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Autore: Avenal Alec    13/11/2015    1 recensioni
Sebastian e Isabelle hanno sempre saputo quale fosse il loro destino, sono nati per una missione, sono stati cresciuti e addestrati per adempiere ad un profezia che lega le loro famiglie. Sono stati separati da piccoli ma, ora che si sono nuovamente incontrati, il loro viaggio potrà cominciare e la leggenda che ha forgiato il loro legame potrà finalmente compiersi.
La storia partecipa al contest Trailer di Carta e si ispira al trailer di Assassin Creed "The fiery templar".
Genere: Avventura, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PROLOGO
 
 
….quando la loro essenza vitale si unirà,
Nel fievole istante prima del nulla,
 Morte risorgerà.
Morte cadrà sul mondo,
 Sarà caos e distruzione
L’alba sorgerà su un nuovo mondo.
Il ciclo ricomincerà,
in passato come nel presente e nel futuro,
così nei millenni a venire.
 
Tum
Tum
Il suo cuore che batte, il rumore del suo sangue nelle vene.
Sempre più forte, sempre più vicino
Tum
Tum
Il mio cuore che batte, il rumore del mio sangue nelle vene
Suo e mio, mio e suo.
Tum
Tum
Corro, il mio passo non cambia, scivolo tra la gente, le lotte e le barricate.
Scavalco, mi arrampico, i tetti della città scorrono sotto di me.
Tum
Tum
L’obiettivo è laggiù, non è lontano.
So cosa fare e il nostro viaggio presto comincerà.
Tum
Tum
La rosa dei templari sarà fra le mie mani, la nuova era avrà il suo inizio.
Sguaino la spada, attacco chi mi si para di fronte.
Tum
Tum
Pochi gradini, i miei passi risuonano sulle tavole di legno del patibolo.
Un affondo nel ventre molle di una guardia.
Tum
Tum.
Mi volto, la rosa è di fronte a me.
Silenzio fra noi, solo l’urlo della folla ci circonda.
Tum
Tum
Il tempo scorre.
Una lacrima di sangue corre sul filo della spada, scivola a terra colorando di rosso il tavolato.
Tum
Tum
Lei mi guarda, un lampo di riconoscimento.
Due bambini che giocavano assieme in un giardino di rose fiorite.
Tum
Tum
Scruta i miei occhi scuri sotto il cappuccio poi.. un cenno.
Taglio le corde che la tengono prigioniera.
Tum
Tum
Le lancio una spada che afferra al volo.
La rosa dei templari è stata trovata.
Tum
Tum
La ruota del tempo ha cominciato a girare.
Morte risorgerà.
Tic
Tac…
 
20 anni prima
 
“Venti, ventuno, ventidue…” il bambino continua a urlare i numeri mentre il suo viso è poggiato contro il tronco di un albero. Il braccio sulla fronte per non vedere attorno e non graffiare il suo volto contro la corteccia. Arrivato a trenta si stacca, “Via!” urla prima di correre a cercare la compagna di giochi nascosta chissà dove fra i roseti della villa padronale.
Percepisce la presenza della bambina, il battito del suo cuore, ma l’istinto non si è ancora affinato.
Osserva con attenzione fra i cespugli verso l’ala est della casa quando, con la coda dell’occhio, coglie un movimento alla sua sinistra, una gonna blu. Si volta di scatto e si mette a correre in direzioni del tronco dove ha contato. Troppo tardi, la ragazzina ha un margine troppo ampio per poterla battere e la risata argentina che lei si lascia sfuggire ne è la prova. Pochi istanti prima di lui tocca con la mano il fusto.
“Vinto!” trilla prima di lasciarsi cadere sull’erba per prendere fiato. Il ragazzo si accascia vicino a lei.
I loro respiri ansanti si mescolano con i suoni del giardino, il fruscio delle foglie, il cinguettio di un passero e le parole portate dal vento dei loro genitori.
Sentono una voce alzarsi, è quella di un uomo.
I due ragazzini si guardarono negli occhi, una consapevolezza che ha il sapore di un antico sapere. Entrambi sanno che le loro vite devono prendere strade diverse, così è stato nei secoli passati così succederà di nuovo. Le loro famiglie intrecciate da una leggenda. Vite vissute e spezzate per una storia narrata tra i focolari dei vecchi.
Chissà se anche gli altri ragazzini delle loro casate prima di loro percepivano lo stesso legame.
Si alzano all’unisono e, tenendosi per mano, raggiungono il patio in cui sono riuniti i loro genitori, le alte cariche della Confraternita dei Templari e la Gilda del Drago Rosso.
Gli adulti riuniti scorgono i bambini salire le scale, le loro dita intrecciate, i loro movimenti all’unisono.
Isabelle de Variy le trecce fulve, gli occhi di giada e Sebastian Gaunt dagli occhi di onice. Due giovani virgulti, anime antiche in corpi appena cresciuti.
Gli adulti li osservano.
Nelle loro menti un’unica domanda: saranno loro? saranno le loro le anime che disperse nel limbo del tempo si uniranno per risvegliare Morte? L’ora è ormai giunta o è l’ennesimo fallimento?
 
Due germogli di opposti destini
La croce e il drago
La mente e il braccio
L’onice e la giada
Uniti per poco
Distanti per tanto
Corpi separati
Anima unigenita
Il loro nome è Morte
Il loro destino è Morte
 
 
“Siamo pronti” dicono all’unisono i due bambini.
Il gemito delle madri si leva fra le persone riunite. Una si slancia verso la giovane figlia, si aggrappa a lei nella vana speranza di trattenerla a se. I singhiozzi dell’altra madre le fanno da contraltare, aggrappata al marito, il volto nascosto nell’incavo del suo braccio, non vuole ammettere a se stessa che il suo unico figlio maschio le verrà strappato per un storia che viene raccontata come se fosse una favola.
La figlia abbraccia per un istante la madre poi la sposta dal suo corpo con amorevole decisione.
“Vi voglio bene madre” le da un bacio sulla fronte, alza gli occhi verso il padre, un cenno e l’uomo si avvicina e porta via la moglie.
I bambini osservano i padri abbracciare le madri e portarle lontano, sperando che esse dimentichino di aver mai avuto dei figli.
Quando i genitori sono lontani dalla loro vista i bambini volgono il loro sguardo agli uomini schierati su due ali di fronte a loro. Isabelle e Sebastian non si guardano, non ne hanno bisogno, percepiscono il battere del cuore dell’altro, la forza vorticosa nelle loro vene, camminano ognuno sulla strada tracciata per loro dal destino. 
  
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