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Autore: Hermione Weasley    11/11/2015    2 recensioni
“Non siete il primo che è venuto a vedere la strega,” alluse, il sospetto vivissimo.
“Io non credo alle streghe,” non poté fare a meno di sottolineare, vagamente risentito dall'essere stato accomunato ai superstiziosi babbei del villaggio.
“Però siete venuto a vederla comunque,” la ragazza non voleva proprio mollare il colpo. Si sentì messo alle strette, innaturalmente indispettito.
“Ero curioso.”
“Quindi ci credete.”
“No, che non ci credo. Questo posto è piccolo e gli estranei sono sempre fonte di curiosità, non vi pare abbastanza?”
---
XVIII secolo. La vita di Clint Barton, figlio adottivo dell'eccentrico lord Phillip Coulson, cambia radicalmente quando una presunta strega viene ad abitare nel bosco vicino alla villa della famiglia. Clint dovrà fare i conti con la superstizione, gli obblighi, le responsabilità e forze in gioco molto più grandi di lui.
[1700 AU] [Clint/Natasha] [apparizioni di tutti gli Avengers + alcuni personaggi di Agents of Shield] [COMPLETA]
Genere: Avventura, Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Agente Phil Coulson, Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Steve Rogers/Captain America, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 12

~

 

Avranno sempre qualcosa con cui ricattarti.”

Natalia, n-non farlo.”

Non importa. Vattene e non guardarti indietro .”

Perché mi piaci e non sapevo dove altro andare.”

Voglio occuparmene personalmente.”

I traditori e i membri dell'ordine dello Scudo saranno giustiziati sul posto.”

Avranno sempre qualcosa con cui ricattarti.”

Perché mi piaci e non sapevo dove altro andare.”

Ti vedo.”

Non c'è nessun dio in grado di perdonarmi. Non c'è mai stato.”

Non importa. Vattene e non guardarti indietro.”

I traditori e i membri dell'ordine dello Scudo saranno giustiziati sul posto.”

Natalia, n-non farlo.”

Avranno sempre qualcosa con cui ricattarti.”

Avranno sempre qualcosa con cui ricattarti.”

Avranno sempre qualcosa con cui ricattarti.”

Ti vedo.”

Ti vedo.

Ti vedo.

Ti...

 

… sgranò gli occhi e urlò. Urlò con tutto il fiato che aveva in gola mentre le voci le si affastellavano nel cervello, le une sull'altre, più fioche, più forti, più squillanti, più perentorie. Si portò le mani agli orecchi e trattenne il respiro, i polmoni che già bruciavano per l'assenza d'ossigeno e il cuore che le martellava in petto, come impazzito.

E poi la vertigine, la sensazione di precipitare in un baratro oscuro.

Si sentiva fluttuare in un mondo privo di consistenza, fatto solo di voci, di echi lontani e di brividi gelidi.

Finché l'odore di resina dell'albero su cui si era decisa a riposare almeno un paio d'ore, prima di ripartire, non le affiorò alla coscienza con provvidenziale concretezza. Ne inspirò a fondo il profumo e appoggiò le mani sul tronco ruvido, premendovi i palmi quasi fino a farsi male. Il fastidio, il dolore, la riportarono coi piedi per terra. Erano reali. Tangibili.

Le voci, invece, se le stava solo immaginando. Si maledì perché dormire significava conceder loro la possibilità di tormentarla, di lasciare che il caos che le albergava in petto prendesse il sopravvento, la schiacciasse sotto il peso di decisioni irresolute e di scelte rimandate per troppo tempo. Una stupida debolezza che l'avrebbe consumata fino all'osso un giorno o l'altro.

La corda con cui si era assicurata all'albero prima di addormentarsi le premeva sullo stomaco, rassicurante e fastidiosa insieme. Doveva procurarsene una nuova: l'aveva dovuta tagliare quando le grida di Clint, aggredito da Molot, l'avevano sorpresa addormentata nel bosco vicino alle rovine della chiesa. Adesso era troppo corta.

Se ne liberò e scese giù dopo essersi accertata che non ci fosse nessuno nei paraggi. Il sole stava tramontando e l'aria era pesante e salmastra – la pioggia sarebbe arrivata di lì a poco, sospettava.

Avrebbe dovuto tornare indietro. Avrebbe dovuto andare avanti. O forse restare ferma era la soluzione migliore.

Le voci ricominciarono a sovrapporsi nella sua testa, ognuna intenzionata a dire la propria, ciascuna col proprio consiglio o ordine o miglior corso d'azione da seguire.

“State zitte,” sibilò a se stessa mentre raccoglieva le sue cose. “Zitte.”

 

***

 

Il respiro dell'uomo era caldo e nauseabondo contro la sua guancia. Si sforzò di sorridere e di tenere bene a mente il motivo per cui si era infilata in quella situazione: l'obbiettivo doveva essere raggiunto ad ogni costo.

Di compagnie itineranti da queste parti, non ne passano,” pronunciò rauco, la mente concentrata altrove. Con una mano si stava facendo strada tra gli strati delle sue sottane, finché non ebbe trovato la carne morbida delle cosce. L'afferrò bruscamente, attirandola a sé con impazienza.

Oh, è un vero peccato.” Si mostrò ingenua, interessata, infantile nel proprio entusiasmo. “Ma ne hai mai visti?” Gli chiese, fermandogli la mano prima che potesse risalire oltre. “I pagliacci, le donne barbute, gli acrobati altissimi, arcieri che riescono a fare cento centri consecutivi!

L'uomo rise schiacciandola maggiormente alla parete. Gli piaceva che si mostrasse disponibile, ma allo stesso tempo pudica, che rendesse il gioco abbastanza difficile da essere interessante, ma non troppo da risultare impossibile. Gli uomini sono cacciatori, le avevano insegnato. Che volevano vincere facile, però, l'aveva imparato da sola.

Di donne barbute non ne conosco, ma mia moglie ha dei baffi niente male.” Faceva scorrere il pollice su e giù sulla porzione di pelle calda e liscia poco distante dall'inguine, tentando di forzare l'ostacolo imposto dalla mano di lei. Non sarebbe riuscito a sedurre neppure un cinghiale con quelle maniere grossolane.

E di arcieri...” l'uomo aveva ripreso a parlare, forse sperando di accontentarla dicendole quello che si aspettava di sentire. “C'è un matto nel villaggio dopo il bosco... uno squinternato che vive in casa di uno di quei parrucconi eccentrici. Dicono sia posseduto dal demonio.” Gracchiò qualcosa, accennando l'ennesima risata. “Per quale altro motivo un pezzente dovrebbe essere tanto abile con quei legnetti?

Natasha ricambiò lentamente il sorriso e rimosse le mano, dandogli per un istante l'illusione di averla convinta, soggiogata.

Grazie.” Solo un sussurro prima che l'aria si riempisse dello schiocco del collo che si spezzava.

 

***

 

La nave sarebbe salpata di lì a poco. Le condizioni non erano ottimali e il cielo minacciava pioggia da un momento all'altro. Ma Natasha aveva fretta di tornare dai suoi mandanti per riscattare il suo debito: si era persuasa che quella e nessun'altra era la sua priorità numero uno.

La medaglia era lucida e brillante sotto la grigia luce dell'alba. Una clessidra rossa come il sangue incastonata in un cerchio d'ossidiana nero: era quella la moneta di scambio che le avrebbe permesso di comprare la libertà di Marina.

Durante il loro ultimo tentativo di fuga avevano deciso di uscirne in ogni caso – vive o morte. Gli uomini sguinzagliati dalla Stanza Rossa le avevano trovate, ma invece che lasciarsi ricondurre docilmente all'ovile con la rassegnazione negli occhi – com'era già successo molteplici volte –, avevano deciso di combattere. Natasha si era preparata a morire; niente l'avrebbe convinta a tornare indietro. Non sarebbe più appartenuta a nessuno: se fossero riusciti a reimpossessarsi di qualcosa, quel qualcosa sarebbe stato il suo cadavere e nient'altro.

E poi era andato tutto a puttane. Una pistola aveva fatto fuoco e Marina era rovinata a terra. L'aveva soccorsa e le era bastato un attimo per accorgersi che avrebbe perso la gamba. Aveva tentato di tranquillizzarla, di convincerla a continuare. L'aveva sollevata e sorretta nell'ultimo, disperato accenno ad una fuga ormai irrimediabilmente compromessa.

Non poteva lasciarla. Un'agente che non può reggersi in piedi è un'agente inutilizzabile. L'avrebbero eliminata. Avrebbe fatto sì che nessuna delle due ne uscisse viva, ma Marina l'aveva guardata con occhi terrorizzati e pieni di panico, supplicandola di ripensarci.

Natalia, n-non farlo.

Per questo, alla fine, all'ovile ci era tornata comunque, implorando pietà per l'affronto di quell'ennesima fuga, negoziando per la vita della compagna. Erano seguiti mesi lunghi ed estenuanti in cui gli incarichi si erano accavallati gli uni sugli altri. Quella medaglia era l'ultimo ostacolo che la separava dalla libertà dell'amica. Il gettone di un favore ripagato che le avrebbe finalmente permesso di strapparla all'incubo della prigionia. Di impedire che diventassero entrambe croci sbiadite sul muro di chi non ce l'aveva fatta.

Avrebbe voluto che le cose fossero davvero così semplici. Lineari.

Avranno sempre qualcosa con cui ricattarti,” le ricordò Selvig nella sua testa.

Rialzò il capo per seguire gli spostamenti degli uomini affaccendati sul molo, pronti alla partenza imminente. Le ci era voluto un giorno intero per raggiungere il porto dei contrabbandieri sulla costa a nord dell'abbazia. Era stanca – tutte le energie spese per tenere ben lontani dalla mente pensieri molesti e divagazioni inutilmente negative. Ma più le ore scivolavano via e più diventava difficile ignorarli.

Ripensò a Molot. La decisione dei sommi capi di concederle un'altra chance non era stata unanime: alcuni tra quelli avrebbero voluto vederla morta prima che diventasse una spina troppo fastidiosa nel fianco dell'organizzazione. Era possibile che in sua assenza gli equilibri di potere della Stanza Rossa fossero nuovamente cambiati, che chi le aveva concesso di rimediare fosse stato rimosso una volta per tutte. Il monaco era stato mandato per ucciderla, su questo non aveva dubbi.

L'implicazione che quella condanna in contumacia significasse anche la morte dell'amica, però, non voleva prenderla in considerazione. Ma per quanto tentasse di respingerla e prenderne le distanze, la sua mente pragmatica già sapeva come dovevano essere andate le cose. Se avevano deciso di poter fare a meno di un'agente ancora perfettamente in grado di portare a termine i propri compiti, sicuramente si erano già sbarazzati della storpia che marciva nei loro sotterranei.

Natalia, n-non farlo.

Il tuono che rimbombò nell'aria un attimo dopo la fece rabbrividire. Il cielo si era annerito; spessi banchi di nubi si erano assiepati sulla linea dell'orizzonte. Trattenne il respiro mentre la pioggia andava a confondersi col mare.

 

***

 

Il silenzio era pieno dei rumori del bosco. I sussurri delle fronde, il frusciare dell'erba, i passi silenti degli animali, il muto frullar d'ali degli uccelli notturni.

E' mio fratello.” L'asserzione gli era uscita come un sorta di affronto, un modo di consegnarle un'informazione con la curiosità di scoprire che cosa ne avrebbe fatto.

La consapevolezza le scese addosso con straordinaria chiarezza: il sospetto se lo portava dietro da giorni, ancora informe e confuso, ma adesso le appariva davanti agli occhi limpido e definito.

Clint era una versione più pulita e meglio mantenuta di Trickshot. Il capo dei ribelli l'aveva mandata alla ricerca del fratello perduto – ecco perché si era raccomandato di volerlo vivo. “Voglio occuparmene personalmente” le aveva detto, e Natasha si era immaginata le circostanze di un regolamento di conti come qualsiasi altro, un debito che andava saldato col sangue.

Lo guardò attraverso il buio, gli occhi grigi che sembravano scintillare nell'oscurità e il senso di colpa che le si riaccendeva in petto. Erano fratelli, ma dubitava che le intenzioni di Trickshot fossero pacifiche. Quell'uomo le faceva paura perché era imprevedibile, troppo sensibile a repentini cambiamenti d'umore per poter essere letto come una persona qualsiasi.

Lo stava conducendo in una trappola da cui non era sicura che sarebbe uscito vivo.

 

***

 

La partenza era stata rimandata in attesa che il temporale si placasse. Marinai e contrabbandieri si erano rifugiati nelle grotte che punteggiavano la scogliera, gli occhi mestamente puntati sulle navi attraccate nel porticciolo nascosto; la speranza che resistessero alla furia degli elementi viva nei volti mangiati dal sole. Qualcuno beveva, altri avevano azzardato a canticchiare qualcosa, ma in maggior parte tacevano.

Natasha era rimasta in disparte, il cappuccio calato sugli occhi. Non era preoccupata, ma contava che nessuno la disturbasse. Le onde furibonde, aiutate dal vento, facevano vorticare gocce salate fino all'ingresso della caverna, spruzzandole le guance.

Si chiese se Trickshot avesse deciso di risparmiare il fratello. Si chiese se Clint fosse ancora vivo e se sì, per quanto lo sarebbe stato ancora.

Voglio occuparmene personalmente. Cos'aveva in mente?

Si sentiva stupida per come i suoi pensieri si dividevano tra la compagna molto probabilmente già morta e quell'uomo che conosceva a malapena e che non aveva fatto altro che ingannare sin dal primo giorno che si erano incontrati. Per quanto si lambiccasse il cervello non capiva perché l'avesse seguita.

Perché mi piaci e non sapevo dove altro andare.

Se l'era ripetuto un centinaio di volte nel tentativo di capire dove stesse l'inghippo. E alla fine aveva risolto che non ce n'era, che era stato sincero. Era abile, Clint, e capace di cavarsela anche nelle situazioni più complesse, sempre riuscendo a mantenere una leggerezza che la destabilizzava; ma mentire non era la sua specialità, soprattutto quando il fratello creduto morto gli si era materializzato davanti agli occhi.

Aveva parlato senza filtri, ottenendo solo di squarciare la sua indifferenza, di farla in mille pezzi.

Ti vedo.”

Ma non aveva ancora il coraggio di crederci.

 

***

 

Il cuore le si rimpicciolì alla vista della clessidra incisa nella pelle. Dovevano aver deciso che non valeva la pena accontentare i suoi capricci di agente redenta, che in fin dei conti faceva loro più comodo da morta piuttosto che da viva. Non importava quanto fosse abile o che fosse il meglio che il monastero avesse mai prodotto: uno schiavo disubbidiente è uno schiavo che non vale la pena avere.

Era bastata quella vecchia nenia ad instillarle il panico, a farglielo scorrere nelle vene fino ad avvelenarle il sangue. Ma aveva sperato che fosse solo una coincidenza. Una bizzarra, assurda, improbabile coincidenza.

Non so se stai lavorando o se sei scappata,” il Mangiafuoco le stava parlando in quella loro lingua slava, regolare e priva di accento. “Non importa. Vattene e non guardarti indietro.

Si placò di colpo. Non era un sicario. Era un fuoriuscito, qualcuno la cui fuga aveva avuto successo. Provò un moto di invidia mista ad ammirazione e persino ribrezzo. Come se una parte di lei non potesse esimersi dallo sfoggiare una ridicola fedeltà ad una causa che non le apparteneva.

Non tornare da loro,” insisté l'uomo. “Qualsiasi cosa succeda non tornare da loro.

Come avrebbe potuto dirgli che avevano ancora un conto in sospeso? Che la vita di Marina era appesa ad un filo e che solo lei avrebbe potuto impedire che l'abbattessero come un animale rabbioso?

Non è così facile.

No, non lo è. E' la cosa più dura che farai... ma è anche la più semplice.

Le sue parole le scesero nello stomaco con una familiarità schiacciante. Era questione di vita o di morte. Di vera vita e di morte reale o, peggio, solo apparente. Rimanere avrebbe significato morire pure se il suo cuore avesse continuato a battere, compromesso dopo compromesso. Finché di lei non sarebbe rimasto un bel niente.

Andate,” ripeté. “E non tornare a cercarmi.” L'espressione era rimasta impassibile, ma la voce era perentoria. “Se torni a cercarmi, se mandi qualcuno a farlo...

Lasciò la frase in sospeso, permettendole di completarla a proprio piacimento. Sapeva di cos'erano capaci gli adepti della Stanza Rossa – le stesse cose di cui era capace lei.

Annuì una sola volta prima di decidersi a raccogliere le bisacce e ad afferrare Clint per il braccio sano. Soffocò la gratitudine e la sorpresa che erano rimaste ad aleggiarle in petto dacché aveva realizzato che si era beccato una freccia per lei, concedendo solo alla stizza di affiorare in superficie. Non era una donzella in difficoltà e non aveva bisogno di essere salvata.

Né da lui, né da Boris.

 

*

 

Vi darò una moneta d'oro.

Il contadino le scoccò un'occhiata diffidente, guardando alternativamente lei e il carro carico di ceste e casse con cui Natasha l'aveva visto sopraggiungere. Il ronzino che vi era attaccato, invece, era talmente immobile da sembrare una statua.

Solo fino al villaggio oltre il ponte?” La domanda le rivelò che stava per cedere e accontentarla.

Solo fino al villaggio oltre il ponte,” promise, mostrandogli la moneta in segno di buona fede.

L'uomo – tarchiato, dal collo largo e i fianchi rotondi – esitò ancora un istante prima di rilasciare un brusco sospiro. Scese da cassetta e si affrettò ad impossessarsi del soldo prima che uno dei due potesse cambiare idea.

Natasha lo guardò soffermarsi accanto al corpo privo di sensi di Clint. Il suo compagno di viaggio era svenuto durante la medicazione; aveva tentato di risvegliarlo, ma non ci era riuscita. In circostanze diverse avrebbe aspettato che si fosse ripreso, ma dal nascondiglio in cui aveva trascinato entrambi, aveva scorto diversi gruppi di soldati puntare verso il ponte di pietra al quale erano ormai prossimi.

La quantità di militari in giro per le campagne cominciava a preoccuparla; dubitava vivamente che fossero lì per lui, ma ciò non toglieva che Clint fosse ancora ricercato. Sarebbe stato utile scoprire che diavolo stesse succedendo per evitare di cadere in qualche grossolana trappola, ma si obbligò a riordinare le priorità. Doveva rimettersi in viaggio, raggiungere l'abbazia e concludere il lavoro. Capire che razza di intrighi di potere fossero in corso nel regno era sicuramente una priorità secondaria, ma decise comunque di indagare se se ne fosse presentata l'occasione. Magari era semplicemente cominciata l'ennesima guerra di cui nessuno, tra il popolo, avrebbe capito le cause o gli interessi, pagandone però il prezzo più alto.

Aiutò il contadino a sollevare Clint e a sistemarlo sul carretto, tra le casse, le ceste e i mucchi di paglia. Con la scusa di coprirlo col proprio mantello, Natasha si curò di nasconderlo il più possibile alla vista nel caso avessero incrociato qualche soldato ficcanaso.

Che gli è successo comunque?” Le chiese l'uomo, invitandola a seguirla per risalire a cassetta insieme a lui.

Ha alzato troppo il gomito ieri sera,” mentì.

Il contadino non sembrò troppo convinto dalla spiegazione.

Il bosco è pieno di pericoli,” decretò a mezza voce, come credendo di aver intuito qualcosa e, di conseguenza, aver condiviso un consiglio del tutto disinteressato.

Natasha ripensò a Clint, a quello che le aveva detto prima di perdere i sensi, al modo in cui si era curata di eludere le sue domande.

No, una strega non deve aver paura di ciò che si nasconde anche nella foresta più buia: perché una strega sa che la cosa più pericolosa, là dentro, è proprio lei. (*) Prese posto accanto al contadino, sforzandosi di convincersi che era vero. Che non aveva paura, che non poteva averne.

 

***

 

Era scoppiata una rissa alle sue spalle, ma Natasha non se ne curò. Aveva un foglietto tra le mani, macchiato del sangue del tenente a cui aveva tagliato la gola nella fetida cella del centro di detenzione – gliel'aveva sfilato dalla tasca interna della divisa senza averlo realmente preventivato. Vi erano state vergate parole frettolose in un inchiostro costoso:

 

Prepararsi alla festa della corona e convergere sulla capitale.

Il capitano Rogers non è stato ancora recuperato, ma il piano non è cambiato.

I traditori e i membri dell'ordine dello Scudo saranno giustiziati sul posto.

E' tutto pronto. Procedere come programmato.

Assicuratevi di fare la vostra parte per la gloria del regno.

H.H.

 

Farsi catturare alla locanda, con l'intenzione di scoprire che diavolo stesse succedendo, era stata una scelta avventata e potenzialmente pericolosa. A ripensarci adesso, in retrospettiva, si rendeva conto di aver rischiato molto. Troppo. L'azzardo, però, le aveva permesso di far luce sulla situazione, di poter agire in modo un po' più consapevole – anche se ormai temeva che la faccenda andasse ben al di là dei consueti confini di un mutamento negli equilibri di potere della capitale.

Mancava solo una settimana alle celebrazioni per la festa della corona e ormai il sospetto che l'esercito fosse coinvolto in un colpo di stato si era fatto concreto. Ecco spiegata la quantità di truppe dislocate in tutto il regno.

Ricordò la scusa che si era inventata per convincere Clint a non abbandonare la chiesa di padre Selvig: le strade intorno ai possedimenti del cugino del sovrano erano sotto lo stretto controllo dei soldati del re per schiacciare qualsiasi rivolta contadina nel sangue; sarebbe stato impossibile eludere la loro sorveglianza. A quell'altezza, però, non si era fatta troppe domande sul perché; si era solo limitata a servirsi di quell'informazione – e del rinomato pessimo temperamento del cugino del sovrano – per fabbricare un monito sufficientemente persuasivo.

Fantasticò su quello che sarebbe potuto succedere se l'avesse lasciato andare. Forse sarebbe tornato al villaggio per poi essere catturato dagli uomini di Rogers o usato come moneta di scambio per stanare i Coulson, spariti a nascondersi chissà dove. Magari il nobile eccentrico era meno sprovveduto di quanto sembrasse, magari aveva amici potenti nell'ordine dello Scudo che avrebbero potuto metterlo in salvo. Era possibile che l'attentato al capitano fosse stato organizzato proprio da loro e poi messo in pratica grazie al suo aiuto. Oppure l'attentato non era stato pensato ai danni del capitano.

I traditori e i membri dell'ordine dello Scudo saranno giustiziati sul posto.

Clint avrebbe voluto saperlo. No, di più, meritava di sapere cosa stava succedendo, che – qualsiasi cosa fosse – i suoi familiari vi erano rimasti coinvolti. Se fosse stata al suo posto, avrebbe voluto esserne messa al corrente per poter prendere una decisione autonoma.

Perché mi piaci e non sapevo dove altro andare.

Socchiuse gli occhi ed inspirò a fondo.

 

***

 

Aveva capito che le cose si sarebbero messe male quando grida di orrore avevano riempito la piazza addobbata a festa per le celebrazioni in onore del patrono.

Non era riuscita a vedere il momento in cui il capitano Rogers era stato colpito, ma le erano bastate le reazioni della gente per capire cosa fosse successo.

L'istinto di andarsene il più rapidamente possibile – nascosta e camuffata com'era tra la folla così come faceva per tutte le sue sporadiche visite al villaggio – aveva subito preso il comando della situazione.

Aveva fatto ritorno alla casa nel bosco, sperando che la notte, insieme alla superstizione degli abitanti del villaggio, li avrebbe tenuti a distanza. Ma si era sbagliata.

Aveva temuto che il panico e la psicosi generale avrebbero innescato un processo di furia e vendetta irreversibile e così fu.

Si precipitò in casa, gettando a terra l'ampio mantello che la nascondeva. Spalancò il ripostiglio e ne estrasse la bisaccia che teneva sempre pronta in caso di emergenza. Gettò a terra la parrucca bionda e si assicurò un lembo della sottana alla cintura, per essere sicura di avere tutta la libertà di movimento di cui – ne era sicura – avrebbe presto avuto bisogno.

Continuò a cercare tra le finte provviste di cui disponeva finché non trovo quello che le serviva: pece liquida. Uscì all'esterno quando già il palpitare degli zoccoli dei cavalli vibrava nell'aria; si mosse con rapidità, tracciando un cerchio attorno alla casa, ma con l'accortezza di lasciarsi uno stretto varco sul retro per garantirsi una via di fuga.

Il cuore le batteva in petto come impazzito mentre il cervello si sforzava di restare lucido, di fare mente locale nel modo più analitico possibile: un minuscolo errore sarebbe stato sufficiente a metterla in guai seri. Poteva fuggire, certo, ma l'ultima cosa di cui aveva bisogno era trascinarsi dietro l'esercito in un inseguimento senza né capo né coda; senza contare che aveva una missione da portare a termine: allontanarsi di lì senza Clint sarebbe stato un errore imperdonabile. Tutto il lavoro fatto fino a quel momento sarebbe andato in fumo. No, era una prospettiva inaccettabile.

Rientrò in casa per accendere, alla fiamma del camino, una piccola torcia fatta di legno e stoffa.

Quando tornò all'esterno e si fermò sul ciglio del cerchio di pece, le macchie rosse delle divise dei soldati del re erano ormai schierate davanti a lei. Fece scorrere lo sguardo sui loro volti contriti dalla rabbia, sugli occhi annebbiati dall'alcool ingerito durante la festa tanto bruscamente interrotta.

Signori,” li accolse con un leggero inchino.

Ammazzatela!” Gridò qualcuno, facendo un gesto imperioso nella sua direzione.

I soldati si mossero contemporaneamente, scattando in avanti. Natasha indietreggiò con agilità, attirandoli all'interno del cerchio uno ad uno, finché al suo esterno non ne rimase nessuno.

Mentre le urla della gente del villaggio cominciavano a raggiungerla, Natasha si soffermò sulla soglia della piccola abitazione. Un attimo prima che il soldato più vicino sguainasse la spada per aggredirla, lanciò la torcia accesa in un punto ben preciso: le fiamme si appiccarono alla pece, erigendo un muro di fuoco che avrebbe tenuto a bada la folla... almeno per un po'. Quel tanto che le sarebbe bastato ad escogitare un piano alternativo.

Col calore che risaliva fino alle pareti, con le lingue bollenti che, prima o poi, avrebbero intaccato anche la casa, Natasha si preparò a combattere.

 

***

 

Era ormai tarda notte quando la nave salpò dal porticciolo; un'ombra scura che scivolava dolcemente sulla tavola scintillante del mare.

Natasha la guardò allontanarsi dal suo punto di osservazione sul picco della scogliera. L'imbarcazione prendeva il largo, portandosi via l'ultima speranza di rivedere Marina in vita. La medaglia giaceva inerte e fredda nello spazio tra i seni, il cordoncino ruvido e dolorosamente presente contro la pelle del collo.

Tentò di convincersi che era già morta. Che Molot era stato inviato per completare un lavoro già avviato in separata sede, che se fosse tornata indietro non avrebbe trovato altro che un cadavere dato alle fiamme e una moschetto puntato addosso.

Non metteva in dubbio che sarebbe morta comunque. “Qualcosa di grosso bolle in pentola” l'aveva messa in guardia il Mangiafuoco, e ormai era convinta si trattasse dei piani segreti per decapitare la monarchia e creare un vuoto di potere che avrebbe favorito chissà chi. La Stanza Rossa doveva essere coinvolta, ma da sola non avrebbe avuto i mezzi per mettere in pratica un colpo di stato su così larga scala. Qualsiasi fosse il suo alleato principale (H. H. diceva il biglietto del tenente), l'ordine dello Scudo era l'ultimo bastione in difesa della dinastia Stark.

Ma tutti quegli intrighi non le importavano: le congiure di palazzo non la riguardavano. Tutto ciò che sapeva era che i Coulson erano coinvolti e che Clint era caduto nella trappola di suo fratello perché lei ce l'aveva condotto.

Voglio occuparmene personalmente.

Se doveva essere morta di lì a qualche giorno – i traditori saranno giustiziati – tanto valeva andarsene con un ultimo, disperato atto di rivendicazione.

Si chiese se Marina sarebbe stata d'accordo. Si chiese se, arrivata al dunque, non si sarebbe lasciata prendere dal panico anche lei. Si chiese se avrebbe avuto il coraggio di andare fino in fondo.

Natalia, n-non farlo.

Si sfilò la collana, guardando la clessidra rossa brillare nella luce pallida di una notte tersa e placida. Lasciò che la risolutezza delle proprie decisioni le scivolasse nello stomaco con la tranquillità delle cose inevitabili e fatali. Tese il braccio sul baratro che si apriva oltre la scogliera e distese una ad una le dita contratte attorno al cordoncino.

Avranno sempre qualcosa con cui ricattarti.

La medaglia, la sua unica speranza di contrattare con la Stanza Rossa, venne inghiottita dall'aria fitta di tenebre prima, dalla massa cupa del mare poi.

Ti vedo.

 

*

 

Aveva rubato un cavallo da uno dei carichi in partenza e aveva cavalcato per tutta la notte finché il profilo dell'abbazia non si era delineato sul fondo grigio del cielo. Solo allora si era accorta che non avrebbe potuto avvicinarsi all'edificio, né tantomeno penetrarvi, senza la copertura offerta dall'oscurità.

Doveva aspettare. Ore. Prima che il momento propizio si presentasse.

Voglio occuparmene personalmente.

Erano passati due giorni da quando aveva consegnato Clint al fratello e niente le vietava di pensare che fosse già morto, tolto di mezzo nell'esatto istante in cui era stato inghiottito dalle mura di cinta, il braccio di Trickshot drappeggiato sulle spalle.

Sapeva che i suoi uomini erano sparsi un po' dappertutto nel raggio di almeno un miglio dall'abbazia e che l'operazione richiedeva la massima cautela – lasciarsi catturare per ottenere l'accesso al quartier generale dei ribelli era un'opzione che aveva già scartato. Erano decisamente troppo numerosi e l'unico modo per ingannarli era conservare il fattore sorpresa, attaccarli prima che potessero capire cosa li avesse colpiti.

L'esterno della costruzione era irregolare, gli appigli sufficienti affinché potesse essere scalata se non comodamente, almeno senza rischiare di ammazzarsi. E poi c'era un lato che gli scagnozzi di Trickshot non si preoccupavano di sorvegliare: quello a strapiombo sul mare.

Si nascose nel bosco poco distante dallo spiazzo erboso antistante l'edificio e legò il cavallo in un punto abbastanza appartato – se ne fossero usciti vivi, avrebbero avuto bisogno di una rapida fuga.

Dopodiché prese rifugio sui rami più alti di un grosso albero, passando il tempo ad individuare le guardie nascoste un po' per tutto il prato, sulle mura, qualcuna persino sul piccolo campanile dall'aria pericolante.

Un ronzio lontano e distante le fece compagnia fino al tramonto.






(*) citazione rielaborata da Terry Pratchett (x)

Note: primo capitolo dal POV di Natasha che credo spieghi un bel po' di cose sul perché ha fatto quello che ha fatto, e anche cosa stava combinando o pensando nel corso di avvenimenti che abbiamo visto solo dal POV di Clint. E' strano perché di solito ho molta più dimestichezza con Natasha che con Clint e invece questo è l'ultimo capitolo che ho finito di scrivere di tutta la storia... 'na faticaccia, non saprei neanche spiegare granché. Spero abbia un senso compiuto in ogni caso :P
Per la cronaca, Marina è una compagna di Natasha nel fumetto dedicato alla Vedova Nera di Nathan Edmondson (finito troppo presto ahimè).
Per lo scioglimento del cliffhangerone, come vi avevo anticipato, tocca aspettare il prossimo capitolo.
(Per i flashback ho usato la tecnica dei dialoghi in corsivo scippata senza troppi complimenti a Dark Rain di Sheep01 che - se non la state già leggendo - vi consiglio caldamente. Ne approfitto anche per ringraziarla per il sostegno morale, fandomistico e tutte cose.)
E un grazie anche a chi legge & recensisce, ché mi fa sempre piacere.
Alla prossima settimana!
(◡‿◡✿)
  
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