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Autore: OblivionRoseSide    11/11/2015    0 recensioni
L'inquietudine che prende il cuore prima della morte attanaglia la testa e lo stomaco. La domanda è... chi rimarrà vivo per raccontarlo?
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era una mattinata gelida.
I rami fini ed irregolari degli alberi mitigavano almeno un poco il bianco sbiadito del cielo che risultava comunque fastidioso ad un'iride chiara. Sospirai sommessamente parandomi dalla luce con la spessa manica scura del giaccone che indossavo. Piccoli cristalli di ghiaccio decoravano brillanti le foglie fini del sottobosco, innaturalmente verdi e rigide per la temperatura. Tutta la foresta sembrava essere stata bloccata in un momento. Non fosse stato per quei pochi sbuffi di vento che muovevano impercettibilmente le foglie non avrei dubitato di trovarmi in un ricordo inerme. Muovevano piano l'intorno turbinando sinuosi e accarezzando piano i fusti scuri e solidi degli alberi. Li sentivo, a volte timidi, a volte più convinti spingermi in quell'abituale percorso. Ormai lo conoscevo bene. Le tane, i rumori e gli odori corrispondevano come sempre, precisamente nel giusto origine.
Niente di strano, per quel momento.
C'era una silenziosa ma frenetica vita agli occhi di chi sapeva dove guardare.
Le cortecce degli alberi erano grandi piazze di transito per il crogiolo di formiche indaffarate che le animavano. Le grandi chiome erano dimora di migliaia di pennuti, intere generazioni di famiglie. Il sottobosco poi collezionava tutte le orme di animali più grandi quali cervi e orsi.
In quella zona ce n'erano molti e mi era capitato di fare conoscenza con alcuni di loro. Animali non troppo simpatici, a mio avviso, contato che sia per fame che per paura finivano per attaccare.
Sorrisi rincuorata da tutta quella familiarità e levai lo sguardo in alto alle svettanti guglie dell'accademia, scure e cupe come sempre. Le pietre di quell'immenso edificio sembravano trasudare ombra, non sapevo bene come spiegarlo ma parevano averne accumulata così tanta all'interno che ormai, fin troppo stanche e portate allo stremo l'avevano lasciata uscire, deluse.

La pianta era complessa poiché risultato di molti ampliamenti in epoche diverse. Un ampio cortile sezionava la parte del complesso più recente al centro formando corridoi geometrici e classi ordinate, la stessa cosa non si poteva notare nella parte più antica, scolpita nella pietra del luogo e molto meno regolare e precisa, lunghi cunicoli foravano come vene in profondità quello che sembrava un castello, al termine di quegli interminabili condotti si trovavano le classi, quasi sotterranee a volte. In queste grotte fredde erano organizzati dei veri e propri campi di addestramento.
I ragazzi conoscevano bene quegli ambienti poiché la gran parte del tempo dei loro studi era adibita al potenziamento delle capacità fisiche. In battaglia ciò che li avrebbe salvati non sarebbero stati certo i libri.
Con il mio solito passo cadenzato e vivo mi diressi a lezione.
Quel giorno avremo avuto sia materie pratiche che teoriche, la cosa non mi entusiasmava troppo ma avrei fatto ciò che mi sarebbe stato richiesto senza fiatare, non potevo permettermi di dissentire. Appena varcata la soglia dell'accademia mi crogiolai nell'ombra rincuorante che mi aveva accompagnato per tutto quel percorso.
Un brontolio contrariato di voci attirò la mia attenzione, girai l'angolo e vidi una gran massa di studenti tutti riuniti davanti alla bacheca. Alcuni parevano lamentarsi, altri sorridevano già pronti si fregavano le mani. Vidi alcuni ragazzi del mio corso e mi avvicinai cercando con lo sguardo qualche risposta oggettiva oltre che tutte quelle mute opinioni.
-Il preside ha indetto dei giochi, oggi- Mi rispose prontamente Vlad, uno dei ragazzi più promettenti del corso. Alto e con gli occhi azzurri, un cuore gentile ed un'indole guerriera. aveva tutte le carte in regola per diventare qualcuno, mi aveva aiutata molte volte in quegli anni e gli dovevo molto. Mi rivolse uno sguardo un po' preoccupato. Benché fossimo una delle classi più preparate sapevamo bene che c'erano soggetti in quella scuola che potevano metterci in seria difficoltà... -non mi piace per niente questa storia...- sentenziò lui a bassa voce mentre si guardava attorno guardingo. Tra lo stupore generale c'era chi già pensava a prendersi qualche rivincita personale, ne avremo viste di belle e i novelli studenti del primo anno sarebbero stati di sicuro messi in ginocchio.
Dei passi fecero calare il brusio.
I capitani in compagnia del reggente fecero il loro ingresso nella sala nel più silente dei silenzi.
-Vi chiederete come mai dei giochi indetti così all'improvviso...- Esordì sorridendo in un modo strano – ebbene, miei cari ragazzi, solo alcuni di voi avranno le risposte- concluse divertito.
-A voi decidere chi- Aggiunse poi dopo un breve consulto con il capitano della settima parte.
In tutto le unità effettive che si preparavano nell'accademia erano quindici... tutte ad un livello diverso. Si partiva dalla classe più alta andando a scalare verso i numeri meno elevati. All'inizio partivano tutti pieni di buoni propositi e sogni di gloria, molti non tornavano nemmeno ma questi erano solo particolari. La quindicesima parte era sempre la più affollata e casinista, schiere infinite e irregolari di soldati irrequieti, il capitano di questa parte, il buon vecchio Roncioni, aveva una pazienza immensa ma di buone promesse ne aveva viste passare, le uniche di cui riusciva ad essere fiero. Le altre parti andavano diminuendo nel numero fino ad arrivare a quelle più esigue ma efficienti.
I poveri agnelli da macello che erano i nuovi arrivati intanto si guardavano attorno studiando i loro carnefici, la prima parte già si leccava i baffi. Niente di meglio che fare un po' di pulizia, dopotutto i pesi morti rallentavano tutta la grande macchina che era l'accademia. Per loro era un gioco, uno sgranchirsi le dita dopo le lunghe ore di allenamento passate a cercare di uccidersi l'un l'altro. Le parti più numerose... le prime parti, si guardavano, un curioso e quasi ironico gioco di sguardi prima di esser lasciati nell'arena, i più giovani che si crogiolavano in quegli ultimi attimi di sicurezza ed i più esperti che rilassatissimi si sceglievano le prede. Noi stavamo in disparte, benché fossimo la terza parte, quasi alla fine, sapevamo che con la prima e con la seconda non si scherzava. Quell'anno poi erano venuti su particolarmente sgraziati e poco caritatevoli. I morti erano stati tanti, anche fuori dall'arena, e avevo idea che il numero sarebbe salito. Gli incontri fortunatamente avevano un tempo massimo in cui una parte sfidava un'altra. Solitamente si risparmiava ai nuovi la carneficina ma dall'espressione preoccupata del capitano della quindicesima capimmo che non ci sarebbero stati sconti per nessuno.
Gli incontri sarebbero iniziati in circa tre ore, per dare tempo a tutti di entrare nell'ottica di uno scontro forse mortale. Noi eravamo usciti e ci eravamo diretti al nostro dormitorio per fare il punto della situazione.

-è da folli indire dei giochi così all'improvviso- imprecava collerico Nathan, altro componente del gruppo, notevolmente più indietro rispetto alla media e logicamente più preoccupato di tutti- Cioè... dico, non ha senso... Dannazione, quel preside. L'avevo detto io che non mi convinceva... non mi ha mai convinto-. Tutti lo ascoltavamo in silenzio, a capo chino, forse immersi nei nostri pensieri. Io di sicuro pensavo al numero di vittime che avevano fatto le prime due parti. Non sarei certo andata ad aggiungere altri cadaveri alla loro fiera classifica, sarei morta in circostanze ben diverse e non certo per mano di quegli animali pieni di loro. Il nostro gruppo era uno dei più ristretti ma il numero ci rendeva più uniti. Marghereth, Myrtel, io e poi i ragazzi, Vlad, Will, Asallon, Gabriel e Nathan, l'ultimo arrivato. Ne avevamo passate di cose tutti assieme e molto raramente non c'era stato lavoro di squadra, ormai ci veniva naturale. Sarebbe stato così anche quella volta ma sapevamo bene che gli avversari tendevano a separare ognuno di noi dal gruppo, cercavano il testa a testa e la cosa avrebbe svantaggiato notevolmente Nathan come anche avrebbe destabilizzato tutti noi.
Il povero ultimo arrivato vagava per la stanza con le mani letteralmente nei capelli, si disperava cercando nei nostri sguardi almeno un pizzico di conforto-Io non ho intenzione di morire oggi... per diana... no... propr-
Tre colpi alla porta. Netti e decisi. Doveva essere il capitano. Marghereth andò ad aprire.
Era lui.
-è permesso?- Rispondemmo tutti con un cenno della testa quasi frettoloso, Nathan gli fece cenno pure con le mani. Il capitano superò la soglia per poi andare a sedersi su una sedia lì vicino, stette in silenzio per qualche secondo mentre poggiava i gomiti sulle cosce e respirava nel suo abituale modo, dannatamente tranquillo. Pareva star riflettendo e alla fine alzò lo sguardo su Nathan, il poveretto non aspettava altro che qualche parola di conforto. Si massaggiò le tempie inspirando profondamente.
-Lord Elgin non ci ha dato alcun particolare su questi giochi- Esordì poi alzando lo sguardo su di noi, lo ascoltavamo attenti. Quello era l'uomo a cui dovevamo la vita e solo lui poteva motivarci nel giusto modo in un momento del genere- io posso solo dirvi che come siete sopravvissuti in tutti questi anni, potete farlo anche ora... - sospirò sommessamente posando lo sguardo su Nathan, il poveretto aveva iniziato a sudare vistosamente e la sua fronte pareva innaturalmente lucida, la sua espressione poi diceva tutto- in quanto a te posso solo augurarti che non ti prendano di mira, sennò potresti avere qualche problema-qui fece una pausa, forse pensando alla probabile sorte dell'ultimo arrivato- Non hanno risparmiato nemmeno un loro compagno... figuriamoci se si fermeranno davanti ad un povero agnello. -non era tipo che faceva tanti giri di parole e la cosa non parve aiutare troppo il ragazzo già agitato che ora lo stava fissando con degli occhi sbarrati e iniettati di terrore.
-ma... -esordì con un palese nodo alla gola - .
Il capitano si alzò e lo guardò negli occhi serio e vagamente tranquillo – Se non vuoi diventare la preda...vedi almeno di contare sul tuo gruppo- sentenziò facendoci divenire parte della conversazione. Ad alcuni non pareva giusto dover proteggere un compagno ma io ricordavo bene il terrore che mi attanagliava la testa durante i giochi, lo avrei aiutato per quel che potevo. Spostai lo sguardo sul nostro maestro. Curato come sempre, i capelli neri portati fino alla spalla lisci e tirati ordinatamente indietro, erano poche le volte in cui si aveva la possibilità di ammirarli selvaggi e liberi. Gli occhi sempre calmi che solo a volte scattavano veloci ad analizzare la situazione per trovare una soluzione.
Lo avevamo sempre visto come la nostra roccia, era sempre stato all'altezza del suo compito. Ci era stato amico... confidente... nemico... molte cose, ma sempre, in ogni veste, leale e rispettoso. Che altro potevamo volere? ci aveva cresciuti, sgridati, accompagnati, adorati e pure odiati alle volte.
C'era questo muto rispetto che ci legava tutti con corde ben tese e resistenti che nessuno pareva voler strappare. Sarebbe stato stupido. Da un giovane del genere si poteva solo imparare.
Se il nostro capitano conosceva di noi tutto, noi di lui sapevamo poco e nulla. Avevamo creduto solo alle sue azioni, ciò che alla fine contava veramente. Ma davvero non sapevamo né da dove venisse, né di chi fosse figlio. Niente di niente. Questo suo passato nascosto ci aveva sempre incuriosito e passavamo molto tempo a tentare di capire di più su di lui, lo avevamo addirittura pedinato e spiato ma con pochi risultati dato che eravamo stati miseramente scoperti. Era parso quasi divertito a vederci tutti ammassati in un angolo come avvoltoi inesperti e fin troppo maldestri mentre cercavamo di capire qualcosa di più. Avevamo capito di doverci accontentare ma la curiosità restava e molte volte il muro di ignoranza che c'era tra noi e lui creava non pochi problemi a cui poneva rimedio con un pugno di ferro che non ammetteva repliche.
Per l'ennesima volta ci lasciava andare in pasto a dei lupi degni del loro nome senza battere un ciglio.
-Cercate solo di non deludermi...- Aveva sentenziato con tono posato superando il cerchio che avevamo formato. Aveva aperto la porta e aveva varcato la soglia in silenzio. Questa cosa mi aveva fatto irritare non poco... avevo atteso qualche minuto cercando di calmare quel vago senso di profonda irritazione che mi corrodeva dentro... contai fino a dieci... lentamente... poi non potei più trattenermi. Mi diressi verso la porta ed uscii con l'unica idea di avere più spiegazioni. Non era da lui mandare a morire persone così. Seguii il rumore dei suoi passi per i lunghi corridoi, si era preso pure il lusso di camminare lentamente quell'animale... pensai tra me e me, ma sì... era così facile stare a guardare un povero essere umano che moriva... Lo vidi svoltare verso l'arena in cui si sarebbero svolti i giochi, era passato dal giardino... la via più lunga... la cosa non mi tornava. Prima che potesse girare di nuovo lo chiamai...
-Capitano... - Ebbi il tempo di dire. Lo vidi prima fermarsi e poi girarsi verso di me, ero a pochi metri. Una lunga ruga gli attraversava la fronte, segno evidente di pensieri poco piacevoli. In quel momento fui sul punto di ricredermi nel mio intento ma subito mi dissi che era giusto manifestare il mio disappunto, almeno a lui. Ero sempre stata in silenzio, me l'ero ripetuto tante volte... zitta, incassa e vai avanti... ma con lui volevo sentirmi libera di parlare come avevo fatto altre volte con notevole successo.
-Lo sa meglio di me che non è pronto a questo..- esordii facendo riferimento a Nathan, anche lui lo sapeva. -non durerà più di cinque minuti- Lo guardai con uno sguardo che chiedeva pietà per quel povero ragazzo, lo vidi di nuovo inspirare e guardarmi serio, quasi irritato. I suoi occhi fissi nei miei non li sapevo sopportare molto bene, non mi piacevano. Li sentivo andare oltre a quell'iride chiara, mandarla in mille pezzi puntando ai pensieri, c'erano volte in cui mi sentivo nuda.
-Ha un gruppo su cui contare, di lui non posso fidarmi ma di voi sì. Confido che saprete proteggerlo per quello che potrete... se non ce la farà sarà solo un nuovo nome da aggiungere alla lista.- Fece una pausa ascoltando la folla che già animava gli spalti della grande arena. -ho idea che ce ne saranno altri... - aggiunse poi mentre tornava a guardarmi – tu torna dai tuoi compagni...-.
Senza lasciarmi il tempo di rispondere si girò e riprese a camminare notevolmente poco interessato a cosa avessi potuto avere da dire.
Non potei fare altro che tornare nel dormitorio della mia parte...

   
 
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