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Autore: clylar    11/11/2015    1 recensioni
Era lì da mezz’ora e continuava a fissare le due lastre di marmo che aveva davanti: identiche, legate da un filo di parentela e accomunate dallo stesso nome che le identificava. Ciò che le distingueva era la data sotto i nomi e il disegno di un aquilone che decorava la lapide più recente.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Claire Bennet, Mr. Bennet, Peter Petrelli, Sylar
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 6

Flashback Peter - Trasmissioni interessanti

Peter gli diede una botta sul gomito con il suo.
"Oh! Dormi?".
Gabriel aprì gli occhi, era ancora seduto a tavola, Peter ed Emma di fronte che lo guardavano. La tazza con il caffè ancora tra le mani, ora tiepida.
Poi Peter si mosse sulla sedia.
"Senti, io c'ero quando è uscita da quell'incubo, c'ero quando vi siete accordati e me lo ricordo bene!
Tu stai esagerando sulla storia del "mettersi insieme"
Forse le cose tra voi due erano migliorate ma . . . "

E fu Peter stavolta a ricordare.


Lui e Gabriel erano seduti sul divano, davanti alla tv a guardare lo show mediatico del momento. Era stato lui ad autoinvitarsi: l'appartamento di Gabriel era piccolo ma funzionale e posto giusto sopra il negozio, viveva lì da quasi un anno.
Peter sapeva che se lo avesse invitato a casa sua a vedere quell'importante trasmissione, avrebbe tirato un bel bidone e il fatto che ora viveva con Emma non centrava niente; LUI ERA UN ORSO, era fatto così.
Ma doveva costringerlo a vederla, in fin dei conti era merito suo se finalmente . . .
"Che palle sono quaranta cinque minuti che continuano a filmare cancelli chiusi, porte sprangate e quel corridoio scuro."
Gabriel si alzò e andò in cucina.
"Vuoi una birra?"
"Si grazie"
"Emma sta bene?"
"Si, tutto ok, mi ha detto di salutarti, ti aspetta a cena, quando puoi."
"Si, si, una di queste sere" disse chiudendo il frigo "Ma tra voi va bene? La convivenza intendo".
"Beh sono ormai un bel po' di mesi che vive da me, te l'avrei anche detto se non funzionava giusto?!"
Prese la birra che Gabriel gli offriva mentre lo guardava sedersi sul divano con un bicchiere di succo.
Poi furono entrambi catturati dallo speaker: annunciava in esclusiva, il rilascio di tutti gli ospiti della struttura INIX129, ovvero il rilascio di Claire Bennet.
"Secondo te riusciranno a filmare davvero qualcosa?"
"Secondo me un dispiego così di mezzi vuol dire solo una cosa: hanno superato il problema della quarantena e sanno che faranno un servizio con i fiocchi."
Gli ospiti delle strutture,
infattti, erano  stati dichiarati potenzialmente pericolosi, perchè ancora sotto l'influsso delle organizzazioni che li avevano imprigionati. Per questo motivo, la liberazione non era altro che l'uscita dalla struttura  in un tunnel vetrato e protetto, per poi entrare in un'altra struttura mobile. Da lì avrebbero raggiunto il luogo dove trascorre la quarantena, e solo allora, finalmente, sarebbero stati liberi di vivere di nuovo una vita vera.
Tenendo il bicchiere di succo in mano Gabriel cambiò la sua versione: "Vedremo solo un corridoio pieno di gente, non vedremo niente di quello che ci aspettiamo" .
Senza saperlo stavolta ci avrebbe preso in pieno.
"Volevo essere lì, con lei" disse Peter, "ma non me l'hanno permesso".
Nello spostarsi da una struttura all'altra, infatti, gli ospiti avevano la possibilità di vedere un solo parente: tra vetri e filtri ma sempre meglio che l'isolamento a cui erano stati sottoposti fino ad allora.
"Sandra" disse Gabriel.
"Già"
Ma presto sarebbe stata fuori e a Peter batteva forte il cuore, non vedeva l'ora di rivederla, di abbracciarla, di dirle che adesso le cose sarebbero andate meglio, che lui le avrebbe sistemate per lei, che gli dispiaceva per suo padre.
"Chissà se sa di Noah" disse ad alta voce.
Ma Gabriel non rispose era intento a guardare: nel corridoio inquadrato si vedevano sfilare in modo ordinato uomini, donne, vecchi, giovani, persone che erano state rinchiuse, segregate e a volte maltrattate, separate dagli affetti  e dal mondo solo perchè diversi: tutto così assurdo!
E poi Peter la vide: "Eccola lì" richiamando l'attenzione anche di Gabriel.
La telecamera la inquadrò  in modo più preciso: capelli biondi, lunghi e diritti, occhi celesti, incarnato color del miele, camminava lungo il corridoio.
"E' sempre uguale" disse Peter con la gola stretta dall'emozione e il cuore fuori giri.
Poi Claire scomparve
, probabilmente si era chinata o fermata all'improvviso e tra la folla si era persa l'immagine di lei. Ora la telecamera continuava a muoversi per cercarla.
Qualche minuto dopo Claire era di nuovo sullo schermo, un po' più avanti sul corridoio, e stavolta con un bimbo in braccio.
Quando non l'aveva più vista a Peter per un attimo era mancato il fiato, aveva pensato chissà cosa!
"E' sempre uguale, sempre che vuole aiutare tutti" la voce, ora, aveva un tono orgoglioso "scommetto che quel bimbo nella confusione ha perso . . "
Poi il bimbo girò la testa e guardò, inconsapevole, diritto verso l'obiettivo, allo stesso tempo Gabriel schizzò in piedi,  Peter vide chiaramente il succo di frutta schizzare sul pavimento.
"Porca puttana", Gabriel aveva la voce così strozzata che quasi non si sentiva.
"Cosa c'è? Gabriel? Ehi!"
Gabriel si stava allontanando dal televisore, a cui prima si era avvicinato senza volerlo, poi le sue gambe trovarono il divano e si ritrovò di botto seduto senza neanche sapere come, con più succo sui pantaloni che nel bicchiere.
Peter non capiva cosa gli stava succedendo, non riusciva a . . .
"Sono io, quello lì sono io, si . . . a 3 anni, sono io"
"Gabriel non dire stronzate!"
"Sono io!, Cioè mi assomiglia, come tiene la testa, come stringe gli occhi, la bocca . . . Ho un vecchio video, io e mia mamma e sono così!" e indicò ancora
con la mano il bambino inquadrato, "Sono come quello lì".
"Ma sei fuori?! Non sei tu Gabriel! Ma guardalo e dai! I capelli? La bocca? Ma hai visto gli occhi? Sono azzurri! Tu ce li hai scuri, quelli sono azzurri, sembrano più quelli di Claire che i tuoi" concluse ridendo.
"Porca puttana", di nuovo quelle due parole.
Gabriel si è impiantato su quelle due parole, pensò e poi si rese conto:
"Volevo dire che assomigliano di più agli occhi di Claire".
"Tanto di più".
"Cioè".
"Sono quasi uguali" .
Ora le parole gli uscivano più lente e gli occhi non si staccavono da quelli del bambino.
"Anche tu la pensi così, ci assomigliano parecchio" e improvvisamente il bambino accostò la faccia al viso di Claire e la somiglianza fu chiara ad entrambi.
Gabriel saltò di nuovo su dal divano e stavolta il bicchiere che era qusi abbandonato nella sua mano rotolò per terra perdendo quel poco di succo che c'era rimasto dentro.
"E' mio", non riuscì a dire altro, le parole incastrate, proprio come il suo stesso respiro.
Peter continuava a far passare lo sguardo dallo schermo all'amico: schermo-amico, amico-schermo.
Il cervello girava, girava, girava e si bloccava sempre allo stesso punto: occhi uguali e viso diverso, occhi uguali e viso diverso.
"E' mio figlio!", finalmente Gabriel era riuscito a dirlo, gli tremavano le mani, la voce e anche le gambe.
"Mio figlio",
la voce aveva acquistato più sicurezza.
"Mio e di Claire, non so come, non ho idea, ma è così!"
Peter era completamente scioccato, c'era arrivato anche lui a quella conclusione ma, come poteva essere?
Come fisicamente poteva essere successo?
Gabriel e Claire non si era incrociati prima che fosse portata via, oppure. . .
Guardò l'amico che teneva le mani sulla testa e tenteva di respirare normalmente:
"Sei spaventato e sorpreso quanto me, quindi tu e Claire non . . "
Gabriel tenne le mani in testa ma lo guardò storto:
"Non vedo Claire da quella sera al circo"
"Ho un sacco di poteri ma mettere incinta con un bacio, quello ancora non ce l'ho!"
La televisone aveva cambiato soggetto e ora le persone continuavano a sfilare davanti ai loro occhi, altre persone, altre storie, altre vite.
Peter faceva andare il cervello a tutto gas: Claire, figlio, Gabriel, bacio, Bacio? Bacio!?
Sempre con le mani in testa lo guardò di nuovo storto: "Non farti strane idee, il bacio l'ho dato per tutto un altro motivo." E poi tirò un forte respiro, fece scendere le mani e se le mise ai fianchi.
"Non-so-come-sia-successo! Non ne ho la minima idea, ma quello" e puntò il dito sullo schermo con il fotogramma del bimbo e Claire, "è mio figlio!"
Peter lo vide girarsi e puntargli gli occhi addosso, lo sguardo a metà tra la supplica e la minaccia, con una punta di terrore sommerso:
"Tu mi devi aiutare!".






Beh! A volte ritornano. Non credo sia rimasto nessuno  a leggere questa storia ma . . .
Scusate è un ritardo imperdonabile, e vi dò anche un consiglio: è meglio che non leggiate perchè non so se andrò mai avanti.
Pazienza, sono così.

Siete avvisati. Fate la vostra scelta.
  
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