Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: deeya    17/11/2015    1 recensioni
Salveee...questa è una one shot semplice e senza pretese. L'ho scritta così di getto in una di quelle interminabili giornate di pioggia di un pò di tempo fà e la pubblico nella speranza che ci siano malinconici come me a cui piaccia o interessi questa mia piccola insignificante storiella. Vi lascio alla lettura.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
“Quando ci si innamora si perde l’equilibrio dei propri sentimenti.
Finché si finge e ci si dimostra migliori di quanto si è,
non si è veramente innamorati
perché si dà ancora più importanza a se stessi che all’altra persona.
Quando si ama davvero si perde controllo sul proprio cuore.
Per questo dicono che amare è un po’ come essere privati del proprio cuore. ”

-Masami Tsuda-

He&She

E fu quando sentii le sue mani sfiorarla, che comprese quanto lui la amasse, con quale trasporto e con quanta ammirazione.

Le fece scorrere le dita tra i capelli, così delicatamente che a lei sembrava come se sulla sua testa fossero scesi candidi fiocchi di neve, poi quelle mani si spostarono sul suo viso, accarezzandole le guance, come fa la brezza marina in estate all’alba. Dal viso spostò le sue attenzioni alle spalle, alle braccia, le prese le mani.

-- Le tue mani sono bellissime.—le disse in un sussurro che arrivò alle orecchie di lei come la dolce melodia di un carillon, mentre lui portava le sue mani all’altezza della bocca e le baciava con devozione.
-- Hai le dita lunghe e sottili da…pianista…--
-- Da pianista…-- lo dissero insieme, e insieme alzarono lo sguardo per specchiarsi l’uno negli occhi dell’altro.

Gli occhi di lei non avevano nulla di particolare, a detta sua. Erano castani, semplicemente castani; non castano scuro, né chiaro, né con sfumature di verde e nemmeno cambiavano colore con la luce o senza.  Erano solo quello: castani. Punto. Eppure, lui dentro quegli occhi vedeva altro, quello che altri uomini prima di lui non erano mai riusciti a vedere: vedeva l’autunno, vedeva la pioggia, la terra bagnata, le foglie gialle cadere dagli alberi. Poi vedeva anche una capanna in legno, su prati innevati, vedeva un camino e il fuoco che vi bruciava dentro. Lo stesso fuoco che sapeva, bruciava anche nel cuore di lei, nonostante la ragazza sostenesse di essere spenta, ma lui lo vedeva, il fuoco, era lì bruciava nei suoi occhi, nel suo intero essere, solo che lei non lo sapeva ancora.

-- I tuoi occhi sono così vivi, che se io fossi morto, mia avresti riportato in vita solo guardandomi.--  aggiunse senza mai spostare lo sguardo dal suo viso, così sicuro di sé. E lei? Lei sentii gli angoli degli occhi pizzicarle, bruciarle e la vista offuscarsi.

Cercava di buttare fuori dalla gola l’aria che sembrava essersi incastrata nel suo torace bloccandole il flusso di ossigeno ai polmoni. Sentiva il suo cuore stringersi, accartocciarsi, come fa la plastica sul fuoco e dentro le orecchie sentiva lo scricchiolio stridulo di una lastra di ghiaccio. Pensava fosse un ice-berg, immobile ed immutabile nel tempo, ad avvolgerle il cuore, invece, aveva capito in quel momento che era solo uno strato di ghiaccio, ora incrinato e pieno di crepe. Le lacrime sul suo viso, poi, non erano altro che gocce di fredda e pura acqua colanti dal ghiacciaio che ora si stava sciogliendo sotto lo sguardo bruciante di lui.

--Io sembro viva, ma sono morta, capisci? Io, sono morta dentro.—lo disse con voce ferma, senza alcun tremore nei suoni, nonostante stesse piangendo. Lo disse con semplicità e naturalezza, come se stesse parlando del tempo. Lo disse come un mantra, come se fosse qualcosa in cui credesse per davvero.

Lui la scrutava in silenzio, come si fa con i bambini quando dicono una sciocchezza. La guardava con sguardo attento e perso. Aveva seguito la scia delle sue lacrime che avevano concluso la loro corsa infrangendosi sulle loro mani intrecciate e in quel momento pensò che gli occhi della sua bella brillassero come diamanti. Pensò, poi, che non ci fosse nessuna al mondo che piangesse come lei.

Lo faceva in un modo così ordinato, così composto, pulito, senza increspature del viso, degli occhi o delle labbra. Piangeva in elegante silenzio. Nemmeno sembrava stesse piangendo; pareva solo un bicchiere ricolmo fino all’orlo, in cui una sola goccia era stata sufficiente per farlo traboccare. E finì per innamorarsi anche di quello: del suo limpido modo di piangere.
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: deeya