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Autore: Catliss    11/11/2015    0 recensioni
Quando una fangirl inizia a scrivere lettere ai suoi personaggi preferiti e quelli le rispondono, si rende conto che non è una cosa normale.
E quando si rende conto di essere all'interno di un libro, beh, neanche quello è molto normale.
Ma in fondo, lo sanno tutti che nessun fangirl è normale. Specialmente lei.
Genere: Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Lei saliva sempre in soffitta, a casa della sua bisnonna, anche se alla fine era piena di oggetti che appartenevano a sua madre. Anche quel giorno era salita per la cigolante scaletta di ferro pieghevole ed era atterrata in ginocchio sulla moquette consunta e impolverata. Ogni volta, come ogni sabato, andò ad aprire la piccola finestra che dava sul giardino, facendo entrare l'aria fresca della primavera, insieme all'odore dei narcisi che crescevano ai piedi della magnolia. Girandosi per dirigersi agli scatoloni dei libri, inciampò in qualcosa, che la fece capitombolare a terra, ammaccandosi il naso contro la moquette. Si girò per vedere la causa di quell'ammaccatura e notò un piccolo libricino ad anelli, con la copertina nera rigida, il tutto legato con dei giri di spago. Sua madre aveva riempito la soffitta di libri, posizionando in un angolo una bellissima poltrona verde scuro in cui si perdeva ogni volta. Ma lei era certa di non aver mai visto quel libricino. E poi era insolito, perché su tutte le copertine dei libri della soffitta c'era il titolo e l'autore. Raccolse il libricino e andò ad accomodarsi sulla poltrona, guardandosi intorno. Vedeva sullo scaffale verde la saga di Harry Potter, che aveva letto miliardi di volte, la trilogia di Hunger Games, quella di Divergent e The Maze Runner. Nello scaffale blu era depositata tutta la saga di Percy Jacskon, Eroi Dell'Olimpo compresa. Invece su quella gialla era riposta ogni singolo libro della serie di Shadowhunters. Poi, nello scaffale nero c'era una serie di libri di una sola autrice: Licia Troisi. Sua madre doveva averla adorata molto. Lei non le parlava mai dei suoi libri, ma le aveva detto, quando era piccola e aveva appena imparato a leggere, che i libri ci sarebbero sempre stati per chi avrebbe voluto scoprirne le storie. E poi le aveva mostrato la botola. Lei non l'aveva mai vista, perché era mimetizzata in modo perfetto, quasi come se dentro ci fosse un tesoro perduto. Poi le aveva detto: "Lassù troverai degli amici fedeli. Loro ti accoglieranno quando tornerai a casa stanca, e ti avvolgeranno con dolcezza quando sarai triste. Ti consoleranno quando piangerai e rideranno con te quando sarai felice. Ameranno con te, soffriranno con te, vivranno nei tuoi sogni. E a volte saranno tanto veri da sembrare reali. Ti sembrerà di vederli, ovunque tu ti giri, nel mondo. E sarà bellissimo." Lei le rispose: "Ma di cosa stai parlando, mamma?"

"Dei libri."

E sua madre aveva ragione. Da quando aveva conosciuto quei suoi nuovi amici, non li aveva più abbandonati. Li vedeva nel mondo, perché è dal mondo che loro venivano. Guardandoli piangeva, rideva. E li sognava, come sua madre aveva predetto.

Tornò con lo sguardo al libricino, decisa a scoprire quale storia raccontasse. Con cautela slegò lo spago, che per poco non si sbriciolò tra le sue dita, e lo lasciò cadere accanto alla poltrona. Con molta cautela, in modo quasi religioso, aprì la copertina. Sapeva, anche se non aveva ancora letto niente al suo interno, che doveva trattarsi di qualcosa di importante e di antico. Si capiva dallo stato della copertina. Era vecchia, ma tenuta benissimo, senza una macchia o uno strappo.

Finalmente si decise a voltare il frontespizio vuoto e si ritrovò una pagina fintamente scritta, con una grafia che  somigliava leggermente a quella di sua madre.

Lesse la prima riga:

"Caro Jace,"

Jace. Jace Herondale. Jace Lightwood Wayland Morgensten Herondale. Il protagonista maschile della saga di Shadowhunters.
Questo non è possibile

Si chiese se avesse trovato un libro mai pubblicato.

Poi lesse le altre righe.

"oggi sono uscita da scuola tranquillamente, sotto il peso della cartella e della cartelletta, per dirigersi in stazione e prendere il treno. Al semaforo la gente era accalcata sul bordo del marciapiede, quando è scattato il verde. Camminavo con passo svelto per non farmi investire, quand'ecco che un'anatra mi attraversa la strada, facendomi cadere spargendo matite e pastelli per tutta la carreggiata. Stupida piccola bestiola. Mai fidarsi di un'anatra. Sta di fatto che sono riuscita a recuperare tutto (con l'aiuto di Nalì e bloccando il traffico) e a prendere il treno senza correre per il sottopassaggio. Ma la maledizione delle anatre non era finita. Appena il treno si ferma ad Arcore e Nalì scende, un'anatra sale sul vagone e si avvicina con la sua camminata dondolante alla mia cartelletta malconcia. Ma ovviamente per lei non era abbastanza malconcia, perché per tutto il viaggio l'ha beccata fino a creare un buco enorme, nonostante cercassi di spiaccicarla con il libro di matematica. Odio le anatre.

Come se non bastasse, quella mi ha seguito fino all'auto di mio padre e si è appollaiata sul tetto senza farsi vedere. Al momento giusto si è intrufolata a casa mia, dirigendosi verso la mia libreria. Per fortuna l'ho vista in tempo. Una liberata con il mattone matematico e l'ho tramortita, per poi buttarla nell'immondizia. Le anatre vanno eliminate tutte. Aiutami tu con ste malvagie ti prego.

-C"

E sotto c'era scritto, come se non bastasse quello che era scritto sopra:

"Cara -C,

le anatre sono malvagie, e tu l'hai capito in tempo, per fortuna. Comunque ti aiuterò nella bonifica del mondo dalle anatre, stasera ti farò visita per pianificare tutto insieme al fantasma di Will. Lui sa come fare.

A presto

Jace H,L,M,W.

   
 
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