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Autore: Himeno    16/11/2015    4 recensioni
Due ragazzi che non conoscono ancora l'amore e che sono uno il contrario dell'altro, possono innamorarsi? Angelo e Diavolo. Il loro amore potrebbe nascere a causa di un gioco? la mia prima ff su questo cartone favoloso! Leggete e ditemi che ne pensate^^ kiss
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti | Coppie: Raf/Sulfus
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Love Game'
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Capitolo 36
Non credevo che nel sentire quelle parole mi sarei intristita e nemmeno lui a quanto potevo vedere. Il suo sguardo conteneva rabbia ma anche preoccupazione e dolore. Per quanto possa odiarla, è comunque sua madre e non può fare a meno di sentirsi così. Mi faceva male vederlo in quello stato, come se potesse crollare da un momento all'altro.
-Sulfus...-
-Sto bene, non preoccuparti- rispose subito. Teneva la testa bassa e gli occhi chiusi verso il pavimento.
Sentii freddo tutto a un tratto e solo allora mi ricordai di essere completamente nuda. Arrossii fino alla punta dei capelli e presi i miei vestiti per cominciare a coprirmi. 
-Cosa stai facendo?- mi chiese lui rialzando lo sguardo su di me impassibile.
-Secondo te? Mi prenderò un malanno se continuo a restare senza niente addosso- gli risposi confusa dalla sua domanda. 
-Sdraiati- disse solamente. Buttò la lettera per terra e si avvicinò a me. Lo guardai stranita pronta a rispondergli che non era proprio il momento per fare quello che aveva in mente ma qualcosa mi bloccò: i suoi occhi. Non c'era più l'allegria di prima che leggesse la lettera. Era distrutto ma ciò che stava per fare confermava ciò che pensai tempo fa. Per lui il sesso non era solo uno sfogo fisico, era ciò che usava per nascondere ciò che provava veramente. Cercava di liberarsi dei suoi fantasmi e dolori attraverso il possesso di corpi.
-Sulfus...- allungai la mano per accarezzargli una guancia e lui accettò la carezza baciandomi il palmo della mano.
-Ho bisogno di te, Raf-
-Sono qui-
Senza evitare il contatto visivo mi sdraiai e allargai le gambe. Voleva sentirmi vicina con il corpo e con l'anima e gliel'avrei permesso. Volevo fondermi con lui e assorbire durante l'amplesso il dolore che lo affliggeva. 
Fu un attimo e lo sentii dentro di me. Il mio urlo fu bloccato dalla sua bocca che mi stava baciando con bramosia e nel mentre le sue spinte si facevano sempre più veloci e profonde.
-Tu non mi lascerai mai, vero? Ti amo così tanto che potrei morirne- disse quasi al culmine fissandomi negli occhi con uno sguardo pieno di tormento.
-Mai. Starò sempre con te-
Poi non ci fu più spazio per le parole, con un'ultima forte spinta raggiungemmo l'apice del piacere insieme e rimanemmo sdraiati a bearci del calore che emanavano i nostri corpi.
Gli baciai il collo ma lo sentii irrigidirsi. Si alzò di scatto e mi guardò ad occhi sgranati. 
-Cazzo! Cosa ho fatto?-  
-Va tutto bene, Sulfus-
-Non va tutto bene! Ti ho appena usata per... perché non mi hai fermato?- scosse la testa. Era arrabbiato con sé stesso ora ma non volevo questo. Il mio Sulfus aveva un cuore più grande di quanto lui stesso pensi.
-Avevi bisogno di sentirmi vicina e comunque non hai fatto niente di male- cercai di spiegargli ma lui sembrava non sentire ragioni. Che testa dura!
-Niente di male? Potevo farti seriamente soffrire-
-Bè, non è successo. Anzi, ogni volta che mi tocchi è come andare in paradiso- 
Digrignò i denti e furioso, si rivestì.
-Ho appena infranto una promessa che mi feci tempo fa: che non ti avrei trattata come le altre-
-Non l'hai fatto. Le altre le hai usate senza curarti di loro e senza amarle. Con me, nonostante la tua sofferenza, stavi facendo comunque l'amore. E poi ti sei preoccupato per me. Non mi sono sentita usata ma indispensabile come l'aria per respirare-
Si inginocchiò di fronte a me e mi guardò con un sorriso triste.
-Come ho fatto a meritarti?-
-Bella domanda. Me lo chiedo spesso anch'io- dissi con un tono scherzoso.
Mi baciò delicatamente le labbra per poi lanciarmi in faccia il mucchio dei miei vestiti. Era decisamente il momento di coprirmi. Ora che il mio corpo non era più preda dell'orgasmo e del calore di Sulfus stavo cominciando a sentire freddo.
-Devo andare, Raf- si alzò e si mise la giacca di pelle. 
-Vengo con te!-
-No! Devi restare qui-
-Ma...-
-Per nulla al mondo vorrei separarmi da te ma è una cosa che devo affrontare da solo, lo capisci vero?- mi guardò supplichevole. Non lo avevo mai visto così. Oggi mi stava mostrando volti nuovi ed erano difficili da sopportare. Dilaniavano anche me.
-Prometti che tornerai presto- lo guardai seria. 
-Te lo prometto- dopo un attimo di esitazione, mi diede un ultimo bacio per poi andare incontro alla donna che gli aveva rovinato la vita.
_____________________
Non avevo ricordi belli di mia madre. Per la maggior parte della mia vita l'ho detestata con tutto me stesso e pensavo che quando sarebbe arrivato il momento di liberarmene non avrei avuto alcun rimpianto o dolore. Invece stavo di merda. Provavo emozioni contrastanti che non riuscivo proprio a gestire. Mi stavano divorando da dentro senza che possa fermarli. 
Cosa avrei fatto una volta vista la donna che mi aveva messo al mondo in fin di vita? Non ne avevo idea. Avevo un'enorme rimpianto: quello di non aver avuto una madre, una Temptel amorevole che non trattasse le persone come scarafaggi. Non speravo certo che ora che stava morendo si fosse addolcita ma speravo che almeno un po' ripensasse alla sua vita miserabile e squallida. Poteva avere  molto di più dalla vita ma a lei è bastato il potere, il lusso e il sesso per questo mi faceva pena. Se Claud fosse stato vivo, magari lei sarebbe cambiata, come Raf ha cambiato me impedendomi di diventare un mostro dal cuore arido.
-Staremo all'aereoporto tra circa un'ora- mi informò Gas mentre sfrecciavamo nel traffico.
-Pensi che io sia pazzo?- gli chiesi a bruciapelo.
-Cioè... dopo anni che hai fatto cazzate di ogni tipo, solo adesso mi chiedi riguardo alla tua sanità mentale?- inarcò un sopracciglio.
Mi limitai a guardarlo truce attraverso lo specchietto. Lui dopo uno sbuffo si decise a rispondermi.
-No, in questo momento non lo credo. Anzi, posso capirti. Ti ricordo che anche la mia non è stata una madre eccelsa e quando morì di cancro non sapevo se continuare ad odiarla o perdonarla e andare avanti-
-Cosa hai scelto alla fine?-
-Di perdonarla e andare avanti. Era una debole che sfogava le frustrazioni sul suo stesso figlio ma che io sia dannato se le permettevo di rovinarmi la vita anche da crepata-
-Io non so se ne sarò capace-
Lui preferì stare zitto e continuare a guidare per il resto del tragitto. Eravamo entrambi immersi nei nostri pensieri riguardo le nostre madri. Certo che non eravamo molto fortunati in fatto di parentela io e il mio caro amico. Tutto sommato, noi Devil avevamo formato un gruppo proprio perché avevamo qualcosa in comune. Cabiria aveva i genitori assenti 350 giorni l'anno ed era cresciuta piuttosto diffidente e senza una giusta guida. Eravamo ragazzi sperduti con varie cicatrici.
Arrivammo all'aeroporto giusto in tempo e tirai fuori i miei documenti di viaggio che mi ero procurato alla velocità della luce. 
Ripensai a Raf, a come avevo abusato del suo corpo per sfogare l'emozioni che mi stavano investendo. Erano troppe da contenere e volevo sentire che lei era con me, vicino a me. E' vero. Non l'avevo trattata come le altre. L'amavo troppo per usarla come un oggetto. In quel momento volevo sentirmi legato a lei, talmente uniti che nessuno, nemmeno la morte, poteva dividerci. Stavo per perdere mia madre e per un attimo mi ero sentito un bambino. Quel bambino abbandonato che aveva scoperto troppo presto il dolore della perdita. Quando all'epoca mi sputò addosso il suo disprezzo capii che non avevo mai avuto una madre fin dall'inizio ma nel profondo c'era ancora una piccolissima speranza che potesse cambiare. Sì, ero decisamente pazzo o peggio, un'ingenuo.
Stavo facendo la fila al check-in quando sentii squillare il telefono. Che c'era ancora? Dopo una notizia del genere su Temptel, un'altra brutta notizia mi avrebbe steso.
-Pronto?-
-Sulfus, dove sei?- mi chiese Marcus nell'altro capo. Sembrava piuttosto preoccupato.
-Sono all'aeroporto. Devo raggiungere Temptel-
-Cosa? Che ti salta in mente?-
-Senti, non ho tempo per spiegare, ne riparleremo quando torno-
-Ma Sulfus... Temptel è appena entrata in casa-
-Che diavolo significa?- esclamai. No, non poteva essere.
-Quello che hai sentito. Io sono appena rientrato e mi hanno comunicato che è ritornata la signora da pochi minuti. Non ti trovavo perciò ho chiamato. Torna subito, ho un brutto presentimento-
Attaccai e corsi via dall'edificio. Quando Gas mi vide rientrare in macchina mi guardò preoccupato.
-Che succede?-
-Dobbiamo tornare a casa. PRESTO!-
Avevo anch'io un bruttissimo presentimento.
Continua...
Ero talmente indecisa sull'inizio del capitolo che l'ho riscritto cinque volte. Chiedo umilmente scusa per il ritardo *schiva l'ascia* davvero scusa *schiva freccia* ma come ho detto sono stata piuttosto indecisa e ho avuto problemi famigliari. Il prossimo capitolo sarà un vero inferno quindi preparatevi. Persone avvisate...
Ci vediamo alla prossima! Bacioni a tutti.
Himeno

Capitolo 36


Non credevo che nel sentire quelle parole mi sarei intristita e nemmeno lui a quanto potevo vedere. Il suo sguardo conteneva rabbia ma anche preoccupazione e dolore. Per quanto possa odiarla, è comunque sua madre e non può fare a meno di sentirsi così. Mi faceva male vederlo in quello stato, come se potesse crollare da un momento all'altro.

-Sulfus...-

-Sto bene, non preoccuparti- rispose subito. Teneva la testa bassa e gli occhi chiusi verso il pavimento.

Sentii freddo tutto a un tratto e solo allora mi ricordai di essere completamente nuda. Arrossii fino alla punta dei capelli e presi i miei vestiti per cominciare a coprirmi.

-Cosa stai facendo?- mi chiese lui rialzando lo sguardo su di me impassibile.

-Secondo te? Mi prenderò un malanno se continuo a restare senza niente addosso- gli risposi confusa dalla sua domanda.

-Sdraiati- disse solamente. Buttò la lettera per terra e si avvicinò a me. Lo guardai stranita pronta a rispondergli che non era proprio il momento per fare quello che aveva in mente ma qualcosa mi bloccò: i suoi occhi. Non c'era più l'allegria di prima che leggesse la lettera. Era distrutto ma ciò che stava per fare confermava ciò che pensai tempo fa. Per lui il sesso non era solo uno sfogo fisico, era ciò che usava per nascondere ciò che provava veramente. Cercava di liberarsi dei suoi fantasmi e dolori attraverso il possesso di corpi.

-Sulfus...- allungai la mano per accarezzargli una guancia e lui accettò la carezza baciandomi il palmo della mano.

-Ho bisogno di te, Raf-

-Sono qui-

Senza evitare il contatto visivo mi sdraiai e allargai le gambe. Voleva sentirmi vicina con il corpo e con l'anima e gliel'avrei permesso. Volevo fondermi con lui e assorbire durante l'amplesso il dolore che lo affliggeva.

Fu un attimo e lo sentii dentro di me. Il mio urlo fu bloccato dalla sua bocca che mi stava baciando con bramosia e nel mentre le sue spinte si facevano sempre più veloci e profonde.

-Tu non mi lascerai mai, vero? Ti amo così tanto che potrei morirne- disse quasi al culmine fissandomi negli occhi con uno sguardo pieno di tormento.

-Mai. Starò sempre con te-

Poi non ci fu più spazio per le parole, con un'ultima forte spinta raggiungemmo l'apice del piacere insieme e rimanemmo sdraiati a bearci del calore che emanavano i nostri corpi.

Gli baciai il collo ma lo sentii irrigidirsi. Si alzò di scatto e mi guardò ad occhi sgranati.

-Cazzo! Cosa ho fatto?-

-Va tutto bene, Sulfus-

-Non va tutto bene! Ti ho appena usata per... perché non mi hai fermato?- scosse la testa. Era arrabbiato con sé stesso ora ma non volevo questo. Il mio Sulfus aveva un cuore più grande di quanto lui stesso pensi.

-Avevi bisogno di sentirmi vicina e comunque non hai fatto niente di male- cercai di spiegargli ma lui sembrava non sentire ragioni. Che testa dura!

-Niente di male? Potevo farti seriamente soffrire-

-Bè, non è successo. Anzi, ogni volta che mi tocchi è come andare in paradiso-

Digrignò i denti e furioso, si rivestì.

-Ho appena infranto una promessa che mi feci tempo fa: che non ti avrei trattata come le altre-

-Non l'hai fatto. Le altre le hai usate senza curarti di loro e senza amarle. Con me, nonostante la tua sofferenza, stavi facendo comunque l'amore. E poi ti sei preoccupato per me. Non mi sono sentita usata ma indispensabile come l'aria per respirare-

Si inginocchiò di fronte a me e mi guardò con un sorriso triste.

-Come ho fatto a meritarti?-

-Bella domanda. Me lo chiedo spesso anch'io- dissi con un tono scherzoso.

Mi baciò delicatamente le labbra per poi lanciarmi in faccia il mucchio dei miei vestiti. Era decisamente il momento di coprirmi. Ora che il mio corpo non era più preda dell'orgasmo e del calore di Sulfus stavo cominciando a sentire freddo.

-Devo andare, Raf- si alzò e si mise la giacca di pelle.

-Vengo con te!-

-No! Devi restare qui-

-Ma...-

-Per nulla al mondo vorrei separarmi da te ma è una cosa che devo affrontare da solo, lo capisci vero?- mi guardò supplichevole. Non lo avevo mai visto così. Oggi mi stava mostrando volti nuovi ed erano difficili da sopportare. Dilaniavano anche me.

-Prometti che tornerai presto- lo guardai seria.

-Te lo prometto- dopo un attimo di esitazione, mi diede un ultimo bacio per poi andare incontro alla donna che gli aveva rovinato la vita.

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Non avevo ricordi belli di mia madre. Per la maggior parte della mia vita l'ho detestata con tutto me stesso e pensavo che quando sarebbe arrivato il momento di liberarmene non avrei avuto alcun rimpianto o dolore. Invece stavo di merda. Provavo emozioni contrastanti che non riuscivo proprio a gestire. Mi stavano divorando da dentro senza che possa fermarli.

Cosa avrei fatto una volta vista la donna che mi aveva messo al mondo in fin di vita? Non ne avevo idea. Avevo un'enorme rimpianto: quello di non aver avuto una madre, una Temptel amorevole che non trattasse le persone come scarafaggi. Non speravo certo che ora che stava morendo si fosse addolcita ma speravo che almeno un po' ripensasse alla sua vita miserabile e squallida. Poteva avere molto di più dalla vita ma a lei è bastato il potere, il lusso e il sesso per questo mi faceva pena. Se Claud fosse stato vivo, magari lei sarebbe cambiata, come Raf ha cambiato me impedendomi di diventare un mostro dal cuore arido.

-Staremo all'aereoporto tra circa un'ora- mi informò Gas mentre sfrecciavamo nel traffico.

-Pensi che io sia pazzo?- gli chiesi a bruciapelo.

-Cioè... dopo anni che hai fatto cazzate di ogni tipo, solo adesso mi chiedi riguardo alla tua sanità mentale?- inarcò un sopracciglio.

Mi limitai a guardarlo truce attraverso lo specchietto. Lui dopo uno sbuffo si decise a rispondermi.

-No, in questo momento non lo credo. Anzi, posso capirti. Ti ricordo che anche la mia non è stata una madre eccelsa e quando morì di cancro non sapevo se continuare ad odiarla o perdonarla e andare avanti-

-Cosa hai scelto alla fine?-

-Di perdonarla e andare avanti. Era una debole che sfogava le frustrazioni sul suo stesso figlio ma che io sia dannato se le permettevo di rovinarmi la vita anche da crepata-

-Io non so se ne sarò capace-

Lui preferì stare zitto e continuare a guidare per il resto del tragitto. Eravamo entrambi immersi nei nostri pensieri riguardo le nostre madri. Certo che non eravamo molto fortunati in fatto di parentela io e il mio caro amico. Tutto sommato, noi Devil avevamo formato un gruppo proprio perché avevamo qualcosa in comune. Cabiria aveva i genitori assenti 350 giorni l'anno ed era cresciuta piuttosto diffidente e senza una giusta guida. Eravamo ragazzi sperduti con varie cicatrici.

Arrivammo all'aeroporto giusto in tempo e tirai fuori i miei documenti di viaggio che mi ero procurato alla velocità della luce.

Ripensai a Raf, a come avevo abusato del suo corpo per sfogare l'emozioni che mi stavano investendo. Erano troppe da contenere e volevo sentire che lei era con me, vicino a me. E' vero. Non l'avevo trattata come le altre. L'amavo troppo per usarla come un oggetto. In quel momento volevo sentirmi legato a lei, talmente uniti che nessuno, nemmeno la morte, poteva dividerci. Stavo per perdere mia madre e per un attimo mi ero sentito un bambino. Quel bambino abbandonato che aveva scoperto troppo presto il dolore della perdita. Quando all'epoca mi sputò addosso il suo disprezzo capii che non avevo mai avuto una madre fin dall'inizio ma nel profondo c'era ancora una piccolissima speranza che potesse cambiare. Sì, ero decisamente pazzo o peggio, un'ingenuo.

Stavo facendo la fila al check-in quando sentii squillare il telefono. Che c'era ancora? Dopo una notizia del genere su Temptel, un'altra brutta notizia mi avrebbe steso.

-Pronto?-

-Sulfus, dove sei?- mi chiese Marcus nell'altro capo. Sembrava piuttosto preoccupato.

-Sono all'aeroporto. Devo raggiungere Temptel-

-Cosa? Che ti salta in mente?-

-Senti, non ho tempo per spiegare, ne riparleremo quando torno-

-Ma Sulfus... Temptel è appena entrata in casa-

-Che diavolo significa?- esclamai. No, non poteva essere.

-Quello che hai sentito. Io sono appena rientrato e mi hanno comunicato che è ritornata la signora da pochi minuti. Non ti trovavo perciò ho chiamato. Torna subito, ho un brutto presentimento-

Attaccai e corsi via dall'edificio. Quando Gas mi vide rientrare in macchina mi guardò preoccupato.

-Che succede?-

-Dobbiamo tornare a casa. PRESTO!-

Avevo anch'io un bruttissimo presentimento.



Continua...



Ero talmente indecisa sull'inizio del capitolo che l'ho riscritto cinque volte. Chiedo umilmente scusa per il ritardo *schiva l'ascia* davvero scusa *schiva freccia* ma come ho detto sono stata piuttosto indecisa e ho avuto problemi famigliari. Il prossimo capitolo sarà un vero inferno quindi preparatevi. Persone avvisate...

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