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Autore: Spring_Sun    15/11/2015    3 recensioni
Era una serata piovosa quando una figura femminile varcò la soglia di villa Sakamaki. Una nuova presenza, inaspettata, si presenta all'apparenza come una ragazza docile e calma. E troverà all’interno di quelle mura una vera fanciulla con queste qualità, Komori Yui, Eve.
Cioè proprio quello che cercava.
Non aveva messo in conto una cosa, però: lì, avrebbe dovuto affrontare altri sei vampiri –ma non solo e, chissà, la cosa non si sarebbe rilevata poi così sgradevole.
La “missione” sarà però supervisionata dal suo capo e da altre figure misteriose
***
Pronti ad avventurarvi in questa nuova storia? Vi aspetto in molti. ^^
Genere: Fantasy, Horror, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ayato Sakamaki, Un po' tutti, Yui Komori
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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La prima cosa che vide quando rinvenne fu il sangue.
Schizzi di liquido rossastro sporcavano i muri che la circondavano, testimoni di un orrore fuori dalla norma.
 
Una figura femminile si mise a sedere e prese a guardarsi intorno, con terrificante stupore, mentre un odore familiare le investì le narici. L'odore della morte.
Il suo viso si contrasse in un’espressione di disgusto e si portò una mano alle labbra, soffocando un conato di vomito.
Abbassò per un breve attimo lo sguardo e incontrò quello di un bambino. Quel bambino.
I suoi occhi verdi erano ormai spenti, dalla bocca colava un rivolo rosso. Lo stesso rosso che gli imbrattava la maglietta e che lo circondava.
Chi, chi aveva commesso tutto ciò?
Aiutandosi con una mano, si alzò, mentre i suoi occhi vagarono per la stanza. E la risposta le risultò ovvia.
Lei stessa.
Solo lei aveva potuto farlo.
Si guardò le mani insanguinate, che avevano commesso quello sporco reato. Sospirò.
 
Una mano sulla spalla la fece riaffiorare dal turbine di ricordi nel quale era inconsciamente caduta. Riconobbe subito quel tocco.
"Shizukana, Hana. Ti fermeremo."
 
 
 
"Fuck"
Era l'unica parola che la sua mente riusciva ad elaborare. Guardò per l'ennesima volta il suo orologio da polso azzurro, vedendo distrattamente la lancetta dei minuti spostarsi. Il suo era, più che altro, un gesto dettato dal nervosismo e dalla... rabbia.
Rabbia perché si sentiva ignorata.
Rabbia perché stava aspettando da mezz'ora al freddo. E lei odiava il freddo.
Sbuffando, la ragazza si tolse una ciocca cobalto dal volto sfuggita dal cappellino che era solita portare e i suoi occhi rubino si posizionarono sull'entrata: questi presero a luccicare in maniera disumana. Un fulmine squarciò il silenzio.
Si udì un cigolio.
Il portone si socchiuse e un sorrisetto compiaciuto comparve sul volto della ragazza.
Afferrò il manico della valigia rosa e non ne costatò la freddezza solo grazie al guanto blu notte che le fasciava la mano.
Guardando di fronte a sé, si convinse ad entrare.
Ella, curiosa, cominciò a scrutarsi intorno, mentre si sentiva solo il ticchettio dei suoi stivaletti sul pavimento e quello delle gocce contro i vetri. Il rumore delle rotelle della valigia la scosse dai suoi pensieri e, sospirando, si voltò verso un angolo non illuminato della casa.
 
"Mi sa dire dove posso trovare i fratelli Sakamaki?" la sua voce risuonò all'interno delle mura della villa. Era flautata e delicata come la brezza primaverile, dolce come il miele. Almeno all'apparenza.
Si stava rivolgendo ad un maggiordomo.
Quest'ultimo era un signore sulla quarantina, capelli ormai grigi a causa dell'età; il viso scavato metteva in risalto i suoi occhi, neri come la pece. Vestito di tutto punto, il maggiordomo, stupito dal fatto che la fanciulla fosse riuscita ad intravederlo, si apprestò a risponderle:
"Mi piacerebbe tanto portarvici, signorina.."
"Okamoto"
"... ma, vedete, i Sakama-"
"Cos è questo profumino invitante? ~"
La ragazza sbuffò mentalmente, riconoscendo subito a chi appartenesse la voce, ma finse stupore nel vedere la nuova figura comparsa dall'oscurità.
"Una nuova Bitch-chan~ che piacere~"
"Piacere mio."
A tali parole, la sua voce assunse una nota quasi glaciale.
I suoi occhi cremisi presero ad esaminare la figura che aveva dinanzi: il ragazzo possedeva senza dubbio una bellezza straordinaria, gli occhi erano di un verde smeraldo troppo luminoso e il taglio felino degli occhi si addiceva alla forma del suo viso. I capelli ramati, che sfumavano via via verso le punte, erano scompigliati e un cappello nero penzolava dalla testa.
Okamoto riuscì a notare una striscia di tessuto viola lungo la circonferenza.
Era invece vestito con dei semplici pantaloni neri, i quali gli arrivavano ai polpacci e una camicia bianca, coi primi bottoni aperti. Calzava dei mocassini dello stesso colore dei pantaloni.
Sul volto, gli si formò un ghigno, mentre prese a scrutare la nuova arrivata.
Prima che il giovane potesse solo pensare di mettere in atto i pensieri poco casti che stava formulando la sua mente perversa, una testa bionda fece capolino dalla porta.
Dall'espressione, questa appariva abbastanza stremata; gli occhi lampone esprimevano stanchezza, i tratti del suo viso erano al contempo tesi.
Nonostante tutto, sembrava una bambolina di porcellana: la sua pelle nivea si sposava perfettamente con i capelli boccolati lasciati liberi lungo le spalle, fatta eccezione per una ciocca tirata su da un fermaglio floreale.
Gli abiti erano semplici, adatti per restare in casa. Il suo corpo era infatti fasciato da un paio di leggins neri e un maglione azzurro. Ai piedi delle ballerine bianche.
 
La ragazza dai capelli blu alzò un sopracciglio, squadrandola.
Questa sarebbe Eve?!
Francamente, Okamoto si aspettava di più. Insomma, l'umana non era chissà che e in giro non si parlava altro che di lei.
Decise comunque di ostentare un sorriso duro come la glassa, ma altrettanto dolce.
"Konbanwa, Komori Yui."
Questa rimase un attimo interdetta, ma ricambiò subito dopo il sorriso.
Prima che potesse risponderle a modo, il ragazzo circondò le spalle della bionda con un braccio, con anche troppa confidenza per i miei gusti, si ritrovò a pensare l'altra.
"Neh, Bitch-chan, vi conoscete?"
Hana rispose subito.
"No, ma vivevamo nello stesso quartiere. Sfortunatamente, però, non abbiamo avuto modo di parlare."
Ogni parola era misurata e coordinata con l'altra, come una poesia imparata a memoria.
"G-gomen, ma non credo di ricordarmi di voi" ammise con dispiacere la biondina, balbettando.
"Non me ne meraviglio. Ero sempre chiusa in casa e, per favore, dammi del tu, siamo coetanee, no?"
Hana odiava usare quel tono così amichevole.
Ma, come si dice, quando si vuole qualcosa, si è disposti a tutto pur di ottenerla.
La biondina, dal canto suo, era felice di aver trovato una nuova amica. Ultimamente, si sentiva un po' strana -e non solo per la convivenza con i sei vampiri, ormai ci era abituata-, essa infatti aveva la sensazione di essere continuamente osservata. E la cosa la stava intimorendo non poco, ma aveva deciso di non farne parola con nessuno, in quella casa. Non avrebbero capito...
La stretta di Raito si fece più ferrea e si ritrovò a stringere i denti.
 
"Ma che sbadata, non mi sono ancora presentata!" Sbottò la ragazza, che si ritrovò a ridacchiare fintamente, per poi portare le mani al grembo e socchiudere le palpebre.
"Non preoccuparti di questo, Bitch-chan~ lo farai appena ci saremo riuniti per discutere di te~"
L'occhiata che il ragazzo rivolse al maggiordomo gli fece intuire cosa doveva fare. Questo, difatti, ostentò un breve inchino per congedarsi per poi scomparire dietro l'angolo.
"Rubī-chan, volevi parlare con noi, nee?"
Bitch-chan, Rubī-chan... evidentemente non sa a cosa serva l'uso dei nomi
Si ritrovò a pensare la giovane, storcendo il naso. Si lisciò la gonna e rispose gentilmente:"Hai. Dovrei chiarire alcuni punti con voi riguardo la mia futura permanenza qui"
"P-permanenza?" Ripeté la ragazza dagli occhi lampone, allarmata. Non voleva che altre giovani donne cadessero nelle mani sbagliate.
L'altra annuì.
La figura del maggiordomo impedì il continuo della conversazione, il quale invitò i tre ad accomodarsi nel salotto della magione.
 
Una volta arrivati, Yui si sedé stancamente sul divano, scollandosi finalmente il Sakamaki di dosso e facendo accomodare Okamoto vicino a lei.
La ragazza si lasciò scivolare lungo il sofà foderato in blu e sentì finalmente il calore riscaldarle le ossa intirizzite dalla pioggia e dal freddo.
Ma questo calore non sfiorò minimamente il suo cuore, ormai divenuto di pietra.
 
Si guardò intorno e si rese conto di essere circondata da altri cinque ragazzi.
Ghignò.
In realtà, lei sapeva chi erano. Oh, eccome se lo sapeva. Ma, se doveva seguire il piano, doveva continuare col copione illustratole.
"Chi è questa qui?!"
Una voce fredda ma al contempo dal tono scazzato le arrivò alle orecchie.
Si voltò e degli occhi rosso cremisi brillarono nell'oscurità, guardandola in maniera visibilmente alterata per chissà quale motivo.
I capelli albini si sposavano con la sua carnagione cadaverica e gli abiti neri gli donavano un tocco di colore, se così si poteva dire.
La chiave che portava al collo luccicò.
"Okamoto Hana" rispose a sua volta, alzandosi, "piacere"
"Non ci serve un'altra scocciatrice!" ribatté poi, furioso.
"Calma, Subaru." una voce autoritaria prese il sopravvento.
"Scusalo. È molto... suscettibile" ammise poi la figura di quello che doveva essere un altro dei fratelli rimasti.
Questo era vestito in maniera impeccabile, con tanto di guanti bianchi come il latte: il suo completo -che sembrava simile a quello del maggiordomo di poco fa- non aveva un difetto.
I capelli neri come la pece erano ben ordinati e i piccoli occhi violetto erano ‘coperti’ dalla montatura rettangolare di quella che era oggetto del suo tic nervoso.
"Adesso mi piacerebbe sapere il motivo della tua presenza. Non mi sembra di esserne stato avvertito."
"È stata una cosa imprevista anche per me" rispose con gentilezza, "quando mi è stato detto di trasferirmi, non pensavo fosse in un posto come questo" aggiunse, cercando di non risultare sgarbata come le era stato detto di fare.
"Ma sono comunque felice di fare nuove conoscenze!" sorrise e cercò di risultare il più carina possibile, rendendo più armonioso il suo tono di voce.
 
Si ritrovò ad essere fissata da sette paia d'occhi ma mantenne il sorriso zuccheroso, ritenendosi mentalmente una completa idiota.
Ma chi me l'ha fatto fare...
"Visto, Teddy, sembra felice"
Il sussurro proveniva dal ragazzino che stava sulle scale, così Hana lo guardò e, per un breve attimo, incrociò i suoi grandi occhi viola, spirati e vacui come due pozze senza fondo.
Lo scambio di sguardi la fece stranamente rabbrividire.
Difatti, si ritrovò a pensare che, come le era stato detto, egli aveva un non so che d'inquietante.
I capelli viola circondavano il fanciullesco volto, marcato dalle profonde occhiaie che cerchiavano gli occhi.
Era vestito con una semplice salopette nera -i cui calzoni gli arrivavano a tre quarti- e una camicia bianca merlettata.
Ma la cosa più strana e caratterizzante del tutto era il grande orsacchiotto che stringeva al petto gelosamente.
 
Uno sbadiglio ruppe poi il silenzio creatosi in sala. Esso proveniva da un altro vampiro poco distante, che era bellamente appoggiato al muro e sembrava stesse per cadere a terra addormentato da un momento all'altro.
I capelli biondi e mossi erano del tutto scompigliati e aveva solo un occhio zaffiro aperto -socchiuso.
Gli abiti -che consistevano in un semplice maglione grigio e un pantalone nero, con tanto di giacca appoggiata sulle spalle- erano del tutto spiegazzati, mentre della musica classica proveniva dagli auricolari che portava.
Cercando d'ignorare il comportamento inappropriato del fratello, il ragazzo con gli occhiali incrociò le braccia al petto e si schiarì la voce:"Ritengo opportuno che sia il caso di presentarci."
L'ultimo vampiro rimasto -che somigliava per certi versi a quello col cappello- le si avvicinò e la guardò per un breve attimo, in silenzio.
Poi il suo sguardo si soffermò sui seni e fece un ghigno compiaciuto, rivolgendosi alla povera biondina:"Visto, Chichinashi? Prendi esempio!"
Si trattenne dal mollargli un ceffone, ma si limitò a guardarlo.
Aveva i capelli rossi scompigliati, di una sfumatura più accesa rispetto a quelli dell’altro, gli occhi invece erano molto simili. Al collo portava una cravatta rossa a mo' di sciarpa e una camicia bianca sbottonata -lasciando intravedere il petto scolpito-. I pantaloni gli fasciavano le lunghe gambe e le scarpe da ginnastica erano in pendant con la cravatta.
Yui sobbalzò ma lo fissò in un modo che doveva essere truce, senza replicare.
"Tranquilli. Sono già stata informata di chi siete e soprattutto..." sorrise e assottigliò lo sguardo, che si illuminò per un breve attimo di una luce folle "..cosa siete."
 
L'ennesimo tuono squarciò il cielo, una luce bianca penetrò dalla finestra.
Il grande lampadario dondolò.
"Ma per me non è un problema" aggiunse, poi, riprendendo a sorridere, imitando l'innocenza di una bambina. Indicò poi col dito affusolato il ragazzo con gli auricolari "sono sicura che mi divertirò con voi, Shu-san.." poi quello con gli occhiali "Reiji-san..." il suo dito si soffermò su altre tre figure, temporeggiando volontariamente "Ayato-kun e Raito-kun, con Kanato-kun" e infine sull'albino "e Subaru-kun!"
 
Abbastanza sorpreso, il secondogenito, che sarebbe dovuto essere Reiji, si aggiustò gli occhiali sul naso:"Deduco quindi che sai già il ruolo che avrai all’interno di questa villa."
Lo guardò e sorrise, spalancando di poco gli occhi rubino, gesto che la fece sembrare ancora più innocente.
"Ma certo! Vi serve una cameriera in più, no?"
 
Il sentimento più palpabile era la confusione.
"Si, sono stata contattata proprio per questo!"
"È u-uno scherzo, vero?" si azzardò a dire Yui, guardandola. Insomma, sembrava più una sposa dall'aspetto!
Era abbastanza alta, le forme al punto giusto e la carnagione di una bambolina da porcellana.
Dai tratti del viso si capiva che era evidentemente straniera, forse inglese dal suo accento. Gli occhi grandi e rossi le donavano una sorta di sensualità e dolcezza: due pozze che erano impossibili non notare. Le labbra piccole dipinte di un tenue rosa erano incurvate verso l'alto.
Una cascata di capelli blu cobalto erano tenuti dietro la schiena, come una sorta di mantello. Il suo cappellino bianco col bordo rosa era simile ad un basco, gli orecchini davano al suo viso ancora più luce.
La camicetta rosa, la gonna a ruota beige e delle parigine bianche, che terminavano in due stivaletti con un piccolo tacco che la slanciava: il suo abbigliamento parlava da solo e faceva intuire -forse- gran parte del carattere. Era infagottata in un leggero cappotto blu, con tanto di guanti dello stesso colore.
 
"Che peccato~ sangue sprecato~"
Ignorò poi il commento di Raito e si rivolse a Reiji.
 
"Allora, detto questo, dov'è la mia camera?"
 
... eh si, sarebbe stato proprio un lungo soggiorno che avrebbe determinato profondi cambiamenti e diverse novità.
 
Angolo autrice:
Saaalve! Molti di voi già mi conoscono, io sono Sun-chan, piacere u.u *s’inchina*
Ho conosciuto molte persone di questo sito, purtroppo con alcune ho dovuto interrompere i rapporti per vari problemi personali, ma spero comunque che la storia piaccia un po’ a tutte ^^”
Che dire… questa storia è nata dalla mia mente contorta e spero piaccia, anche perché è la prima che pubblico sul fandom *imbarazzata*
Che ne pensate di Hana? Vi piaace? Spero di si, perché dovrete sopportarla a lungo u.u
Detto questo, vi annuncio che cercherò di farvi avere il prima possibile la sua immagine :3
Non voglio dilungarmi oltre, quindi vi saluto ^^
Alla prossima,
Sun-chan ^^
 
 
   
 
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