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Autore: FlyingTrain    17/11/2015    0 recensioni
Ti spezza il cuore saperla lontana, eppure vicina, mentre osservi, spii di nascosto, e l'unica voce leale che ti parla nella tua testa, ti suggerisce che non sei tu il motivo per cui l'aria dell'aula si riempie con la sua risata cristallina?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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EI.
E' da un pezzo che non accedo su questo sito, leggo, o pubblico- soprattutto- qualcosa. Mi sono lasciata un po' (dire un po' è un eufemismo) trascinare dall'otium, fra la scuola e il resto. *quale resto, se non hai alcuna vita sociale? Pensa prima di parlare* Insomma, alla fine l'importante è ritornare sempre sui propri passi *smielata. Ritirati* Vi sto rompendo le scatole? Quando posso, perché no. 
Ora però davvero non mi dilungo, anche perchè ho due puntate di once upon a time che mi aspettano, e mi pregano di andare a guardarle, quindi vi lascio un saluto, e: mi illudo che voi facciate una passeggiata nel settore recensioni. *dritta al sodo* Giusto per sapere cosa ne pensate, cosa vi ha suscitato, se possono già venire a prendermi per i piedi e buttarmi nel cassonetto... Tutto qui.
Baci.
-B.

 

"Back with your feet on the ground, Alice"





Per più di una sola volta, mi ero sorpresa a posare gli occhi su di lei. Era un gesto talmente casuale, e automatico, ormai, che dei grattaceli mi sarebbero potuti crollare intorno, e io non ci avrei fatto caso.

Ti spezza il cuore saperla lontana eppure così vicina, mentre osservi, spii di nascosto, e l'unica voce leale che ti parla nella tua testa, ti suggerisce che non sei tu il motivo per il quale l'aria dell'aula si riempie con la sua risata cristallina? Il tuo sguardo si accende di una strana luce, vorrebbe incenerire quelle ombre senza volto che le siedono accanto. A tuo parere, non lo meritano nemmeno un terzo di quanto lo meriti tu. Ora dimmi: c'è un motivo?

Sfoglio pagina dopo pagina, leggo un rigo e inizio a collegare il cervello, quando però finisco per focalizzare una parola e rileggerla fino all'infinito. Mi ci perdo dentro, frattanto che la mia testa comincia a evaporare, a innalzarsi e a volteggiare fra le nuvole.

In quel momento lo sento, un pezzo del mio cuore si stacca e crolla, come un corpo si schianta giù da un tetto. È il vuoto. Sollevo il capo e lei non è più lì. Il vetro della finestra si svuota del sole che rincorre tutto il perimetro del banco dove sosto. Interpreto il suo accecarmi, un tentativo forzato di ribadirmelo, tanto per scandirmi il messaggio a chiare lettere: “È giusto così.”

Hai bisogno che anche il sole ti illumini la verità per la quale io mi sgolo da tempo immemore?

Una leggera venatura di tristezza mi accoglie, ciò che assorbe è la mia serenità, la stritola e se ne impregna. Avverto il dolore diramarsi piano piano, segue il percorso entro il volume gelido delle mie vene. Purtroppo rifiutarlo, scacciarlo via, non serve a niente, se non ad alimentare il desiderio.

È un vortice troppo grande per me, è difficile raccapezzarsi, trovare una via d'uscita, una parola di conforto.

Speravi fosse così semplice?

Scopro che i muri della mia anima finora non sono stati nient'altro che petali.

E adesso il fiore si prepara a sbocciare, si schiude insieme all'evidenza. Il suo frutto è vivo più che mai, si manifesta alla primavera rinnovatasi dentro di me. È uno spettacolo talmente meraviglioso, seducente, e anche pieno di armonia e calore, che per tutta risposta io mi lascio intimorire. Non mi sento pronta, o all'altezza, e allora mi chiedo: perché a me?

Perché, perché… Ma cosa vuoi che ne sappia? Spettacoli, primavera, meraviglia. Torna con i piedi per terra, Alice. Non è saggio che tu ti metta a seguire il coniglio bianco appena è il caso. È tempo sprecato. Devi ragionare sorvolando sulla fantasia, le idee corrotte devi accantonarle. Ricordi quando io e te ci divertivamo davvero? Eh, ricordi?

Se spolveri fra le scartoffie delle tue memorie, troverai un sorriso irriconoscibile, è il tuo. Un tempo un rossore candido colorava il tuo volto quando gli occhi azzurri di quel giovane fanciullo del Nord ti ammaliavano, e ti invitavano ad innamorarti ciecamente di lui. Non era forse quello, il destino al quale le mie mani avrebbero dovuto lasciarti? Cosa pensi di fare adesso? Startene lì impalata a rimuginare non è consigliabile, dolcezza. La tua purezza andrebbe perduta, se non altro, se ti lasciassi condizionare dalla folle idea di poter anche solo pensare una cosa simile. Lungi da me permetterti di guastarti la vita in età talmente giovane.

Insabbiare le prove, ricucire le ferite, e magari ricostruirci sopra la corazza di pelle di una nuova me.

Saggia decisione, ti farà bene, vedrai.

Ma la mia mente corre, fugge, e torna di nuovo a lei. Non so che cosa fare per controllarla.

Respingila, condannala, ragiona attentamente sulle conseguenze, proiettati un secondo nel futuro rischioso che ti aspetta dietro l'angolo. Castiga te stessa, se necessario.

Ci provo, lo giuro, ci provo con tutta la buona volontà, ho bisogno solo di un ultima spinta, mi serve un consiglio migliore da parte di un esterno…

“Dovresti uscire di qui, è ricreazione.”

Le mie dita tremolanti si fermano, il rosso del sangue arresta la sua circolazione come un semaforo, il mondo si spegne dei suoi valori, l'universo si rimpicciolisce, sento la respirazione rallentarsi.

Lei si era appostata difronte a me, e aspettava che replicassi spiccicando anche la più insignificante delle parole. Ci scambiamo un'occhiata apprensiva. Mi basta quella per capire al volo che la nostalgia doveva aver ridotto il suo orgoglio alle dimensioni di una formica.

E allora deglutisco con la forza, nemmeno avessi in gola cinquanta elefanti da mandare giù. “Credevo non volessi più rivolgermi la parola…”

Mi accenna uno sguardo fuggevole, ma subito dopo mi allarga un sorriso consapevole, quasi rassicurante. “Infatti era così. Ma poi ci ho riflettuto sopra, e sono giunta alla conclusione che infondo questo è l'ultimo anno per noi, dopo di ché il college ci dividerà. Non ha senso sprecare gli ultimi giorni che invece dovremmo trascorrere insieme, distanti, nemmeno fossimo due estranee. Insomma, in tutto questo casino, alla fine ti ho pure perdonata per averci provato spudoratamente con il mio ragazzo.” scherza su con un pizzico di ironia pungente.

Mi appresto a ribattere:“Io non-”

Una delle sue soffici dita arriva a premere dolcemente contro le mie labbra, le sigilla. “Shh. Basta, è acqua passata ormai.” taglia corto. “Ti voglio bene, è tutto ciò che devi sapere da parte mia.”

Non dico nulla, lascio fare a lei. Si fa spazio nel posto affianco al mio e mi accarezza una ciocca di capelli. Poi la lascia perdere e allunga entrambe le braccia per stringermi in un affettuoso abbraccio. Dio quanto mi mancava, era ossigeno per i miei polmoni. L'unica pecca che avevano i nostri abbracci però, era quella di non essere mai sufficienti abbastanza. Mi sarei dilungata per ore intere nella sua stretta. Duravano talmente poco però, che poi toccava a me non farci l'abitudine. Perché oltre ad essere brevi, erano rari.

La rigidità impeccabile delle mie spalle si scioglie, ringrazio il cielo per avermi concesso una seconda possibilità. “Anche io.”

Assume una smorfia di altezzosità ironica, e riattacca subito a parlare:“Sai, dovresti ringraziare Felix, è stato lui a convincermi. Credo abbia una bella cotta per te.”

Volgo lo sguardo verso di lui, e in effetti lo trovo lì al suo posto che mi fissa. Si accorge che anche io l'ho notato chiaramente, e allora mi saluta. Non mi da fastidio, solo mi dispiace per lui.

Non sarà il biondo lombardo, ma devi ammettere che ha stile, non trovi?

Mi mordo un labbro distrattamente, e le chiedo: “dici che dovrei andare a parlarci?”

In un baleno, la tonalità della sua voce sale di un nota di rimprovero:“Sei ancora qui? Che aspetti, fatti avanti!”

Non sarebbe bastato che me lo ripetesse due volte, così come nel caso impossibile in cui mi avrebbe implorata di rimanere, di accovacciarmi accanto a lei e appoggiare la testa sulla sua spalla, io le avrei dato ascolto senza esitare.

Forza, alzati. Vedi? È lei stessa a incitarti. Persino lei sa. Comprende cosa è giusto. Dai, ti prego, due piccoli passi verso la felicità, e sarà tutto finito…

E così faccio. Il crack che odo sono sicura che non possa appartenere al mio cuore, no. Ma quando il fuoco, seppur piccolo, dentro di me viene attenuato prepotentemente, e soffiato via per sempre, l'autunno che fa capolino troppo presto, semina vento, pioggia, baccano, e poi il vuoto. L'amarezza di ammetterlo pesa quanto un macigno, eppure so di dover essere onesta almeno questa mattina dell'undici novembre: non sarei stata mai più la stessa persona di prima.

Si! E anche qui il mio lavoro è terminato.




 

   
 
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