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Autore: DumbHumanBeing    12/11/2015    2 recensioni
Fiù, rieccomi qua! Dopo SECOLI! Visto che mi sono leggermente presa bene con Gotham e sono irrimediabilmente innamorata di Nygma e Pinguino, sia singolarmente che come coppia, ecco qui una OS a caso per migliorarvi la giornata.
Continuo della 2x08
Edward Nygma e Oswald Cobblepot vivono insieme, dopo che Nygma trova Oswald nel bosco. E Nygma ha ancora problemi col suo alter ego. Riuscirà finalmente a fare pace con se stesso?
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Edward Nygma, Oswald Cobblepot
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Hai combinato un disastro, c'era da aspettarselo!

- Basta... Zitto... ZITTO!

 

*

 

Da quando Oswald si era trasferito a casa di Edward, si era creata una sorta di tacita alleanza: da un lato c'era un assassino conosciuto in tutta Gotham che aveva solo bisogno di un luogo per nascondersi, dall'altro un pazzo esaltato dagli indovinelli che aveva bisogno di qualcuno che lo assistesse nella parte pratica dei suoi giochi.

 

Dopo che Nygma si era preso cura di Oswald in quella foresta, non aveva potuto lasciarlo andare. Conosceva il suo passato, conosceva la sua fama e sapeva che, prima o poi, gli sarebbe tornato utile in qualche modo; specialmente con i suoi "esperimenti" da nascondere.

Perchè da quando Oswald era entrato nella sua vita, Edward aveva sempre nutrito una certa curiosità e ammirazione nei suoi confronti. Aveva sempre visto Pinguino come il Re di Gotham, anche quando tutta la città gli aveva voltato le spalle. Non che Edward non fosse a conoscenza degli avvenimenti recenti tra il suo coinquilino, Jim Gordon, il sindaco Galavan e tutta la combriccola, ma semplicemente non ci aveva dato troppo peso, principalmente perché la sua priorità in quel momento era stata trovare un luogo sicuro dove seppellire la sua ex-fidanzata.

Avere il famoso Oswald Cobblepot in giro per casa lo faceva sentire sicuro, in un certo senso.

 

Oswald, dal canto suo, non poteva non essere grato a Nygma per avergli salvato la vita; se fosse rimasto qualche istante in più in quella roulotte in mezzo al nulla, sicuramente sarebbe morto dissanguato. Per non parlare poi di quando Edward gli aveva offerto la sua casa come posto sicuro per nascondersi: non avendo nessun altro a cui rivolgersi, quando anche la cosa a cui teneva di più nella sua vita gli era stata strappata via senza nemmeno dargli il tempo di un addio, aver trovato un partner*, qualcuno che, nonostante tutto, credesse in lui (e non lo volesse morto), era un enorme successo.

 

E piano piano, col passare del tempo, i due avevano imparato a conoscersi: si ritrovavano a scambiarsi idee e opinioni su differenti aspetti delle loro vite, senza doversi preoccupare di essere giudicati, odiati o esclusi. Dopo anni, finalmente avevano trovato nell'altro ciò che da sempre avevano desiderato: un compagno fidato, un amico.

 

Anche se per Oswald Cobblepot, in fondo, Edward Nygma era più che un semplice amico.

 

*

 

- Dove hai il cervello, eh?! Non sai nemmeno amputare un braccio, per amor del cielo!

- Lasciami in pace!

 

*

 

Si trattó di un giorno come tanti.

Nygma uscí di casa presto per occuparsi di uno dei suoi "esperimenti", mentre Oswald rimase in salotto, circondato da mille scartoffie e tabelle, per mettere a punto il piano che gli avrebbe permesso di tornare il Re che era un tempo; Gotham aveva ancora in serbo grandi cose per Il Pinguino.

 

La realtà fu che, quella volta, qualcosa andò storto. Non seppe bene come, ma Nygma si trovò a fare a pezzi un uomo nel suo seminterrato, nonostante si fosse ripromesso che, almeno per un po', non avrebbe più ucciso nessuno. Ma quell'uomo era arrivato nel bel mezzo del suo gioco, aveva stravolto i suoi piani... Se lo meritava, non poteva essere lasciato libero; doveva sparire.

Come per le sue precedenti vittime, tutto quello che avrebbe dovuto fare sarebbe stato tagliarlo in pezzi per eliminarne ogni traccia.

Ma quando cominciò ad amputare il braccio sinistro, l'uomo si risvegliò, provò ad attaccarlo, e senza nessuna esitazione, il giovane gli taglió la gola.

Era stato obbligato a farlo, non aveva avuto altra scelta! Eppure quella vocina fastidiosa nel retro della sua testa, quell'Edward Nygma suo alter ego, con il quale aveva imparato a convivere, si era rifatto vivo e non lo avrebbe lasciato in pace facilmente.

 

- Sei un debole, Edward. Non sei nemmeno capace di fare a fette qualcuno!

- Non sono un debole... NON SONO UN DEBOLE! Hai visto cos'ho fatto! Gli ho tagliato la gola, un debole non lo avrebbe mai fatto!

- Pff, sembra il lavoro di un pivellino! Mi fai pena. L'uomo degli indovinelli che non sa nemmeno come sbarazzarsi di un cadavere. Sei patetico!

- Basta...

- Dove hai il cervello, eh?! Non sai nemmeno amputare un braccio, per amor del cielo!

- Lasciami in pace!

- Hai combinato un disastro, c'era da aspettarselo!

- Basta... Zitto... ZITTO!

 

Era stufo di sentirsi dire che era un debole, stufo di sentirsi dire che non sarebbe mai diventato ciò che voleva, stufo di avere quella martellante presenza nella sua mente pronta ogni volta a rimarcare i suoi sbagli.

 

Prese il coltello con il quale aveva reciso la carotide dell'uomo, lo gettò a terra e corse in casa, senza nemmeno pensare al resto. Era stanco di dover ascoltare quell'Edward Nygma che si credeva migliore di lui; voleva solo farlo tacere.

 

*

 

Oswald era ancora immerso nelle scartoffie: prendeva appunti, faceva calcoli; le ultime settimane della sua vita erano state dedicate interamente a un piano, qualcosa che potesse funzionare, qualcosa che gli avrebbe fatto riavere la sua città.

Ed era talmente concentrato, talmente immerso in ciò che stava facendo, che non si rese nemmeno conto che il suo coinquilino era rientrato con le mani e gli abiti ancora insanguinati, correndo verso il bagno.

 

- Hey, Ed! Forse ci siamo! Forse so quale sarà la mia mossa vincente!

 

Non ci fu nessuna risposta dall'altra parte, ma Oswald non se ne curò particolarmente; anzi, continuò con il suo lavoro.

 

- È tutto merito di questa casa, mi aiuta a concentrarmi meglio. È tutto cosí tranquillo, qui...

 

Di nuovo nessuna risposta, ma di nuovo non ci fece troppo caso.

 

- È da tanto che cerco un alleato e... Sono contento di averti conosciuto...

 

Ed era vero; senza un posto dove andare, senza Butch, senza sua madre... Trovare Nygma era stata quasi una benedizione. E si sentiva uno schifo, se ripensava al loro primo incontro al Dipartimento di Polizia.

 

- Ogni tanto ci penso e mi rendo conto di essere stato uno stronzo la prima volta che ci siamo visti... Eh, Ed?

 

Non avendo sentito nessuna risposta per tutto il tempo, Oswald cominciò a domandarsi quale fosse il problema.

Di solito, Nygma era un tipo loquace, amava intrattenere discorsi con lui, su qualsiasi argomento. E si sarebbe aspettato, dopo ciò che aveva appena detto, che il suo coinquilino si affacciasse per rivolgergli un sorriso.

 

Si diresse verso il bagno, dove trovò l'amico pieno di sangue, intento a lavarselo via di dosso.

 

- Oh mio dio, Ed! Stai bene?!

 

Di nuovo nulla; non un singolo suono, nemmeno un'espressione che gli potesse far capire qualcosa.

 

- Che diavolo è successo?! Quel sangue non è tuo, vero?!

 

Quando Oswald cercò di prendergli i polsi per controllare se il sangue che lo ricopriva stesse uscendo da qualche parte, Nygma lo bloccò. Le sue mani insanguinate strette intorno ai suoi polsi, senza dargli la possibilità di divincolarsi dalla presa.

 

- Fallo smettere, ti prego... Fallo smettere...

 

Edward sembrò nudo ai suoi occhi; un povero animale agonizzante, speranzoso che il cacciatore mettesse fine alle sue sofferenze.

Oswald non capiva; non capiva cosa stesse passando per la testa del suo amico in quel momento, non capiva cosa lo affliggesse e lo facesse stare male, non capiva e si sentiva impotente di fronte a quegli occhi lucidi che lo guardavano, nei quali riusciva a intravedere una sfumatura di angoscia.

 

E a un tratto lo fece.

Senza esitazioni, senza insicurezze; si mise in punta di piedi e uní le sue labbra con quelle del partner*.

Non fu un bacio carico di passione o tensione; fu semplicemente un segnale, per fargli capire che lui c'era, che non se ne sarebbe andato e che qualunque cosa lo stesse ferendo, l'avrebbero affrontata insieme.

 

Edward inizialmente esitò: non seppe cosa fare, si trovò spiazzato da quel gesto... Ma la sua voce interiore si zittí. Non che fosse sparita del tutto, ma diventó più ovattata, come qualcosa di lontano, di inutile, ormai quasi impercettibile. Ciò che si celava nella sua mente era tenuto a bada da un semplice e tenero bacio, senza pretese; e quando si rese conto che era solo grazie a quel gesto se il suo alterego era stato messo a tacere, decise di aggrapparsi a quell'unica cosa che impediva alla sua testa di esplodere. Prese con le mani ancora insanguinate il volto dell'uomo che si trovava di fronte e gli impedí di interrompere il bacio, come se tutto dipendesse da quel momento.

 

Quando si staccarono, ci fu un istante nel quale si guardarono negli occhi e a Oswald parve che il riflesso di angoscia che aveva scorto in precedenza negli occhi dell'amico fosse sparito.

 

- Ti do una mano a ripulirti dal sangue e poi mi racconti cos'è successo, okay?

 

Ci fu un attimo di silenzio, poi sul volto di Edward si dipinse un sorriso.

 

Dopotutto, non fu un giorno come tanti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*dall'inglese, partner in crime

   
 
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