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Autore: Gigli neri e ombre    15/11/2015    2 recensioni
Dal Capitolo 13:
"[...]Notò subito però che quei Veliant invece di essere rossi come i soliti, erano rosa. Puntandola sullo scherzoso pensò fossero Veliant di tipo folletto, ma analizzando meglio lo scenario che lo circondava si accorse che non avevano armi e che inoltre uno di loro aveva un gioiello grazioso e brillante a forma di rosa rossa che evidentemente doveva essere una spilla. Il suo primo pensiero fu quello di portarselo per venderlo eventualmente, al fine di fare qualche soldo valido. Tornò a casa incurante di ciò che si lasciava dietro senza farsi troppe domande riguardo le particolarità notate. Menefreghismo assoluto ben previsto da parte sua.[...]"
Presenza di un linguaggio scurrile.
Genere: Azione, Science-fiction, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Contesto generale
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– Sixth Chapter –



Þrír
The Horrible Three Siamese Ruiner








Bella Gioia non seppe precisamente cosa volle dire la Darkettona con quel termine. Non dubitava che questa sapesse di che cosa stava parlando tuttavia, a giudicare dalla espressione che assunse, oscillava tra il rimanere calma, sicura di se, e l'essere impaurita, non terrorizzata, sarebbe un'iperbole. Era come se Gwen avesse la sensazione che da quel momento qualcosa si sarebbe mutato pur non sapendo precisamente se in bene o in male.
«Ok, Gwen, spiegami che cos'è quel demonio in chiari termini» Duncan non distoglieva gli occhi – spalancati– da quella macchina.
«La domanda non è cos'è, ma cosa sono e chi li controlla» Sospirò «In ogni caso, è inutile dire chi lo potrebbe controllare. Þrír è, detto brevemente, un robot di un rango superiore ai Veliant. Non so dirvi se è un robot o forse tre, appunto. E' difficile affermarlo. Ogni luce corrisponde ad una sua faccia. Quella arancio è la faccia al fuoco, quella azzurra al ghiaccio e quella giallognola all'elettricità»
«Þrír...» Zoey stava studiando la sagoma. Era una sfera pressapoco deforme con quelle tre luci, sotto le quali si vedevano tre affari simili a dei tentacoli. «Cosa dobbiamo fare?» deglutì.
«O scendiamo e proviamo a controllare la situazione capendo meglio cos'è o lo evitiamo, ma considerando che è stato creato per distruggere lo potremmo incontrare in futuro» Gwen strinse gli occhi «Ed è per questo che mi domando che ci fa qui... c'è qualcosa di strano» Rifletteva a bassa voce.
«E' rischioso affrontarlo?» Interrogò il Punk cercando di vederci chiaro.
«Dipende»
«Punti di forza?»
«Molti e temibili, tra cui un ottimo controllo dei tre elementi naturali e un'ottima potenza»
«Quelli deboli?»
«Principalmente la lentezza e una media resistenza, gli altri basta solo trovarli»
Mentre i due cugini facevano il punto della situazione Zoey oltre ad avere la sensazione di ascoltare una lingua estranea alle sue orecchie, credeva di essere fuori luogo. Si stringeva il braccio sinistro per l'imbarazzo, guardando in basso. «Tenete presente che se vogliamo affrontarlo sarà una prova ardua»
Duncan strinse i pugni, ispirò ed espirò fragorosamente. «O la va o la spacca» Era determinato.
«Bene...» Gwen si girò dietro guardando la rossa. «Zoey?» La chiamò per attirare la sua attenzione e ci riuscì. «Te la senti di affrontarlo?» Per rispondere ci impiegò un po', ma si decise consapevole del fatto che non si poteva tornare indietro. «Sì» Allo stesso tempo era più che impaurita, motivo per cui Gwen le diede un'altra possibilità per ripensarci. «Sappi che sarà dura, sicura di poterlo fronteggiare?»
Altri cinque secondi. «Sì»
Gwen la osservò per un arco di tempo cercando di capire fino a che punto fidarsi. «Beh, io ti ho avvisata» Interruppe il silenzio smettendo di guardarla. «Andiamo» Scese per prima dalla macchina con prontezza, seguita dal cugino e per ultima da Bella Gioia. Þrír e la nebbia che lo avvolgeva erano più vicini. Perché combatterlo? Quel robot, da non sottovalutare, era soprannominato “Le orribili tre siamesi distruttrici”. La Darkettona era più che sicura del fatto che lo avrebbe incontrato prima o poi, ma certamente si immaginava una situazione diversa da quella che realmente era: alla fine di una stradina boscaiola, in un prato, con il cielo che preannunciava forti tempeste. Sapeva che c'era qualcosa che non tornava e fu anche per questo motivo che era scesa a controllare di persona la situazione. Tra l'altro, era pronta a giurare che da quel momento in poi, con la venuta di Þrír, le cose non sarebbero state più così semplici come una giocata a morra cinese come loro le vedevano. La partita si faceva più dura e quell'evento ne era la prova concreta. Si era ufficializzata una guerra contro l'Æsir Corporation, guerra della quale –tra l'altro– non si spiegava neppure il motivo. Arrivati pressapoco nelle vicinanze del robot, Gwen accennò ai due di fermarsi. Si sentiva un rumore strano, era come se i tentacoli piantati nel terreno stessero risucchiando qualcosa. La nebbia si faceva via via meno persisente, mostrando la macchina completamente, rivelandola come una sfera deforme grigia scuro metallizzata, con tre volti in marmo perfettamente scolpiti sopra. Tre volti che sembravano quelli di antiche statue greche, dove nella fronte di ognuna vi era una rispettiva luce. La prima a sinistra era quella dell'elettricità, seguita da quella centrale del fuoco e ultima a destra del ghiaccio. I tentacoli fuori uscivano dalle bocche dei volti. Era una creatura così orribile esteticamente a tal punto da lasciare i ragazzi, eccetto Gwen, impressionati nel senso negativo del termine. Gwen già sapeva cosa aspettarsi, e forse lei stessa sapeva orientativamente come sconfiggerlo. Valeva la pena tentare? Fatto stava che Þrír probabilmente non si era ancora accorto della presenza dei tre, dal momento che stava ancora risucchiando qualcosa da sottoterra. Uno spettacolo bizzarro.
«E' un cesso!» Esclamò Duncan con un tono perlopiù alto. Gwen si voltò con una smorfia di ira verso di lui. «Proprio non ci riesci a ragionare prima di parlare?» Infatti il robot aveva captato il suono e –da uno sportello nel robot aperto di fronte ai tre– fuoriuscì una telecamera che rientrò in breve tempo da dove venne, giusto il tempo di analizzare i tre. Al posto di questa si presentò un mitragliatore che inavvertitamente cominciò a sparare i tre ragazzi. I riflessi e gli istinti di Zoey fulminei si attivarono. «Attenzione!» Gridò posizionandosi davanti ai due cugini scatenando una tromba d'aria che deviò i proiettili del mitragliatore. Un'altra corrente aerea molto potente diresse i proiettili verso l'arma, danneggiandola non gravemente.
In questo modo ebbe inizio la battaglia contro Þrír.
Inizialmente se la vide Zoey con le sue correnti aeree contro il mitra che sparava all'infinito. Ducnan non se la sentiva di restare a guardare e colpì anche lui con una serie di saette recando più danni, mentre Gwen escogitava un piano. Quando il mitra venne disintegrato grazie all'ennesima scossa mandata da Duncan, il robot sollevò i suoi tentacoli da terra ritirandoli: essi si presentarono come tre germogli metallici. Questi si aprirono come dei fiori mostrando un pentagono nero per ognuno che in realtà si scoprì poco dopo essere un'arma per ogni volto.
Fu tre contro tre. Il fuoco contro Duncan, l'elettricità contro Gwen e il ghiaccio contro Zoey.
Il Marcio si difendeva da ripetute lingue di fuoco spietate e Gwen evitava raggi elettrici con agilità. Fu Bella Gioia ad attaccare per prima che, evitando palle di ghiaccio librando per aria rapida come una rondine, scatenò raffiche di vento contro queste rispedendole al mittente –stesso metodo di prima–, se non fosse per il fatto che il tentacolo le distrusse tutte, raggirando anche il vento. Credendo che il punto debole fosse la faccia, Duncan tese la mano dirigendo scariche verso il suo avversario senza ottenere risultati –dal momento che le scariche erano deboli–, anzi, dovette difendersi da un colpo di frusta che non riuscì ad evitare, fallì nell'intento. Venne colpito in pieno sul fianco destro. Si ritrovò a terra con una parte del corpo dolorante, alzò gli occhi e si ritrovò una luce arancio abbagliarlo, il pentagono esattamente di fronte era pronto a lanciare una fiammata finale, probabilmente l'ultima cosa che avrebbe visto. Vide il fuoco ardere di fronte a lui, fu lì che preparò le sue ultime preghiere ma, per la prima volta, intervenne Zoey a prendere le sue difese, evocando una tromba d'aria –la più potente che poteva– contro la fiammata riuscendo a fronteggiarla. Rimandando i ringraziamenti e le formalità, Duncan si dedicò interamente al tentacolo dell'elettricità che era pronto ad attaccare Zoey ma fortunatamente lo centrò con gli stessi fulmini del tentacolo alla sprovvista allontanandolo notevolmente dalla rossa e inoltre sembrava che l'attacco avesse recato danni alla parte esterna, quella metallica. Il Marcio poteva controllare anche gli attacchi del tentacolo elettrico, essendo quello il suo elemento. Arrivò a intuire che ci fosse qualcosa ad alimentare il fuoco, il ghiaccio e l'elettricità e sicuramente andava distrutta. Bisognava capire come.
La vampata attaccata dalla rossa si fece –per colpa del vento– più forte, incendiando il prato e quindi una parte del campo di battaglia. Per lei non era un problema, dal momento che poteva fluttuare, ma per Duncan e Gwen sì. Le fiamme si espandevano, quasi arrivando sia dai due che dal robot, il quale si separò letteralmente dalla sua parte inferiore. Grazie a quest'azione poteva volare pure lui, tramite dei fasci di luce come gli UFO, diventando così una semisfera. Gwen e Duncan invece cercavano di salvarsi da quelle fiammate violente affidandosi ad una momentanea fuga, giusto il tempo di riprendersi. La Gotica aveva notato che il Punk si teneva il fianco destro dolorante. «Fermati qui, riprenditi e non fare minchiate» Propose premurosa e autoritaria la ragazza, in un punto non troppo lontano e non troppo vicino dal precedente, in un rettilineo arido e sabbioso.
«Sei pazza! Quell'affare vi spaccherà il culo!» Si oppose ad alta voce contrariato e volenteroso di combattere.
«Spera solo che sia così perché se ne usciremo vivi lo spaccherò io a te» Gwen scrutò attentamente Þrír affrontare Zoey con tutti e tre i tentacoli. Unì le sue braccia e incrociò le mani, chiuse l'occhio sinistro. «Resta immobile» Si rivolse al cugino.
Prima che Þrír colpisse la rossa con il tentacolo giallo, Gwen rapida sparò un lampo turchese dalla forma di una palla di cannone dalle mani puntualmente incrociate, colpendo solerte in pieno il bersaglio. Zoey ne approfittò per studiare una strategia valida, ma fu impossibile non notare che il tentacolo giallo si ricoprì totalmente di fulmini. Quello si precipitò allungandosi verso Duncan e Gwen –resasi conto all'ultimo momento– svelto e minaccioso, ma fortunatamente il Punk –più rapido– avvolse il giro vita di sua cugina e rotolarono come balle di fieno sul terreno, ritrovandosi oltre i margini del prato, nella parte non incendiata. Gwen uscì illesa dalla caduta, esattamente come Duncan. «Come hai fatto?» Chiese stupefatta.
«Ti ricordo che pure io so controllare l'elettricità» Si limitò a suggerire ridendo «Mi sono fatto perdonare?» Sorrise cercando di infinocchiarla.
«Come direbbe Scott, bando alle scene da fanfiction smielata» Gwen riprese a mirare quell'essere «Non è questo il momento più adatto»
Zoey si dedicò a difendersi ed evitare gli attacchi di Þrír, temendo particolarmente la parte elettrica, schivando quella di fuoco e concentrandosi in quella di ghiaccio. Era notevole notare come la ragazza aumentasse la velocità nell'attaccare e ancora più notevole, secondo l'occhio e il punto di vista di Gwen, era il fatto che si esibì per la prima volta una Bella Gioia agguerrita, tenace e lesta. Lati della sua personalità che non aveva nemmeno considerato potessero esistere. In tutta onestà non conosceva le sue capacità peculiari, non sapeva sapesse controllare il vento con una leggiadria inaudita. Intuiva anche che ci fosse dell'altro, la rossa riusciva a evitare gli attacchi come se li prevedesse attimi prima. Zoey è stata l'unica dei tre a non essere stata colpita, come Duncan, o che ne abbia visto il rischio, come Gwen. I suoi riflessi erano pronti, come se in realtà quella persona fosse un'altra nei panni di Zoey. Una cosa era chiara: la rossa puntava tutto sulla difesa. Sfruttava i suoi attacchi come scudo e spesso per rimandarli al mittente, senza riuscirci di tanto in tanto, dal momento che Þrír neutralizzava tali attacchi, suoi e non.
Mentre Gwen esaminava la scena notava il tentacolo elettrificato e lì, nell'analizzarlo, aveva capito. Tra fulmini e scariche elettriche, si notava che il tentacolo aveva subito danni non irrilevanti e riflettendoci su realizzò che il fascio di luce aveva colpito in pieno non solo il tentacolo elettrico, ma anche la faccia collegata a esso, quindi la zona delle labbra, luogo da dove i tentacoli partivano. Dunque il segreto era quello: c'era evidentemente una zona nella quale c'era un qualcosa nascosto dal marmo e quello doveva essere molto probabilmente il punto debole. Il punto debole albergava nella bocca. Era questa l'opzione più logica dato che, se la memoria non la ingannava, sapeva che Þrír aveva una tattica molto furba quanto ovvia. Bilanciava resistenza e potenza, erano inversamente proporzionali. Questa teoria si era confermata con quel tentacolo: tanto era il danno subito da rendere quella parte molto più debole –meno resistente– quindi Þrír l'aveva resa più potente ricoprendola totalmente con l'elemento rispettivo.
Gwen si rimise allora in gioco, avrebbe azzardato a fare quel che aveva intenzione di fare ma valeva la pena. Þrír si sarebbe rivelato poi più temibile ma il gioco era questo. E, benché sia vero che quando i duri iniziano a giocare, Duncan rimase lì senza fare nulla accusando dolori atroci al fianco, cosa odiata molto dal Punk. La Gotica rifece la stessa mossa di prima e prese la mira. Questa volta convogliò più potenza e più luce tra le sue braccia, era possibile notare che, per la fatica e per la grande quantità d'energia, i suoi occhi si illuminarono di una accecante luce turchese. Fu tutto molto rapido, una questione di pochissimi secondi. Senza nemmeno capire come, furono colpiti tutti i tentacoli –volti compresi. Zoey non rimase a guardare, approfittò dell'aiuto e usò il vento come se fosse una spada colpendo anch'essa lesta il robot. Duncan, completamente sbalordito, rimase letteralmente a bocca aperta «Come diavolo hai fatto?!»
Gwen appoggiò il ginocchio destro a terra, i suoi occhi erano anche allora fonte di luce. «Si chiama velocità» sparò altri colpi «Come vedi non sei l'unico ad esserlo»
Arrivati ad un certo punto anche il tentacolo di fuoco si ricoprì di fiamme e quello di ghiaccio di una nube composta da aria gelida. Þrír rimase immobile, si avvolse da solo con i tentacoli lasciando visibili i volti. Zoey aveva istintivamente un brutto presentimento, ragion per cui si concentrò sulle nuvole allontanandosi notevolmente. Concentrandosi sulle nuvole preparava un ottimo attacco, un asso nella manica.
Þrír cominciò a roteare su sé stesso celermente, si avvicinava verso Bella Gioia, lasciandole intendere di essere in pericolo. Lei per difendersi scatenò il più velocemente possibile, controllando la pressione atmosferica, il suo asso nella manica: un ciclone. Questo circondò Þrír seguendo esattamente la sua stessa direzione.
Era la forza di Zoey contro quella di Þrír ed esse divennero subito ottime contendenti. Nonostante Þrír cercasse di in qualche modo di controbattere all'interno del ciclone, Zoey riusciva a far sì che ciò non accadesse. Anche la gotica decise di dare il suo contributo e miro attentamente il ciclone attendendo il momento esatto per sparare un'ulteriore colpo dalle sue braccia-cannoni, tuttavia fu più forte di lei notare dei lampi provenire dalle nuvole. Capì che la natura giocava dalla loro parte. «Duncan»
«Sì, Gwen?» Rispose cercando di nascondere il dolore.
«Come ti senti?»
«Fa ancora male, ma mi sto riprendendo»
Gwen esalò un sospiro di sollievo «Li vedi?» disse infine.
Duncan cercò di capire cosa doveva vedere, ma non appena i suoi occhi scoprirono altri lampi ghignò.
«Finalmente!» Si alzò infischiandosene del fianco e scrocchiò le dita. Condusse il suo potere e volere in mezzo alle nuvole richiamando a sé i fulmini che sarebbero venuti nel momento che lui riteneva opportuneo. Lui era in quel momento il padrone del meteo, era diventato una piccola copia di un Dio dei fulmini –Thor, Zeus o chi per voi– dato che stava a lui controllarli. Gwen oltre ad essere attenta ai movimenti del ciclone osservava pure Zoey, per captare al meglio il secondo fatale. Non appena vide dei fasci di luce biancastri dall'interno del ciclone si preparò psicologicamente. «Pronto?» avvertì anche il vicino.
«Quando vuoi, cugina»
«3, 2... 1...» La luce si vece più intensa «VIA!» dopo il suo urlo fulmini e una miriade di luci turchesi colpirono il ciclone ripetutamente impedendo a Þrír di compiere qualsivoglia azione.
Non appena Zoey placò il ciclone, era possibile vedere la macchina da guerra a terra, prevalentemente danneggiata: da lei usciva fumo, le luci lampeggiavano più deboli e aveva diverse ammaccature accompagnate da voragini. I tentacoli non rispondevano bene ai comandi, -quasi distrutti anche essi-  non producevano ghiaccio, fuoco o fulmini.
Zoey raggiunse volando i due cugini. Non appena toccò terra si accasciò ansimando per la stanchezza e fatica.
«Complimenti rossa!» Esultò Duncan compiaciuto nell'aver visto Zoey in azione per la prima volta.
Lei rispose con un fil di voce «Grazie» Assunse poi la posizione del loto.
Duncan stava per tornare in macchina «Abbiamo vinto, no?»
«Sbagliato» Rispose una Gwen secca che guardava ancora attentamente il robot.
Duncan si voltò ad osservarlo, si accorse che le luci ripresero a splendere e che il robot stava preparando altre palle di ghiaccio. La parte elettrica stava rientrando in azione mentre quella di fuoco era totalmente fuori uso.
Prima che facesse qualsiasi cosa, Duncan prese il controllo della situazione e, dopo aver individuato altri fulmini, lo attaccò violentemente più volte distruggendolo questa volta per sempre. Le luci si spensero totalmente e l'unica cosa che usciva era, definitivamente, fumo. I volti in marmo avevano diverse crepe.
I tre si incamminarono per tornare in macchina.

Raggiunto il veicolo, la prima cosa che Gwen fece fu sedersi e rilassarsi, concedendosi attimi di pace e tranquillità. Anche Bella Gioia stava per fare la stessa cosa ma non appena notò Ducnan recitare un verso di dolore non poté fare a meno di interessarsi e accorrere eventualmente in suo aiuto. «Duncan!» lo sorresse dalla spalla «che succede?»
«Nulla di importante» Informò addolorato, tanto da non scandire bene le parole.
«Non essere sciocco, fammi vedere» Era sicura che la causa provenisse dal fianco considerando la botta ricevuta precedentemente. Il Punk indossava un giubbotto di pelle con uno strappo esattamente nel lato del fianco sofferente, che la rossa gli sfilò, alzandoli dopo la maglietta nera con il teschio sopra. Il fianco era arrossato e vi era un taglio lungo e abbastanza serio dal quale perdeva sangue. La ragazza prese la sua borsa dalla quale uscì degli strumenti per medicare la ferita. Gwen invece stava osservando la scena ma sinceramente non intervenne.
Il primo passo, grazie ad un kit medico che portava sempre con sé nella sua borsa, fu disinfettare la ferita pulendo la pelle dalle strisce rossastre lasciate dal sangue, ripetendo l'azione finché il sangue usciva sempre meno. Successivamente spalmò una pomata sulla schiena –precisamente in basso, esattamente vicino al fianco– e massaggiò delicatamente. Infine, mise sulla ferita un cerotto quadrato che la copriva per intero, dunque anche il fianco. «Fatto» strofinò le mani come per pulirle «Va meglio?» Sorrise guardando Duncan, che non sapeva come reagire sbandato nei suoi occhi da cerbiatta. «S... sì» Non si aspettava un gesto simile.
Gwen sbuffò annoiata «Scusate» i due la guardarono «Avrete tutto il tempo del mondo per giocare all'infermiera e il paziente, ma ora vedete di salire oppure metto in moto e vi lascio qui»
Zoey non replicò, salì in macchina senza battere ciglio, prima di Duncan, ancora un po' perso nell'aria. Questa volta, per agevolare il cugino, fu Gwen a mettere mani al volante. Non appena constatò che tutto era in ordine, soprattutto se Duncan era comodo, la Gotica mise in moto e i tre partirono.


Cominciò a piovere a dirotto, pioggia proveniente da delle nuvole scure e minacciose, il che poteva preannunciare gravi conseguenze, eppure a lui, sorseggiando un bicchiere d'acqua, non importava del fatto che la pioggia potesse essere lieve o pesante. Lui era lì bloccato, se non cessava di piovere lui non poteva in nessun modo tornare a casa. Finito di bere, invece di buttare il bicchiere di plastica, lui lo mordicchiò come era solito a fare, bestemmiando nella sua mente, visto che non poteva fare il minimo rumore. Non poteva o non voleva, poco lontano da lui una ragazza minuta dormiva sul divano. Quella era Dawn. Fece tutto automaticamente, si era prima appoggiata sul divano e poi si era addormentata coprendosi con cura nello stesso plaid che lui aveva utilizzato. O meglio, con il quale lei l'aveva coperto.
Sì, perché lui ancora non si spiegava come mai lei si era presa cura di lui nonostante il modo rude che adoperava nel comunicare con lei, come con tutti i suoi conoscenti e, o, amici. Lui invece ne avrebbe approfittato per fare qualche dispetto, ma è un dettaglio effettivamente minimale.
La osservava e cercava di capire domandandosi diversi quesiti.
Perché lei era così buona addirittura con lui? Perché non si faceva problemi nel passare una giornata o nottata da sola con lui senza nemmeno scambiare una parola, visto il suo carattere? Perché non si faceva problemi? Perché tutto quello?

«Sì, certo, e scommetto che ti è pure piaciuto» Rise, in realtà era retorico, difatti non si sarebbe mai aspettato che la ragazza rispondesse, soprattutto quella risposta. Eppure, dopo un po' di silenzio...
Il rosso si girò dall'altro lato, tirando su il Plaid, smettendo di guardare la ragazza quando essa parlò. «Sì» Fu sincera sia con sé stessa che con lui. Schietta e diretta, forse anche troppo da lasciare il rosso non solo perplesso, ma anche impreparato. Ma, puntualmente, pronto a farsi “valere” lui ghignò «Se le cose stanno così...» disse tornando a guardarla. Alzò il braccio insieme al plaid, come se fosse Dracula con il suo mantello. «Vuoi ricostruire la scena a parti invertite?» Rise sentendosi potente, in base ad una logica contorta che era la sua.
Dawn lo guardò basita. ”

Ci ripensò continuamente, e più lo faceva più pensava che quella ragazza era totalmente strana. Non sapeva spiegare nessuna delle sue azioni, non la capiva totalmente e a dirla tutta, proprio tutta, dal primo momento che la vide pensò solo una cosa. “Mi sta sul cazzo”
Smise di pensarci non appena sentì un rumore provenire dalla porta. Con la mano sinistra che sorreggeva la sua testa, gomito sinistro appoggiato sul tavolo esattamente come l'altro braccio, annoiato e con il bicchiere saldato tra le labbra, scoprì che dietro di essa si nascondeva un ragazzo a sua volta velato da un ombrello; era bagnato, si vedevano solo i pantaloni marrone scuro, scarpe da tennis nere e un giubbotto verdastro; aveva difficoltà a chiudere l'ombrello. Scott alzò un sopracciglio perplesso, capendo però chi era grazie ad un certo aroma. «Ti lasci sconfiggere pure da un ombrello?»
Dopo averlo chiuso, il ragazzo si mostrò. «Molto simpatico» Dj sospirò.
Aveva una busta marroncina tra le mani, fonte del profumo. «Si è addormentata?» Notò Raggio di Luna.
«No, è una tua impressione. In realtà è una nuova posizione di Yoga»
Dj posò la busta sul tavolo, l'ombrello l'aveva lasciato in un cilindro davanti la porta. Toltosi di dosso il giubbotto si avvicinò verso la ragazza. «E' molto carina, non trovi?»
«No»
Scott avvicinò la busta dalla quale uscì un panino. Cominciò a sgranocchiarlo. «Lasciane uno pure a lei» Disse premuroso, prendendone uno anche lui. E pensare che gli aveva detto seduta stante di lasciarne uno per Dawn... «Non hai mangiato?» Chiese Scott aspettandosi un sì. E invece rispose «No, veramente».
Il tempo di masticare e inghiottire. «Ho pensato che sarebbe stato carino farvi compagnia»
«Premuroso...» Commentò girando gli occhi a trecentosessanta gradi. In quel frangente sembrava Heather. Dj invece, come in genere accadeva da parte sua, fece finta di non sentire niente e si ricordò di una cosa.
«Ah, Scott! Per caso è passata Zoey da queste parti?»
«No»
«Ah... mi domando dove posso trovarla»
«Senti, telefonale, mandale una lettera, vai a casa sua, ma non venire a chiederlo a me. Cosa vuoi che ne sappia?! E' da ieri notte che sono rinchiuso qui dentro con questa stramboide –indicava Dawn– e tu mi chiedi pure dove sono gli altri?» Sfuriò tutto d'un colpo la Iena.
Dj rimase a bocca aperta, come se stesse per realizzare qualcosa quando ad un tratto ruppe il silenzio forse nella maniera meno indirizzata. «Dimmi, Scott, cosa ti manca nella vita?»
«Eh?»
«Secondo me ti manca l'amore» Dj era alquanto convinto di quello che diceva.
«E secondo me a te manca qualcuno che ti mandi affanculo»
«Non essere così» Ribatté il moro «Magari è così vicino da poterlo anche toccare»
Allora, Scott istintivamente si girò e l'unica persona che vide era Dawn. E lì ci pensò. L'amore, in Dawn. Nella principessa delle fate che tanto odiava. In meno di 5 secondi strinse i denti per la rabbia.
Mandò una palla di fuoco amaranto verso Dj. «Ehi!» Riuscì a buttarle sopra dell'acqua. «Ma che ti prende»
Dovete considerare che il tutto si è consumato nella maniera più silenziosa per cortesia nei confronti di una Dawn dormiente.
«Senti, scimmione. Se ti piace fare il cupido dei poveri bagnandoti tutto con la prima coppietta che ti capita a tiro sei libero di farlo con chiunque, ma vedi di lasciarmi vivere e respirare la mia aria in santa pace, chiaro?» Per quanto Scott cercasse di sembrare –se non essere– minaccioso, qualcosa suggeriva il contrario. Dj trattenne a stento le risate. «Certamente, Scott»
Scott allora ci rinunciò e si diresse verso la caffettiera per preparare il secondo caffè della giornata mentre Dj ancora rideva cercando di non svegliare Dawn. «Ehi...» Si strofinò gli occhi mentre il rosso azionava la macchinetta. «... ricordati che ti conosco da molto tempo, so cosa sei»
Scott si fermò un attimo riflettendo sulla frase appena detta dal suo “amico”. Lì non rispose, semplicemente tornò a concentrarsi sul caffè facendo finta che nulla fosse successo e che i due niente si dissero.
 



黒い一角:
Ecco, finalmente posso aggiornare, anche se volendola raccontare come passa in questo momento sono le 03:50 del mattino in punto.
So, so, che questo capitolo ha parecchie lacune e so anche che, qualora dovessi sbagliarmi, so che questo è il capitolo più pesante finora. Per questo ho scelto di chiuderlo in maniera un po' teatrale, per alleggerirlo. 
Sì, l'amour c'è più o meno. Ma in questo "arco" della storia almeno una devo per forza metterla. Il perché non ve lo dico, ma sicuramente lo scoprirete, o meglio: dipende da voi.
Come qualcuno sa, sono 3-4 giorni che scrivo questo capitolo. Perché io i capitoli li scrivo a tratti, cosa sbagliatissima e che vi suggerisco di non fare, ma per scrivere un capitolo sano dovrei stare sveglio la notte, cosa impossibile, anche se in questo momento sono sveglio. Ma questo è un dettaglio perché ieri era sabato, quindi oggi è domenica, quindi essendo tale non dovrei fare niente di mattina se non dormire. Confesso di avere un po' di sonno e probabilmente anche le occhiaie. Non lo so, non voglio guardarmi allo specchio se no, poverazzo, quello si rompe e mi minaccia di stuprarmi il canguro...
Di base, spero che nonostante tutto anche questo capitolo vi sia piaciuto. Sì, ho notato che il precedente capitolo non ha ottenuto le recensioni sperate, ma comunque va bene, essendo autunno-inverno posso giustificare il tutto. Comunque con il capitolo precedente qualcuno in più segue la storia, quindi è una cosa che lo stesso fa piacere. Però sapete perfettamente che se volete recensire, io farò si che l'oscurità vi avvolga... no, detto così non recenscisce nessuno.
Se volete recensire, io potrò rispondere a qualsiasi cosa, a meno che non debba spoilerare, spoilero solo se lo chiedete voi.
Mi sono focalizzato su Zoey, che alla fine ce la vedo nei panni di un ciclone, mi ispira. Il suo elemento è il vento, in quanti se lo aspettavano? Penso tutti, credo sia stata prevedibile come cosa, concordate?
Quando il prossimo capitolo? Ehm, dirvelo è difficile anche in linea di massima, comunque spero di essere più presente.
Certamente per ora non sono stato presente nello svolgimento del capitolo perché sono stato preso da altre cose, non tanto fisicamente quanto psicologicamente. Lasciamo stare gli impegni odierni, ultimamente si sono messi in mezzo il fatto che questa per me è stata una settimana particolare, più quanto è successo a Parigi, argomento dal quale sono uscito sinceramente schifato e alquanto provato, più il fatto che devo ricordarmi anche la mia vita sociale una volta ogni tanto, più cose che non voglio effettivamente dirvi perché so che vi annoierei.

Nonostante tutto continuo a ringraziarvi tutti in anticipo anche solo se leggerete questa storia.
Recensite pure. Ditemi tutto quello che volete.
Io ci sono.
Detto tutto questo pubblico il capitolo e via, la palla passa a voi.
Salut e n'oubliez pas.

No seriamente. Conoscete Gli Eurovision Song Contest? Quest'anno la Francia si è presentata con una canzone, il titolo è appunto N'Oubliez Pas, vi suggerisco di sentirla, magari con la traduzione davanti perché veramente... credo che dopo aver sentito questa canzone di nuovo non ci sia altro da dire.

Seriamente, ora vado via.
Aspetto le vostre recensioni!

*Saluta entrando in un portale tornando nel Paese della notte*

Nero.




   
   
 
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