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Autore: Federico    26/02/2009    1 recensioni
Fanfiction in due capitoli, comica ma non troppo, ambientata prima dell'ingresso di Franky. In un giorno come tanti altri uno strano incidente fa sì che Rufy diventi un genio e Robin una stupida. Cosa c'è sotto? Riusciranno i nostri eroi a rimediare? Spero di avervi incuriosito
Genere: Commedia, Parodia, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami, Nico Robin
Note: OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Mugiwara funny accidents'
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Questioni di testa

 

Scambio mentale

 

La piccola foca si guardava in qua e in là, alla disperata ricerca della salvezza, e nel frattempo nuotava a tutta velocità producendo una scia di bollicine.

Dietro di lei l’enorme squalo bianco la inseguiva, leccandosi le labbra, e non accennava a piantarla.

Aprì la bocca, rivelando file di denti acuminati e bianchissimi ( sì, quando non c’era lo spazzolino usava Daygum Protex nda), e la richiuse, mancando di poco la coda del mammifero.

Il feroce predatore schioccò un altro paio di volte le mascelle, quindi si preparò all’attacco finale.

La piccola foca si sentiva già cibo per pesci ma improvvisamente, comprendendo che nessuno la stava divorando, aprì gli occhi e vide lo squalo che galleggiava moribondo a mezz’acqua.

Tale infortunio era stato causato dalla collisione con un vascello che si stava allontanando in tutta fretta.

Se qualcuno di voi lettori fosse stato lì, con la sua barchetta, a godersi il sole, avrebbe di sicuro incrociato la rotta di uno stravagante veliero con la polena a forma di testa di ariete e un teschio  (anzi, come si dice in Toscana “una morte secca” nda) con addosso un buffo copricapo di paglia sulle vele.

Era dunque chiaramente la Going Merry, la pacchiana nave ( ma sempre meno pacchiana di quella successiva nda) del famigerato pirata  Monkey D. Rufy, anche chiamato “Cappello di paglia” dal popolino ignorante, anche chiamato “Rubber” da Mediaset, anche chiamato “lo schifo immondo” dal sottoscritto.

Sembrava che la ciurma fosse di fretta ma, per quanto si poteva scorgere, non vi erano navi della Marina alle sue calcagna.

Ma spostiamoci un po’ più verso il basso per vedere cosa accadeva sul ponte.

A poppa, immersa in una moltitudine di mappe che parevano comprensibili solo a lei, Nami si esibiva in una serie di coloriti comportamenti: sbraitava, malediceva tutta la sua famiglia e pure Arlong, che, per vie traverse, l’aveva cacciata in quella situazione, dava pugni al parapetto, sbatteva le carte per terra e non mancava mai di urlare addosso ai compagni, bersagliandoli con scarpe e bottiglie.

Era insomma un po’ alterata perché aveva fatto un minimo errore di calcolo ed erano finiti addirittura dieci metri fuori rotta.

 Poco più in là il temibile “capitano” Usopp, messi a posto la fionda e tutto il resto dell’armeria, si dilettava con la pesca.

Sdraiato sul ponte, con la lenza legata al dito mignolo del piede sinistro come si vede in certi cartoni, leggeva un manga di One Piece e sghignazzava di brutto vedendo sé stesso ai vecchi tempi.

Ignorava che se per caso un pesce molto grosso o un mostro marino avessero abboccato avrebbe potuto rimetterci il piede, ma tanto il problema non sussisteva perché neanche una sardina ci sarebbe cascata.

Contemporaneamente il mitico spadaccino Zoro ronfava come un ghiro, agitandosi in modo rumoroso e rotolandosi come un porco nel fango.

Cercava disperatamente di tapparsi le orecchie per non sentire lo schiamazzo provocato da Nami e da un altro individuo di cui diremo fra poco.

Aveva un bisogno assoluto di dormire per riprendersi dall’ultimo scontro con un qualsiasi megacattivone dove come al solito le aveva prese di santa ragione per i primi venti minuti, perdendo più sangue di cinque elefanti, ma poi ovviamente si era inventato una mossa finale fantasmagorica, accentuata dal leggendario rito dell’indossamento della bandana, e l’altro si era ritrovato senza spada e con il petto tagliuzzato.

E naturalmente si sarebbe ripetuto nella prossima saga.

Proprio davanti a lui sedeva Nico Robin che, da brava archeologa, leggeva un libro di archeologia , e placava l’arsura bevendosi un drink al cocco preparatogli da quel matto di Sanji che, come si sa, per le donne della ciurma si butterebbe nel fuoco.

Il suddetto cuoco e la simpatica mascotte Chopper erano momentaneamente irreperibili, il che significa che erano sottocoperta e si stavano dedicando alle proprie grandi passioni, cioè la cucina e gli studi di medicina.

Infine, ritto sul pennone più alto, il cosiddetto comandante Rufy comunicava al mondo la propria gioia.

“Voi tutti, ascoltatemi! Io sono l’uomo che diventerà il re dei pirati! Inteso? Troverò il grande tesoro e.. zac, la fama sarà a portata di mano!” e gridando ciò saltellava come un perfetto idiota, alzando le braccia la cielo e facendo ondeggiare pericolosamente il pennone.

“Rufy piantala subito! Non lo vedi che cascherai nel vuoto continuando a comportarti in quella maniera insulsa?” strillò isterica la navigatrice digrignando le zanne e puntando minacciosamente verso di lui il dito, ma era ormai troppo tardi: mettendo un piede nel vuoto l’uomo di gomma perse l’equilibrio e cominciò a precipitare in picchiata.

Nami rimase come pietrificata dall’orrore di quanto stava succedendo; Usopp si alzò di scatto mettendosi le mani nei capelli; Zoro non sentì niente e continuò imperterrito a rotolare su sé stesso; il capitano avrebbe potuto allungare un braccio e attaccarsi a qualcosa, ma non lo fece perché un certo languorino gli impediva di pensare; Robin infine si accorse di Rufy che gli veniva addosso solo quando alzò gli occhi dal libro.

L’urto fu tremendo: i due batterono fra di loro una capocciata dolorosissima, in cui le ossa dei rispettivi crani vennero a contatto diretto; e fu così che si stabilì un flusso continuo fra i cervelli, per quanto quello di Rufy fosse pressoché inesistente.

L a ragazza giaceva moribonda sulla seda a sdraio, con la fronte che sanguinava copiosamente, mentre l’altro si rialzò a fatica solo per ricevere un pugno in testa.

“Idiota!!!” tuonò Nami circondata da un alone omicida. “Tu scherzavi, scherzavi… e l’hai quasi ammazzata!” quindi si recò da Robin a tamponarle la ferita.

Quando Sanji salì in coperta e seppe del fatto ebbe due reazioni: per prima cosa massacrò di calci il capitano, poi andò ad accarezzare “Robin-chan” e le diede il bacino guaritore.

I due infortunati furono accompagnati sottocoperta, dove vennero visitati da Chopper.

“Nessuna frattura grave, e neanche un trauma cranico come temevo” sentenziò. “Se la sono cavata bene, ma hanno bisogno di tranquillità e riposo”.

Vennero messi in due letti vicini, per confortarli.

“Ohi ohi, povera testolina! Ho l’impressione che stia per scoppiare!” si lamentava Rufy. mentre Robin si accarezzava a fatica il capo ammaccato: percepiva uno strano cerchio alla testa, e si sentiva come svuotata di una parte importante di sé…

Dormirono a lungo, poi d’improvviso l’archeologa si svegliò e il primo impulso che avvertì fu… la fame.

Ma non era la solita fame di chi, come lei, non esagera mai a tavola e mangia solo finché è sazio.

Era un impulso arcaico, bestiale, insaziabile, che le faceva desiderare ardentemente una montagna

di belle bistecche al sangue.

Inoltre aveva la netta impressione di essere meno brillante del solito, come se la sua mente si fosse ristretta d’un colpo… ma mentre pensava ciò aveva iniziato a sbavare copiosamente sulla camicia di Sanji che per due giorni era stato la suo capezzale tenendole la mano.

“Oh Robin-chan! Ti sei ripresa! Che gioia vedere che stai bene e che hai fameeee!!!!!” urlò.

Rufy si alzò e, stranamente non chiese da mangiare.

Chiedeva invece che gli si portasse un libro, perché, sosteneva “ senza leggere impazzisco”.

Credendo che fosse uno scherzo di cattivo gusto, il cuoco lo mise a tacere in modo persuasivo.

A tavola la ragazza scatenò tutta la furia repressa e si mangiò consecutivamente venti cosciotti di pollo, sputando ossa qua e là e terminando l’esibizione con un sonoro rutto.

“Scusa un attimo” disse Zoro parlando nell’orecchio ad Usopp “ ma Robin di solito non è quella che ha un autocontrollo da far impallidire un pezzo di ghiaccio?”.

“Boh? Sarà ancora frastornata per la botta” rispose il cecchino, senza saper di aver intuito la verità.

“Tutti possono avere un momento in cui perdono la bussola,e non è niente di grave”.

Contemporaneamente Rufy si comportò, forse per la prima volta in vita sua, in maniera civile, usando addirittura forchetta e coltello, mangiando appena tre portate.

“Arrivederci! Vado in camera mia a vedere “Ulisse il piacere della conoscenza!” Bacioni a tutti!” annunciò Cappello di paglia facendo la sua momentanea uscita di scena.

Nami, che come al solito la sapeva più lunga di tutti, fissava l’archeologa che russava con tanto di bolla al naso con aria disgustata, quindi disse: “Chopper, provagli la febbre! Se qui c’è qualcosa di strano, lo scoprirò!”.

La mattina successiva tutti quelli che si recarono sul ponte si trovarono davanti Robin che, novella acrobata, camminava sul parapetto tenendosi in equilibrio sulle mani e sghignazzando.

“UAOOOOOO!!!!Sei fortissima!!!” esclamò sbalordito Usopp strabuzzando gli occhi.

Chopper gli salì sulle spalle per meglio vedere e gli fece eco: “Sei un mitooo! Robin!Robin!”.

“Smettetela voi due imbecilli! Non c’è niente da ridere!” urlò la navigatrice, che poi decise di tentare un approccio diplomatico per capire quanto l’altra fosse sana di mente.

“Cara, sei sicura di star bene? Se vuoi puoi andare a riposarti in camera tua e a leggere il tuo bel libro…Che ne dici?” domandò lei esponendo un sorriso a trentadue denti.

“Io dico che sei troppo nervosa carina! Perché non ti rinfreschi un po’ le idee?” fece l’archeologa e con un gesto fulmineo afferrò Nami per un braccio e la scagliò fuoribordo, restando in equilibrio.

Fra le risate sguaiate degli spettatori la ragazza annaspò miseramente, anche se poi, forte degli insegnamenti di Arlong, era stato un gioco da ragazzi per lei raggiungere la nave e scalare la fiancata piantando le unghie nel legno, tanta era la collera che provava.

Chopper e Usopp si nascosero dietro l’albero tremando di paura, mentre Nami si faceva avanti sputando litri di acqua marina e strizzandosi i vestiti per asciugargli.

“Ora vediamo chi comanda qui, buffona dei miei stivali” gridò fuori dalla grazia di Dio, ma Robin replicò con una linguaccia.

Si scatenò una folle corsa con l’archeologa che correva in lungo e in largo sbraitando giocosamente: “Non mi prendi! Non mi prendi!”, tallonata dalla navigatrice che agitava in aria i pugni.

In quell’istante Sanji era alle prese con un dilemma.

Per pranzo aveva preparato una torta, solo che poi si era impantanato a risolvere un’equazione necessaria, secondo il libro di ricette, a stabilire quante fette dovessero toccare a ciascuna persona.

In un normale liceo tali frazioni vengono insegnate già in seconda solo che, poiché il nostro cuoco non era mai stato a scuola, era già tanto se riusciva a fare le divisioni.

Il biondo si sforzava, scriveva, mordeva la penna, si concentrava poggiando le mai sulle tempie, ma era tutto inutile.

“Zoro ,secondo te quanto fa 27x = 81?”.

“E che ne so?” rispose lo spadaccino intento a pulire le sue lame. “Io non so neanche leggere e scrivere! Per quanto mi riguarda potresti chiederlo anche a Rufy!” aggiunse sarcasticamente indicando il capitano che, seduto su una sedia in un angolo, leggeva un trattato di geometria analitica attraverso due occhiali quadrati e spessi che gli davano davvero un’aria da professorino.

“Allora signor intelligentone, visto che sei diventato un genio, perché non mi rispondi?”.

Cappello di paglia alzò gli occhi con sufficienza come per dire “Dici a me, stupido mortale?”, poi esordì: “Se ci tieni proprio a saperlo la risposta è x = 3, dove x sta per una persona. In parole povere, a ognuno toccano tre fette. E ora vi saluto, vado a illuminarmi. Chiamatemi ancora se avete bisogno di me. E’ duro essere una mente superiore fra tanti sciocchi” ma appena uscì dalla cucina qualcuno lo afferrò come con una morsa e lo trascinò via.

Era Nami, con tanto di nuvoletta nera sopra la testa, che nell’altra mano stringeva, dimostrando una forza erculea, Robin che piangeva e si divincolava.

I due furono scaraventati in un angolino, poi la navigatrice iniziò la ramanzina: “Allora, non so cosa vi sia accaduto di preciso, ma dal giorno della botta in testa siete.. cambiati. Adesso riempite questi!”esclamò porgendo loro dei fogli.

Rufy lo compilò in un attimo con evidente noncuranza, Robin passò mezz’ora a picchiarsi la matita sulla fronte e a tracciare sulla carta strani scarabocchi.

I due fogli erano test d’intelligenza, e quando gli decifrò Nami ebbe un tuffo al cuore.

Così recitavano: QI di Rufy 180, QI di Robin 30!

 

  
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