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Autore: Laylath    12/11/2015    3 recensioni
(Spin off de La danza spietata della pantera che, tuttavia, può anche esser letto come storia indipendente)
Dal capitolo 1.
“Madre, che vuol dire shi’te?”
“Mosca bianca.”
“Mosca bianca?”
“Sì, ossia una cosa rara e difficile da trovare: le mosche sono scure, no? Quante mosche bianche ha mai visto in vita sua il principe Shao?”
“Nessuna, madre, nemmeno in autunno quando ce ne sono molte. E quindi io sono una cosa rara? Perché?”
“Perché il principe Shao è del clan Ming… e noi siamo diversi da tutti gli altri clan.”
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lan Fan, Ling Yao, May Chang, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 19.
Il coronamento ideale dell'amore



“E’ molto facile saper fare una cosa piuttosto che farla”
Proverbio cinese
 
Xing, 1920.
 
“E’ stato quando abbiamo deciso di passare quei due mesi assieme in questo posto che ho smesso di prendere la tisana di radici che mi impediva di concepire.” Sun fece quella dichiarazione con aria estremamente calma, accarezzandosi il pancione con orgoglio, quasi a dimostrare che quella scelta era stata ampiamente ripagata.
Il sole era ormai alto ed i primi momenti di meraviglia e sorpresa erano finiti: adesso Shao stava seduto accanto a lei nel letto, le loro mani intrecciate, e cercava di capire quali conseguenze avrebbe potuto avere quella gravidanza sulle loro vite. Certo, un bambino suo e di Sun era la cosa più bella a cui riuscisse a pensare e già l’orgoglio di padre si faceva largo nel suo cuore, però, politicamente parlando, non era quello che ci si aspettava da loro, tutt’altro.
“Non ti ho detto niente perché sapevo che non avresti approvato – continuò lei – e anche io ho ponderato bene la mia decisione. Ma volevo darti un figlio con tutta me stessa, amore mio, e dato che il matrimonio con Yu Cho è ormai questione di pochi anni, non mi restava molto tempo.”
A quelle parole Shao si irrigidì, riuscendo finalmente a capire il piano della sua amante.
Tuttavia non poteva accettarlo: Sun si stava imponendo un sacrificio troppo elevato e contronatura.
“No – scosse il capo – non puoi rinunciare al bambino: sei la madre, deve stare con te.”
Sun si posò contro la sua spalla e cercò il suo abbraccio: il suo viso si era fatto triste, ma una traccia di risolutezza restava sempre e comunque, come testimoniava la mascella leggermente rigida.
“Il clan Ming avrà il suo erede senza bisogno che ti sposi – mormorò la donna fissandolo con i suoi profondi occhi scuri – anche se nascerà fuori dal matrimonio non ci sarà nessun problema a riconoscerlo e a farne il tuo erede. Il piccolo crescerà con suo padre e non c’è altra persona al mondo a cui lo affiderei.”
“Con che coraggio ti posso portare via il bambino quando sarà appena nato? – chiese Shao ricambiando quello sguardo con durezza – Tra tutte le cose crudeli che mi vengono da pensare… e farlo proprio alla donna che amo! Quello che mi stai chiedendo è tremendo, Sun. Come puoi restare così tranquilla?”
“In fondo sapevo sin da principio che le cose sarebbero andate così – sospirò la donna – ho smesso di prendere quelle tisane con la consapevolezza che non avrei potuto crescere il mio bambino.”
“Sei una folle – la baciò in fronte il principe – sai bene che non permetterò una cosa simile.”
“Non ti sposerai, questo a me basta… e crescerai il nostro piccolo con tutto l’amore del mondo. Come puoi vedere sono riuscita a modificare in buona parte quello che sembrava già scritto dal destino: è un risultato di cui sono estremamente fiera.”
“Sì, ma a che prezzo lo stai facendo?”
La giovane scosse il capo con noncuranza ma, quasi a negare quel gesto, le sue mani andarono ad accarezzare il ventre rigonfio. Era ovvio che ora le cose fossero differenti: adesso Sun poteva sentire il piccolo crescere, così come aveva fatto per i precedenti mesi. Non era più pensare ad un ipotetico bambino che ancora doveva essere concepito: lui era nella pancia, legato indissolubilmente a sua madre, bisognoso di lei più di ogni altra persona al mondo.
“Purtroppo mia zia è venuta a scoprirlo quando ero al terzo mese e la pancia ha iniziato ad essere evidente – proseguì lei, cercando di cambiare argomento – si deve essere accorta che non avevo più le mie regole mensili. Avevo già progettato di venire qui, lei ha solo accelerato i tempi. L’ho redarguita che, a prescindere dalla mia gravidanza, restavo sempre la governatrice della provincia Yen per ordine dell’imperatore… questo la dovrebbe tenere a freno. Mio nonno ormai è ormai costretto a letto e la vecchiaia l’ha reso anche assente con la mente: non c’è nessun altro oltre me.”
“Ovviamente tua zia immagina chi sia il padre.”
“Credo che sospettasse già di noi… mi ha sputato addosso tutto il veleno di cui era capace – lo disse con indifferenza: non le importava molto del parere di quella persona – ha detto che era come se avessi ucciso mio cugino una seconda volta, che ero una vergogna per la famiglia… e tutte le altre cose che in genere si dicono in una simile occasione.”
“Se tuo nonno fosse ancora in forze non saresti così spavalda…” inarcò il sopracciglio Shao.
“Certo, ma ormai non lo è: gli rimane poco tempo se il destino sarà misericordioso con lui. Fa tristezza, certo, ma ha vissuto una vita lunga e piena, non ha alcun rimpianto.”
“E il tuo futuro marito cosa dirà? Questa storia salterà fuori…” il principe non era nemmeno più arrabbiato, cercava soltanto di raccogliere tutte le informazioni possibili per accomodare la situazione meglio che poteva. Perché il dato di fatto fondamentale lo sapeva già: nonostante un bimbo in arrivo il loro matrimonio era impossibile se si voleva continuare a garantire la sopravvivenza dei rispettivi clan.
“Il clan Cho è uno di quelli con minore prestigio, lo sai: che io sia vergine o meno non farà la differenza.”
“La verginità è una cosa – commentò lui – aver già partorito un figlio di un principe è tutt’altra questione, non credi?”
“Appunto, il figlio di un principe… lui è solo il secondogenito di un clan minore: sappiamo entrambi che è un matrimonio d’interesse teso a rafforzare un’alleanza che favorisce entrambi. Non ci saranno troppi scandali, credimi.”
Shao la fissò con interesse, notando come fosse diventata calcolatrice: gli anni di governo l’avevano fatta maturare anche in furbizia e, se doveva essere sincero, riconosceva la sua impronta in buona parte di quel ragionamento; anche se il loro rapporto era fondamentalmente d’amore, Sun non aveva perso occasione di assorbire tutte le informazioni utili per poter gestire al meglio la politica ed il governo della sua provincia.
“Sai – proseguì lei – mi chiedo se riuscirò ad amare gli altri bambini che avrò come questo…”
“Che domande ti fai? Saranno comunque tuoi figli, certo che li amerai…”
“Vorrei che tu gli dicessi la verità da subito – chiese – voglio che sappia la nostra storia e che non se ne vergogni. E che… che riesca a perdonarmi se non sarò presente nella sua vita, ma sono sicura che tua madre si prenderà cura di lui: mi hai sempre parlato di lei come una grande donna, non posso che fidarmi ciecamente.”
“E se lo tenessi almeno per i primi anni? Ne mancano ancora tre prima che tu ti sposi…”
“Poi la separazione sarebbe ancora più dolorosa – sospirò lei – no, preferisco che il piccolo vada via con te da subito. Spero di poterlo vedere qualche volta nella mia vita.”
“Sì che lo vedrai – si arrese Shao stringendola – ogni volta che vorrai basta che tu me lo faccia sapere. Ma sei pazza, Sun Yen, completamente pazza.”
“Giurami che sarai sempre e solo mio: sapere questo mi darà la forza di andare avanti.”
“Ragazza mia, hai messo un sigillo di proprietà enorme, ancora non l’hai capito?”
 
L’estate lasciò il posto ai placidi mesi autunnali, liberando finalmente la provincia Yen da quel caldo opprimente che la avvolgeva fino a metà settembre. Finalmente, il decimo giorno di ottobre, Sun venne colta dalle doglie durante le prime ore del mattino ed iniziò così il suo travaglio.
Shao, che per tutti quei mesi era rimasto al suo fianco, disinteressandosi completamente del resto del mondo, non poté far altro che restare fuori dalla stanza ad attendere che la levatrice e le serve aiutassero la sua donna a partorire. Rimase per tutte quelle ore immobile, fissando il sole che da pallido diventava sempre più alto, cercando di ignorare l’impulso di correre dentro quella stanza ed aiutare Sun in qualche maniera. Tuttavia il parto era una faccenda esclusivamente femminile ed i maschi non erano ammessi: la loro presenza avrebbe anche potuto portare male durante quel delicato evento.
Da qualche tempo si era accorto che i lamenti di Sun erano diminuiti: sapeva che lei si era ripromessa di gridare il meno possibile, ma non era stata in grado di reprimere urla di dolore quando le contrazioni si erano fatte più intense. Però nell’ultima ora aveva sentito solo qualche gemito soffocato.
Se non mi danno notizie entro i prossimi dieci minuti…
Il vagito di un bambino interruppe i suoi pensieri bellicosi.
In un secondo si sentì invaso da un’euforia che non aveva mai provato in vita sua, nemmeno quando aveva visto da vicino il mitico falco bianco. Dentro quella stanza, a pochi metri di distanza da lui, era nato suo figlio, non gli sembrava vero: non c’era più la pancia di Sun, ma un bambino.
Il suo erede.
Rimase lì, immobile, attendendo che qualcuno uscisse e gli dicesse qualcosa.
“Principe – annunciò una delle dame di compagnia più fidate di Sun, uscendo dalla stanza qualche minuto dopo con un sorriso entusiasta – è andato tutto bene, ringraziando i signori del cielo! La signora e la bambina stanno benone.”
“Femmina?” una nuova scarica d’eccitazione gli attraversò la spina dorsale. Raramente lui e Sun avevano parlato del sesso del bambino, ma sembrava che entrambi avessero dato per scontato che sarebbe stato maschio. Tuttavia l’idea che fosse femmina apparve al principe come estremamente giusta: con una madre come Sun non poteva che nascere una bambina, una perfetta bambina.
La donna gli fece cenno di seguirlo nella stanza, dove ancora aleggiava l’odore di sudore e di sangue che, tuttavia, stava venendo piano piano cancellato dalle erbe che erano state messe su alcuni bracieri e che servivano anche ad allontanare gli spiriti maligni secondo le tradizioni delle levatrici.
Sun era nel letto, la schiena posata contro diversi cuscini: aveva il viso estatico ed esausto, mentre una delle sue serve terminava di raccoglierle in una semplice treccia i capelli neri appena pettinati.
“Oh, Shao – sorrise, alzando lo sguardo dal fagottino che teneva tra le braccia – è così perfetta.”
Il principe non poté far altro che avvicinarsi al letto e sedersi accanto a lei. Mise una mano sulla copertina e scrutò con meraviglia quel visino rosso e contratto in una smorfia di disappunto. La piccola manina che si agitava sfiorò l’indice paterno in un tocco tremante e piacevolmente tiepido che ebbe il potere di mandare in estasi l’adulto.
“Stai piangendo, Shao Ming – mormorò Sun con voce commossa – in tutti questi anni non credo di avertelo mai visto fare in maniera così palese.”
“Come potrei non farlo davanti a questa perfezione? – Shao nemmeno provò a trattenere le lacrime, non riuscendo a levare lo sguardo da quella creaturina che portava il suo sangue – E’ meravigliosa… stupenda… non… non potrei immaginarla diversa da come è.”
“Vuoi prenderla in braccio? Coraggio, devi tenerle bene la testa…così.”
Era così leggera, un paio di chili appena: il suo peso si mischiava con quello della copertina che l’avvolgeva. Le palpebre arrossate dal parto si aprirono per la prima volta e due occhietti scuri e vacui lo fissarono con perplessità.
“Ciao, principessa – mormorò Shao – piccolo falco bianco, sei qui finalmente…”
“E’ così che la vuoi chiamare? Ying-Xi? – la voce di Sun era morbida e vellutata, carica d’amore per la loro figlioletta – Piccolo falco, mi piace…”
“Ying-Xi – valutò Shao – ti sta proprio bene, principessa. Ora torna da tua madre, coraggio.”
Ed erano felici, come mai lo erano stati, come solo due genitori alla nascita del primo figlio potevano esserlo. Di nuovo l’idea della separazione prossima era lontana dalle loro menti: in quel momento non potevano fare a meno di godersi la loro perfettissima bambina, il coronamento ideale del loro amore.
 
Nel progetto che aveva fatto Sun, era previsto che Shao partisse con la bambina appena dopo il parto.
Tuttavia nessuno dei due adulti ebbe il coraggio di mettere in atto quella decisione: Ying-Xi iniziò ad essere nutrita dalla madre piuttosto che essere affidata ad una balia. Nonostante fossero consapevoli che la separazione sarebbe stata molto più dura ogni minuto che passava, sia Shao che Sun preferirono ancora una volta rifugiarsi nell’illusione che il tempo a loro disposizione fosse infinito e che al di fuori di quella piccola tenuta non ci fosse un mondo esterno che reclamava la loro presenza.
A ricordarlo, una decina di giorni dopo il parto, fu l’arrivo di May.
Era venuta a cercarlo per chiedergli scusa del suo comportamento durante la partenza di Alphonse, ma come era ovvio la questione passò in secondo piano quando venne a conoscenza della bambina appena nata.
“Oh, quanto è carina! – mormorò quando la piccola le afferrò il dito con la sua manina – ancora non ci credo… figlia vostra! Come ho fatto a non capirlo che voi due avevate una relazione?”
“Lo considero come un tributo alla nostra discrezione.” commentò Shao, scambiando un sorriso complice con Sun.
“E ora cosa succederà?” chiese May, girandosi verso di loro con la bambina in braccio.
La domanda piombò come un’ascia, squarciando il velo d’illusione infantile che i due amanti avevano creato. Shao si irrigidì, stringendo la mano di Sun e si costrinse a dire la dura realtà dei fatti.
“Ying-Xi verrà con me a casa mia: la riconoscerò e sarà l’erede del mio clan. Purtroppo per la situazione politica che ci ritroviamo Sun non può venire meno al suo matrimonio combinato.”
May rimase interdetta davanti a quella spietata dichiarazione, tanto che la sua presa sulla bambina divenne meno salda e di conseguenza Ying-Xi si mise a piangere. Ma invece di chetarla, la ragazza si affrettò a consegnarla alla madre.
“La separerai da Sun?” chiese incredula, quasi che fosse stato Shao a decidere tutto quanto.
“Qui non è sicura – rispose Sun al posto del principe – ed essendo già promessa non sarebbe decoroso darle il nome degli Yen… sarebbe un’offesa troppo grossa nei confronti del mio futuro marito che già verrà a conoscenza dell’esistenza di questa bambina.
“Non… non è giusto! – esclamò May con le lacrime agli occhi – insomma, potreste chiedere a Ling e sposarvi, non credo che lui rifiuterebbe.”
“May, se noi ci sposassimo il clan Yen sparirebbe per sempre – spiegò sommessamente Shao – e siamo i diretti governatori delle rispettive province, lei non potrebbe mai venire a vivere con me lasciando la sua sede di governo.”
“Ma… ma c’è la bambina…”
“E’ stata una mia scelta – ammise Sun – Shao nemmeno sapeva che avevo smesso qualsiasi precauzione per evitare di concepire. E’ stato un gesto d’amore o di egoismo, vedila come vuoi, ma non lo rimpiango nemmeno per un secondo.”
“E quando dovrai lasciare la bambina? – May non sapeva come ribattere – Non… non sarà difficile?”
Furono solo le lacrime di Sun a rispondere a quella domanda e la principessa si limitò ad arrossire con forza, vergognandosi per averla anche solo pronunciata.
 
Dopo altri dieci giorni, quando ormai si era sicuri che la piccola gradiva anche il nutrimento di una balia, Sun decise che era arrivato il momento della separazione. Pregò Shao di partire e di prendere con sé la figlia ed il principe non osò opporre resistenza: aveva rispettato le tempistiche della compagna in assoluto silenzio, non avendo il coraggio di prendere una decisione così difficile in completa autonomia. Era stato un errore? Sarebbe stata meglio una brusca separazione già dal primo giorno piuttosto che quell’agonia in cui legame tra madre e figlia si era solidificato? Erano domande troppo difficili a cui dare risposta, tanto valeva non porsele nemmeno per evitare di aumentare il rimpianto ed il senso di colpa.
“Lo sai bene – mormorò, mentre Sun teneva per l’ultima volta in braccio la piccola – basta che me lo fai sapere e io te la porterò immediatamente. Lo so che è una misera consolazione, ma ti giuro che sarà così: le parlerò sempre di te... le dirò che sei stata la madre più meravigliosa del mondo.”
“Come potrà pensarlo se la sto abbandonando?” sussurrò Sun, passandogli la figlia e non riuscendo a trattenere le lacrime.
“Hai… hai deciso di farla nascere… che cos’è questo se non un gesto d’amore?” mormorò Shao, trovando veramente ridicole quelle frasi di circostanza.
“Va, ti prego – sospirò la donna, baciandolo un’ultima volta e posando una mano sulla copertina che avvolgeva la loro figlioletta – ogni minuto è una pena, non ne hai idea.”
Il principe annuì e affidò qualche secondo il fagottino a May in modo da salire a cavallo. Poi riprese la figlioletta e la sistemò nella fascia di stoffa che si era assicurato al petto. Quindi si girò per controllare che Mio, Sin e la balia della piccola fossero tutti pronti in sella ai loro destrieri.
“Grazie per restare a farle da conforto…” disse, rivolgendosi alla sorella.
“Tutto il tempo che serve – dichiarò May – io… non sai quanto mi dispiace di averti parlato in quel tono brusco quella volta. Se solo avessi saputo… in fondo i tuoi guai sono molto più seri dei miei.”
“E’ una promessa, May Chang – disse il principe con voce seria – farò in modo che almeno per te ed Alphonse Elric ci possa essere un lieto fine.”
“Dovrebbe esserci per tutti quanti noi.”
Shao non rispose: fissò Sun per qualche secondo, muovendo le labbra in un’ultima, silenziosa, dichiarazione d’amore e poi incitò il cavallo a muoversi verso l’uscita del cortile della tenuta.
Ying-Xi dormiva placidamente, un caldo fagottino premuto contro il suo petto.
 
“Ying?...Ying-Xi?... ciao, piccolo falchetto! Io sono il tuo nonnino! Ma quanto sei bella, principessa! Sei una perfetta, piccola Ming… mi ricordi molto la mia Shan-Ju da piccola, sai?”
Liu-Shu sembrava ringiovanito di almeno dieci anni mentre teneva in braccio la bis-nipotina e la cullava come se non avesse mai fatto altro in vita sua. Quella scena indusse Shao a sorridere lievemente e a dare un poco di pace al suo cuore carico di rimorsi.
“Credo che non ci saranno più discussioni in merito a matrimoni e nipoti – disse, rivolgendosi alla madre – erano anni che non lo vedevo così arzillo.”
“Animo del nonno – sentenziò la donna – anche alla tua nascita era altrettanto estasiato. E credo che con una nipotina femmina si lascerà andare molto di più.”
“Credevo che mi facesse più problemi date le circostanze della nascita di Ying, ma presumo che tu l’avessi in qualche modo messo sull’avviso della mia relazione con Sun, vero?”
“Quel tanto che bastava, anche se non mi aspettavo l’arrivo di una nipotina – il viso della donna si fece tenero e comprensivo – siete stati degli sciocchi, Shao.”
“Lo so – ammise lui, lasciandosi andare a quella mano che gli accarezzava la guancia – è stato tutto un errore, a partire da quando ci lasciammo andare anni fa. Solo adesso, sapendo che Ying crescerà lontano dalla madre, capiamo veramente quali sono state le conseguenze.”
Era così: per quanto il ritorno a casa fosse stato piacevole e la piccola fosse stata accolta con tutto l’amore possibile, Shao non poteva fare a meno di pensare a Sun che in quel momento stava vivendo le pene dell’inferno per la separazione dalla sua bambina. Più di una volta, durante il viaggio, era stato tentato di tornare indietro e di ridare quella creatura alla madre, dicendosi che in qualche modo avrebbe trovato la soluzione per stare tutti e tre assieme. E altrettante volte si era morso le labbra con violenza, dandosi dell’idiota: non c’era nessun altro modo di accomodare la questione. Se fosse tornato indietro che cosa avrebbe ottenuto? Magari qualche altra settimana di illusoria felicità, ma poi? Sarebbe stato sempre più difficile, soprattutto per Sun.
“Ah, ragazzo mio – Liu-Shu si avvicinò con la piccola in braccio – sapevo che da te mi dovevo aspettare di tutto, ma questo tuo ritorno a casa con una bis-nipotina proprio no.”
“La tua smania di eredi del nome Ming è soddisfatta, ora? – sorrise Shao, mettendogli una mano sulla spalla – ti ho dato la più bella nipotina che potessi desiderare. Pensa che bello: essendo l’unica erede del clan Ming non andrà concubina all’imperatore… salterà la generazione.”
Il vecchio lo guardò con attenzione, ben sapendo che questa era una decisione arbitraria di Shao. Anche Shan-Ju era stata figlia unica eppure era andata a corte per generare un principe, ma era anche vero che erano già diverse generazioni che il clan Ming non dava figlie in concubinaggio e dunque era stato indispensabile riprendere la tradizione per almeno una generazione.
“Si sposerà con un giovane degno di lei, sempre che esista – continuò il principe – e sarà una grande governatrice della provincia dopo di me. Avrà figli maschi e il nome Ming continuerà a sopravvivere.”
Nessun riferimento ad un suo matrimonio per avere altri figli e Liu-Shu non proferì parola in merito.
“Beh, considerato che tu e questa principessina avete fatto un lungo viaggio, direi che è il caso che vi laviate e cambiate entrambi prima di mangiare qualcosa, no?”
 
Qualche ora più tardi Shao entrò nella camera di sua madre, dove era stata sistemata la cesta per Ying-Xi.
Si accostò silenziosamente, ma la piccola era sveglia e ciangottò dolcemente come lo vide.
Sarebbe assomigliata a Sun, su questo il principe non aveva alcun dubbio.
“Però ho la netta impressione che il sorriso l’hai preso da me, vero piccolo falco?”
Prese il suo ventaglio e lo agitò lievemente davanti al viso della piccola che lo fissò con estrema curiosità per qualche secondo prima di muovere leggermente una manina per cercare di afferrare una delle morbide piume bianche.
“Oh, ti piace il ventaglio? Beh, sei una buongustaia, non è assolutamente come tutti gli altri: il falco bianco non concede le sue piume ai comuni mortali. Chissà che non lo veda pure tu nella tua vita… ma sono sicuro che avrai una simile fortuna.”
Ying continuava ad osservarlo e sorridere, come se fosse estremamente impaziente di sentire ancora quello che aveva da dirle.
“Sai, principessina, hai la fortuna di avere il sangue del clan migliore di tutta Xing – continuò Shao – non per vantarci, ma noi Ming siamo fuori dal comune, ne ho di cose da raccontarti.”
E scoprì che parlare con quella bambina non era così strano come aveva pensato: i suoi occhi scuri gli parlavano, esprimevano emozioni, amore, intelligenza. Nella sua mente sapeva già che la sua piccola avrebbe fatto grandi cose nella sua vita.
“… sei figlia di una mosca bianca, cara mia, non dimenticarlo mai.”

 
  
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