Anime & Manga > Kyoukai no kanata
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Autore: Sethmentecontorta    16/11/2015    1 recensioni
|Storia partecipante al Contest “Uno sguardo vale più di mille parole” indetto da Himeko Kuroba sul forum di Efp|mia prima fic sul fandom di Kyoukai no kanata ovo|926 parole secondo Word|Possibile spoiler per chi non ha visto il penultimo episodio (IO VI AVEVO AVVERTITI!)|
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Egli aprì gli occhi, mentre il suo nome gli scivolava per una seconda volta dalle labbra, ma questa volta gentilmente, non con disperazione come poco prima. Nel momento in cui i loro sguardi si incontrarono, sorrise. Quella sciocca, che aveva tentato di ucciderlo così tante volte, passandolo parte a parte con la sua arma creata dal suo stesso sangue maledetto, lei che credeva di non poter essere felice, di essere un mostro…
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akihito Kanbara, Mirai Kuriyama
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Autore: Sethmentecontorta (EFP)/Shiri Sixteen (EFP forum)
Fandom: Kyoukai no kanata
Titolo: ~Sight of reunion
Personaggi: Akihito Kanbara, Kuriyama Mirai
Genere: introspettivo, romantico
Rating: verde
Avvertimenti: //
Note dell'autore: Questa è la prima fic che scrivo sul fandom di Kyoukai no kanata, spero vivemente che possa piacere, che il contest vada bene e che mi lascerete qualche recensione così che possa sapere che ne pensate. Ci rivediamo, speriamo-!




~Sight of reunion

Akihito strinse forte a pugno la mano destra. Sentiva una strana sensazione, come una scarica, scorrere dalle punte delle dita fino al polso, portandolo a premere sempre più le unghie sul palmo. Poco tempo prima, tra quelle dita aveva stretto quella pietra grigia attraversata da venature rosso cremisi, fino a quando non le aveva ritrovate premute contro la propria carne, la pietra svanita. Come dei piccoli fulmini erano scaturiti dalla sua mano, e ad essa tornavano, vibrandole intorno, producendo un suono statico.
Spinse le proprie gambe ancora più velocemente nella corsa disperata in cui si lanciava, scalando le scale esterne di un palazzo. Arrivato in cima, senza rallentare per un solo istante, si precipitò verso il bordo del tetto, giunto al quale saltò più in alto che poté senza alcuna esitazione. Si protese verso l’alto, verso quella bolla sospesa in aria, che conteneva come una copia della città, ma ricoperta di candida neve. Alzò il braccio destro, stendendo le dita della mano, che si erano allungate, ed erano ricoperte di una trama rossa, che arrivava fino al polso, come una rete premuta sulla sua pelle fino ad aderirvi, a diventare parte di essa stessa. Le sue unghie si erano trasformate in lunghi artigli neri.
Come toccò la superficie di quella sfera, di quel temibile demone che fino a tre mesi prima si trovava all’interno del suo corpo, essa si infranse e lo risucchiò dentro, richiudendosi immediatamente alle sue spalle. Atterrò in piedi sulla strada ricoperta da un soffice strato bianco come il latte, inginocchiandosi per ammortizzare la caduta. Nel frattempo, al di là di una voragine, stava una ragazza esile, anch’essa in ginocchio, indosso l’uniforme scolastica, con l’aggiunta di un cardigan di lana color pesca, ma i suoi vestiti erano in più punti strappati e rovinati. I capelli, di poche tonalità più scuri rispetto al maglioncino, erano corti e scarmigliati, come se si fosse appena svegliata. Tra le mani stringeva un’enorme spada, troppo grande per la sua statura, interamente del colore del sangue denso, di cui sembrava peraltro essere fatta, ed in effetti, era proprio così. Eccola, eccola lì. L’aveva trovata, aveva trovato la sua Kuriyama-san. Urlò il suo nome, mentre si alzava in piedi.
La fanciulla fece penetrare la lama nel terreno, ed il sangue le esplose dalla schiena, come fosse stata lei ad essere stata colpita. Tutto intorno a loro tremò, mentre da un’apertura creatasi nel corpo di quel demone sferico lo stesso liquido vermiglio fuoriusciva a fiotti, come un’esplosione. La spada si dissolse nell’aria, mentre il corpo della ragazza veniva sbalzato via a causa dell’impatto. Akihito saltò la voragine, afferrando al volo quel corpicino delicato, stringendolo tra le proprie braccia e proteggendolo dalla caduta facendogli da scudo. Ormai ricoperto anch’esso da graffi, il ragazzo iniziò ad ansimare, mentre lei alzava la testa.
- Sen..pai…? – mormorò con voce fioca. Aveva perso molto sangue e forze, a causa di quella lunga e continua battaglia contro i demoni che erano stati risucchiati all’interno del Kyoukai no kanata.
Egli aprì gli occhi, mentre il suo nome gli scivolava per una seconda volta dalle labbra, ma questa volta gentilmente, non con disperazione come poco prima. Nel momento in cui i loro sguardi si incontrarono, sorrise. Quella sciocca, che aveva tentato di ucciderlo così tante volte, passandolo parte a parte con la sua arma creata dal suo stesso sangue maledetto, lei che credeva di non poter essere felice, di essere un mostro… Ricordava un occasione simile, quando avevano sconfitto l’Ombra Cupa, e lui, dopo aver subito gravi danni, aveva senza volerlo liberato la sua metà di demone. O meglio, ora che lo sapeva, il demone Kyoukai no kanata che era dentro di lui. Ricordava la zona distrutta, la terra spazzata via, gli alberi carbonizzati… tutto a causa sua. Kuriyama, in qualche modo, era riuscito a fermarlo, e quando si era svegliato, lei era sdraiata su di lui, proprio come in quel momento, svenuta. Per un attimo, aveva temuto di averla uccisa, ma lei si svegliò. Le chiese scusa, lei si mise a piangere e si scusò a sua volta, premendo il viso sul suo petto. In quell’occasione, era riuscito a farle capire di non essere sola, di non essere il solo mostro.
Guardando in quei suoi innocenti occhi color nocciola, attraverso le lenti di quegli occhiali che avrebbe voluto regalarle per il compleanno, e che le stavano così bene, fissando le pupille dritte nelle sue di un nero così profondo… Sentiva montargli in cuore la felicità. Era così contento di averla ritrovata, che stesse bene, la guardava ed era al settimo cielo. “Siamo tutti soli”, gli aveva detto una volta, eppure… Potevano sempre essere soli insieme.
Le iridi della ragazza tremavano, fisse nelle sue, che le ricordavano nel colore la corteccia di un solido albero. A guardarlo, dopo tanto tempo trascorso lì dentro, sapere che il suo sacrificio era servito, che lui stava bene… Le faceva scaturire dal cuore un calore che le riscaldava lo stomaco e pian piano tutte le interiora. Eppure egli avrebbe dovuto essere al sicuro, non lì, ma nonostante ciò, vederlo era troppo bello, e per un momento non ci pensò. Per pochi istanti, quella che brillò nei suoi occhi, fu mera gioia, solo leggermente impregnata di sorpresa e confusione. Ma le bastarono pochi secondi, per ricordarsi della situazione in cui erano costretti, ed a quel punto umide lacrime le imperlarono le ciglia.

 
Perché… Perché sei venuto…?
 
Non mi serve una nuova vita in cambio della tua, Kuriyama-san! Un futuro senza di te… non significa niente per me!
Davvero non te ne sei resa conto?!
   
 
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