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Autore: darkcloud    18/08/2003    3 recensioni
La storia di una squadra di calcetto ...
Genere: Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alcuni dei fatti narrati in questa storia sono tratti da situazioni avvenute veramente.

Prima facevamo tutti parte di squadre che praticavano calcio agonistico, poi un giorno vedemmo a scuola un volantino in cui si parlava di un torneo di calcetto ed è da lì che nacque la nostra squadra.

Siamo arrivati finalmente all’inizio del torneo. Mi ero preso il compito di responsabile della squadra e insieme a questo anche il ruolo di capitano.
Ci stavamo cambiando negli spogliatoi pensando a cosa ci avrebbe aspettato là fuori. Ero parecchio nervoso, in fondo era la prima partita in cui giocavamo tutti nella solita squadra, ma io ero lo particolarmente perchè era passato del tempo dall’ultima volta che avevo giocato a livello agonistico. Mi tormentava il fatto di sbagliare, di non essere all’altezza della situazione. Mi continuavo a chiedere: e se perdiamo per colpa mia? Questo dubbio mi tormentava il cervello. Non era proprio il massimo all’inizio di una partita, se uno entra con questi pensieri in campo probabilmente non potrà dare il massimo, ma non riuscivo a distogliermi da questi pensieri. Ma sembrava che fossi l’unico ad avere certi dubbi, gli altri apparivano abbastanza sereni e ciò mi faceva spronfondare ancora di più, la mia preoccupazione di sbagliare aumentava ogni secondo. Uscii dallo spogliatoio e andai a riscaldarmi un pò in campo. Con il pallone fra i piedi mi sentivo un più tranquillo e pian piano i dubbi iniziarono a smorzarsi finchè non fu il momento dell’inizio della partita. Il cuore mi batteva a mille, incentrai la mia mente solo sulla partita. Iniziai a convincermi che potevo fare molto, avrei dovuto dare il massimo, dovevamo vincere ad ogni costo. Ma dopo alcuni minuti stavamo già subendo di 2 goal, lo sconforto avvolse tutti la nostra squadra soprattutto perchè stavamo giocando meglio. Iniziammo a sbagliare più frequentemente, poi avvenne un fatto inaspettato. Presa la palla a centro campo, avanzai un pò verso la porta e tirai. Un tiro che non avrebbe fatto molto, avevo sbagliato anche quello... Ma un avversario toccò per errore la palla che entrò in porta, spaziando il portiere. I nostri animi si infiammarono, la speranza tornò nei nostri cuori. Potevamo farcela. Iniziai ad urlare incitando i miei compagni. Ma la nostra speranza svanì del tutto nel secondo tempo dove subimmo altri 4 goal, facendone soltanto uno. Uscimmo dal campo con l’amaro in bocca. Sapevamo che non erano giocatori molto più forti di noi, erano all’incirca al nostro livello, però avevamo perso. Perchè? Tornati negli spogliatoi gli altri continuarono a dire che potevamo vincerli. Però non l’avevamo fatto. Probabilmente per colpa del troppo individualismo nella squadra non riuscivamo a giocare al meglio, ma preferii non dirlo agli altri, in fondo era solo la prima partita, ci saremmo rifatti più avanti, o almeno così speravo. E poi sapevo di non aver dato il massimo, soprattutto perchè non mi era stato possibile poichè eravamo in 5 contati, senza nessuna riserva, e non ero al massimo della forma e ciò non aiutò di sicuro alla squadra. Ma da quel momento in poi promisi a me stesso che avrei dato il massimo in ogni partita. In quella settimana iniziai ad allenarmi individualmente.
Mi allenai per tutta la settimana fino a che non arrivò la domenica. Ci aspettava la seconda partita. Questa volta avevamo un giocatore in più, probabilmente il più promettente fra di noi, ma ci mancava il portiere e uno di noi lo sostituì. Venimmo a sapere contro chi giocavamo e da chi era composta quella squadra: era tutti giocatori di calcio famosi a livello provinciale, uno addirittura giocava nell’Empoli. Il timore colpì tutti gli altri, a differenza di me che ero molto scettico, sapevo che il calcio e il calcetto erano molto differenti come sport. Non mi faceva più di tanto paura la differenza di livello, anche noi potevamo farcela e nessuno mi avrebbe fermato. Incitai i miei compagni che sembravano un bel pò intimoriti dalle potenzialità dagli avversari. Iniziò la partita. Questa volta non avrei sbagliato, avrei dato il massimo. Nel primo tempo tutti giocarono al meglio, il portiere, seppur un sostituto, fece miracoli e salvò il risultato più volte. Il nuovo giocatore si esibì in 5 goal. Alla fine del primo tempo il risultato di 5 a 1. Non avevo fatto errori, ma sapevo che non sarebbe durato ancora, ma sapevo che ce l’avremmo fatta. Ci convincemmo di potercela fare e ci intamammo a vicenda a restare calmi e cercare di sbagliare il meno possibile. Rientrai in campo sereno, la squadra stava giocando al meglio e gli altri non erano quei “mostri” che ci aspettavamo prima di entrare in campo. Il gioco si scaldò un pò, gli altri pressarono e pressarono, cercarono in ogni modo di rimontare, tanto che la partita dopo un pò si accese, vedendo anche una espulsione nella squadra avversaria. L’arbitro fischiò tre volte: la partita era finita. Avevamo vinto 8 a 4, avevamo giocato benissimo, eravamo tutti al settimo cielo. Era una sensazione enorme, non avevo mai vissuto una sensazione del genere, neanche in altre partire, forse era dovuta al livello dei nostri avversari che sulla carta apparivano favoriti, ma noi avevamo sfatato questo pronostico. Eravamo ritornati in gara nel torneo, ci trovavamo all’incirca a metà classifica.

  
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