PROLOGO

E' un freddo inverno del 1752. La città di Birmingham non è più visibile ad occhio nudo, persino dall'alto la si vede nascosta sotto una nube nera. Gli abitanti sono sommersi da quel fumo fastidioso, grigio e triste che penetra con facilità in ognuno di loro, tanto che si sentirebbero strani a respirare un po' d'aria pulita.

I colori sono ormai offuscati, e nessuno è più capace di distinguere la notte dal giorno. Dall'avvento della rivoluzione industriale, tutti gli uomini sono rinchiusi nelle fabbriche, spesso anche per una paga misera che non ricompensa il duro lavoro che tocca agli operai. Questi uomini non hanno più tempo per la loro famiglia, e i loro bambini (quando non lavorano), passano il tempo ad aiutare le loro madri in casa.

Tra queste famiglie c'è quella di Stuart, un ragazzino dodicenne riccioluto e biondo, con due occhi verdi pieni di speranza. Il papà di Stuart, il signor Allan Smith, è un operaio in una delle maggiori fabbriche della città, e passa 12 ore al giorno lontano dalla sua famiglia; motivo per il quale Stuart ha imparato a stare a casa in solitudine, non riesce mai a trascorrere del tempo con suo padre nemmeno per fare delle conversazioni da “uomini” come è solito per i ragazzi della sua età, quindi passa il suo tempo aiutando Virginia, sua madre.

Virginia è una donna simile esteticamente a suo figlio, tranne che per gli occhi: a lei non brillano più di speranza, sembrano rassegnati ad una sorte che non si può cambiare.

Nonostante le varie difficoltà, la famiglia Smith sembra felice, il loro nucleo familiare è inscindibile, o così sembra...

Durante un turno di lavoro alla fabbrica, improvvisamente un malfunzionamento del macchinario principale comincia ad intasare i condotti d'aria, in particolare quelli del settore di Allan. L'avvenimento è così repentino che gli operai non hanno modo di fuggire, e il papà di Stuart, dopo aver lottato a lungo per poter sopravvivere, soffoca in quella nube di fumo che tormenta tutta la città.