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Autore: Ver H Leger    13/11/2015    2 recensioni
"Era così strano, così pazzesco, come una persona potesse diventar parte di te, in un tempo così breve, ma era come se, semplicemente, ci stessimo aspettando da tutta la vita"
Missing Moment di "Non credo nei supereroi, credo in te"
||Zayn e Julia :3
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Zayn Malik
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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So don’t let me go cause you have my soul.

 

 

 

 If i show you
Get to know you
If i hold you just for today
I’m not gonna wanna let go
I’m not gonna wanna go home
Tell me you feel the same

 

 

Ti fidi di me?”  domandò, posando le sue mani sui miei fianchi, e sorridendo sornione.
“Per fare cosa?” domandai, allarmata, ricevendo la risposta nello stesso istante, quando con una leggera spinta, mi gettò nella vasca piena di vernice.  
Riemersi, ansimando, in cerca di aria, e mi voltai verso Zayn, che nel frattempo rideva, fragorosamente.
“Si può sapere che cos’hai a posto del cervello?!” urlai, shoccata, tastando alla cieca il comò accanto, in cerca di un asciugamano, per pulirmi il viso. “Volevi per caso uccidermi?”
“No, è che si fa così” rispose, prima di ritornar a ridere, ancor più forte, di fronte al mio sguardo furioso.
“Si fa così, cosa?!” esclamai, cercando di rialzarmi.
“Quello che faremo oggi, useremo i nostri corpi” spiegò, cercando di darsi un po’ di contegno, mentre mi scrutava divertito e soddisfatto, come se fossi la sua personale opera d’arte.
“Non potevi avvisarmi? Dio ho ingerito quella roba, che schifo!” protestai, dandogli un leggero pugno nel braccio.
Lui riprese a ridere, e posò le mani sulle mie spalle, guardandomi gentilmente: “Sta tranquilla, non è assolutamente tossica o quant’altro, è come se fosse acqua colorata” mi rassicurò, continuando a sogghignare.
“Oh ma davvero? Che bella notizia!” esclamai, sarcastica, e sorridendo innocentemente, cinsi la sua vita con entrambe le braccia, e lo tirai verso di me, facendolo cadere nella vasca al mio fianco.
“Oh si, così  va decisamente meglio” esclamai, soddisfatta. “Dolce e cara vendetta!” aggiunsi poi, vedendolo riemergere, boccheggiando, mentre si passava le mani tra i capelli, che ora avevano assunto la tinta blu, in cui eravamo immersi.
“Tu, traditrice! Come hai osato, farmi questo? Sono il tuo insegnate, merito un po’ di rispetto!” esclamò, fingendosi indignato, e io non potei fare a meno che ridere, divertita.
“Tu mi hai chiesto di fidarmi di te, e subito dopo sei mancato di parola. Questo non è ciò che fa un gentiluomo” replicai, a mia volta tirandogli un leggero calcio nella gamba.
“Non ho mai detto di esserlo” rispose, rivolgendomi un sorriso sghembo, pungente.
“E io non ho mai detto di volerti rispettare quale mio insegnante, quindi direi che siamo pari” ribattei a mia volta, stringendomi nelle spalle, prima di ritornare a ridere, accompagnata da Zayn.

 

 

Erano passate due settimane, da quando i ragazzi erano partiti per tornare a casa, lasciandomi qui, a Bradford, con Zayn.
Per quanto avventato, e assolutamente senza alcun nesso logico, dal momento che non conoscevo Zayn, quel regalo fatto dai miei migliori amici, si era rivelata l’esperienza più bella ed emozionante della mia vita.
Chey sapeva che ne avevo bisogno, prima ancora che lo sapessi io. Mi aveva spinto letteralmente tra le mani di uno sconosciuto, ma al tempo stesso, di una delle poche persone di cui si fidava ciecamente. Mi aveva spinto a volare, prima ancora che potessi aprire le ali, sapendo che lui non mi avrebbe fatta cadere.
Ma Zayn non si era limitato a proteggermi, mi aveva insegnato a trovare le mie stesse ali, e dispiegarle, in tutta loro potenza, ed eleganza, Zayn mi aveva aiutata a trovare in me stessa il coraggio di vivere, di spiccare il volo. Mi aveva spronato a non lasciare che la vita mi passasse addosso, sfiorandomi appena, ma ad aggrapparmi ad essa, pronta a farmi trascinare ovunque sarebbe giunto il suo cammino.
Zayn mi aveva insegnato ad essere me stessa, e non vergognarmene. Mi aveva insegnato a lasciare che le parti più profonde e recondite di me, quelle che nessuno riusciva a raggiunger mai, trasparissero nella tela della mia vita, in ogni piccolo gesto, in ogni piccola sfumatura, che rendeva ognuno di noi, dei piccoli capolavori.
Ma che, come ogni opera d’arte che si rispetti, non tutti sanno apprezzare.  
Zayn era diventato in cosi poco tempo, una delle persone più importanti per me. La metà di me stessa che cercavo, senza aver mai successo. Ma che per qualche strano scherzo del destino, proprio ora che l’avevo ritrovata, avrei dovuto lasciar andare, perché il mio cuore, non apparteneva a lui. Ma in un qualche modo, saremmo sempre stati parte l’uno dell’altra. Zayn, era diventato il mio migliore amico.
Era così strano, così pazzesco, come una persona potesse diventar parte di te, in un tempo così breve, ma era come se, semplicemente,  ci stessimo aspettando da tutta la vita.

 

“Okay, ora sdraiati e rotola” disse, indicando il telo bianco che era steso a terra,  in attesa di essere sottoposto al nostro esperimento quotidiano.
“Mi hai per caso preso per un cane?” protestai, contrariata. Non avrei di certo rotolato come una balla di fieno su quel lenzuolo, e di certo non di fronte a lui. Era imbarazzante.
“Hai per caso qualche altra lamentela d’avanzare, o per ora hai esaurito la scorta?” mi prese in giro, con un sorriso divertito e dolce al contempo.
“Io mi lamento, perché tu sei impazzito” replicai, non potendo fare a meno di ricambiare.
“Ma Jules, l’arte è pazzia!” esclamò, sorridendo entusiasta, poi mi prese per mano e mi guido al di sopra del telo.
“Okay, ora lo facciamo insieme d’accordo?” Mi propose, e lo guardai. Guardai la vernice sui suoi capelli disordinati, sulla sua pelle scura e sui vestiti. E non potei fare a meno di sorridere, perché infondo la vita era qualcosa che capitava una volta sola, perciò era meglio coglierla fino all’ultimo respiro, e Zay era con me.
Perciò annuii, e insieme ci inginocchiammo e in seguito stendemmo sul telo, senza mai lasciare l’uno le mani dell’altra.
Guardai il soffitto che si stendeva sopra di noi, e attesi, trattenendo il respiro. Perché sapevo che sarebbe arrivata. Avevo visto Safaa, aggirarsi appena fuori al nostro “laboratorio” dove passavamo praticamente ogni ora del giorno. Chiusi gli occhi, un istante prima, ed ecco che una cascata di vernice si riverso su di noi.
Trattenni il respiro, fino a quando non sentii Zayn ridere. Riaprii gli occhi, e vidi Safaa poco distante a ridere con il fratello.
Mi voltai verso quest’ultimo, e gli tirai un leggero pugno nel braccio. “Comincio a non sopportarti più” commentai, ridendo.
“Ah ma davvero?” domandò, inarcando un sopracciglio, divertito. Lo vidi tirarsi sulle braccia e avvicinarsi a me, con un ghigno furbo dipinto in viso. La vernice che Safaa ci aveva lanciato era rossa, con qualche spruzzo di giallo e arancione. Il mix sui capelli di Zayn era tale, che sembrava essere quasi una parrucca da pagliaccio.
“Sembri un clown” commentai, cominciando a ridere, ancor prima che potesse attuare il suo piano.
“Eh ma così non vale!” protestò, corrucciando la fronte, peggiorando la situazione.
“Okay, questa me la paghi” mormorò, prima di cominciare a farmi il solletico, sul collo e sui fianchi, facendomi contorcere e urlare, mentre le nostre risate si mischiavano, facendo da sottofondo a quel momento quasi magico. Il movimento, causato dal nostro gioco, ottenne infine il risultato cercato inizialmente, il telo aveva assunto le nostre forme, colorate, ma distorte, come se fossero delle ombre, le ombre delle nostre anime che si congiungevano.
“Basta, basta ti prego, non respiro più!” esclamai, tossendo, tra una risata e l’altra.
“Solo per questa volta, Jules. Solo per questa volta!” mi ammonì, con finta serietà, prima di ritornare a stendersi al mio fianco, ridendo, cercando di placare il respiro accelerato.
“Non hai più l’età per fare certe cose, Z?” lo presi in giro, chiudendo gli occhi, rilassandomi.
“Lo aggiunga alla lista di insulti al tuo insegnante, più si allunga, più la punizione sarà dura, bimba.  Tienilo bene a mente” rispose, ridendo insieme a me.
“Va bene” sospirai, sorridendo e intrecciando le mie dita alle sue.

 

                                                                                                                                    

 

   I don’t wanna look back
                                                                                                                               Cause i know that we have
                                                                                               Something that past could never change
                                                                                             And i’m stuck in the moment
                                                                                                        And heart is open       
                                                                                                                                   Tell me that you feel the same                                                                                                                                                               

 

 

“Hai ancora della vernice tra i capelli” gli dissi, carezzandoli, distrattamente quando si sedette accanto a me sul divano. “Non hai ancora imparato a farti la doccia da sola, deve arrivare la mamma a farti lo shampoo?” lo presi in giro, ridendo.
“Per questi capelli ci vuole ben altro che uno shampoo da quattro soldi” replicò, lui, sbuffando.
“Oh, povera piccola principessa” esclamai, fingendomi sconvolta, portando le mani al viso. “Vuoi che prendiamo un appuntamento per una   messa in piega?” continuai,  trattenendo a stento le risate.
“Credimi tesoro, avrebbe bisogno di un’intera giornata al centro benessere, per riprendersi da un trauma simile” intervenne, Yaser, sedendosi sulla poltrona esausto, ma con un sorriso divertito sul viso, mentre derideva affettuosamente il figlio.
“Grazie del sostegno papà, davvero!” esclamò Zay, fingendosi offeso, ma non potendo trattenere un sorriso divertito.
“Ehi, a proposito di centro di benessere, dovremmo andarci per davvero, una giornata tra donne” propose, Doniya, sedendosi sul bracciolo della poltrona, accanto al padre che cinse dolcemente la vita della figlia maggiore.
“Sarebbe un’idea meravigliosa!” concordai, entusiasta.
“Ehi, ehi non se ne parla, se salti anche solo una lezione, non ottieni il diploma a fine mese” protestò, Zay, cercando di rimaner serio.
“Oh Dio, questo è davvero qualcosa di inaccettabile, mi spiace ragazze, ma non posso davvero permettermi di deludere sua altezza reale, principessa Malik” esclamai, scuotendo la testa, fingendomi sconsolata.
“Ma la vuoi finire?” reclamò, Zayn, osservandomi esasperato, ma divertito al contempo.
“Perché? Ho detto qualcosa che l’ha offesa, miss?” continuai, ridendo, accompagnata dal resto della famiglia che ci osservava, divertita.
“L’hai voluto tu, bimba” mi ammonì, allungandosi verso me. Feci per alzarmi e fuggire, ma non fui abbastanza veloce, e lui riuscì ad afferrarmi e mi strinse al petto, impedendo ogni mio movimento.
“Ora sei mia prigioniera, avrai solo una briciola di pane e un goccio d’acqua, una volta al giorno. E sottostarai ad ogni mio comando, intesi?” mormorò, piano al mio orecchio, ridendo piano.
“Si padrone” risposi, ridendo con lui e godendo del calore del suo abbraccio.

          

 

 

 

 

“Torniamo prima di cena mamma, sta tranquilla” la rassicurò, cingendola dolcemente da dietro, e lasciandole un bacio sulla guancia. “Ana behibek [1]” aggiunse poi, nella sua seconda lingua, l’arabo.
“Ana behibak [2]” rispose Trisha, voltandosi verso il figlio, carezzandogli affettuosamente le guancie, ricoperte da una leggera barba.
Poi si voltò verso me, e mi sorrise affettuosamente. “Tienilo d’occhio, mi raccomando” disse, ridendo, prima di abbracciare anche a me, teneramente.
“Mamma, non sono un bambino, stiamo solo andando a trovare lo zio” replicò, Zayn, sollevando gli occhi al cielo, sorridendo divertito dall’eccessiva apprensione della madre.
“E’ appunto per questo che lo dico, quando vedi tuo zio e i tuo cugino, finisci sempre per combinare qualche guaio. Ma spero bene, che voi due animali vi comportiate decentemente in presenza di Julia” lo rimproverò la madre, bonariamente.
“Mio Dio, mamma,  ci stai descrivendo come se fossimo dei criminali!” protestò, prendendomi per mano, e trascinandomi con sé, verso l’ingresso. “Vieni, bimba. Non ascoltarla, ci divertiremo vedrai”
“Zay, senti non è che sono molto tranquilla, io …” mormorai,  seguendolo.
Quando fummo fuori casa, lui mi guardò e mi sorrise dolcemente.  “Jules, mamma stava scherzando. Sono delle brave persone, davvero. Fidati di me, okay?” disse, aumentando la stretta sulla mia mano.
Sospirai. “D’accordo, andiamo. Ma prima devi insegnarmi qualche altra parola in arabo. Me lo prometti?”
Proposi, stringendo le mie dita con le sue, e mantenendo il suo passo. “
“Si, durante il tragitto, ma ora muoviti, o perderemo il tram” mi incitò, prendendo a correre, senza mai lasciar la presa su di me. E improvvisamente, fu come se ogni paura, scomparisse. Zayn, non avrebbe permesso che qualcuno o qualcosa potesse farmi del male, e io avevo deciso di fidarmi di lui. Di fidarmi ciecamente.

 

 

 

“Okay, siamo arrivati, non ti preoccupare. Sono delle brave persone, ti troverai bene, con loro” mi rassicurò per l’ennesima volta, Zayn, cingendomi le spalle con un braccio e stringendomi al suo fianco, mentre varcavamo il cancello, della piccola villetta di proprietà dello zio di Zay. Mi osservai attorno, meravigliata, osservando il giardino curato con una cura minuziosa. Le aiuole, erano ancora in piena fioritura, nonostante l’arrivo della stagione fredda,  i colori vivaci e i profumi deliziosi, ci accolsero mentre gli uccellini cinguettavano, da un ramo all’altro, negli ultimi preparativi, prima di partire per la migrazione.
“Sembra quasi che qui il tempo si sia fermato, come se fosse ancora primavera” commentai, meravigliata.
“E’ meraviglioso, non è vero? Ma ciò che ti farò vedere lo sarà ancor di più, te lo prometto” disse, sorridendomi affettuosamente. E  non so perché, sentii una morsa stringermi lo stomaco.
In quel sorriso così caldo che avevo imparato ad amare, in quel momento, vidi Liam. E tutto ciò che riuscii a pensare, fu che avrei voluto che lui fosse lì, con noi. Mi mancava, e non capivo, perché.
Io e lui non avevamo un rapporto come quello di Harry e Cheyenne, non eravamo così legati che due settimane potevano essere insopportabili, ma più che la nostalgia, forse, era la consapevolezza che se lui fosse stato li con me, sarebbe stato tutto più bello.
Sospirai, cercando di indossare il sorriso più bello del repertorio, non volevo che Zayn si preoccupasse per me, o fosse davvero convinto che avessi qualcosa contro la sua famiglia.
“Non vedo l’ora” risposi, quindi tornando a guardare l’ambiente circostante e reprimendo, le lacrime che sentivo premere negli angoli degli occhi, incastrandosi nella rete delle ciglia.

 

 

“Zio Jamaal, Jawaad, ci siete?” chiamò Zayn, una volta che ci addentrammo nella villa, dall’ingresso posteriore della casa, quello che dava sulla piscina, che per ragioni climatiche, in quel periodo era inutilizzabile.
“Zayn, sei tu?” sopraggiunse la voce di un ragazzo, da una delle stanze adiacenti.
“Chi vuoi che sia, scusa?” replicò lui, scuotendo la testa divertito. “Ma non sono solo!” aggiunse, poi, voltandosi verso di me, e sorridendomi.
A quel punto sentii dei passi avvicinarsi, e sulla soglia apparve quello che doveva essere il cugino di Zayn.
Si assomigliavano molto vagamente, Zayn era senz’altro più bello del cugino, che però sembrava esercitare lo stesso fascino del primo, forse per lo sguardo o il sorriso, così simili a quelli del mio amico.
“Ehi, cominciavo a credere che fossi morto, o ti fossi trasferito al polo sud” esclamò ridendo, Jawaad, abbracciando Zayn, dandogli una leggera pacca sulla schiena.
Poi si voltò verso di me, e mi sorrise, gentile. “Piacere, deduco che tu sia la causa per cui non vedo mio cugino da settimane” scherzò, porgendomi  la mano, che strinsi, sorridendogli a mia volta, cordiale ma al contempo impacciata.
“Confesso, mea culpa” risposi, ridendo leggermente, e lui mi seguì subito dopo.
“Beh non state qua così, venite pure, accomodatevi. Papà ora è fuori, ma tornerà tra un’oretta” disse, invitandoci a seguirlo, fino al soggiorno.
“Jawaad, io vorrei far vedere la serra a Jules, se non ti dispiace” intervenne Zayn, prima che ci addentrassimo.
Il ragazzo si voltò, sorpreso verso Zayn, poi annuì, e gli sorrise: “Ma certo, andate pure, tanto sai dov’è”
“Grazie, ci vediamo dopo” disse, poi riprendendo la mia mano, mi guidò verso la meta.

 

“Zayn perché dovremmo vedere una serra?” domandai, confusa, seguendolo nel lungo tragitto attraverso quella villa, che ora non pareva essere più tanto piccola.
“Perché  come puoi vedere, mio zio non va tanto per il sottile quando si tratta di abbellire la sua casa, e inoltre non conosco un posto più magico che quello, sai fa parte di quei posti che ti avevo promesso di farti vedere. Prima di sapere che saresti rimasta” spiegò, continuando a camminare, orientandosi con facilità.
Poi ad un certo punto si fermò di fronte ad una porta, di metallo, e spinse la maniglia, aprendo quelle che sembravano le porte del paradiso. Perché non poteva esserci altro modo di descrivere ciò che si presentò di fronte ai miei occhi, piante, fiori di ogni forma, colore e dimensione.
Fiori così belli e delicati da sembrare quasi irreali, il cui profumo aleggiava nell’aria, mentre  alcun uccelli volavano da una parte all’altra della galleria.
“Perché ci sono degli uccelli qua dentro?” domandai, curiosa, osservandoli.
“Sono di mio zio, ma invece che tenerli in gabbia li lascia liberi qua dentro, a volte li fa anche uscire, ma sono sempre tornati indietro. Ormai è questa la loro casa, ed una casa meravigliosa” rispose, osservandoli a sua volta. Uno di loro passo a pochi centimetri dalla nostra testa, ed istintivamente, mi abbassai, coprendo la testa con le braccia.
Zayn rise di me, e mi cinse la vita con un braccio. “Sta tranquilla, non ti fanno nulla” mi rassicurò, sogghignando.
“Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio” replicai io, facendogli una linguaccia e sciogliendomi dal suo abbraccio per potermi avvicinare ad un posto che avevo adocchiato sin dal momento in cui eravamo entrati.
Era un’area riservata solo alle orchidee, e ce n’erano così tante, di vari tipi e colori, da lasciarmi senza respiro.
Erano così eleganti e fini, ma al contempo così forti e fiere nelle loro pose.
I colori cosi vivaci, i piccoli dettagli, così curati e precisi, come se fossero state dipinte.
Alcune assumevano delle forme simili a degli insetti, altre erano a forma di stella marina, alcune erano striate, altre a pois, altre brillanti di un unico colore, ma tutte così irrimediabilmente belle, da non sembrar reali. Le osservai una ad una, con il fiato sospeso, com’era possibile che potesse esistere qualcosa di così tanto bello, e perfetto in un mondo così imperfetto e crudele?
Poi mi voltai verso Zayn, e lo vidi chino sulle sue ginocchia, e un braccio proteso verso uno  dei volatili presenti nella stanza, che ora era posato a terra, porgendoli quello che credo fosse un pezzo piccolo di pane, dal palmo della sua mano.
Lo osservai, incantata, osservando con quanta fiducia quella piccola creatura, si avvicinava a Zayn, come se fosse parte della famiglia, come se sapesse che Zayn non gli avrebbe mai fatto del male, come se anche gli uccelli potessero percepire la bellezza della sua persona interiore, il animo nobile e gentile.
Sentii delle lacrime pungermi gli occhi, di fronte ad uno scenario simile, così puro, da sembrare irreale, ma al tempo stesso naturale, tanto che se non si fosse avverato, se ne sarebbe sentita la mancanza. Mi commossi, perché l’anima di Zayn era pura, semplice, e indifesa.
Lui proteggeva tutti, ma chi proteggeva lui? Le sue spalle, erano troppo esposte al mondo, che avrebbe potuto ferirlo. Dietro a quel sorriso, cosa c’era? Dietro a quella dolcezza, a quella premura, chi si nascondeva? Era quello il vero Zayn, o era quello che di tanto in tanto, coglievo quando il suo sguardo si incupiva, cessando per qualche istante di nascondere la tristezza che portava con sé. Anche lui indossava una maschera?
Ma infondo, chi non lo fa? Chi non mente, per poter sopravvivere? Chi non ha mai finto un sorriso, chi non ha mai detto ‘sto bene’ quando in realtà tutto dentro lui, cadeva in pezzi?
Solo i bambini, non indossano le maschere, ma loro sono come attori principianti, che imparano giocando.
Viaggiando con la fantasia, prima di trovare l’identità che fa per loro, e farla propria.

“Bimba, stai piangendo?” domandò, scrutandomi preoccupato, quando l’uccellino volò via, con il suo ambito premio.
Scossi la testa, e sorrisi, asciugando le lacrime sfuggite. “No … o meglio si, ma è perché tutto questo è così bello, e magico. Sembra un sogno” lo rassicurai, poi quando i nostri sguardi si incrociarono,  aggiunsi in un sussurro: “Un sogno da cui non vorrei risvegliarmi mai più.”
“Nemmeno io” rispose, rialzandosi da terra, e venendomi incontro. I nostri sguardi si intrecciarono, contemplando l’uno l’anima dell’altro, agganciandosi, stringendosi, divenendo una cosa sola.
Che cos’era quel sentimento che provavo per Zayn? Era il mio migliore amico, certo, ma allora perché quando mi guardava avrei solo voluto che non smettesse mai di farlo, perché quando mi abbracciava, sentivo il cuore battere a mille, perché quando mi prendeva per mano, sentivo che il resto del mondo scompariva?
Eppure perché quando chiudevo gli occhi vedevo Liam? Il suo sorriso dolce, la sua timidezza, sentivo la sua risata che scaldava il cuore?  Che cosa significava? Come potevo amarli entrambi, se il cuore era solo uno?
Non sarebbe mai stato abbastanza grande, per contenerli entrambi. Amare l’uno, significava perdere l’altro?
                                               

Hold me down
Hold me now
I’m Safe
I’m Sound
When you’re around


 

 

 

“Zayn?” una voce, mascolina, e adulta proruppe nella stanza, facendoci tornare alla realtà.
Zayn scosse la testa, e si voltò verso l’ingresso, dove un uomo, dai capelli brizzolati, e gli occhi dello stesso color azzurro del figlio, si addentrò. “Zio Jamaal, siamo qui!” annunciò, Zayn facendogli cenno.
L’uomo lo scovò con lo sguardo, e sorrise solare, raggiungendoci poco dopo.
“Ehi, ragazzo, da quanto tempo!” esclamò, stringendolo in una morsa affettuosa. “Credevamo che fossi morto!” aggiunse poi, dando un leggero schiaffo, sul viso del nipote.
Sorrisi, per la dolcezza del momento in sé, ma anche perché aveva ripetuto pressa poco ciò che aveva detto il figlio, accogliendoci.
“Oh quante storie, se fosse successo qualcosa vi avrebbero avvisato, no?” replicò Zayn, sbuffando, ma non potendo fare a meno di riservare un sorriso divertito allo zio.
Poi, si voltò verso di me, che ero rimasta in disparte, e protese una mano, invitandomi ad avvicinarmi.
L’afferrai, stringendo le mie dita alle sue, e sorrisi timidamente all’uomo, che aveva ora rivolto tutta la sua attenzione a me. Mi sorrise, cordiale, osservando curioso le nostre mani intrecciate.
Avvampai, rendendomi conto di ciò che poteva sembrar all’esterno, e feci per allontanarmi, ma Zayn strinse la sua presa, e mi carezzò il dorso della mia mano, con il pollice.
“Hadhihi sadiqati, ismuha [3] Julia” intervenne Zayn, parlando in arabo. CXX “Jules, lui è mio zio Jamaal”
“Pia …” feci per rispondere, ma Zayn si schiarì la voce interrompendomi. Lo guardai, e lui mi fece un cenno di incoraggiamento. Perciò misi alla prova alla mia memoria, sperando vivamente di non sbagliare.
“Ana masrurun bitta arrufi alayka”[4] scandii lentamente ogni parola, e quando Zayn mi sorrise annuendo, capii di avercela fatta, e sorrisi soddisfatta.
“Piacere mio, Julia” rispose, Jamaal, stringendomela. “Allora Zayn ti ha fatto vedere il mio piccolo angolo di paradiso?” aggiunse, entusiasta.
“Ho visto le orchidee” risposi, indicando la zona in cui mi ero soffermata precedentemente.
“Oh quelle sono meravigliose, e sono pure ricche di storie da raccontare, le vuoi sentire?” propose.
“Con molto piacere” risposi, annuendo, con vigore.

 

 

 

“Ehi  Jules, vieni a vedere, veloce!” sentii chiamarmi, Zayn, entusiasta.
“Che c’è?” domandai, raggiungendolo in terrazza, e seguendo il suo sguardo.
“Guarda, il tramonto. Guarda i colori, non è meraviglioso?” esclamò, meravigliato, indicando la distesa celeste, che aveva assunto le sfumature del fuoco mentre le nuvole, sembravano batuffoli di zucchero filato rosa.
“E’ meraviglioso” sussurrai, con il fiato sospeso.
L’eleganza, la potenza, la semplicità di un momento così unico, e intenso ma che si esauriva in cosi poco tempo, portando con sé le tenebre della notte.
Sembrava essere il nostro tempo, il tempo con Zayn stava per scadere. Ancora un giorno, poi sarei dovuta tornare a casa.
Il pensiero di rivedere le mie migliori amiche e Harry, mi riempiva di gioia. Rivedere Liam, mi scombussolava l’intero organismo, in un misto di gioia e ansia.
Ora che i miei sentimenti erano così confusi, e le mie poche certezze si erano tramutate in punti di domanda.
Distolsi lo sguardo da quello spettacolo, e lo concentrai su un altro, vicino a me.
Zayn, aveva sanato ferite, che non ricordavo neanche più di avere, aveva saputo prendere ciò che ero e rendermi migliore, aveva saputo darmi la forza e il coraggio di affrontare le mie paure,  o almeno  provarci.
Zayn, era diventato casa, quando quella vera, era così lontana da me.
Liam, però era come la luce nelle tenebre, la mia ancora per sopravvivere alle acque torpide e furiose della vita, era il mio punto di appoggio, quando sentivo che tutto il resto dentro me crollava.
Com’era possibile, provare qualcosa di così forte, per due persone diverse? Perché ero divisa in due, perché volevo tornare da Liam, ma non volevo dover lasciare Zayn? Perché il pensiero di tornare indietro, alla realtà mi spaventava a tal punto?
“Zay?” mormorai, piano.  Lui si voltò verso di me, e mi scrutò, come se avesse sentito ogni pensiero che mi turbava, e lo facesse suo.
Prese la mia mano appoggiata alla ringhiera, e la strinse nella sua.
“Non ti preoccupare, bimba. Andrà tutto bene” mormorò, poi si protese verso me, e mi baciò dolcemente la fronte, per  un tempo che parve eterno, mentre le sue labbra calda sfioravano la mia pelle.
Chiusi gli occhi, e cercai di imprimere quell’istante nella mente, inspirando il suo profumo e godendo del calore, che trasmetteva il suo corpo, accostato al mio.

Cause i’m for real
Are  you for real?
I can’t help myself
Is the way i feel.
When you look me in the eyes like you
did last night
I can’t stand to hear you say goodbye
Well it feels so right
Cause it feel so right just to have
you standing my side
So don’t let me go
Cause you have my soul
And i just wanted you to know

 

 

 

“Maha-s-salamati, non addio. Intesi?” mormorò, posando le mani sulle mie spalle, e scrutandomi dolcemente, con il suo sorriso che sapeva sempre mettere al proprio posto, ogni frammento.
“Maha- s-salamati” ripetei, cercando di trattenere le lacrime, che sentivo pizzicare le pupille, e sorridendogli a mia volta, inspirando a fondo.
“Verrò a trovarvi molto presto, l’ho promesso a Cheyenne, ma più di ogni cosa lo prometto a te. Perché sei la mia migliore amica, e ho bisogno di te” aggiunse, accarezzandomi il viso.
“Ana behibak” dissi, stringendomi a lui, che immediatamente mi cinse con le sue forti braccia.
“Ana behibek” rispose, posando un bacio tra i capelli.

 

 

 

 

 

 

 

[1] “Ana behibek” ti voglio bene, rivolto alle donne
[2] “Ana behibak” ti voglio bene, rivolto agli uomini

 
[3] “Hadhihi sadiqati, ismuha” lei è una mia amica, lei si chiama


[4] “Ana masrurun bitta arrufi alayka” piacere di conoscerla.





                                   

 

 

 

 

Buona sera o forse dovrei dire buonanotte (?)
E’ un orario davvero assurdo per postare, ma ho fatto una promessa, perciò la mantengo uu

Bien, non sono sicura che tutti voi sappiate chi caspita sia io lol, se avete trovato questa os per caso, vi avviso che è un Missing Moment della fan fiction :
“Non credo nei Supereroi, credo in te.” (se cliccate sopra il nome la trovate lol) ma l’ho impostata in modo che fosse in qualche modo comprensibile anche se non conoscete la storia, o almeno spero hahaha :’)

Per chi invece mi conosce, e segue la storia, perdonatemi se non vi avevo avvisato nel capitolo lol, but S U R P R I SE  hahah spero che abbiate apprezzato questo piccolo extra, che ho voluto fare per la persona speciale per cui Julia esiste *w*

E a te, mia cara Giuls, se sei arrivata fin qui, spero solo che il regalo ti piaccia, che non ti abbia deluso e che tu possa esserne felice :3
Ti voglio tanto bene ^^

ma tornando a  noi, per le frasi arabe vi dirò sono sicura al cento per cento solo per alcune parole le altre, non prendetele come assolutamente giuste, perché di Internet mi fido fino ad un quarto a mezzogiorno lol.
E nulla, Julia è confusa sui suoi sentimenti, quindi questo porterà un pochino di scompiglio, ma tranquilli non sarà il solito triangolo banale e noioso, o almeno cercherò davvero di non renderlo tale ^^

 

Oh giusto prima che me ne dimentichi la canzone su cui praticamente ruota la os e da cui ha preso anche il titolo è "4 Real"  di Avril Lavigne *w* (cliccate sul nome e potete sentirla, perchè è fantastica <3)


Non ho altro da aggiungere credo, se non che ora mi metterò a lavoro per il capitolo, quindi spero ci sentiremo presto, con il normale proseguimento della storia con Cheyenne come protagonista :3

Love y’all <3
A presto, baci Ver *w*

 

 

 

 

   
 
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