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Autore: Fabi_    16/11/2015    2 recensioni
Dee aveva sempre saputo che Lee avrebbe, un giorno, potuto lasciarla. Non erano bastate le rassicurazioni che lui le aveva dato ripetutamente, perché lei sapeva che Starbuck non sarebbe mai stata completamente fuori dalla loro vita, che vivesse o che morisse.
Si era scoperta più volte nel dormiveglia, quando la sua coscienza dormiva ancora, a pregare che qualcosa di brutto accadesse a Kara, ma poi, al momento del risveglio vero e proprio, aveva scacciato l'idea con forza, perché lei sapeva che in fondo non era colpa sua.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anastasia 'Dee' Dualla, Lee 'Apollo' Adama, Starbuck
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti ^_^
Capita sempre più raramente, ma ogni tanto torno a pubblicare qualcosa. Ho scritto questa OS per il contest di Nuel2 'Di tre in tre più tre', ringrazio la giudice per l'opportunità di ottenere l'ispirazione. http://freeforumzone.leonardo.it/d/11182618/Di-tre-in-tre-pi%C3%B9-tre-Multifandom-/discussione.aspx/1
La storia è ambientata durante l'episodio 12 della stagione tre.

 

Nebbia

La trasparenza è un concetto imbecille, figliolo. O quanto meno inefficace, se applicato alla ricerca della verità. [...] La verità umana è opaca.
(Signor Malaussène - Daniel Pennac) 

 

 

Dee aveva sempre saputo che Lee avrebbe, un giorno, potuto lasciarla. Non erano bastate le rassicurazioni che lui le aveva dato ripetutamente, perché lei sapeva che Starbuck non sarebbe mai stata completamente fuori dalla loro vita, che vivesse o che morisse.

Si era scoperta più volte nel dormiveglia, quando la sua coscienza dormiva ancora, a pregare che qualcosa di brutto accadesse a Kara, ma poi, al momento del risveglio vero e proprio, aveva scacciato l'idea con forza, perché lei sapeva che in fondo non era colpa sua.

Amava Lee, almeno lo amava quando si erano sposati. All'epoca pensava che sarebbero stati felici, per quanto il tempo in cui stavano vivendo avrebbe potuto concedere loro.

Un giorno, poi, aveva osservato Helo e quella Sharon - era un Cylon, lo sapeva, ma in alcuni momenti sembrava molto più umana di quanto chiunque sarebbe stato disposto ad ammettere - quello che aveva visto in loro, era diverso da quello che sentiva esserci tra lei e Lee. C'era una fiducia sconfinata e disinteressata, c'era complicità, c'era una ricerca continua l'uno dell'altra. 

Lei e Lee non erano così, non più. Forse non lo erano mai stati.

 

Quanto contava la verità per gli Agathon? L'aveva chiesto a Helo. Gli aveva domandato come lui fosse riuscito ad accettare quella situazione, come si fosse schierato con Sharon nonostante tutto, come fosse riuscito a non avere dubbi sulla sua lealtà una volta chiaro che quella  non fosse umana.

Helo aveva risposto con un sorriso amaro, perché era chiaro quanto avesse sofferto e quanto il presente fosse ancora difficile, che la verità era che lui anche di fronte al concetto chiaro, trasparente che lei avrebbe potuto usarlo per sopravvivere e per fare il doppio gioco, lui non aveva avuto dubbi.

La verità umana è opaca, aveva detto.

 

Quando Kara era rimasta intrappolata nel pianeta delle alghe e Lee le aveva chiesto di andare a salvara, a Dee aveva ordinato: devi portarla a casa. Devi.

Le aveva chiesto di rischiare la sua vita per quella di Starbuck e lei avrebbe voluto urlargli contro in quel momento. Avrebbe voluto chiedergli se si era reso conto che lei era sua moglie e lui avrebbe dovuto proteggerla, se lei glielo avesse chiesto; avrebbe quanto meno dovuto decidere di non esporla a una situazione di morte quasi certa per cercare di salvare la donna con cui la tradiva.

Dee avrebbe potuto lasciare Starbuck lì dov'era.

Una volta di fronte a lei, avrebbe potuto sparare e dire a Lee che Kara era già morta quando l'aveva trovata, tanto era rimasta sola, l'unica che avrebbe potuto salvarla. Si era vista sparare, si era vista ridere e poi si era vista indegna, sporca e sbagliata.

Negli occhi di Kara in quel momento era balenata la consapevolezza che Dee avrebbe potuto lasciarla lì a morire. L'aveva guardata con orgoglio, ma anche con il senso di colpa di chi si rende conto di avere già conficcato un pugnale nella schiena del proprio salvatore.

Le mani di Kara erano ferite, la donna era meno minacciosa di quanto l'avesse mai vista prima.

Dee aveva scacciato dalla sua testa i pensieri bui che la rendevano molto meno umana di Sharon, molto meno di chiunque sul Galactica, perché la sua sete di vendetta le aveva fatto dubitare di se stessa e premeva con forza sul suo dito indice, in cerca di quella soddisfazione che solo la morte di Kara avrebbe potuto darle.

 

E poi? 

Il suo futuro le turbinava nella testa in immagini vivide: il ritorno sul Galactica, gli sguardi dubbiosi di Lee, che non avrebbe mai avuto la certezza che lei avesse davvero fatto il possibile per salvare Kara, lo specchio nel quale si guardava al mattino, nel quale Dee avrebbe visto un'immagine disgustosa, cioè quella di una donna vinta dall'odio, non più umana, non più degna di essere considerata dalla parte della giustiza, né una moglie fedele. 

Il tradimento di Lee era solo nella sua testa? No, non lo credeva, ma lei sarebbe stata chiara con lui, gli avrebbe parlato al suo ritorno sul Galactica.

Non era certa di amarlo ancora, le ferite che lui le aveva inflitto bruciavano a contatto con le lacrime che lei non aveva il coraggio di versare. Ma l'accettazione era a un passo.  Avrebbe dissipato con la forza quella nebbia opaca che offuscava i suoi pensieri, avrebbe accettato il fatto che anche se la verità non sarebbe mai stata una certezza, lei sarebbe stata una donna capace di guardare con orgoglio le persone con le quali condivideva la sua vita, forte del fatto che aveva deciso di vivere con orgoglio, con lealtà, e aveva scelto la giustizia.

 

La verità umana è opaca, le aveva detto Helo, e lei desiderava ardentemente riuscire a vedere oltre la nebbia che offuscava la sua fiducia nei confronti di Lee e di Kara, pregava perché qualcosa nella sua testa cambiasse e le concedesse di credere alle loro parole, almeno a quelle di Lee. Ma sapeva di essersi macchiata di colpe che avrebbero creato ombre nei suoi occhi nel momento in cui Kara le avesse di nuovo rivolto uno sguardo inquisitore.

Dee riportò Kara al Galactica e aveva sofferto una volta di più nel vedere come lo sguardo di suo marito fosse catturato solo da quella donna che lei si sforzava di non odiare. Anche quando era corso da lei, Dee aveva sentito dentro di sé che non era lei la destinataria di quell'abbraccio.
Non l'aveva neanche salutato. Si era diretta a testa bassa verso le docce e si era abbandonata al getto dell'acqua.
Non intendeva piangere. Si sentiva tradita e arrabbiata, ma sapeva di aver finalmente accettato la verità più importante: lei era fedele a se stessa e questo, finalmente, la faceva sentire orgogliosa.
Le sua labbra si curvarono lente in un sorriso consapevole: non aveva bisogno di Lee e, anche se sapeva che non sarebbe mai riuscita a vivere con eogismo, avrebbe provato a cercare la sua felicità.

 

   
 
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