stomaco, le mani sudate, la confusione negli occhi. Aspettava un sentimento così forte da non farla respirare. E nessuno glielo aveva fatto provare, a dirla tutta. Per questo, non per altro, non riusciva a voler accettare le avance di nessuno.

Leo alzò le spalle, con un sorriso anche troppo spensierato per essere di una persona che veniva rifiutato, implicitamente, per l'ennesima volta. "Sono un latin-lover nato. Abuelo dovrebbe essere fiero di me" ridacchiò, sorseggiando la sua bibita gassata.

"Ma tu non dovresti star lavorando alle luci di scena?"

"Silena e Rachel mi hanno buttato fuori da qualsiasi cosa riguardasse il palcoscenico. Stanno provando." Leo roteò sulla sedia tonda, il bicchiere in mano e lo sguardo alto. Si fermò giusto per ripiantare i gomiti sul bancone e guardare gli occhi dorati di Hazel, che lo studiavano attentamente. "Non voglio rivedere Silena in reggiseno. È mia cognata, non so se capisci."

Leo sospriò, mordicchiandosi le labbra e abbassando lo sguardo. Prese a giocare con le mani, neanche stesse costruendo qualcosa, attento a non far cadere il bicchiere di vetro.

"Non pensi sia ora che superi questa tua vecchia cotta?" Hazel era brava a leggere i sentimenti degli altri. Non era altrettanto brava a capire quando è il momento giusto di parlarne oppure no. Ma non aveva mai dato fastidio a nessuno parlarle dei suoi problemi in qualsiasi momento in cui lei li tirasse fuori. "Dico: ormai sono mesi che ti ha rifiutato."

"Chi? Silena? Dèi. Sarebbe incesto, Hazel! Non si fa!"

La ragazza alzò gli occhi verso il soffitto e sbatté i piedi sul pavimento di legno. "Parlo di Chione, idiota."

"Ah, beh, lei." Leo alzò di nuovo le spalle, questa volta con molta meno energia di prima. "Tipa focosa, eh? Che ti devo dire? Nessuno mantiene il confronto con Leo Valdez. Finirò zitello con tanti gattini robot. Uno lo voglio assolutamente chiamare Festus."

Hazel sollevò un lato delle labbra, in un sorriso amaro, mentre prendeva a pulire il bancone con quel vecchio straccio che Dakota le aveva lasciato. "Non te lo posso permettere" mormorò alla fine, con lo sguardo basso. "Se non troviamo nessuno dopo i trent'anni, prometto solennemente che sarò io a chiederti la mano, Leo Valdez."

Il ragazzo scoppiò a ridere, tamburellando sul piano ligneo con le sue dita, sempre troppo vivaci per rimanere ferme. "Neanche il gusto di chiedere la mano alla mia moglie di riserva ho!"

"Oh, così vuoi troppo, però!"

Hazel sorrise. Leo ridacchiò.

Magari tra loro non sarebbe mai stato amore, ma, almeno, si volevano bene.
  
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