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Mi è bastato un semplice sguardo per capire che ti avrei passato la vita ad aspettarti, a volerti, a perderti, ad amarti.
Ho aspettato. Ti ho aspettato, ma era normale, siamo fatti così, passiamo la settimana aspettando il sabato, passiamo l’autunno aspettando il natale, passiamo la vita aspettando la felicità.
 Ho aspettato che tu fossi pronto ad amarmi alla luce del sole. Quell’attesa era atroce, ero arrivato al punto di pensare che il problema fossi io. Sai, ho sempre avuto questo complesso di inferiorità nei tuoi confronti. Mi sono sempre guardato allo specchio pensando di non essere abbastanza per te: abbastanza bello, abbastanza ordinato, abbastanza atletico, abbastanza romantico, abbastanza affettuoso. Abbastanza in tutto. Sono sempre stato convinto di essere troppo; troppo gelose, troppo disordinato, troppo impulsivo. Ed erano quei troppi troppo a spiegarmi che in realtà per te non ero abbastanza. Ho sempre dato la colpa a me stesso. Ero io quello sbagliato dei due non tu, quello inadeguato in amore. Quello inadeguato per te. Allora ho deciso di cambiare Louis, credimi. Credimi quando ti dico che ho iniziato a migliorarmi, per te, solo per te. Ho iniziato a dormire nella parte destra del letto solo perché tu preferivi la sinistra, quella più vicina al muro ma più lontana da te. Ho iniziato a comprare le felpe perché tu le amavi, ho messo da parte le giacche e le camice, mi vestivo come sapevo ti sarebbe piaciuto vedermi. Ed era bello vederti con una mia felpa e pregavo che tu almeno ti sentissi coperto, caldo. No Louis, io non lo ero. Mi avevi spogliato delle mie sicurezze, avevo il cuore freddo e tu non eri in grado di riscaldarlo. Non volevi riscaldarlo.
Ma io aspettavo, aspettavo che ti rendessi conto dei miei cambiamenti. Il caffè era troppo dolce e questo amore sempre più amaro. L’estate stava arrivando ed io avevo il cuore come il marmo. Come un pezzo di marmo di scarto, erroneamente lavorato, scolpito, spezzato. Spezzato da te.
Ma continuavo ad aspettarti, ti aspettavo il sabato sera quando uscivi con gli amici ed il letto era troppo vuoto se tu non c’eri. Ed io avevo troppo freddo se tu non mi abbracciavi. I giorni passavano e tu non c’eri mai, al sabato erano stati aggiunti altri cinque giorni della settimana. Mi andava bene però, tu eri felice e quindi io ero felice. Questo mi bastava, mi bastavi.