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Autore: BlackIceCrystal    11/11/2015    4 recensioni
Quando si sveglia rimane muto e immobile, tanto paralizzato da quello che ha appena visto che non riesce neanche ad urlare. Derek sembra comunque sentire l’odore di quelle lacrime invisibili che gli bagnano il cuore e Stiles non sa davvero come faccia.
[...]
« Sono diventato la tua ancora? » Stiles incespica sulle proprie parole; stanno insieme da un bel po’ di tempo, è vero, ma questo proprio non se lo aspettava.
« sì » Derek è grato che sia talmente tanto buio, è sicuro che se il suo sguardo si incontrasse con quello del ragazzo di fronte a lui, in questo momento, qualcosa si spezzerebbe e non potrebbe più essere recuperata.

[Sterek, demon!Stiles, post 5A]
[4^ Classificata al Di AU!, OTP, Future!fic e tante belle cose indetto da aturiel]
[2^ Classificata al Multifandom Contest - Oneshot (Seconda edizione!) indetto da eos_92]
Genere: Dark, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Il branco, Stiles Stilinski
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Perdonate il re-posting di questa fanfic ma non ho pensato che non poter partecipare ad uno dei contest con una storia a rating rosso voleva dire anche che la storia non poteva essere contenuta in una raccolta a rating rosso... Mannaggia a me che non ci penso prima! >__<
Comunque... prima di lasciarvi alla fanfic, ci sono un paio di cose da dire, le più importanti sono principalmente tre:
1) In questa fanfiction Derek e Stiles stanno insieme già da prima della 3B. Per questo motivo ho dovuto dare un’altra spiegazione ad alcuni eventi (per esempio Derek che parte con Braeden alla fine della quarta stagione) e ho inserito l’avvertimento What if?.
2) Dato che la fan fiction è ambientata sei mesi dopo gli avvenimenti di Theo e dei Dread Doctors e dato che la 5B non è ancora stata trasmessa, ho ipotizzato un bel po’ di cose riguardo a come sia finita
3) La fan fiction partecipa ai seguenti contest/challenge:
- Di AU!, OTP, Future!fic e tante belle cose [Multifandom] indetto da aturiel (che però era una versione un po’ diversa e che in seguito ho modificato >__<), con Categoria 1: Sterek + Categoria 3: Angel/Demon;
- Multifandom Contest - Oneshot (Seconda edizione!) indetto da eos_92 con il pacchetto Quotes, Gruppo 2, Prompt: «Don’t get too close / It’s dark inside / It’s where my demons hide / It’s where my demons hide»” (Demons - Imagine Drangons)
- Alla solita challenge Don’t be such a Sourwolf con il prompt #13 – Demon!Stiles, “Ti odio e voglio vederti morto” (battuta che ho interpretato un po’ a piacimento)
4) ci sono delle note finali a fine oneshot XD
The Monster Inside Of Me
«Don’t get too close
It’s dark inside
It’s where my demons hide
It’s where my demons hide»
(Demons - Imagine Dragons)

Stiles si guarda intorno, confuso.
Il vapore lo avvolge in uno stretto abbraccio, offuscando tutto ciò che lo circonda.
Agita le braccia per aria, provando a scacciare da sé la nube bianca che gli impedisce di vedere oltre il suo manto. Le spirali di fumo danzano, volteggiano intorno a lui e alla fine si dissolvono nell’aria, la nebbia si dirada e tra i suoi anelli sempre più sottili Stiles riesce finalmente a scorgere lo specchio appannato davanti a sé. Tenta inutilmente di ripulirlo, sfregando la manica della felpa rossa che sta indossando (la sua preferita) contro la superficie di vetro, cercando di distinguere il riflesso del suo profilo, informe e un po’ sbiadito. Il vapore lo circonda nuovamente, turbina sempre più velocemente intorno a lui, avvolgendolo nella sua presa, non permettendogli di vedere nient’altro.
Muove ancora una volta il braccio, nel tentativo di scacciare ancora quell’ammasso caotico di acqua allo stato gassoso ed è in quel momento che se ne accorge: la nebbia non è solamente intorno a lui, evapora dalla sua pelle e lascia dietro di sé una scia di squame nere come cenere ardente. Stiles alza le maniche sconvolto, notando che anche il resto del suo corpo è ricoperto dalle stesse scaglie lucide e lisce: neanche più un centimetro di pelle biancastra si può scorgere sotto le loro fila - proprio quella di cui ogni tanto si lamenta perché non riesce a prendere un colorito decente neanche se sta un giorno intero sotto il sole estivo.

La porta del bagno cigola, come nel più scadente dei film dell’orrore, si apre, risucchia via tutta la foschia e disappanna il vetro davanti a lui; Stiles non vorrebbe vedere in che modo si è tramutato il suo volto, ma il suo corpo si muove contro la sua volontà ed è costretto a farlo.
Sussulta interiormente quando i suoi occhi incontrano quelli iniettati di rosso cremisi che l’immagine riflessa gli offre e sobbalza quando, alzando le mani all’altezza dello sguardo, si ritrova davanti solo artigli grondanti di sangue.
Vorrebbe poter sperare che quella figura – quella che gli sorride perfidamente mettendo in mostra le lunghe zanne intrise di veleno – non sia davvero lui, ma non può: si sente, in quel corpo, ci si ritrova dentro e se ne scopre prigioniero.
La porta aperta cigola ancora una volta, spinta da non sa quale spiraglio di vento.
Se ne sente attratto e spaventato allo stesso tempo, terrorizzato da quello che troverà oltre la soglia, ma ancora una volta il suo corpo si ribella ai suoi pensieri e le gambe si muovono sicure - lui non lo è per niente – conducendolo prima all’entrata della scuola, poi all’interno della biblioteca.
I corpi senza vita degli studenti e dei professori sono ammucchiati al centro della stanza, uno sopra l’altro, in un ammasso disorganico di braccia e gambe, di mani protese verso di lui, di occhi che lo fissano con le loro iridi bianche, spente, senza più luce.
Il suo grido disperato che si tramuta in una risata maligna gli rimbomba nelle orecchie insieme alle voci di tutti quei cadaveri.


« Stiles! Stiles! » Derek lo sveglia come ha fatto già altre volte negli ultimi giorni, seguendo i passi di quella specie di rito a cui entrambi si sono ormai abituati: Stiles si agita durante un incubo, Derek lo scuote cercando di svegliarlo, Stiles urla nel sonno, Derek gli ringhia contro, Stiles si ritrova davanti agli occhi le zanne di Derek. Le prime volte Stiles ha urlato dalla paura e dalla sorpresa - insomma, svegliarsi con i canini di un licantropo davanti alla faccia non è proprio un dolce risveglio, no? -, ha anche rischiato di cadere dal letto o di sbattere la testa sullo spigolo del comodino ma fortunatamente il suo ragazzo ha dei riflessi migliori dei suoi.
« Che hai sognato questa volta? » Derek ormai conosce ogni sogno che Stiles ha fatto negli ultimi venti giorni. Dopo aver saputo dei primi incubi e averli raccontati a Deaton, contro la volontà di Stiles che li riteneva solo incubi, uguali a tutti quelli che l’avevano tenuto sveglio prima d’allora, il druido aveva consigliato di parlarne appena svegli, incitando Stiles a ricordare più particolari possibili.
Speravano di trovare qualche indizio che li avrebbe condotti ad una soluzione… in realtà, con tutte le informazioni in loro possesso, ancora non sono riusciti a trovarne una.


13 Marzo – Ventitré giorni prima
Da: Scott
10:22
quando hai visto Stiles l’ultima volta?

Da: Derek
10:37
ieri pomeriggio

10:42
è successo qualcosa?


Da: Scott
11:07
nessuno ha visto Stiles dopo l’incontro di ieri

11:09
sto provando a chiamarlo

11:15
tredici chiamate e ancora nessuna risposta

11:17
e la polvere di sorbo è scomparsa dal laboratorio di Deaton

Da: Derek
11:17
Arrivo

« Sono state le Lamie? Stiles è l’unico ad essere scomparso questa settimana… »
« Potrebbe aver scoperto la loro tana e aver deciso di provare con la polvere di sorbo ed il sale »
«È da settimane che cerchiamo di scoprirlo e non abbiamo trovato niente! »
« Stiamo parlando di Stiles… è sempre lui che riesce a scoprire questo genere di cose »
« E non ci avrebbe detto niente? »
« Voleva provare a farcela da solo fin dall’inizio »
« Bene, sappiamo comunque che abbiamo ancora qualche giorno per trovarlo »
Da: Sceriffo
12:59
Dì a Stiles di avvertirmi la prossima volta che passa due notti fuori casa

« Accidenti! Cosa raccontiamo stavolta allo Sceriffo? »
***

Le due lamie infilzate dagli artigli di Scott e Liam cadono a terra in preda ai loro ultimi spasmi di dolore.
« Qualcuno ci vendicherà! » grida la loro compagna, poco prima di morire trafitta dalla spada di Kira, un sorriso beffardo a piegarle le labbra; cade a terra frustando la lunga coda violacea sul pavimento mentre gli occhi gialli dei serpenti che ne costituiscono la chioma si chiudono lentamente.
Stiles si agita all’interno del sarcofago dentro il quale stava per essere rinchiuso, cercando inutilmente di sciogliere le corde che gli tengono legate mani e piedi e di liberarsi dal bavaglio che gli copre la bocca.
Non sa come i suoi amici siano riusciti a scoprire dove si trovasse, ma ringrazia la sua buona stella per averlo salvato ancora una volta da una fine certa e poco desiderata.
Derek si avvicina percependo il suo battito accelerato risuonare nelle sue orecchie, strappa via la stoffa che gli impedisce di parlare ed esamina la situazione per accertarsi che Stiles stia bene: forse è un po’ pallido ed indolenzito, ma almeno non sembra riportare nessuna ferita grave - solo un macchia di sangue incrostato sulla fronte e i segni delle corde su polsi e caviglie - e tutto sommato non è messo male.
« Quelle tre erano pazze. Mi hanno infilato dentro questo sarcofago, hanno disegnato un cerchio qui intorno con… è sangue quello? » Stiles spalanca gli occhi dalla sorpresa, quando vede per la prima volta il fluido rosso che forma un cerchio a terra. Aveva sentito un odore acre e fastidioso, ma sperava in qualche vernice alle erbe in stile druido, non quello. Quello non voleva sapere neanche a chi appartenesse.
« Hanno passato tre giorni interi a ripetere frasi senza senso rimanendo ferme nella stessa posizione. Non ho idea di cosa volessero fare ma quando siete arrivati credo che non abbiano reagito perché speravano di finire… qualsiasi cosa speravano di finire. Fortunatamente non ce l’hanno fatta... perché non ce l’hanno fatta, vero? »
« Non lo sappiamo » Scott vorrebbe davvero consolare il suo migliore amico e dirgli che no, non gli hanno fatto niente, ma non vuole infondere false speranze in Stiles. E, a dirla tutta, non ha neanche le forze di farlo: ora che il pericolo è scampato, l’effetto dell’adrenalina sta scomparendo, e l’alpha sente chiaramente tutta la stanchezza dei giorni passati farsi carico su di lui. I giorni passati sono stati estenuanti per tutti loro e hanno bisogno di riposarsi prima di sapere cos’altro gli riserva il futuro.
« io non vedo nessuna coda da serpente. Questo è decisamente un bene! I serpenti sono raccapriccianti. Tu saresti contento di avere un ragazzo metà serpente? Un licantropo ed un… come si chiamerà un esemplare maschio di lamia? »
« non credo esista un esemplare maschio di lamia » Derek non ha nemmeno più la forza di perdere la pazienza, ma è sicuro che se non avesse alle spalle settantadue infinite ore di ricerca avrebbe già trovato il modo di farlo tacere. Magari inchiodandolo al muro e baciandolo, visto che ormai le minacce non hanno più effetto sul suo ragazzo e Derek ha trovato un modo sicuramente più piacevole di farlo smettere di parlare.
« Già, è vero, non esiste. Come si riproducono allora? No, non lo voglio sapere. Magari volevano usare me per riprodursi. So di essere il soggetto ideale, neanche loro hanno potuto resistermi! Ma, ehi!, hai evitato di rispondere alla mia domanda. Non mi avresti amato più se avessi avuto la coda da serpente? »
« Stiles. » Quanto gli è mancato sentire il suo licantropo ringhiargli contro? Derek diventa ancora più provocante quando mette in mostra quella fila di denti perfettamente bianchi - neanche fosse il testimonial di un qualche dentifricio - e Stiles, davvero, non può far altro che farlo arrabbiare appositamente per quello. « Domani parleremo con Deaton e scopriremo cos’è successo »
« Domani? Domani potresti risvegliarti con un ragazzo-serpente al tuo fianco o potrei mangiarti durante il sonno! »
« So difendermi. E tutto questo non sarebbe successo se tu non fossi stato talmente stupido da venire da solo! »
« Potrei… »
« No, Stiles, non puoi! »
« Ma… »
« Non sappiamo se il sale abbia veramente effetto sulle lamie, non possiamo rischiare tanto »
« Potrebbe essere un tentativo »
« è fuori questione »

« Il sale ha funzionato ma non mi aspettavo che ci sarebbe stata una terza lamia in agguato! » è stanco, Stiles, perché ha passato tre giorni rinchiuso in un sarcofago, circondato da tre mostri, legato come un animale da macello, e ha fallito, ancora una volta. È consapevole del fatto che avrebbe dovuto aspettare il resto del branco e non andare da solo dal nemico, ma nessuno di loro sembrava aver preso in considerazione la sua geniale idea perché la consideravano troppo pericolosa, soprattutto per lui. A quanto pare nessuno si ricorda mai che è riuscito a sopravvivere alle torture di un cacciatore psicopatico, alla possessione di una Nogitsune e che ha tenuto testa a ben due chimere - e, sebbene la morte di Donovan pesi ancora sulla sua coscienza, il pugno che ha dato a Theo non fa che riempirlo di soddisfazione ogni volta che gli ritorna in mente la scena.
In realtà Stiles non pensa che, forse, se lo ricordano tutti fin troppo bene, cosa ha dovuto passare per proteggere tutti loro, e che non vogliono che si ritrovi ancora in certe situazioni. Da qualche parte nella sua coscienza sa anche che è così, ma non ci pensa. È bloccato ormai da tempo nelle spire della delusione - quella che non l’ha lasciato più andare da quando il suo miglior amico non ha creduto in lui e ha preferito porre la sua fiducia in un beta appena arrivato e che non ha fatto altro che ingannare tutti loro -, spire troppo simili a quelle dei serpenti da cui lo hanno appena liberato e che sono rappresentati nei disegni che ornano le pareti intorno a loro.
Stiles li nota per la prima volta percorrendo il tragitto a ritroso fino all’uscita.
Quando è arrivato all’entrata della grotta, tre giorni fa, non ha fatto in tempo ad addentrarsi al suo interno che è stato colpito alla testa dalla coda di una delle tre lamie, subito dopo aver bloccato le altre due con il sale. Ora, invece, può osservare tutte le raffigurazioni disegnate sui muri.
Un gruppo è incorniciato dal corpo attorcigliato di un serpente che alla fine del suo percorso cattura il sole con la sua lingua biforcuta e lo nasconde dentro una grotta sotterranea simile a quella in cui si trovano.
Stiles non ha mai amato i serpenti, sono viscidi, gli ricordano il Kanima - ed un certo episodio in piscina con Derek, ma quello è un altro discorso - e uccidono le loro prede in modi atroci, facendole soffrire lentamente prima di mangiarle.
Stiles non ha mai amato i serpenti, e li ama ancor meno ora. Ora che è circondato da tutte questi figure di serpenti che dormono con la pancia piena, serpenti accerchiati da decine di cadaveri umani avvolti dalla loro lunga coda, serpenti che hanno sei occhi iniettati di sangue e che lo guardano dall’incisione sulla roccia.
Neanche le torce appese sulle pareti non sono d’aiuto: il fuoco crea sinistri giochi di luci e ombre, come se quel mostro - alla fine è sempre lo stesso serpente raffigurato in diverse occasioni - potesse davvero prendere vita attraverso le immagini che la rappresentano. Stiles rabbrividisce al pensiero e si avvicina un po’ di più a Derek che gli cinge il fianco con un braccio - è un gesto che gli viene naturale, ormai, dopo tutto questo tempo che stanno insieme - e Stiles si sente un po’ più sicuro.
Si sentirà sicuramente più al sicuro quando saranno usciti finalmente da lì.
***

Quando Stiles torna a casa, suo padre è davanti ad un televisore spento con un bicchiere ancora pieno di scotch in mano, a fissare il vuoto davanti a sé. John si volta verso la porta non appena senta la serratura scattare e Stiles corre ad abbracciarlo con gli occhi umidi ed un impellente bisogno di fargli sentire che lui è lì, è tornato e sta bene, non l’ha lasciato solo e non ha intenzione di farlo.
Cenano insieme come non fanno da troppo tempo – nessuno dei due si ricorda più quando sia stata l’ultima volta che si sono ritrovati allo stesso tavolo – e a Stiles non può importare di meno se suo padre si è messo a riscaldare del cibo precotto, che deve pensare alla sua salute e mangiare cibo sano. Insomma, è sicuro che gli faccia ancora più male preoccuparsi per un figlio che si caccia sempre nei guai.
Per tutto il tempo evitano di parlare di quello che è successo negli ultimi tre giorni, di come si sono sentiti, dei pericoli che potrebbero essere in agguato e a cui Stiles non vuole pensare; è per questo che si siedono nel salotto, uno accanto all’altro nel divano davanti alla televisione, e guardano la replica della partita di basket della settimana scorsa, e di cui a nessuno dei due interessa qualcosa. John si addormenta a metà del secondo quarto, finalmente in grado di dormire sonno tranquilli; Stiles inizia a navigare su internet già alla fine del primo, prova a cliccare il tasto “Mi sento fortunato” di Google un paio di volte e, dopo che gli escono consecutivamente anfisbene, dipse e strane divinità con le sembianze di cobra, decide di chiudere tutte le finestre del browser e scrivere a Derek.
Di serpenti per oggi non ne può davvero più.

Quando sale in camera, Derek è già lì, in piedi vicino al computer, davanti la lavagna su cui Stiles segna tutti gli indizi dei casi a cui lavorano.
« è così che l’hai trovato? » gli chiede, riferendosi alla croce che individua il covo delle lamie nel centro esatto del cerchio formato dal nastro adesivo rosso sulla mappa di Beacon Hills.
« quando mi sono accorto che i luoghi in cui erano state trovate le vittime erano disposti in cerchio non è stato difficile » la voce gli trema leggermente, quando Stiles si avvicina alla lavagna e inizia a staccare tutte le foto delle vittime – vittime alle quali poteva essere aggiunto anche lui. Erano tutti ragazzi che conosceva: due di loro erano studenti appena iscritti al primo anno, un altro aveva appena deciso di entrare nella squadra di lacrosse e gli altri due li conosceva da quando andava all’asilo. Non ha mai avuto nessuna simpatia per loro - gli hanno rubato la merenda più di una volta quando frequentavano le elementari, chi se lo può dimenticare? - ma sono stati suoi compagni di scuola per tutta la sua infanzia ed adolescenza e nessuno di loro meritava quella fine.
« È tutto finito » cerca di convincere se stesso della verità delle sue parole « tutto risolto ». Il nastro rosso che utilizza solo per i casi irrisolti non serve più: le lamie sono state fermate e lui può ritenere il caso definitivamente chiuso ma non riesce comunque a ritenersi soddisfatto, così sfoga tutta la sua delusione strappando via l’ultima foto rimasta ed accartocciandola tra le mani, il pugno saldamente chiuso attorno ad essa. Derek ringhia frustrato accanto a lui, incapace di pronunciare una qualsiasi parola che possa alleggerire l’atmosfera che si è creata tra di loro. I tre giorni di ricerca e apprensione pesano ancora su di lui, la stanchezza si fa strada tra le sue membra, e l’unica cosa che riesce a fare è circondare la mano di Stiles con la propria, prendere tra le sue dita la foto stropicciata e buttarla nel cestino, guidare il suo ragazzo verso il letto e rimanere lì, sdraiati sopra le coperte, le dita intrecciate le une con le altre, ancora vestiti, la testa piena di mille pensieri.

Quando il sole sorge la mattina successiva, Stiles si è appena addormentato, cullato dal battito del cuore di Derek che lo ha accolto tra le sue braccia in un momento indefinito della notte, un momento in cui il contatto tra i loro polpastrelli non bastava più e reclamavano il calore dei loro reciproci corpi per ripararsi dal freddo che gli ultimi avvenimenti hanno portato nelle loro vite.
Derek si chiede quando la fila di morti troverà fine nella sua vita e si addormenta con questa domanda in testa, stringendo la presa sulla schiena del suo ragazzo, sperando e ripromettendosi che niente e nessuno lo porti lontano da lui.
***

Quando arrivano alla clinica di Deaton, quello stesso pomeriggio, Stiles vorrebbe solo tornarsene a casa.
Sopra i due tavoli al centro della stanza Liam e Malia hanno portato i corpi di due lamie dalle cui zanne il druido sta estraendo del veleno - non si sa mai che non possa tornare utile, sia per te sia per un loro ritorno futuro, ha detto -, Stiles spera davvero di non averne mai bisogno nella sua vita. “Lamia” è una parola che dovrà scomparire dal suo vocabolario, possibilmente per sempre e possibilmente insieme a tutti i termini inerenti ai rettili, “Kanima” e “lucertola” compresi.

« Ehi, non sei diventato un serpente! » fa notare Scott, cercando di scherzare sull’accaduto, ma Stiles non se la sente proprio di dargli spago.
Deaton esamina Stiles per un po’, pratica un taglietto su un dito per capire se improvvisamente può rigenerarsi anche lui, Stiles urla perché fa male e perché non vuole vedere nemmeno una goccia di sangue, chiude gli occhi e lo fa continuare. Deaton continua l’ispezione, rassicurandolo che non ci sarà altro sangue in giro, prende un campione di saliva e lo mischia con altre sostanze, facendosi assistere da Scott e Lydia.
Passano diversi minuti in cui Stiles si lamenta del dolore alla mano, della vista del sangue che cola dal dito e davanti al quale potrebbe svenire da un momento all’altro - perché, no, non ha ricevuto il dono della rigenerazione e perché, sì, non riesce a sopportare neanche una goccia di sangue dopo aver visto il cerchio creato dalle lamie -, poi Deaton sospira abbattuto.
« Non abbiamo modo di sapere se il rituale è stato concluso e quali siano i suoi effetti. In questo momento non c’è niente di anomalo in te, ma niente esclude che potrà cambiare qualcosa in futuro. Per ora posso solo chiederti se senti qualcosa di diverso »
« No » Stiles si sente solo un po’ più stanco, in astinenza di caffeina perché non ha potuto neanche fare colazione, ed estremamente frustrato da tutta la situazione. Insomma, nulla che non sia ordinario.
« Allora possiamo solo aspettare. Solitamente i rituali hanno bisogno di tempo o di un evento chiave che ne attivino l’effetto. Potrei studiare i simboli del cerchio per scoprirlo. »
« Non avete intenzione di ritornare lì, vero? »
« In realtà, dovrai tornarci per scattare delle foto. »
« State scherzando? Io non ritorno in quel posto! » ma prima che possa protestare ancora, Derek lo afferra per il colletto della camicia e lo trascina via.

« Avresti dovuto dirglielo » lo ammonisce Derek quando montano sul suo fuoristrada.
« Dirgli cosa? »
« Dell’incubo di stamattina »
« È stato solo un incubo! Non sono diventato improvvisamente un sensitivo… o un veggente… o quello che è! È piuttosto normale tra i comuni mortali, sai? » a volte Derek odia il sarcasmo di Stiles, odia il suo modo di proteggersi da lui, come se non volesse farlo passare oltre il muro di ironia dietro al quale si difende, perché Derek ha dovuto imparare a fidarsi di Stiles, nonostante gli risultasse difficile, e vorrebbe che Stiles facesse lo stesso con lui « Ho sempre fatto incubi simili. Senza lamie, grotte o rituali strani, certo, ma ho sognato diverse volte te o Scott che venivate feriti a morte dalle creature che abbiamo affrontato, ma non mi sembra che sia mai successo. Ho sognato che Malia veniva uccisa dalla Lupa del Deserto quando Braeden ci ha detto che la stava cercando, ma mi sembra che sia finita sempre piuttosto bene. » Stiles si morde le labbra appena si accorge di quello che ha appena detto, non voleva far sapere al suo ragazzo degli incubi che lo perseguitano da quando è stato impossessato dal Nogitsune ma ormai è troppo tardi. Dopo la morte di Allison e Aiden sogna spesso la morte dei suoi amici, a volte anche per mano sua, ma non vuole che si preoccupino per lui o che lo facciano sentire il più debole della situazione, non vuole sentirsi il peso morto del branco.
Doveva lasciare Derek alle sue paranoie e tenere la bocca chiusa.

« Li fai spesso? » Stiles ci mette un po’ prima di capire a cosa si riferisca, Derek è rimasto in silenzio per diversi minuti prima di parlare, riflettendo sulle parole che il ragazzo accanto a lui ha pronunciato prima di accorgersene.
« Ogni volta » ed ogni volta controlla che Derek sia al suo fianco al suo risveglio, o scrive un messaggio a lui o Scott inventandosi la prima scusa che gli viene in mente - come Vuoi mangiare pasta al forno domani? alle tre di notte - per accertarsi che sia stato tutto un incubo e non la realtà.

Sono solo a metà strada quando ricomincia a parlare, chiudendo definitivamente il discorso e iniziando a blaterare sul cercare informazioni su internet - vuole chiedere su qualche forum dettagli sui rituali e sulle lamie – e lamentandosi del fatto che dovrà fare un bel lavoro di scrematura perché su internet si trovano un mare di cazzate. Passa da un argomento all’altro pur di non riempire l’abitacolo di silenzio, gli chiede cosa vuole mangiare a cena e gli ricorda che domani non si potranno vedere perché deve seguire il corso preparatorio per il collage. Ha deciso di fare la domanda per la Cornell anche se non è ancora sicuro, Derek lo lascia continuare senza proferire più parola, rimandando per l’ennesima volta la discussione sul che cosa faranno fra sei mesi, quando dovranno trasferirsi dall’altro lato della costa.
***

Passa una settimana prima che Stiles possa accorgersi dei primi effetti che il rituale a cui è stato sottoposto ha avuto su di lui. Succede un pomeriggio in cui è da solo a casa: suo padre è come al solito in centrale, Scott lavora da Deaton, Derek allena Liam.
Due giorni fa sono stati attaccati da un branco di gremlin che stava portando scompiglio a Beacon Hills – a detta loro si stavano semplicemente divertendo un po’ -. Il giovane licantropo si è fatto cogliere di sorpresa dalle loro imboscate, accecato dalla rabbia a causa delle continue derisioni da parte di quei mostri in miniatura. Tutti loro sono stati imbrogliati da quegli infidi folletti ma sono riusciti a mantenere la calma e a ragionare in modo lucido per non cadere ancora nei loro tranelli: i gremlin sono sempre stati famosi per cercare di destabilizzare il nemico ma Stiles è riuscito a catturarne perfino due, grazie ad una trappola ideata da un giocatore di Dungeons & Dragons e letta su un forum quasi per caso.
È stata una delle poche soddisfazioni degli ultimi tempi.

Voleva assolutamente andare a vedere Derek maltrattare un po’ Liam, invece è rinchiuso in casa, a cercare di studiare per gli esami di fine anno e ad ingurgitare un caffè dopo l’altro a causa dell’insonnia che l’ha colpito di recente: da quando dormire è diventato un incubo, la caffeina è diventato un ottimo riparo in cui rifugiarsi.
Probabilmente è la stanchezza a fargli scivolare la tazza vuota dalle mani, a farla diventare un cumulo di cocci di porcellana non appena si scontra contro il pavimento della cucina.
La prima reazione che ha è quella di raccoglierli uno ad uno con le mani per poi ritrovarsi ad imprecare più volte a bassa voce per essersi tagliato un dito. Quando arriva davanti al lavandino per ripulirsi la ferita, può solo osservare allibito la pelle rimarginarsi da sé, rigettando quello che sicuramente non è un pezzo di porcellana ma una piccola scaglia nera.
Rimane a fissarla con gli occhi sgranati per qualche minuto, prima di decidere che deve assolutamente andare da Deaton e chiamare gli altri.
Non si sta trasformando in un dannatissimo serpente, vero?


« Non ti trasformerai in un kanima » lo rassicura Derek, quando Stiles ripete per la trentesima volta negli ultimi sessanta minuti che non vuole diventare un dannatissimo kanima. Stiles non è così sicuro che non si trasformerà, considerando che dal taglio che Deaton ha appena fatto sono fuoriuscite altre strane squame.
« Di certo non diventerò superman! » Sta ancora premendo con i polpastrelli in quel punto, solo per abitudine, anche se non ha sentito il minimo dolore.
« Qualsiasi cosa succederà, troveremo una soluzione » lo rassicura Scott, ma Stiles non riesce più a credere alle sue parole e si sente in colpa per quello. Da quando sono arrivati a quel punto? Quello in cui Scott non crede a Stiles e Stiles non crede a Scott? Stiles ha davvero paura che ormai il loro rapporto si sia incrinato rovinosamente e non possa essere più riparato. Forse aveva ragione a credere che finite le superiori si divideranno e non si vedranno mai più, così come è successo a suo padre ed i suoi migliori amici.
« Intanto abbiamo scoperto che la notte in cui le lamie hanno eseguito il rituale era la notte della Luna del seme » li interrompe Lydia, mettendo a tacere il loro battibecco.
« Luna del… seme? Che sarebbe? » chiede Scott mentre Lydia continua a leggere il libro che ha in mano: un volume sui rituali pagani.
« è uno dei tanti nomi che vengono dati alla luna di marzo secondo gli Esbat. Si dice che ogni mese la luna abbia diverse influenze su di noi, soprattutto nel mondo soprannaturale. La luna del seme è quella che porta i maggiori cambiamenti perché fa da ponte tra l’inverno e la primavera. In questo periodo si dice che bisogna seminare le basi per la realizzazione dei proprio progetti, lo spirito si risveglia, lo Yin e lo Yang si attraggono l’un l’altro e si dà inizio ad un nuovo ciclo di vita. »
« Questo cosa dovrebbe significare esattamente? »
« le lamie hanno fatto quel rituale per un motivo e non credo che sia un caso il fatto che abbiano scelto proprio Stiles. Sapevano che quella era la notte più propizia e pur di riuscire nell’intento hanno sacrificato la loro vita per il loro progetto »
« Ma questo ancora non ci dice cosa mi hanno fatto! »
« Continueremo a cercare, abbiamo alcuni bestiari da consultare, troveremo quello che ci serve »
« Spero solo che quando lo scopriremo non sarà troppo tardi »
***

Il cielo è scuro, nero come le scaglie che sono uscite dal suo corpo pochi giorni fa.
Il sole è coperto completamente dalla Luna, la quale permette di scorgere solo il bagliore della corona della stella che sta oscurando.
Un lampo illumina il campo visivo, il terreno si spacca e si sgretola.
Il buio cala ancora una volta e Stiles è avvolto nuovamente dall’oscurità.
Dov’è il suo branco?
Dov’è Scott?
Dov’è Derek?
Dov’è suo padre?

È solo.
Non c’è nessuno, intorno a lui.
Può sentirle, le urla e i pianti delle persone che scappano spaventate, ma sono solo voci lontane che non hanno corpo.
« guardate lassù! » un grido delle voci impalpabili e vaghe che lo circondano. Pur non vedendolo, può immaginarsi il dito di un bambino alzarsi verso l’alto e indicare il cielo, nel punto in cui un enorme serpente si attorciglia intorno al sole e lo divora.
Gli occhi iniettati di sangue lo fissano di rimando come se fosse la prossima preda.


Si sveglia, urlando, grondante di sudore.
È solo suggestione. Si ripete, quasi fosse un’ancora a cui aggrapparsi.
Non vuole affondare nel caos creato dalla sua mente, dalla paura del non sapere cosa gli sta accadendo.
Gli sembra di impazzire.
Spera davvero che il suo inconscio gli stia giocando brutti scherzi, ma una voce dentro di lui continua a sostenere che quegli incubi vogliono dire qualcosa, che li deve prendere come un avvertimento.
Sente qualcosa di diverso, da qualche parte dentro di sé, non riesce a dargli né forma né nome ma lo percepisce, anche se in modo confuso e indefinito.
Rimane sveglio tutta la notte, fino a quando il sole sorge, seduto davanti lo schermo del computer, sperando di trovare qualcosa, qualsiasi cosa, che lo aiuti a dare una spiegazione a quello che gli sta accadendo.
Dannate lamie che non avevano altro da fare!



« Quindi… un’eclissi solare, un temporale ed un terremoto? » gli chiede Lydia, riassumendo il sogno che Stiles ha appena raccontato in modo da dare una spiegazione più accurata alla descrizione del ragazzo. Parole chiave da cercare, dice lei.
« ed un enorme serpente che divorava il sole… » ripete, ancora una volta. Nessuno di loro sembra averlo preso sul serio riguardo quel punto, ma Stiles sa che è un punto fondamentale. Nella sua testa lo rivede, il serpente che nel suo sogno lo fissa con i suoi occhi rossi, e rabbrividisce. Sente ancora la terra sotto i suoi piedi alzarsi e abbassarsi freneticamente, le urla delle persone che non riusciva a trovare, il boato dei tuoni e i lampi di luce... era tutto così reale che quando si è svegliato Stiles non riusciva a credere di essere davvero nel suo letto e che non era davvero successo niente di tutto ciò.
« Ok, allora cerchiamo anche i serpenti » lo accontenta Lydia.
« Ma escludiamo i kanima, non sono un kanima »
Avrebbero lezione a quest’ora: Lydia e Scott dovrebbero frequentare il corso avanzato di biologia, Kira e Stiles quello di scienze sociali, ma questi sembrano essere i primi indizi che hanno da un paio di giorni e si sono ritrovati tutti d’accordo sul fatto che fosse meglio rintanarsi in biblioteca a continuare le ricerche.

« Namazu, il pesce dei terremoti: secondo una leggenda popolare si nasconde sotto la superficie terrestre e quando si agita provoca violenti terremoti. » Kira si ferma, sospirando sconsolata « Ma vale solo per il Giappone »
« spiriti delle tempeste, demoni dei terremoti, anfisbene » Scott legge i titoli delle pagine ma niente sembra fare a caso loro, sono tutte creature che rispecchiano solo parzialmente le caratteristiche che hanno elencato.
« Ho già letto tutto a riguardo, non c’entrano niente »

Sono lì da un paio di ore e la ricerca sta diventando esasperante.
Kira è seduta a terra, appoggiata ad una delle librerie, in mano il bestiario che ha ritrovato Noshiko nel loro scantinato, gli cade sul pavimento e si apre su una pagina a caso. « Uroboro »
« Ci siamo già passati sei mesi fa »
Scott ha smesso di leggere più di mezz’ora fa, quando ha chiuso il terzo libro in cui non hanno trovato nulla di utile e si è allungato sul tavolo ad osservare le lancette dell’orologio davanti a lui – perfino quelle sono diventate più interessanti della lettura.
« Molti popoli immaginavano che le eclissi fossero causate da demoni o animali che divorano il Sole o la Luna. I vichingi credevano in una coppia di cani celesti, in Vietnam pensavano fosse una rana, in Egitto si trattava di un serpente » Stiles si avvicina a Mason - li ha raggiunti insieme a Liam appena hanno finito le lezioni - e clicca sul link che si accende quando il puntatore del mouse si avvicina alla scritta “Apophis”, il dio serpente.

Apophis, Apep, Apopi
Chiamato anche “l’occhio del male”, “il serpente della rinascita”, è la rappresentazione del buio e del Caos.
Secondo gli egiziani è l’antico spirito del male, dell’oscurità, della distruzione, causa di terremoti, eclissi e tempeste.
Il suo scopo è distruggere il dio del sole Ra e impedire ogni giorno il sorgere del sole, attaccandolo durante il suo viaggio verso il cielo.
È spesso rappresentato come un cobra o con le sembianze di un enorme serpente con dodici teste nere come la notte.
Apophis può essere reso innocuo per un certo tempo ma non può essere distrutto definitivamente.
Alcuni dei riti dei sacerdoti di Ra includono la creazione di un modellino di cera del serpente da bruciare insieme ad un papiro rappresentante la sua immagine.


« Il disegno… » inizia Scott, osservando la rappresentazione del serpente, Stiles finisce la frase per lui. « è lo stesso che c’era nella grotta » si guardano uno negli occhi nell’altro, una piccola luce di speranza che brilla nei loro sguardi: forse hanno trovato qualcosa.


Quando arrivano alla clinica veterinaria, Deaton ha appena finito di lavorare sulla traduzione del cerchio magico disegnato dalle lamie. « Credevo di trovare un simbolo riguardante la metamorfosi. » inizia, senza dar tempo loro di parlare « La luna del seme e le scaglie mi hanno portato a pensare che Stiles si stesse trasformando. In realtà, vedete questo segno? è il simbolo della possessione. Le lamie hanno usato il potere della Luna del seme per trasferire uno spirito dentro di te, Stiles, e permettergli di iniziare un nuovo ciclo vitale »
« Sono posseduto? Di nuovo? » chiede Stiles, se più esasperato o disperato non lo sa.
« Sì, ma questa volta non è una Nogitsune. Si tratta di- »
« Un serpente » Lydia lo blocca prima che finisca di parlare, porgendogli la fotocopia della pagina che hanno trovato.
« Apophis » precisa Stiles.
Esatto. Sono io.
Sussulta quando sente la voce nella sua testa, finalmente in modo chiaro e definito. Gli ricorda troppo bene il periodo in cui era impossessato della Nogitsune, quando l’ha vista prendere possesso del suo corpo, incapace di ribellarsi.
Non vuole ripetere l’esperienza, non vuole fare del male ai suoi amici.
Non ti preoccupare, Stiles, non succederà.
Il serpente sibila, nella sua mente, se lo immagina passare la lingua biforcuta tra i denti e guardarlo con gli occhi rossi che ha sognato, completamente diversi da quelli da Alpha di Peter, di Derek o di Scott.
Apophis ha un modo di agire completamente diverso da tutte le creature che hanno incontrato e perfino della Nogitsune: la volpe era uno spirito che si era nascosto fino a quando non aveva preso il controllo di lui e che aveva cercato di ingannare tutti quanti anche quando ormai era stato scoperto; il serpente, invece, sembra non avere riserve. Stiles non sa quanti minuti siano passati da quando ha iniziato a sentirlo ma già non ne può più: gli sta raccontando, con la sua voce acuta e pungente, tutto quello che farà ai suoi amici, il modo in cui prima li torturerà e poi li ucciderà dopo aver preso il controllo del suo corpo. Stiles non vorrebbe ascoltare una sola parola in più, ma non sa come metterlo a tacere.
Non ti preoccupare. Tu non esisterai più quando ciò avverrà.
Tutti i licantropi nella stanza si voltano verso di lui quando fiutano il suo odore cambiare, lo guardano fissare il vuoto, paralizzato dalla paura che sembra emanare. « Ehi, bro! Stai tranquillo! Troveremo un modo per togliertelo da lì! » L’immagine di uno Scott sorridente che gli avvolge un braccio intorno alle spalle e cerca di rassicurarlo si sovrappone a quella che gli mostra il demone, dell’Alpha a terra agonizzante, lo sguardo colmo d’odio fisso su di lui come a volerlo incolpare di quello che ha appena commesso.
Stiles non vuole rivedere quell’espressione delusa sul volto del suo miglior amico, la stessa che gli aveva rivolto quando aveva scoperto cos’aveva fatto a Donovan. Ci ripensa ancora, a volte, e non fa mai meno male di prima.
« Stiles, tutto bene? » la voce di Derek rimbomba lontana nella sua mente. È preoccupato, è naturale: Stiles non sta in silenzio, mai, e anche quando riesce a stare zitto per qualche minuto, il suo corpo parla per lui, si muove sempre. Uno Stiles immobile e muto, che a malapena riesce a annuire con la testa, non è esattamente Stiles.
Non vuoi dire ai tuoi amici di me?
« C’è qualcosa che non va? » Deaton si avvicina verso di lui, cercando di capire cos’abbia. Sembra che in quella stanza tutti si stiano preoccupando per lui ma Stiles non riesce a vedere altro che quello che Apophis gli mostra.
« No » non sa neanche a chi sta rispondendo, non più.
Hai paura che non si fidino più di te?
« No »
« Stiles, se lo ripeti è preoccupante » Scott lo guarda allarmato, Stiles lo sa da solo che è preoccupante ma non può gestire due fronti quando non ha il controllo di se stesso ed è in preda alla rabbia mista al terrore, ed un milione di altre sensazioni che non riesce a distinguere.
Dopo quello che hai fatto, credi che possano ancora fidarsi di te?
Chi ucciderai questa volta?
« Stai zitto » forse c’è anche un po’ di risentimento e delusione, tutto sommato, in quel miscuglio di emozioni che sente invadergli la testa.
« Stiles? Sicuro che vada tutto bene? »
Inizieremo da Scott? No, Scott sarà l’ultimo. Forse da Derek?
No, anche lui deve vedere tutti gli altri morire davanti ai suoi occhi.
Per un po’ cerca di ignorare la sua voce, cerca di concentrarsi solo sui suoi amici, su quello che Deaton gli sta domando, sulla voce di Derek che gli sta chiedendo cosa sta succedendo, sul braccio di Scott intorno alla sua spalla, ma la voce di Apophis è più penetrante di un ago sulla pelle, gli entra dentro, in ogni anfratto della sua mente. Smembra ogni ricordo e gli fa eco con i suoi sibili, con immagini del passato che Stiles ha preferito chiudere e ammassare dietro una porta e con cui non ha mai fatto i conti.
Quando tutto diventa troppo, Stiles cerca inutilmente di scappare via e se ne va lontano da lì, senza proferire parola.
***

Gli specchi sono diventati una costante nei sogni di Stiles.
Forse perché secondo tanti miti e leggende è il collegamento ad un universo alternativo, al proprio doppio, all’aldilà.
Si dice che i vampiri non vedano il proprio riflesso perché non hanno un’anima - dovrà chiedere prima o poi a Deaton se esistono veramente e se la leggenda sia vera – ma Stiles la vede, la propria anima, e preferirebbe non farlo, preferirebbe non averne una in questo momento. Non se è davvero ciò che sta vedendo: il serpente davanti a lui si trova nel bosco di Beacon Hills e sta attorcigliando la lunga coda attorno il corpo di ogni membro del suo branco, mescolando le sue risate di piacere con le loro grida di dolore.
Il primo a morire è stato Mason, poi è stato il turno di Liam: Stiles ha potuto solo rimanere immobile a guardare il mostro dentro di sé stritolarli fino a quando non rimaneva più aria nei loro polmoni. Si è sentito un codardo, una nullità, ma non è riuscito a muoversi di un millimetro.
Non sa nemmeno dove si trova il suo corpo, dannazione!
Quando è toccato a Lydia, avrebbe voluto riuscire a chiudere gli occhi e non vedere, avrebbe voluto svegliarsi e urlare, perché sapeva che quello era un incubo e che niente di tutto quello era vero, ma faceva comunque male.
Ha provato a frantumare il vetro, battendo i pugni sulla sua superficie con quanta più forza aveva in corpo, ma nessuna crepa ha alterato la liscia superficie riflettente davanti a lui.
Se non è riuscito neanche a rompere uno specchio, come può pensare di sconfiggere una divinità?

Sono troppo debole.
Lo ammette a se stesso, per la prima volta in tutta la sua vita.
L’ha sempre saputo, sia chiaro, ma non è mai stato capace di accettarlo.
Ha visto morire sua madre, incapace di farle capire quanto le volesse bene, incapace di farle capire che non voleva farle del male, che era al suo fianco per proteggerla dai suoi demoni interiori e non perché volesse ucciderla.
Non è stato in grado di salvare Erika né Boyd così come non è stato in grado di aiutare Derek quando i due beta sono morti.
Non è riuscito a salvare neanche Allison o Aiden, incapace di ribellarsi alla Nogitsune.
Ha portato via il primo amore di Scott e l’amata figlia di Chris, di cos’altro potrà essere capace?
Sono morti a causa tua.
Vorrebbe negarlo con tutto se stesso, ma è stato il primo ad aver pensato che fosse vero.
Ed ora anche tutti gli altri moriranno perché sei troppo debole.
Lydia esala il suo ultimo respiro e la sua immagine si fonde con il ricordo di lei che piange sulla sua spalla, alla morte della sua migliore amica.
Potrai solo vederli morire, così come stai facendo adesso.
La voce di Apophis sta diventando sempre più simile alla sua e Stiles si chiede se ormai non siano diventati la stessa persona, se siano davvero due entità separate che sono state unite da un rituale o se il mostro non sia sempre stato lì, ad aspettare il momento più giusto per uscire fuori.
Forse la Luna è servita solo a quello, a tirarlo fuori e a risvegliare la sua parte più malvagia.
Forse si sono sbagliati completamente, forse neanche Stiles si conosce abbastanza da sapere che lui non è dalla parte dei buoni, non è il supereroe.
Altrimenti perché non fa altro che attrarre morte e dolore sui suoi amici?
Quegli stessi amici che lo stanno guardando con gli occhi vitrei e spenti, attraverso lo specchio che li separa da lui, incolpandolo di quello che ha appena fatto, incolpandolo di averli traditi.

Sono morti, tutti.
Forse anche lui sta morendo lentamente.
****

Quando si sveglia rimane muto e immobile, tanto paralizzato da quello che ha appena visto che non riesce neanche ad urlare. Derek sembra comunque sentire l’odore di quelle lacrime invisibili che gli bagnano il cuore e Stiles non sa davvero come faccia.
« Cos’hai? » sbuffa un po’ seccato, ma almeno Derek è ancora lì, almeno per ora. « Non hai aperto bocca da oggi pomeriggio. » lo sa, e sa che è strano, ma non sa come rimediare.
Stiles davvero non lo sa.
« Non vi lamentate sempre perché parlo troppo? » le parole che gli escono fuori sono puro veleno, il serpente che prende il sopravvento, Stiles lo sente e cerca di ricacciarlo dentro con tutte le sue forze.
« Sì, ma è preoccupante se non lo fai » Derek si volta verso di lui, cercando di far incontrare i loro sguardi, ma Stiles gli sfugge via e rimane in silenzio per diversi minuti, ingoiando tutte le parole che cercano di uscire dalle sue labbra, manda giù tutto il veleno che si annida nel suo stomaco, che lo corrode dall’interno.
Se Derek conoscesse il mostro che sta diventando, cosa penserebbe di lui? Gli volterebbe le spalle?
Stiles non vuole che questo accada, non vuole che i suoi amici lo vedano come una minaccia, non vuole corrodere anche loro.
« Prima sono stato posseduto da una Nogitsune ed ora da un Dio. Che cosa sono? Quello che si fa possedere dal primo spirito che capita? Una specie di faro del male? Perché diavolo hanno scelto me? » ormai ha solo veleno in corpo, talmente tanto veleno che si riversa nelle sue vene ed anche nelle sue parole che Stiles non riesce a sopportarlo. Deve sfogarsi, deve farlo uscire, e Derek è lì ed è la persona perfetta per farlo anche se sa quanto gli sta facendo del male. « Chi sarà il prossimo che ammazzerò? Tu? Scott? Mio padre? Melissa? Lydia? O tutti quanti insieme? Non ce la faccio, Derek. Non voglio che qualcun altro muoia a causa mia. Mia madre… Allison… Donovan… chi altro dovrò aggiungere alla lista? »
Quando Stiles va in pezzi, Derek è impotente.
Sono entrambi un insieme di cocci frantumati appartenenti ad un vaso spaccato che non si può più rimettere insieme. Entrambi provano a ricomporsi, a riattaccare insieme i pezzi, ma le crepe si incrinano, continuamente, e tutto crolla di nuovo.
Derek non può sopportarlo.
« Smettila, Stiles! Non è stata colpa tua! » Derek sa cosa voglia dire, sentirsi la causa della morte di qualcuno. È un marchio che si imprime sulla propria pelle ed è impossibile cancellarlo, è un mostro che ti perseguita, ed è inutile cercare di rinchiuderlo in una cella isolata dal mondo. Il mostro sa sempre come uscirne, sei tu a rimanerne intrappolato.
« Calmati, adesso »
Per Stiles, ormai, le parole sono prive di significato.
Una voce nella sua testa continua a ripetergli il contrario, che è colpa sua e che lui non può far nulla.
La bestia al suo interno urla, Stiles non riesce a trattenerla.
Le grida si trasformano in tuoni, i tuoni si trasformano in lampi.
La rabbia esplode in saette di luce che si propagano dal suo corpo.
Prima colpisce la sveglia sul comodino accanto a lui, poi è il turno della lavagna in fondo alla camera.
« Come faccio a calmarmi? » il poster di Spider-Man dietro al letto viene incenerito dall’ennesima saetta.
« Smettila di pensare alla rabbia » Derek grida come se volesse coprire il frastuono di un boato, ma la rabbia di Stiles – Stiles nemmeno ci prova più a separare il “demone” da “se stesso” - è fatta di luce silenziosa ma altrettanto nociva, ha paura che ferirebbe gravemente perfino Derek se lo colpisse.
« E come diavolo dovrei fare secondo te? » più Stiles si arrabbia, più la stanza è illuminata da tanti bagliori di luce fuggente che fulminano tutto quello che incontrano nel loro cammino « Guarda! Ho rotto anche il mio portatile! »
« Pensa a… noi » Derek lo sussurra appena, insicuro come non lo ha mai visto, ma Stiles sembra calmarsi ed il volto del licantropo scompare nel buio della stanza.

« è… » deglutisce, cercando di riacquistare la facoltà di respirare - ha trattenuto il fiato per tutto il tempo e non se ne era neanche reso conto – « è quello che fai tu per controllarti? »
Il plenilunio è vicino, ma la Luna è offuscata dalle nuvole cariche di pioggia, per Derek diventa più facile rispondergli nella totale mancanza di luce.
Tutte le sue difese si dissolvono nell’oscurità. « …sì »
« Sono diventato la tua ancora? » Stiles incespica sulle proprie parole; stanno insieme da un bel po’ di tempo, è vero, ma questo non se lo aspettava.
« sì » Derek è grato che sia talmente tanto buio, è sicuro che se il suo sguardo si incontrasse con quello del ragazzo di fronte a lui, in questo momento, qualcosa si spezzerebbe e non potrebbe più essere recuperata. C’è un sottile filo sospeso tra di loro, che li separa e li unisce, ma che al primo passo falso si romperebbe inesorabilmente e Derek è sicuro che tornerebbero i lampi, e Stiles si pentirebbe di aver distrutto qualcos’altro.
Gli regalerà un portatile, quando tutto questo sarà finito.
« Quando è successo? Perché non lo sapevo? » si concede di sorridere, Derek, perché questo è Stiles. Non l’altro, non quello che è fuggito a casa e non ha proferito parola fino a questa sera, non quello da cui fuoriuscivano fulmini che distruggono tutto ciò che incontrano.
Quello non era Stiles. L’ha odiato.
« è successo e basta » Derek non l’avrebbe mai detto ma a Stiles sembra soddisfare quella risposta.
È successo e basta, Stiles prova a ripeterselo mentalmente, provando a gustarne il sapore sulla lingua pur senza pronunciare quelle parole.
È successo. Derek non ne ha avuto il controllo ma non l’ha neanche rifiutato, si ritrova a pensare che quella frase abbia il gusto più buono che abbia mai assaggiato e la consistenza più soffice che abbia mai provato.
Un po’ come il sapore dolce del caffè al caramello e la morbidezza dello zucchero filato.

« Cosa facciamo adesso? » è spaventato, Stiles, non c’è bisogno di fiutare il suo odore per capirlo.
Anche Derek è spaventato da quello che sta succedendo, ma spera che il suo ragazzo non lo capisca: è appena diventato la sua ancora, deve mostrarsi più forte di quello che è per il bene di entrambi.
Non vuole che vadano alla deriva.
« Torniamo a dormire » propone, perché è l’unica cosa a cui riesce a pensare.
« Potrei fulminarti mentre dormi » si concedono un sorriso ora che l’aria è finalmente diventata più leggera.
Un raggio della Luna riesce a filtrare tra le nubi che la oscurano e illumina il volto di Stiles sul petto di Derek.
« Sono un licantropo e sono la tua ancora »
Stiles si addormenta ed è certo che per una notte riuscirà a dormire bene, senza incubi che lo svegliano all’improvviso e serpenti che uccidono persone.
È finalmente riuscito a tenere in silenzio il demone che alberga in lui, anche se solo per qualche minuto.
***

26 Marzo
« Che hai sognato questa volta? » quando Derek glielo chiede, Stiles vorrebbe davvero trovare la forza di rispondergli ma non ce la fa. Vede il corpo del suo ragazzo privo di vita, nello stesso punto in cui è morto Donovan.
Si poteva ancora definire un “corpo” quella cosa? Gli viene la nausea solo a pensarci.
Sotto lo sguardo allibito di Derek, Stiles corre in bagno e si chiude lì dentro. Vuole solo ripararsi da lui, vuole solo non sentirsi così esposto, così sbagliato, davanti agli occhi del suo ragazzo che lo scrutano in cerca di risposte. Non vuole dargli quelle risposte, non vuole che Derek legga nel suo sguardo quello che ha appena sognato.

« Stiles che succede? » il licantropo bussa alla porta preoccupato, ascoltando il respiro accelerato del suo ragazzo, il principio di quello che potrebbe diventare un attacco di panico.
« Vattene » la voce gli trema leggermente mentre le immagini si mostrano ancora una volta davanti a lui. Stiles si guarda allo specchio, proprio come nel suo sogno, e non vede altro che un mostro, peccato che questa sia la realtà.
Come hai potuto farlo?
« Non vuoi che vada via realmente, vero? » Derek mette da parte tutto il suo orgoglio per chiederglielo - non gli sta davvero chiedendo di andare via, giusto? -, Stiles lo sa.
Come ti senti, Stiles, dopo che hai tolto la vita ad un licantropo?
« Devi andartene via, ora. » Derek si sente tradito. Gliel’ha ripetuto e sembra deciso stavolta. Stiles lo sta chiudendo fuori dai suoi problemi.
Non era diventato la sua ancora?
Appoggia la testa sul legno della porta e cerca di calmarsi, la rabbia e la delusione stanno prendendo il sopravvento ma è inutile sfondare il muro che li separa fisicamente, non è quello il problema. Stiles ha eretto tra di loro un muro ancora più invalicabile e non può superarlo semplicemente abbattendo una porta.
Derek sente che lo sta tenendo all’oscuro di tante cose, ultimamente, ma ha sempre cercato di aspettare il momento in cui Stiles fosse pronto ad affrontarle insieme.
A quanto pare quel momento è ancora più lontano di quanto si aspettasse.
« Vattene » accucciato contro la porta del bagno, seduto sul freddo pavimento, Stiles sente il vuoto attorno a sé e sotto di sé, sente di non avere più punti di riferimento e tutto inizia a girare intorno a lui.
Ha ucciso Derek, nel suo sogno, e non è stato il demone, è stato lui, e si è sentito appagato, potente, invincibile. Sente ancora l’adrenalina del momento e il sangue caldo del licantropo sulle sue mani.
Presto toccherà anche a Scott.
Stiles non sente più differenze tra se stesso ed il demone che alberga nel suo corpo.
Ha capito che non può cacciarlo via dalla sua testa, che non può metterlo a tacere da solo, e allo stesso modo ha imparato che è più facile ascoltarlo, assecondarlo, perdersi tra le tante sensazioni che sta provando e che si mescolano insieme una con l’altra.
Frustrazione, dolore, paura, compiacimento, piacere: Stiles vorrebbe gridare ogni cosa ma la voce gli è scomparsa ed il suo corpo non vuole più rispondergli, proprio come nei suoi incubi e nella più spaventosa delle sue fantasie.
Si sente sempre più distante, sempre più incorporeo, un fantasma al centro di un tornado che gli vortica pericolosamente attorno.
Si guarda per l’ultima volta allo specchio, prima di frantumarlo in mille pezzi e osservare la ferita rigenerarsi ancora una volta.
Dove è finito Stiles?
Lo rivuole indietro.

***

Da quando l’ha cacciato da casa propria, Derek non ha più avuto notizie di Stiles.
Un po’ per difendere il proprio orgoglio, un po’ per la paura di essere rifiutato ancora, ha deciso di non contattarlo, ha deciso che se Stiles avesse bisogno di lui, sarebbe andato lui stesso da Derek, non il contrario.
Ma sono passati cinque giorni e Stiles non l’ha ancora chiamato, neanche un SMS o una visita a sorpresa.
Niente.
Non è toccato solo a lui, però, Stiles non ha contattato né Scott, né Lydia, né suo padre. Un pomeriggio è uscito e non è più tornato a casa, non è andato a scuola, né a casa di Scott, né in nessun altro posto che potesse venirgli in mente.
Stiles è scomparso, un’altra volta, così tutto il branco si è ritrovato da Deaton - come tutti i giorni da quasi un mese – e sta cercando un modo per rintracciarlo.
« Posso provare a creare un collegamento con lui » spiega il druido « esiste un rituale che permette ad una persona di entrare in contatto con un’altra anche se distante » Derek non ne può più di rituali, ne ha avuto abbastanza nella sua vita ma non può fare a meno di sperare che questo funzioni « è un rituale che ha effetto solo se le due persone sono strettamente connesse tra di loro da un legame indissolubile. Perciò credo che solo Derek potrà entrare nella sua mente. » Derek non ne è così sicuro, non è più sicuro di niente ormai. Aveva appena scoperto di essere l’ancora di Stiles ma Stiles l’ha cacciato via la mattina successiva e non ne capisce il motivo. Si fida così poco di lui? « Devi stare attento. Ogni mente è diversa da ogni altra, e quella di Stiles al momento immagino sia particolarmente... instabile. Devi trovare il luogo in cui si trova la sua coscienza, solo così potrai parlare con lui e scoprire dove si trova o cosa gli sta accadendo. » Deaton si ferma, prima di continuare a parlare. È arrivato il momento della questione più rilevante, Derek si immaginava che ci doveva essere per forza un effetto collaterale. C’è sempre, non è mai facile. « Ma c’è un grosso problema: l’incenso che dovrò accendere è fatto con legno di sorbo e non ho idea dell’effetto che potrebbe avere su un licantropo »
« È necessario? » gli chiede. Perché i druidi devono usare il sorbo per ogni cosa?
« Non è solo necessario, è essenziale. È l’ingrediente che mette in contatto corpo ed anima, che guiderà la tua mente verso Stiles e collegherà il tuo spirito ad una realtà che non è possibile raggiungere fisicamente. Se Stiles fosse posseduto da un demone ma il suo corpo fosse qui con noi potrei farti entrare nella sua mente anche senza il sorbo, ma purtroppo non è così al momento. »
« Derek! Non c’è bisogno che fai questo! Possiamo trovare Stiles, l’abbiamo già trovato una volta, dobbiamo solo cercare meglio! » Derek vacilla alle parole di Lydia, vorrebbe crederle, vorrebbe poter essere in grado di trovarlo lo stesso. Purtroppo sa che non sarà così questa volta: questa volta Stiles se ne è andato di sua spontanea volontà, si è allontanato da loro e non hanno idea di dove possa essere.
Derek sa che se Stiles non vuole essere trovato, allora sarà così.
« Lo farò. »
Deaton lo guarda affranto, forse sperava che prendesse un’altra decisione, ma a Derek non importa. Deve ritrovare Stiles, deve fargli capire che si può fidare di lui.
« Prima di procedere ti farò bere un infuso di erbe medicinali per contrastare i possibili effetti collaterali del sorbo anche se non so quanto possa essere utile »
« È abbastanza » anche se non lo fosse, Derek lo farebbe comunque, ormai ha deciso.
« Da questo momento dovete stare tutti in silenzio e allontanarvi da lui, non devono esserci interferenze o potrebbe sbagliare obiettivo. Nello stato in cui si troverà sarà sensibile a qualsiasi influenza esterna, se dovesse sentire una qualsiasi delle nostre voci potrebbe deconcentrarsi ed entrare nella mente di qualcun altro invece che in quella di Stiles »
Deaton prepara la tisana, prendendo un po’ di foglie di Erica, Betulla e Pioppo e mettendolo in un mortaio schiacciandole tutte insieme, fino a ridurle in pezzettini e polvere da mettere in infusione.
Derek la beve tutta, sentendone il sapore amaro e fastidioso, si prepara al centro della stanza ed accende l’incenso.


Fuoco.
I suoi polmoni bruciano come se le minuscole particelle di sorbo presenti nell’aria ardessero all’interno dei suoi bronchi.
Sente le vie respiratorie ostruirsi a poco a poco, pur di non far passare ancora quell’agente nocivo per il suo corpo, boccheggia agonizzante in cerca di aria, scalciando e sbracciando come se servisse a impedire alla cenere di entrare, di compiere il suo dovere.
Un ululato sale per le corde vocali e si blocca all’altezza della laringe.
Scott percepisce il dolore del suo beta, vorrebbe fare qualcosa per lui, fermare quella sofferenza, ma Deaton lo ferma prima che possa fare un solo passo. Non parlano, non devono, ma le parole si leggono nei loro occhi.
Derek ce la farà.

***


La mente di Stiles è un labirinto dove non esiste né cielo né terra, composto da scale infinite che salgono e scendono da tutti i lati. Sbucano dalle pareti di candida nebbia, si perdono dentro la fitta foschia, pendono all’ingiù, appese ad un soffitto inesistente composto da una coltre bianca ed incorporea oltre la quale Derek non riesce a vedere.
Deaton gli aveva detto che c’era il rischio di perdersi, ma Derek non poteva immaginarsi questo.

All’interno del labirinto, Stiles è ovunque.
Lo sente e lo può vedere intorno a sé, metaforicamente e letteralmente parlando; la sua voce esce dalle pareti che costituiscono quello che sembra un corridoio e le voci acute dei piccoli Stiles si mescolano con quelle più mature della sua versione più grande, in una baraonda di frasi pronunciate o solo pensate di cui riesce a cogliere solo alcune parole e nomi.
Intorno a Derek ci sono tanti Stiles, li vede salire e scendere dalle rampe di scale di fronte a lui, vagare tra un passaggio e l’altro, sparire nella densa nebbia e ricomparire da un’altra parte, in un continuo ciclo ripetuto all’infinito.
Insieme a lui ci sono anche tanti “Scott”, “Mamma”, “Papà”, “Melissa” e voci e volti di probabili compagni di classe che Derek non ha mai conosciuto, di persone che hanno fatto parte della vita di Stiles.

Essere nella mente di Stiles è doloroso oltre ogni limite, Derek se ne accorge dopo aver oltrepassato l’ennesima porta – o almeno quella che si può definire tale – e Stiles è ovunque e allo stesso tempo non è lì.
Vorrebbe baciarlo, come sta facendo un altro Derek davanti a lui, con uno Stiles che ha già baciato una volta, fino a quando non hanno più avuto aria nei polmoni. Nel luogo in cui si trova, l’aria neanche esiste, se ne è accorto la prima volta che ha provato a respirare e non ha sentito nulla, incorporeo anche lui come tutto ciò che lo circonda, un fantasma tra i fantasmi.

Sa che nessuno di quelli che vede è il vero Stiles, che sono solo immagini mentali del passato, solo proiezioni astratte della sua mente, ma la consapevolezza non frena la voglia di correre da loro, farli girare verso di sé e guardare nei loro occhi, di dirgli Sono qui.
Vorrebbe leggere nei loro sguardi che va tutto bene, che Stiles è lì, è tornato da lui, perché in alcuni di quei riflessi lo vede ridere felice e Derek si chiede da quanto Stiles non lo sia, da quanto tempo non rida come ha sempre fatto, da quanto tempo non fa qualcosa di stupido e buffo come faceva un tempo.
Vuole riavere il suo Stiles, quello che parla di argomenti incomprensibili e che è capace di dar fiato alla bocca per ore ed ore senza fermarsi a pensare, quello che la mattina lo sveglia con un bacio ed il profumo di pancake appena fatti ma che per il resto della giornata lo tiene sotto rigido regime alimentare, senza considerare il fatto che è un licantropo e che mangiare la carne rossa più di una volta a settimana non gli farà male, che il suo fegato starà benissimo e che il suo cuore rischia un infarto ogni volta che Stiles si mette in pericolo, non per la quantità di carne che mangia.
Gli manca Stiles, gli manca perché è da giorni che non è più lui, gli manca perché anche se è sempre stato accanto a lui, Derek non riesce più a vederlo, guarda nei suoi occhi e tutto ciò che scorge è solo il proprio riflesso - di Stiles nemmeno l’ombra.

Un tremito scaccia bruscamente tutti i suoi pensieri, riportandolo alla realtà.
Un lieve terremoto ai suoi piedi e tutto ciò che è intorno a lui cambia: le scale su cui si trova si spostano, ruotano su se stesse e si agganciano all’ennesimo soffitto che non esiste; Derek si ritrova per la prima volta nella sua vita a testa in giù, nella più totale assenza di gravità.
Spera seriamente che la sua mente non sia così, che tutte quelle stranezze siano una peculiarità del suo ragazzo, perché è difficile credere che nella sua testa accadano continuamente le stesse cose, preferisce non pensare ai fantasmi che si aggirano tra i suoi ricordi, o a che forma abbiano le architetture della sua mente.
Spera che non sia quella della vecchia villa degli Hale in fiamme.

Muoversi a testa in giù, in realtà, è piuttosto semplice quando ci prova: non c’è aria, non esiste il peso, nessuna forza che lo spinge verso il basso, solo un lieve e fastidioso senso di vertigine che prova quando scende scale che vanno verso l’alto.
Arrivato in cima - o in fondo? non saprebbe proprio come definire lo spazio intorno a sé - apre l’unica porta che si trova di fronte ed entra nella stanza oltre la sua soglia.
Si ritrova davanti alla Beacon Hills High School, vede se stesso a terra, quasi svenuto, davanti la jeep di uno Stiles poco più giovane che stava uscendo dal parcheggio della scuola. Vede se stesso attraverso i suoi occhi ed è ancor più strano di tutto quello che ha vissuto finora, più strano perfino delle scale che si muovono e si spostano all’ingiù.
Il se stesso di qualche anno prima è pallido e debole, ansima e parla con difficoltà, non riesce a controllare i suoi occhi e nemmeno ad alzarsi, a causa dell’effetto del proiettile all’aconito con cui Kate l’aveva colpito.
Gli viene da sorridere a pensare che a quel tempo lui e Stiles non si sopportavano, che a quel tempo odiava quel ragazzino logorroico. Ora Derek non potrebbe mai immaginare di vivere il resto della sua esistenza senza Stiles.

Una porta si apre alla sua destra, sporgendosi sull’ennesimo corridoio che lo porta in un luogo simile a quello in cui è arrivato. Sale ancora una volta le scale che ha davanti a sé e, quando si ritrova al punto di partenza, prova a ripensare al tragitto che ha appena compiuto per cercare di capire dove ha sbagliato.
Si guarda ancora intorno, incerto sul da farsi, accorgendosi che sopra di lui ci sono altre scale su cui poter camminare ed è facile arrivarci, in quel luogo in cui non ha più i limiti di un corpo materiale e della gravità: nel momento stesso in cui pensa di voler saltare si ritrova nuovamente a testa in giù, con la porta da cui è uscito proprio sotto di sé.
Non deve fare troppi passi per ritrovarsi all’interno dell’ennesimo passaggio in cui tutto è bianco, immacolato e freddo.
In fondo al corridoio c’è una porta da cui provengono urla e pianti, tante voci - voci di Stiles, di Melissa e dello Sceriffo - che si sovrappongono una con l’altra; Derek ne attraversa la soglia e si ritrova dentro la stanza di un ospedale.
C'è una donna che non ha mai visto sdraiata sul letto, un piccolo Stiles è seduto accanto a lei, a stringerle la mano e a parlare della scuola, di Scott, di Lydia e di tanti altri argomenti con cui non trova un nesso, come sempre. Stiles parla e parla per quelle che sembrano ore - non lo saprebbe dire con certezza, ma ne è quasi sicuro - di temi assurdi ed inutili, in un vano tentativo di distrarre se stesso da pensieri infelici.
Derek li sente, quei pensieri.
Sono ovunque in quella stanza, impregnati dall'odore di lacrime che non bagnano le guance di Stiles ma che sono presenti come macigni nel suo cuore. La sua voce tremula ripete continuamente che tutto va bene e che sua madre stavolta non scapperà sul tetto, non gli dirà di andare via, non ripeterà che deve smettere di guardarla in quel modo e che lui le vuole fare del male. Lui non vuole farle del male, non c’è bisogno che Derek ascolti i suoi pensieri per capirlo, lo vede nei suoi occhi smarriti e preoccupati, nelle sue mani che si agitano sotto il letto, nascoste alla vista della donna accanto a lui. Ha imparato a leggere i segnali che Stiles comunica con il suo corpo, ogni gesto che compie involontariamente ma di cui Derek si accorge: Stiles gesticola sempre quando è agitato o ansioso, ma non lo fa mai quando è rilassato.
Quando sono insieme, sul letto prima di andare a dormire, parla poco e si sistema sul suo petto, ascolta il suo respiro e si rilassa, stanno per minuti interi in quella posizione, senza che ci sia bisogno di dire nulla.
I primi tempi non era così, Stiles si girava e rigirava su se stesso e Derek lo doveva prendere di forza e tenere buono, ringhiargli contro di stare fermo e abbracciarlo stretto contro di sé ma durante il sonno Stiles si agitava e si liberava da quella stretta.
Derek ci ha messo tutta la sua pazienza per non strozzarlo.

Quando il piccolo Stiles che ha davanti a sé stringe i pugni ed i suoi pensieri si fanno più forti e pressanti, Derek si lascia andare ad un gesto improvviso, non pensa neanche a quello che sta facendo: Stiles è lì in lacrime e lui vorrebbe fare qualcosa per consolarlo, così si avvicina a lui e cerca di poggiargli una mano sulla spalla.
Le sue dita attraversano il corpo inconsistente del bambino e Derek si sente perso: non c’è niente di reale in quel posto, non c’è niente che può fare come semplice spettatore di eventi passati.
Il bisogno di trovare Stiles, il vero Stiles, si fa sempre più impellente, così, come già successo prima, non appena lo pensa si apre una porta davanti a lui.
Derek lo sente, sente che si sta avvicinando a Stiles sempre di più e che tra poco arriverà da lui.

Si ritrova in una stanza vuota, completamente diversa dalle altre. Le pareti non sono più composte di nebbia, ma di specchi che si riflettono tra loro. Derek non è realmente lì, lo sa, ma il non vedere il proprio riflesso nella superficie di vetro gli provoca comunque un strano senso di vertigine e vuoto.
Li osserva, ad uno ad uno, per capire come quel luogo possa condurlo da Stiles; poi lo vede, lo specchio che riflette una porta che non c’è. Guarda alle sue spalle, per accertarsi che sia davvero così, e non c’è nulla, proprio come immaginava, perciò si avvicina per osservarlo meglio e poggia le dita sulla sua fredda superficie. È morbida, Derek questo non se lo aspettava; mette un po’ più di pressione e osserva la mano scomparire oltre ad essa, la ritira indietro immediatamente, come fosse stato scottato, in un moto involontario e di puro terrore, e la sua mano è ancora lì, tutta intera alla fine del braccio.

Decide di oltrepassare lo specchio con tutto il corpo e quando arriva nella nuova stanza, Derek è circondato solo da fumo nero.
Segue con lo sguardo le scie che si propagano nell’aria e si avvicina al punto da cui sembrano provenire.
Stiles è lì, accovacciato contro pareti di pura tenebra, scosso da quelli che sembrano i tremiti di un pianto.
« Stiles » lo chiama, e il ragazzo si volta verso di lui. Derek ha finalmente la certezza che quello Stiles non è un’illusione come quelli che ha incontrato finora, lo può dire chiaramente quando i suoi grandi occhi nocciola lo fissano e lo vedono.
Ma ha il tempo di rallegrarsi solo per un attimo.
Non sa spiegarsi perché, non sa spiegare niente di quel che accade in quel luogo, ma Derek sente chiaramente il colpo che gli arriva sulla guancia. Non fa male fisicamente - la fisicità e il dolore non esistono quando ci si trova nella mente di qualcun altro -, è più un colpo che arriva dritto al cuore e lo attanaglia in una morsa stretta e opprimente. Stiles gli sta rivolgendo uno sguardo colmo d’astio e rancore e ciò che fa più male è che Derek non sa perché, non sa perché dopo averlo cercato, dopo essere arrivato fin lì, il suo ragazzo lo fissi con un odio che non gli rivolgeva neanche i primi tempi, quando non si fidava di lui e lo vedeva come una minaccia che voleva far male a lui e a Scott.

Ascolta il sibilo che giunge dai suoi piedi, vede il serpente che attorciglia la sua coda attorno alle caviglie di Stiles, striscia sul suo corpo fino a raggiungere la testa e gli sussurra parole che non riesce a udire.
« Ti sei divertito con Braeden, Derek? » Derek guarda allibito Stiles, non riuscendo a capire dove vuole andare a parare. Lui e Braeden non si vedono da sei mesi, da quando hanno risolto le questioni “Theo e i dottori del terrore” e “La lupa del deserto”. La giovane mercenaria ha avuto quello che desiderava e poi è partita di nuovo, verso una nuova ragione di vita. Derek la sente ancora ogni tanto, ma solo perché nei mesi che hanno passato insieme era inevitabile essersi avvicinati. In lei ha trovato un’amica, una persona di cui si può fidare nonostante il suo vagabondare senza sosta e io suo spirito libero da avventuriera: se ci fosse un problema a Beacon Hills e Derek avesse bisogno del suo aiuto, Braeden arriverebbe anche dall’altro capo del mondo e Derek farebbe lo stesso per lei, solo perché si sono salvati la vita a vicenda talmente tante volte che ormai è diventato naturale farlo ancora.
« Mi hai lasciato solo per sei mesi ad affrontare quei maledetti psicopatici e mentre io mi disperavo per aver ucciso una persona, tu ti scopavi lei, non è vero? »
Hanno litigato tante volte per quello, troppe volte hanno discusso perché Stiles era geloso di Braeden e Derek di Malia, perché Derek - secondo Stiles - passava troppo tempo con la mercenaria e Stiles - secondo Derek - si interessava troppo ad aiutare la coyote. I loro erano sempre stati battibecchi durati al massimo una giornata e che finivano nello stesso modo in cui erano iniziati: nel nulla. Non c’era mai stato bisogno di scuse, spiegazioni o giri di parole, non c’era bisogno di spiegare all’altro cosa li spingeva a comportarsi in quel modo quasi infantile: Stiles voleva stare con Derek e Derek con Stiles, non c’era nient’altro da dire.
Ma ora Stiles è diverso, è più simile allo Stiles che emetteva fulmini la sera in cui ha scoperto di essere impossessato dal demone. Ora Stiles sembra una marionetta che sputa veleno solo perché qualcun altro gli sta comandando di farlo e Derek non sa più cosa sia peggio, se non aver visto Stiles per giorni o averlo visto in quello stato, con gli occhi oscurati dal disprezzo e gli zigomi deformati dal rancore.
Dove sono finite le sue iridi color nocciola e le labbra che si piegavano in un sorriso ogni volta che lo baciava?
Una volta il modo in cui il corpo di Stiles gli comunicava quanto lo volesse era talmente intenso da averlo intossicato, ora quello stesso corpo sembrava volesse dirgli solo che lo odiava, che voleva la sua morte e che Derek sarebbe potuto morire lì e Stiles non avrebbe battuto ciglio.
Quello non era Stiles.
« Dov’è Stiles? »
Il serpente ghigna, quasi fosse soddisfatto che la sua trappola non abbia avuto effetto, e ci vuole un attimo affinché si dissolva nella nebbia scura.
Le pupille di Stiles si assottiglino e le iridi diventino gialle « è qui » la sua voce è tagliente e aspra, affilata come la lama di un coltello, velenosa come il serpente a cui appartiene.
« Dov’è Stiles? » Derek digrigna i denti e sa che è stupido trasformarsi, che in quel posto i suoi artigli sono meno pericolosi di una penna nelle mani di un bambino, ma è rassicurante credere di poter combattere.
« Da qualche parte in cui non puoi trovarlo. Si sta nascondendo da te, da tutti voi. »
Derek sa che non è così ma Apophis sembra volerlo convincere del contrario.
« Volevi raggiungerlo, Derek? Non lo troverai mai, mi ha lasciato libero il palco. Ha scoperto cosa significhi avere il potere tra le mani, alla fine si è arreso al mostro che è diventato ed ora affronta le sue colpe rinchiuso nella sua stessa mente. Non sa nemmeno che tu sia qui, non sa nemmeno che voi state ancora combattendo per lui. Crede che siate tutti morti per mano sua e che non abbia più niente per cui valga la pena vivere. »
L’unica cosa di cui Derek è sicuro è che non può permetterlo, non può permettere che Stiles viva un secondo di più credendo che abbia ucciso ogni membro del loro branco. « Non è solo il vostro branco, Derek. Stiles è convinto di aver sterminato l’intera popolazione di Beacon Hills, insieme a voi. Si sente in colpa per avermelo permesso e non aver potuto far altro che guardare. Be’, non è diverso da quello che succederà, in fondo. Gli ho solo dato un assaggio di quello che sarà il vostro futuro. »
Derek prova a graffiarlo e quello che rimane nelle sue mani è solo polvere nera che si disperde nello spazio intorno a lui; ringhia, frustrato, non può fare nulla in quella dimensione dove tutto è apparenza, frammenti di forma senza materia. La polvere si ricompone alle sue spalle prendendo le vere sembianze di Apophis, le stesse delle immagini raffigurate nel covo delle lamie e nelle ricerche di Mason.
In testa gli vorticano mille domande: dove si sta nascondendo Apophis? Che c’entra con le lamie? Perché hanno svolto quel rituale? Dov’è il corpo di Stiles? Perché Stiles?
Apophis le può sentire tutte.
« Non potete trovarmi finché non sarò io a venire da voi. »
Derek sta per attaccarlo ancora, solo per mettere a tacere il senso di impotenza che lo tormenta e lo attanaglia, ma il suo finto corpo si sgretola lentamente, risucchiato da una forza che neanche riconosce.
« Derek! »
« Le risposte arriveranno insieme all’eclissi » gli risponde il demone, prima che il licantropo apra gli occhi e si ritrovi sul tavolo della clinica veterinaria di Deaton.
Tutti i membri del branco sono lì, attorno a lui, lo fissano con preoccupazione per una manciata di secondi prima di tirare un sospiro di sollievo.
« Per fortuna sei ancora vivo! » Derek non capisce cosa stia succedendo - Certo che è vivo, perché non dovrebbe esserlo? -, ma finalmente può tornare a respirare e sentire il proprio corpo e la propria coscienza al loro posto ed è quasi una sensazione nuova e mai provata prima.
« Non respiravi più » gli spiega il druido «purtroppo l’infuso non ha avuto l’effetto che speravo e il sorbo ti ha ostruito lentamente le vie respiratorie. Mi dispiace, Derek, a quanto pare non ha funzionato. »
« Non ti preoccupare, troveremo un altro modo per scoprire dove si trova Stiles » Scott gli dà una pacca sulla spalla, cercando di rassicurarlo. Perché tutti credono che non ce l’abbia fatta? « Lydia e Mason si metteranno presto al lavoro per capire dove può essere »
« Le risposte arriveranno insieme all’eclissi. Che diavolo dovrebbe dire? » tutti i presenti nella stanza si voltano verso di lui, guardandolo increduli come se stesse delirando « Sono stato nella mente di Stiles » è costretto a dire, nessuno di loro sembra aver preso in considerazione l’idea che il rituale abbia funzionato.
« Derek, non è possibile. »
« Ha funzionato. » ripete, con ancora più convinzione di prima.
Deaton lo scruta e sembra pensarci un po’ su « Potrebbe aver funzionato » gli concede, « Come ho detto, non avevo mai provato l’effetto del rituale su un licantropo. Forse mentre il tuo corpo combatteva contro il sorbo, la tua mente è riuscita a raggiungere Stiles »
Derek non ha raggiunto Stiles. Ha raggiunto solo la sua mente, ed il demone che ne ha preso il controllo. Stiles è ancora irraggiungibile e loro hanno un solo indizio.
Devono rimanere fermi ad aspettare un’eclissi di cui non era a conoscenza?
***

Sono tutti riuniti nel bosco, ad allenarsi, quando, tre giorni dopo, il sole primaverile viene oscurato da una massa nera e Apophis si mostra davanti a loro, all’interno dell’ormai irriconoscibile corpo di Stiles.
« Te l’avevo detto, Derek: le risposte arriveranno insieme all’eclissi » Derek odia la tonalità che Apophis conferisce alla vera voce di Stiles, il modo perfettamente equilibrato con cui pesa ogni parola, le insidie che nasconde ogni singolo suono emesso.
Stiles, al contrario, è come un’auto senza controllo, senza freni, che viaggia in autostrada violando ogni limite di velocità. Non si preoccupa di quello che dice e delle azioni che compie, ed anche se a volte può esagerare e diventare insopportabile, Derek preferirà sempre il vero Stiles.
Stiles odora di fiducia, Apophis puzza di inganni.
« Quali risposte? » Scott si fa avanti e tutto il branco si muove all’unisono: Kira, Malia, Derek, Liam, perfino Hayden, sono tutti lì ad affiancarlo, a combattere con lui.
« Non volete sapere perché ho preso il corpo del vostro amico? » gli occhi gialli ridotti a due fessure li scrutano ad uno ad uno, soffermandosi sull’Alpha come se fosse la più prelibata delle prede « potevo scegliere qualcuno con una forza di volontà più debole » un passo verso di loro e Hayden si prepara all’attacco «potevo scegliere qualcuno più facile da manipolare, potevo sfruttare il debole controllo di un giovane beta o quello di una kitsune ingenua ed inesperta. Non credete? » mentre parla di loro, Apophis li guarda ad uno ad uno « Potevo impossessarmi di ognuno di voi. Sarebbe stato facile perfino approfittarsi del dolore di chi ha perso tutto e non si fida più neanche di se stesso » i suoi occhi si incontrano con quelli di Derek e sogghigna compiaciuto.
Tutto il branco si irrigidisce quando il demone si trova davanti al loro Alpha, Scott spera davvero di riuscire ad evitare lo scontro ma non può permettere che Apophis usi spudoratamente il corpo del suo migliore amico per farli fuori.
« Ti sbagli Scott » nessuno si sorprende quando il demone legge nella mente del licantropo, Derek aveva accennato a quell’eventualità «non voglio far fuori il tuo branco »

Come un temporale estivo, tanto inaspettato quanto violento, nasce dall’incontro di due correnti d’aria che oltrepassano la sottile barriere che li separa, la battaglia prende vita improvvisamente, nel momento stesso in cui il demone supera il confine invisibile che li divide: Apophis scatta verso Scott, Liam si lancia contro di lui, Hayden lo segue.
Un latrato si libera nell’aria, un guaito muore ai piedi di un castagno, il ferro della spada stride contro le resistenti scaglie che rivestono il corpo di Stiles.
L’aria crepita e sfrigola intorno a loro, Scott la osserva con i suoi occhi – quelli da Alpha – e riesce a cogliere le saette scintillanti che proteggono il corpo del nemico e che costituiscono la barriera di energia che lo circonda.
« Non potete attaccarmi, non finché lo deciderò io » quando la massa nera oscura completamente il sole, i membri del branco cadono tutti a terra, privi di forze, Apophis afferra Scott tra le sue grinfie, iniziando ad assorbirne ogni goccia di potere ed i loro corpi vengono illuminati da un flusso di luce rossastra che dal licantropo scorre verso il demone «Sai perché Stiles, Scott? Sai perché proprio lui? È colpa tua, sei tu che l’hai messo in pericolo. È la persona a cui sei più legato, la via per guadagnarmi il tuo potere. I vostri corpi sono connessi grazie al legame che vi tiene uniti e non potrei fare questo se non fosse così » Scott si dimena, prova a liberarsi, ma è tutto inutile. « dovevi vedere la sua coscienza, caparbia e testarda come lo è lui. Se li toccherai con un dito te la dovrai vedere con me, diceva, Scott non si farà sconfiggere da un essere come te. Troveremo un modo. Mi fido di loro. L’ha ripetuto così tante volte, prima di finire sotto il peso delle sue stesse parole. Credeva davvero in te, in tutti voi. L’unico modo per farlo arrendere alla mia volontà era metterlo contro se stesso, il suo peggior nemico. Ha combattuto con tutte le sue forze, ma alla fine ha ceduto. »
Derek non può sopportarlo.
Non può sopportare di sentirsi spossato, senza forze, solo perché in cielo un astro lo stabilisce per lui; non può sopportare il dolore che lo pervade quando una delle scosse che difendono Apophis lo colpisce con la stessa potenza di un fulmine e non può sopportare di sentirsi così indifeso e disarmato.
Ma, più di tutto, non può sopportare che quel demone parli così di Stiles, imitando la sua voce e insudiciandola con un tono irrisorio e un velo di pateticità. È per questo che ignora la debolezza causata dall’eclissi, ignora le fitte provocate dai piccoli lampi che lo colpiscono quando supera la barriera, ignora l’istinto che gli suggerisce di scappare lontano dal nemico, di correre in salvo, e si getta su Apophis, obbligandolo a mollare la presa su Scott e facendolo cadere a terra.

« Stiles, sei più forte di quel che credi » lo chiama perché è l’unica cosa che riesce a fare.
« Ti ho sentito quel giorno, chiaro? » lo chiama perché sa che Stiles è lì e lo sta ascoltando.
« So che sei ancora lì » lo chiama perché sa che Stiles è più forte di quel che sembri.
Ed è un attimo, e gli basta.
Gli basta per esserne certo, per scorgere in fondo al buio di quelle iridi la presenza di Stiles, la sua coscienza che lotta per riemergere e prendere il controllo, gli basta per credere ancora che ce la possano fare, nonostante tutto. Quando inizia a sentire l’inconfondibile calore del fuoco circondarli, però, è costretto a separarsi da lui, a indietreggiare e raggiungere Scott dove lo aveva lasciato.
Deaton ce l’ha fatta.
Lo intravede arrivare tra gli alberi che lo circondano, insieme a Lydia e Parrish.
Ha il papiro in mano, quello di cui parlava il bestiario e a cui dare fuoco per liberarsi del demone. Una piccola fiamma si sta propagando dall’angolo destro verso il centro, crepitando e accartocciando la carta bruciata.
Derek fissa Apophis tra le lingue di fuoco, sempre più intense ed alte, spaesato tra le fiamme, in cerca di una via di fuga che non esiste, e gli ricorda se stesso, quando ha visto la propria casa bruciare e i propri cari morire. Si sente un po’ come Kate, ma questo è completamente diverso, si dice. Non sa quanto possano essere vere quelle parole, quanta differenza ci sia tra lui e Apophis e quelli che una volta erano lui e Kate. Spera che ci sia, quella differenza, perché non vuole essere come lei.
Il fuoco si spegne quando la carta è ormai consumata e tra le dita di Deaton rimane solo cenere rovente, ma Apophis è ancora lì a fissarli con il sorriso beffardo di chi ha la vittoria in pugno.
Un occhio, però, è tornato al suo colore naturale, nocciola su bianco, come tanto piace a Derek; le scaglie del volto si sgretolano, rivelando la pelle bianca e qualche neo, quelli che Derek ama e che ha baciato più volte, uno a uno.

« Perché ha funzionato solo in parte? » chiede Liam, avvicinandosi con Malia che si sorregge sulle sue spalle, l’eclissi che sta lasciando nuovamente spazio al Sole e le forze stanno tornando a tutti loro.
« Perché lui non è il vero Apophis » gli risponde Deaton, fissando il demone davanti a loro.
« No, non lo sono. » gli conferma, la voce che è a tratti tagliente ed acuta e a tratti quella di Stiles.
« Perciò possiamo sconfiggerlo? » anche Kira torna nuovamente al loro fianco, ora sono tutti uniti.
« Possiamo salvare Stiles? » Scott si rialza, sentendo il potere scorrere nuovamente dentro di lui. La speranza si sta riaccendendo, il branco si sta riunendo, la debolezza si sta assottigliando facendo posto a nuove energie.
« Non potete » li interrompe il demone, spezzando ogni aspettativa sul nascere « io sto morendo, ma lui verrà con me. » Derek si fa avanti ringhiandogli contro. Potrebbe ferirlo, adesso, se non fosse nel corpo di Stiles.
« Non pensate che una volta che avrò esaurito le mie energie lui sarà libero, perché non lo lascerò andare fino a quanto non gli avrò prosciugato ogni goccia di vita. Non pensate che sia facile costringermi a lasciare il suo corpo. Ci sono voluti tre giorni per farmi entrare in questo corpo, ce ne vorranno altrettanti per farmene uscire. Voi non avete tempo e non potete rischiare di far del male al corpo del vostro amico. Io sono resistente, lui no. »
Scott si rivolge verso Deaton, illudendosi che in quelle parole vi sia solo menzogna. Nello sguardo del Druido, però, non legge altro che il tormento davanti alla verità.
« Cosa possiamo fare? » chiede.
Mentre tutti pensano ad una soluzione, Derek ce l’ha già.
Ce l’ha già stretta tra i denti e frenata dalle labbra, chiuse, sigillate, incapaci improvvisamente di proferire parola.
Vorrebbe essere arrivato ad una conclusione diversa, ma non hanno tempo.
« Cosa avevi intenzione di fare, con il potere di Scott? » l’ha intuita, la risposta, già da quando il corpo di Stiles ha iniziato a cadere a pezzi e Apophis con lui, ma conoscerla non vuol dire accettarla. Nel momento in cui Lydia si volta improvvisamente verso di lui, Derek è sicuro che abbia capito anche lei.
« Non sono il vero dio, è vero, ma non vuol dire che io non possa esserlo. » una smorfia piega le labbra di Stiles, altre scaglie si staccano dalla sua pelle « Chi otterrà il potere del Vero Alpha potrà vedere i suoi sogni avverarsi perciò io, quando avrò finalmente il potere di Scott potrò diventare il vero Dio. »
« Derek, non farlo! » lo ammonisce la Banshee, ma lui ha già deciso.
Non può non farlo. Non sa come sia possibile che nessuno di loro se ne accorga, perché nessuno di loro veda Stiles intrappolato tra le spire di quel serpente, ma lui lo vede e deve fare qualcosa per lui.
È un martire, Derek, e se può esserlo per salvare la vita del suo ragazzo, è anche meglio.
Non dice una parola quando si avvicina a Stiles e afferra il braccio in rovina con una determinazione che solo chi va incontro alla morte può avere, ma Apophis capisce.
Il ghigno si fa strada nel suo volto per l’ennesima volta, nel momento in cui artiglia il petto del licantropo davanti a lui creando un flusso più largo e luminoso di quello precedente, in modo da succhiar via più velocemente le sue energie.
Scott grida il nome di Derek, Parrish lo blocca quando cerca di correre verso di loro, Liam fissa la scena esterrefatto, Lydia trattiene l’urlo che minaccia di prendere vita dalle sue corde vocali.

Stiles cade a terra, gli occhi di Derek si accendono e spengono come luci di un albero di Natale.
Il blu dei suoi occhi da licantropo si alterna con il nero di quelli del serpente.
Blu e nero.
Blu e nero.
È una danza continua di bagliori e oscurità.
I canini di Derek si allungano e assottigliano, le scaglie nere iniziano a rivestire la sua pelle.
Blu, nero.
Blu, nero.
E poi finalmente il giallo dorato del licantropo si fa strada in quella lotta.
Un ringhio e il nero delle squame del serpente lascia posto al nero pelo del lupo.
Derek rimane in piedi a fissare il vuoto, Stiles è a terra davanti a lui, i loro sguardi si ritrovano dopo tanto tempo.
« Derek! I tuoi occhi! » gli grida esterrefatto.
Derek non capisce, Apophis dovrebbe essersi trasferito nel suo corpo, no? Perché non sente niente? Perché sente solo un immenso calore - quel tipo di calore che ti riscalda e non fa male - ed è come se fosse diventato più forte?
È questo che significa essere impossessati da un demone?
« Cos’è successo? » Derek non capisce e ancor meno sembra capire il resto del branco. Non sente il demone dentro di sé come si aspettava. Al contrario, percepisce la forza del branco, l’unione che ne fa un tutt’uno e che li fa sentire uniti, invincibili. Li sente e legge nello sguardo di ognuno di loro che anche loro lo sentono, Stiles, Lydia, Parrish e Deaton compresi.
« La tua natura da licantropo l’ha combattuto » inizia a spiegare il druido, pur essendo stupito come tutti gli altri, « l’hai annientato, come faresti con un qualsiasi batterio. Ti sei… guarito da solo »
La prima cosa che Derek fa, a quella notizia, è quella che gli viene più istintiva. Guarda ancora Stiles guardarlo, ne sente la mancanza di tutti questi giorni, lo alza da terra e lo bacia come non fa da tempo.
Gli sono mancate le sue labbra, gli sono mancate le sue braccia che si agitano a vuoto nella sorpresa e poi si artigliano sulla schiena con lo stesso bisogno impellente di sentirlo accanto, gli è mancato l’odore di felicità che emana Stiles e, se ci fa un attimo caso, anche tutto il branco.
Sono di nuovo insieme, e questa è l’unica cosa veramente importante.
***

« Quindi… è merito della Luna? » chiede Liam. Sono tornati alla clinica di Deaton, dove Lydia si è ricordata di aver lasciato il volume che parlava degli esbat e su cui aveva scoperto l’esistenza della Luna del seme.
« Qui dice che la Luna delle gemme, la lunazione di aprile, rappresenta un nuovo inizio, nuove occasioni e per questo viene chiamata anche Luna del Risveglio. Per far sì che questo avvenga, la Luna delle gemme chiede in cambio di dedicarsi al proprio amore e alla propria felicità, di estirpare le erbacce che infestano il proprio giardino interiore »
« Vorresti dire che è la Luna ad avermi fatto tornare gli occhi dorati? » Derek ancora non può crederci, che per una volta tutto vada per il verso giusto. L’ultima volta che i suoi occhi erano tornati del loro colore naturale era stato a causa di Kate e lui si era ritrovato un ragazzino che non si ricordava più quello che la donna gli aveva fatto.
« Io ho solo letto quello che dice questo libro, non so quanto corrisponda alla verità. Però ci sentiamo più forti, più uniti e non escludo la possibilità che questo sia anche merito della Luna del Risveglio. La Luna infonde il suo potere in tutti noi, ma siamo noi a deciderne cosa farne. C’è chi continua a vivere come se niente fosse perché non si accorge di nulla, c’è chi acquista una nuova energia pur non credendo al soprannaturale »
« E poi c’è il nostro branco » Ora che Apophis non c’è più e l’eclissi è terminata, Scott la può sentire bene, la forza della Luna: sente la sua calda energia, un flusso pacato che scorre nel suo corpo e in ogni membro del suo branco. La sente, la loro unione, la loro forza.
« Un nuovo inizio » Stiles lo sussurra appena, tanto che solo Derek, al suo fianco, riesce a sentirlo. Un semplice sintagma composto da tre parole, ma Derek ci mette un po’ a decifrarle prima di comprendere quanto suonino bene alle sue orecchie.
Perdonare se stessi non vuol dire dimenticare il passato ma rivolgersi verso un nuovo futuro. Non sa spiegare esattamente il perché, ma Derek sente sua madre ripetergli quella frase come se fosse davvero accanto a lui.
Gliel’aveva detto qualche mese dopo la morte di Paige: erano andati insieme nel bosco una notte di luna piena e Talia, una volta che si erano fermati vicino al tronco di un’Acacia, aveva preso in mano un ramoscello e gliel’aveva dato. Derek non ha mai saputo cosa volesse dire quel gesto ma aveva sempre trovate parole prive di qualsiasi significato.
Almeno fino ad ora.
Ora ha finalmente trovato il senso di quella frase, e non importa se gli è ancora oscuro quello dell’albero, prima o poi è sicuro che scoprirà anche quello.
Ora l’importante è che è lì, con il suo branco, con quella che è diventata la sua famiglia, con Stiles e può davvero rivolgersi al futuro che li aspetta.
Anche se ciò vorrà dire separarsi fra qualche mese, quando ognuno di loro prenderà strade diverse e Derek si trasferirà a Ithaca insieme a Stiles - perché sì, l’ha già deciso, è già stato troppo lontano da Stiles, devono recuperare il tempo perduto e Derek non potrebbe più sopportare di separarsi da lui -, ognuno di loro sa che non saranno mai veramente separati, perché sono uniti dal legame del branco, un legame infrangibile che nessuna creatura potrà mai spezzare.


Note finali:
1) Mi sono basata su un po’ di ricerche, ma mi sono inventata anche un bel po’ di cose, quindi non prendete niente per buono, eh! xD Io non sono un’esperta di miti egiziani, di rituali o degli esbat, mi sono data un po' alla licenza poetica.
2) Per me Hayden, finita la storia con i Dread Doctor, è viva, come avete letto. Non so come possa essere possibile, ma per me lo è u.u
3) Il significato dell’Acacia che Talia ha dato a Derek verrà spiegato in un’altra fanfic che sarà il sequel di questa, perciò se siete curiosi dovrete aspettare che io sia ispirata! XD


Deliri di una fanwriter:
Questa fanfic è stata un parto, in tutti i sensi.
Come un parto è stata una fatica scriverla, ci è voluto un sacco di tempo (che sembrava mancare sempre pur avendo iniziato la fanfic i primi di agosto), un mese di ricerche per trovare il demone che volevo io (mica potevo sceglierne uno a caso, no?) e ho dovuto riscriverla ben nove volte prima che risultasse decente ai miei occhi, al mio cervello, alle mie orecchie e alle mie tre personalità (e nonostante ciò non sono neanche riuscita a finirla tutta, per questo ci sarà un sequel). Non sapevo ancora se la mia “bimba” sarebbe stata un maschio, una femmina, un ermafrodito o un alieno asessuato, che ci volete fare? XD (Sì, sto delirando, vi avevo avvertiti! Perché state leggendo?)
Come un parto, però, sono felice del risultato anche se non so come si sente una madre che ha appena partorito XD Ma credo che si avvicini un minimo e lontanamente a questo misto di felicità, stanchezza e vuoto che sto provando io.
Se avete trovato la forza di leggere questi deliri, dopo la fanfic chilometrica che vi siete sorbiti, complimenti per la tenacia e la resistenza ed il pizzico di follia (perché ce ne vuole tanta per sorbirsi questa roba). Spero che abbiate apprezzato la fanfic almeno un po’ di quanto ho amato scriverla io.
Sappiate che sarete premiati presto con un raccolta di tre flashfic che ho scritto per un event su facebook e probabilmente con la prossima fanfic partecipante alla challenge che probabilmente sarà un AU (e che quindi farà parte di We're just walking too close to love).
Grazie a tutti e a presto ;)
  
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